Insoliti contenitori di “resistenza”

psicoimmagini serie 5 modificate con GIMP - Gianni Casalini 2012

Dentro quell’alter ego della rete che sono i social network molti di coloro che flirtano con l’idea di essere di sinistra cliccano “mi piace” su pagine collegate a siti web che sono contenitori di blog. Numerosi hanno da qualche parte nel titolo la parola resistenza, resistere o affini.

Anche io avevo messo fra le pagine che “mi piace” (le pagine piaciose?) una di queste. Ricevevo sulla bacheca condivisa un flusso copioso di link e vignette.
Link e vignette a go-go. Le vignette non male a dire il vero.
Ma… questo sarebbe resistenza?

A pelle mi sembra un’idea da adolescenti. O almeno roba da fase giovanile della rete, quando molti, io compreso, hanno creduto ad una battaglia quantitativa dei contenuti, in cui essendo stati tanti e tanto determinati avremmo vinto.
Niente di più ingenuo. Ma è successo un po’ di tempo fa.

Poi mi hanno detto che si tratta di reti di blog e mi è stato anche chiesto se faccio parte di qualche rete di blog.
No. Io tengo un blog. Ci scrivo, inserisco contenuti, però non sono in rete con altri blogger. In effetti è una specie di fanzine privata.
Non sono contrario per principio. L’idea di entrare in rete con altri/e potrebbe anche piacermi.
Ciò che mi dispiacerebbe invece è finire in qualche rete. -Per questo ringrazio Carla P. conosciuta al feminist blog camp a Livorno che mi ha fatto giustamente notare la differenza tra cadere sulla rete del circo e cadere nella rete dei pescatori.-
C’è rete e rete.

Siti web che si occupano di –resistere– e che sono in pratica dei contenitori di blog personali.
Anche qui: l’idea in sé non è brutta.
Voglio far notare una cosa: quando tutto è resistenza niente è resistenza.
Resistere è… fare la torta con la ricetta della nonna?
D’accordo in qualche accezione sarà pure vero. Però, quando queste accezioni diventano dominanti non si può parlare così alla leggera di resistenza. Il vocabolario potrebbe metterci a disposizione: buona pratica. Se ci sembra ancora poco possiamo definirla… che ne so… pratica resistente. Senza andare a scomodare coi discorsi il sonno dei combattenti della Resistenza o cose simili.

Mi si può dire: è un’idea tua. E’ vero, è un’idea mia. Non è una regola universale o un principio da scienza sociale o che ne so. In certi contesti delle buone pratiche divengono veri e propri atti di resistenza. Verissimo. Ma quei contesti sono contesti critici e sono riconoscibili senza nemmeno eccessivo sforzo.

Scrivere in rete quello che si pensa significa esercitare un diritto. Fra l’altro riconosciuto dalla costituzione. Quello di parola. Nessuno, almeno per ora, ci perseguita perché scriviamo delle idee sui blog, ad eccezione forse dei poteri criminali (e qui si aprirebbe un altro discorso) e quindi non capisco perché dei blogger che scrivono dei post in tono incazzato, e talvolta confuso, praticherebbero Resistenza.
Forse l’invito corale a moderare i toni, che rimbomba da una parte all’altra nella stanza del chiacchiericcio politico nazionale, ha fatto credere a qualcuno che non moderarli significhi essere guerriglieri?

Di tutto questo, comunque, me ne sbatterei, se non fosse che non credo alla neutralità della parola.
Lo slogan zapatista –le parole sono armi– non è un brandello di poesia. E’ realtà.
Lasciare sul campo armi spuntate o dannose per me significa danneggiare i reali tentativi di lotta o presa di coscienza di individui e gruppi.

In questi contenitori passa tutto e il contrario di tutto. Alcuni post sono interessanti. Altri insostenibili. Il livello degli interventi è diversissimo e il fatto che vengano presi a destra e manca non corrisponde al pluralismo, ma alla confusione.

E qui arrivo ai contenuti.
Mi sono letto un po’ di questi post di blogger resistenti. Ne prendo alcuni ad esempio e chiedo scusa se ce ne sono di migliori che non ho intercettato per motivi pratici (non passo la vita a leggere post).

