“Io mi concentravo sulla politica: azioni di massa, andare a Bisho [sede di uno scontro campale tra manifestanti e polizia], gridando: -Quelli se ne devono andare!- Ma non era quella la vera battaglia: la vera battaglia era quella per l’economia. E a me dispiace davvero essere stato così ingenuo. Credevo di essere politicamente maturo, abbastanza per comprendere i problemi in gioco. Come ho fatto a perdermi questo?”
Gumede; giornalista sudafricano e attivista.
(Tratto da -Shock Economy; Naomi Klein-)
Visto che si parla di indignazione voglio esprimere la mia senza tanti giri di parole cercando di utilizzare la SINTESI e tralasciando la SEMPLIFICAZIONE, per quanto è nelle mie capacità.
Anche io come molti altri sono sceso in strada a Roma il 15 di Ottobre 2011 per manifestare disapprovazione nei confronti di un sistema finanziario che può essere a pieno titolo inserito nelle categorie dello sciacallaggio e dello strozzinaggio su scala planetaria. Un sistema che sta costruendo e pilotando crisi “economiche” con l’utilizzo del terrore e dello shock e ha le sue armi nella potente istituzione della borsa e nelle politiche monetarie del meccanismo bancario. Anche io sono sceso in strada perché mi sono rotto i coglioni della formula comunemente accettata nella nostra società di offrire la soluzione dei macro-problemi agli stessi che li creano.
Consapevole anche che quelle “soluzioni”, una volta applicate, assumono il dogma dell’irreversibilità e lasciano sul terreno scie di sangue, morte e disperazione individuale e collettiva e, visto che si tratta di decisioni “tecniche”, nessun responsabile.
Tutte cose che riguardano in buona parte la più triste delle scienze: l’economia.
Ma questo lo sapete.
Adesso che l’indignazione e l’attenzione si è tutta spostata dalla noiosa finanza internazionale alle adrenaliniche frange violente e dinamiche, mi viene voglia di far finta di interloquire con costoro. Scrivo per togliermi qualche sassolino nella scarpa e continuare ad essere indignato per chi pare a me e non a voi.
Su un piano esistenziale mi astengo dal giudicarvi, come mi astengo dal giudicare chiunque, perché ritengo giudicare gli altri una delle trappole più subdole e velenose della mente. Per manutenzione di me stesso cerco di non giudicare nessuno; valutare e giudicare sono cose parecchio differenti… (qualche intromissione nella filosofia orientale dato il nome del blog me la concedo).
No. Piuttosto voglio scrivere osservazioni che mi riguardano intimamente; cose individuali.
La prima è una riflessione a caldo; avuta mentre le volanti della polizia sfrecciavano pericolosamente a tutta velocità attraverso il corteo accompagnate da lancio di pietre che rimbalzando rischiavano di accoppare chiunque… ed è questa: io non mi sono iscritto a cotale gioco e mi disgusta che qualcuno si sia adoperato, di fatto, per iscrivermi.
Trovo il vostro atteggiamento, prima che violento, AUTORITARIO, e non riesco a concepire l’autoritarismo dal basso migliore dell’autoritarismo dall’alto.
Io non sono uscito di casa pensando che fronteggiare le forze dell’ordine in qualche via di Roma costituisse un ostacolo ai seguaci di Milton Friedman o fosse in grado di inceppare le macchinazioni della finanza e della politica. Né l’organizzazione, né la piattaforma prevedevano questo, e mi sembra di avere agito con coerenza dunque.
Liberi di pensarla diversamente su tutto, ma non riesco proprio a capire perché le vostre “ragioni” si dovessero trovare mescolate alle mie come a quelle di alcune centinaia di migliaia di altre persone.
Oltre che un’incompatibilità d’intenti, c’era e c’è un’incompatibilità pratica e d’azione. Esprimo quindi il mio disappunto per essere usato come scudo umano nella strategia militare di chiunque.
La seconda è questa. Nei due giorni successivi mi sono dato la pena di ascoltare qualche telegiornale, cosa che di solito evito per amor proprio, e devo dire che siete stati proprio bravi a rubare la scena a tutti. Disprezzerete il capitalismo, ma lo spettacolo no di sicuro. In due giorni si è sentito ripetere fino alla nausea “black block” e “anarco-insurrezionalismo” e nemmeno una volta ho sentito nominare il fondo monetario internazionale. Siete un brand affermato adesso, e il fumo nero di piazza San Giovanni è servito ad oscurare la totalità delle motivazioni della protesta.
Puntuali le proposte per la reintroduzione di leggi antiterrorismo in Italia (quelle antimafia richiedono ben altri sacrifici che una camionetta data alle fiamme e vetrine rotte).
Puntuale, e inevitabile, la divisione fra buoni e cattivi e puntuale, ma originale, il passaggio di un personaggio come Mario Draghi da potenziale oggetto della contestazione al ruolo di “ascoltatore attento” delle ragioni della protesta, chiaramente quelle dei pacifici. Già perché nell’immaginario collettivo si sono ricreate, e possono essere sfruttate, le solite divisioni tutte novecentesche per cui i violenti stanno chiedendo più dei pacifici.
Voi rivoluzionari e noi riformisti. Eccoci.
Sarà ancora più difficile far capire in questo paese che scendere in piazza senza sassi e passamontagna non significa avere richieste moderate. Non c’è niente di moderato quando si tocca il denaro.
Se volevate far passare agli occhi dell’opinione pubblica, per dir così, chi è sceso in piazza senza cercare nessuno scontro come un ingenuo boy scout e voi come idealisti violenti, sexy e intransigenti ci siete riusciti. Complimenti. La prossima volta cerchiamo di essere in luoghi differenti magari.
Gianni Casalini
Parole , le tue, che dovrebbero essere condivise da ogni schieramento politico , all’insegna dell’onestà intellettuale. Ed è verissimo, in particolare, che quando si toccano gli interessi economici la violenza è quasi automatica e che, meno ipocrisia ci vorrebbe in questo Paese, certi infuocati manifestanti non si possono santificare. Comprendere, al massimo. Ridimensionare, sarebbe meglio.