"Espongo in questo Libro del Vuoto la Via di Heiho di Niten Ichi-ryu. ‘Ku’ significa ‘vuoto’; ‘Ku’ è ciò che non si può conoscere. Naturalmente il vuoto è il nulla. Praticando la forma, si percepisce il vuoto. Questa è la natura di ‘ku’. In genere, quando non si può capire qualcosa, si tira fuori ‘ku’; ma questo non è veramente ‘ku’. Questo è ignoranza. Se un bushi sulla Via di Heiho non comprende il suo dovere, questo è ‘non-Ku’."
Ku-No-Maki (Il libro del vuoto); Il libro dei cinque anelli. Miyamoto Musashi.
Breve ma significativa riflessione "trash" sui risultati elettorali in Italia.
Succede che martedì 9 giugno 2009 per "non andare a letto coi polli" faccio una scappata alla festa del Partito Democratico di Empoli.
Che vuoi che non ci sia nessuno che conosco?
Che vuoi che nessuno si sia fatto tentare dallo stand dei bomboloni; unica istituzione ancora in grado di contrastare l’avanzata del centro destra in Italia?
Che vuoi che nessuno abbia fatto un salto a sentire un gruppo che fa cover di De André allo stand dei giovani democratici?
Succede che appena entrato all’ex mercato ortofrutticolo di Empoli, conosciuto anche come "le vele", a causa dell’architettura avveniristica del complesso ormai -ex-, che aspetta una riqualificazione da decenni, ma che nel frattempo serve per fare le feste del PD, non posso fare a meno di notare lo slogan sul palco centrale: "Più forti noi, più forte tu."
Più forti noi, più forte tu?
Ma gli slogan glieli scrive lo stesso dei baci perugina ma sotto acido?
Nel senso: curioso che un partito che si chiama "democratico" esprima un concetto antidemocratico e lo scriva a lettere cubitali sul palco, e che nessuno se ne accorga. Freudiana la cosa.
Sarà che assomiglia allo slogan della coop allora nessuno c’ha fatto caso.
Non la faccio lunga perché non mi appassiona molto il discorso elettorale, mi limiterò a far notare l’essenziale trascurando tutto il resto.
L’essenziale della politica italiana si riassume in uno "script".
Spiego però prima cosa è uno "script" a chi non lo sa.
In informatica uno -script- è un programma molto piccolo e scritto in un linguaggio molto simile all’inglese basilare. Solitamente serve a fare poche cose, ma bene. Gli script vengono utilizzati dai -sistemisti-, cioè da quelle persone che per lavoro gestiscono -sistemi informatici-, perché li ritengono efficaci e semplici da modificare. I programmi che invece vengono utilizzati dagli utenti: quelli che lanciamo cliccando le iconcine sul desktop, sono molto lunghi e sono già "tradotti" in linguaggio macchina (0 e 1); questi programmi sono scritti da programmatori, appunto.
Non importa se sei andato a votare oppure no. Se credi nelle istituzioni oppure aspiri ad altro. Se credi nei cambiamenti dal basso oppure dal dentro, se sei interessato/a o disilluso/a. Lo script funziona lo stesso.
Lo script in questione è posto nella forma di una domanda.
#Script politica italiana
#di Gianni Casalini
Tu ricevi due inviti ad una festa serale. Gli inviti sono per la stessa data e la stessa ora. Un invito è di Silvio Berlusconi, l’altro di Dario Franceschini.
Cosa fai?
Di cosa si parla ad una festa a casa di Franceschini? Io mi immagino tutto un ambiente di cinquantenni che parlano di ristrutturazioni in campagna… di carriere universitarie… Signore posate che mostrano gusti raffinati senza ostentarli. Di cucina, mi immagino si parli di cucina. Degli ultimi dieci libri letti. Del vento che tira nel paese. Dei voti da trattenere come fossero capelli che cadono inesorabilmente.
I giovani lì un po’ in disparte con l’aria di chi ha tutto il tempo per continuare ad annoiarsi e con l’espressione di chi vuol far notare che la propria giovinezza è solo un’inconveniente anagrafico. Le ragazze con l’aria di poter essere anche sexy, ma molto molto in privato. In un privato talmente lontano che probabilmente nemmeno esiste.
Poi penserei che non c’ho il vestito adatto per una festa a casa di Franceschini. Sì, mi mancherebbe il vestito adatto. Tutti noterebbero che sono lì per caso. Certo si mostrerebbero gentili, per niente scortesi, magari a tratti imbarazzati e potrei anche stupire qualcuno con un guizzo di sagacia o con la mia specialità: il coniglio rosa tirato fuori dal cappello.
Invece ad una festa di Berlusconi ci puoi andare anche in ciabatte. C’è sempre posto. Ti puoi mostrare e puoi smostrare. Le feste di Berlusconi sono "sul tamburo". Già lo vedo che viene a batterti la pacca sulla spalla… "comunistacci dei centri sociali, mi fate dannare… maledetti, ma assaggia questo cocktail è la fine del mondo…". Se sei una ragazza un bel pizzicotto deciso sul sederino. "Eh, ma questo è più sodo di quello di Noemi". Poi provini dappertutto. I migliori dj da Copenaghen. Tette e culi. Perizomi mostrati con disinvoltura. Sorrisi. Skizzetti e scherzetti. Balocchi di svariata forma. Lusso. Veline. Sveltine nei cessi. Tartine al tartufo. Cannoli siciliani. Prosecchi. Clima internazionale. Teen agers che fanno la bocca a cuoricino. Ragazzi muscolosi incaricati di appoggiarlo alle racchie. Ore piccole.
Ma chi vuole più venir via da una festa di Berlusconi?
Gianni Casalini
Ponte a Elsa
11 giugno 2009