Il mondo prima

To try for the sun, Sammy Slabbinck 2013

To try for the sun, Sammy Slabbinck 2013

Il mondo prima
Io non sono un nativo digitale. Dopo la mia generazione i non nativi digitali non esisteranno più. E’ sempre stato così. Ad un certo punto a questo mondo si è affacciata una generazione che dava la ruota per scontata; uno strumento ovvio, mentre prima di allora non era mai esistita nessuna ruota.
Alcune cose dovrebbe vederle bene chi si è venuto a trovare in queste faglie. Chi ha attraversato questi paessaggi. Io non sono un nativo digitale, ma ho imparato a vivere in un mondo digitale prima di avere una mente formata. Il mondo in cui sono cresciuto fino ad una certa età non era digitale, almeno non lo era ancora nel racconto quotidiano. Mi ricordo che il mondo analogico aveva alcune caratteristiche, anzi molte. Ma le posso vedere solo adesso che vivo in un mondo digitale. Prima era soltanto -il mondo- senza nessun aggettivo. Adesso è il mondo analogico. Il mondo analogico era attraversato anch’esso da flussi di informazioni, ma erano flussi che si coagulavano e non riuscivano a fluire come l’acqua in un fiume dall’alveo sporco. La capacità creativa era vincolata all’uso delle mani. Era praticità non teoria svincolata dalla materia. Sì. In un certo senso quello che ho visto è questo svincolarsi dalla materia. Una specie di volo che l’essere umano ha sempre sognato di spiccare. Un volo immaginato e interpretato in così tanti modi fin dall’inizio dei tempi. Come l’invenzione del fuoco e la scrittura ed i numeri oppure il volo di Icaro. La realtà aumentata. A me che non sono nativo digitale sembra anche una specie di atrofizzazione. Ma non è un giudizio. Non significa niente di negativo o positivo di per sé. Nessuno saprà mai se gli esseri umani siano stati più felici o infelici prima o dopo l’invenzione della ruota. Non lo sapremo mai. Alcune possibilità si aprono, altre si chiudono e tutte si trasformano. Avremo sempre nostalgia. Avremo sempre nostalgia del mondo in cui ci siamo formati. Non ne ricorderemo le atrocità, quelle si nasconderanno negli anfratti bui della memoria. In ogni caso è scorso via il mondo che abbiamo conosciuto. Come tutto scorre e questo scorrere renderà sempre piacevole un prima che non è più qui. Sarà sempre possibile parlare di un mondo perduto e commuovere i cuori con il suo ricordo. Il futuro è un tempo atroce per gli esseri umani. Gli esseri umani desiderano sempre ritornare. Ritornare a casa. E’ il passato che vorrebbero rivivere. Anche quando si presentasse come un ricordo aberrante lo vorrebbero rivivere altrimenti, di nuovo cambiandolo. Il condizionale è un tempo che si trova perfettamente a suo agio nel passato.
Il digitale è come una esondazione. Allaga. Entra ovunque. Lascia intatte le alte torri della cultura dalla cui sommità è possibile analizzare i flutti che si agitano in basso. Si salva chi è lassù oppure chi è talmente leggero da galleggiare e viaggiare per chilometri e chilometri. Ma la maggior parte delle cose che credevamo importanti non sono né troppo leggere né troppo robuste, neppure erano state create per resistere al tempo. Stanno lì nel mezzo e sono in pericolo. A volte vengono spazzate via o rese inservibili. Questo porta a galla orribili paure e crea bizzarri mulinelli e punti di incontro e contatti tra il puro intrattenimento e le grandi elevate questioni del pensiero.

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