Trovo intrigante la campagna elettorale come i tanti discorsi sulla natura delle donne. – Luisa Caldon
Non c’è mai stata un’offerta di dissenso così ampia. C’è dissenso per tutti i gusti alle elezioni del 24 febbraio 2013. Al centro, a destra come a sinistra. Mai il dissenso era stato così istituzionale e trasversale. Fino a poco tempo fa erano gli elettori di sinistra gli unici chiamati a votare per ciò che non volevano. Mentre gli elettori di destra, liberalfascista o cattofascista che fosse, in questo paese hanno sempre votato per ciò che volevano. Una società clientelare, disonesta, iniqua, bigotta e falsa: questo è sempre stato il progetto condiviso da buona parte degli italiani -non prodotto dalla classe politica come vorrebbero far credere i populismi attuali-.
C’è sempre stata una profonda asimmetria nella volontà. Se sei di sinistra (istituzionale o no) ti devi accontentare di ciò che non vuoi. Sei di destra? Per te vale il desiderio e la volontà. Questo spiega in gran parte il fascino della destra estrema sui giovanissimi.
-Non ti sei stancato di essere perdente, dai vieni con noi!- Così ha sempre recitato la sirena di destra. Smetti di fare lo sfigato… oppure chiuditi nel guscio della tua sfiga -oppure gioca a fare il rivoluzionario bolscevico-.
Adesso accade una cosa apparentemente nuova. Tutti si sentono oppressi da qualche cosa che non riescono a capire appieno e attaccano parti del sistema politico o economico invocando un qualche tipo di rinnovamento. Funziona dentro e fuori i partiti; è il trend del momento su tutti i fronti.
Tralasciando i tanti aspetti grotteschi della faccenda…
Perché andrò a votare.
Le tentazione di non andare è stata forte come per chiunque non abbia dei pezzi di braciola sugli occhi.
L’imput contrario mi è arrivato da fb e da due fronti opposti. Da una parte una discussione presa con alcuni anarchici sul non voto. In risposta alla mia osservazione (espressa anche in questo post) che una buona parte della popolazione che ha idee e spirito libertario va a votare solo per arginare il fiume in piena che vuole usare gli spazi della politica per accelerare le regressioni sociali – e questa onda in piena non si trova nei libri, ma nella rude realtà.. – mi vedo rispondere con un testo del 1915. Me lo sono letto. Interessante. Un testo che propugna l’astensionismo rivoluzionario (e che, fra l’altro, prende le distanze da mazziniani di sinistra e cattolici integralisti, anch’essi astensionisti). Arrivo al paragrafo titolato “Che fare” (toh!) e la risposta è semplice: rivoluzione. Bene. A parte che parecchie delle parole d’ordine rivoluzionarie dell’epoca sono finite nel programma e nella mistica fascista a partire dal 1919. A parte questo. Mi sono detto… vuoi vedere che la rivoluzione anarchica nel 2013 in Italia non scoppia. Poi uno si può sempre sbagliare. Intendiamoci, a me potrebbe pure andar bene è che c’è da convincere il resto del mondo a tornare al 1915. Mica è facile.
L’altro è una discussione con dei cattolici integralisti antiabortisti ecc ecc. Da questa campana mi sono reso conto che, mentre chi crede nell’emancipazione della società disperde la sua mente, questi scavano sotto come le nutrie.
Sono entrati nei principali partiti disinnescando il laicismo col tanfo democristiano -vedi PD-. Sono tanti e lavorano come formiche (con le spalline al calduccio come sempre) per riportare la società dove vogliono loro o per non farla avanzare di un briciolo.
Forse non è mai stato così forte il fetore da cui ci si deve tappare il naso per entrare nelle urne, come adesso che il dissenso è diventato di moda. Rispetto chi non si vuole sottoporre a questa prova. Io invece vado a votare perché non credo che ci troviamo sul margine di un momento storico che annuncia salti in avanti, ma soltanto pericolosi salti indietro. Perché non voglio lasciare vuota nemmeno una casella -sapendo bene che l’azione è altrove- in quanto non ci troviamo di fronte ad uno scenario né rivoluzionario, né riformista -nel senso storico-, ingenerato dalle condizioni di crisi, ma di fronte a pericolose e violentissime spinte reazionarie (anche dal basso) che hanno bisogno di sabotare il sistema normativo per diventare operative.
[GC :::2013:::]