Una se la prendeva con la raccolta di firme che sta portando avanti Saviano insieme a Repubblica per la (solita) proposta di legge anti corruzione ecc ecc. Il suo ragionamento era anche interessante. In sintesi diceva. In Italia si deve continuare a esprimere il fatto che non è lecito rubare i soldi pubblici o commettere illeciti. Quando questo dovrebbe essere scontato. Vero. Poi prendeva come metafora quella dei cartelli antincendio nei boschi. Vietato accendere fuochi. Per forza è vietato accendere fuochi nei boschi, c’è un bosco! Giusto. Però il titolo è: C’è un altro appello da firmare… fa rima con vai a cagare.

Mah.
Ora. Il mondo reale è un’altra cosa rispetto a quello che scrive lei, che sarebbe un mondo sottoposto ad una legge dell’evidenza universale. E’ fatto di rapporti di forza. Il motivo per cui ancora c’è chi raccoglie firme per proposte di legge è che quelle leggi non ci sono. O sono fatte in modo da non funzionare. Poi si può anche criticare l’idea che queste forme di lotta siano “efficaci”, abbiano un senso ecc. Certo.

Pasolini lo avrebbe fatto. Ma Pasolini lo avrebbe fatto facendoci vedere la situazione dall’alto. Ci avrebbe fatto spiccare il volo e ci avrebbe fatto vedere quello che la prospettiva ristretta delle cose ci tiene nascosto. E magari sarebbe arrivato a delle conclusioni nemmeno condivisibili, ma ci avrebbe dato qualcosa di prezioso: una prospettiva, una visione d’insieme. Qui no. Ci viene sbattuta la faccenda a distanza di naso e ci viene suggerito nelle orecchie, con tono livoroso: -Che cazzata!-.

Un altro blogger posta il discorso di Ahmadinejad all’ONU, copincollandolo dal sito della radio iraniana e senza una riga di commento. Che vuol dire? Che Ahmadinejad (un negazionista teniamolo presente) è di sinistra? Fa resistenza? Oppure era messo lì per indignarsi. Boh. Però ce lo potevi scrivere. Poi bastava un link.

Un altro ancora si incazza, anche giustamente, con la teppa giovanile, ma anche qui non si capisce, a parte lo sfogo, dove si vada a parare.

Alcuni sostengono la verità universale del debito di emissione. Attaccano la BCE, che, per l’amor d’iddio, la BCE sta sulle palle anche a me, ma non è una base aliena atterrata sulla terra. Anche io sono favorevole all’emissione di denaro sotto controllo pubblico. Ma che tutta la scienza economica si esaurisca in questo? Non ci credo. Tutto inizia e finisice nella lotta al Bankistan? Come ora va tanto di moda dire.

Alcuni invitano a fare come in Spagna, come in Portogallo, come in Grecia, come… Tutti in piazza tutti incazzati tutti contro… contro chi? Per chiedere cosa se lo chiede nessuno?

Di base c’è questa idea che le notizie non passano nei mainstreem allora la gente non s’incazza abbastanza. Vero. Ma non esaustivo. Vagamente infantile come visione. Fast-food delle idee. Qualunquismo di maniera?

Ovunque serpeggia una qualche teoria del complotto rimasticata e camuffata.
Per quanto mi riguarda questo non è fare resistenza.

Non voglio insegnare a nessuno a scrivere i propri post. Ognuno se li scrive come vuole. Io alcuni li ritengo veramente brutti, ma questa è un’idea mia. Il problema però non riguarda il fatto che siano brutti, ma dannosi.
Che senso ha questa salsa livorosa che ora è tanto trendy spalmare su ogni dettaglio? Qualsiasi ovvietà fatta cadere dall’alto e condita con indignazione costituirebbe un attacco al “sistema”?

Mi sembra una “resistenza” molto mediata da una cultura da Striscia la notizia. Una delle trasmissioni di regime più militanti, che in oltre un ventennio ha creato e inculcato falsi modelli di protesta, di indignazione, di rabbia. L’indignazione accanto al gattino che tira lo sciacquone.

Io credo che questi siano incazzati davvero, ma quando si scrive si ha il dovere di prendere sul serio quello che si sta scrivendo. Ciò che parte dalla pancia almeno un giro dalle parti della testa lo dovrebbe fare prima di passare al foglio bianco. Scrivere vuol dire mettere del tempo in mezzo. Respirare. Scrivere non è uno sfogo asfittico neanche quando esprime tutta la furia tempestosa del mondo. Essere incazzati è poco.
Non è mai stato così poco come oggi.

Non questa musica volevo dire e con questo volevo finire. Ma sento troppo il bisogno di aggiungere che dietro queste operazioni sento puzza di bruciato.
Poi sarà suggestione che vi devo dire.

Gianni :::ottobre 2012 :::

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