Della saggezza.
Cosa significa saggezza? Una immensa quantità di aforismi sulla saggezza è disponibile. Il tentativo di definire questo termine ha messo insieme miliardi di frasi. Ogni personaggio famoso ha detto almeno qualcosa sulla saggezza. Al punto che si potrebbe definire -saggezza-: quel particolare punto di vista che fornisce al pensiero la sintesi dello stare al mondo. Questa più che una definizione è una metadefinizione. Saggezza è, seguendo questo filo, qualcosa che ha strettamente a che vedere con la soggettività. Per questo è sfuggente ai vocabolari. Riguarda il vissuto; un particolare stato che oscilla tra l’universale privo di tempo (lo stare al mondo riguarda tutti quelli che ci hanno preceduto, noi e coloro che ci seguiranno) e l’assolutamente soggettivo, ma si sottrae a quello spazio mediano che è quello della filosofia. Non lo nega. In un certo senso lo circonda. Non solo fisicamente, anche dall’interno. E’ il suo respiro. Mentre la filosofia ha un obiettivo che è, in qualche modo, il raggiungimento della verità, la saggezza no. Come il respiro non riguarda un particolare obiettivo del nostro corpo o della nostra mente, così la saggezza li contiene tutti e nessuno. E’ riflessione dell’esistenza senza speculazione. Ma è pericoloso cercare un significato così elevato di saggezza. Ci si trova con un pugno di mosche in mano.
Ad esempio la definizione Wikipediana di saggezza afferma: La saggezza è una particolare connotazione o capacità propria di chi è in grado di valutare in modo corretto, prudente e equilibrato le varie opportunità, optando di volta in volta per quella più proficua secondo la ragione e l’esperienza.
Ma questa è la definizione di intelligenza più che di saggezza. Infatti se la metto posso arrivare alla definizione di stupidità. Il contrario della saggezza non è la stupidità, come non è follia. O meglio non è uno solo di questi termini. O forse non sostiene proprio un contrario. Non sarebbe saggio se lo facesse.
Quale è il contrario di saggezza? Nei proverbi toscani il contrario di saggezza è proprio pazzia, ma talvolta anche tristezza. Però questi termini sono accostati più spesso in modo congiuntivo che disgiuntivo: Sanno più un savio e un matto, che un savio solo. Oppure: Agli ulivi, un pazzo da capo, e un savio da piè. Stabiliscono una sorta di complementarietà funzionale tra saggezza e follia.
Per Socrate “il più saggio” scopre che la saggezza consiste nel “sapere di non sapere“.. Chi gli altri conosce è erudito; chi conosce se stesso, è saggio. Dice Lao-Tzu. Invece per Woody Allen: Saggio è chi riesce a vivere inventando le proprie illusioni. Umberto Eco sostiene che: la saggezza non sta nel distruggere gli idoli, sta nel non crearne mai. Per Marcel Proust: La saggezza non si riceve, bisogna scoprirla da sé dopo un percorso che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci, perché è un modo di vedere le cose. Quindi per Proust (come per gli orientali) la saggezza è un’esperienza, non una conoscenza razionale; non un sapere o saper fare, ma la strada percorsa per sapere e saper fare.
François Jullien nel suo libro, Il saggio è senza idee. Ci parla della saggezza cinese come punto di osservazione per la filosofia occidentale. Per la cultura cinese ci dice Jullien il saggio non si ferma su nessuna idea particolare e quindi rimane aperto a tutte; rimane disponibile. La dimensione del saggio è il divenire.
Allora la domanda che mi sorge è un’altra: esiste un particolare stato della mente da cui può emergere la saggezza? Perché più che cercare la saggezza si può cercare la condizione che permette di agire saggiamente e chiamarla di nuovo saggezza.
La risposta più precisa che mi sono dato è questa: saggezza è non dare niente per scontato.
Niente. Né l’acqua che beviamo, né il cibo che mettiamo sotto i denti. Né ciò che ci serve e ciò che non ci serve. Il respiro di chi ci dorme accanto. Né lo scodinzolare del cane. Il sole che sorge e la nuvola che porta l’acqua. La fatica degli altri. Né i propri errori. I diritti. Il rispetto. Né la limetta per le unghie o la carta di identità. Niente. Chi non prende niente per scontato non può distrarsi.
Quando questa condizione viene meno una qualche forma di stoltezza si insinua.
La distrazione di massa, più che creare stupidità, crea stoltezza. Lascia che ciò che c’è, sia dato per scontato. Quando qualcuno dà per scontato qualcosa è facile portarglielo via o, per evitare ciò, si deve incarognire sul proprio ego per mantenere una qualche forma di possesso dell’oggetto. Diventa rigido e fragile.
Sì, secondo me, saggezza è non dare niente per scontato.
Grazie della compagnia.