Cosa ne pensi di quello che ha detto Renzi?
Qualche giorno fa una giornalista del TG3 intervistò un portavoce del M5S a proposito della riforma elettorale e la domanda che gli pose fu (a memoria): -Cosa ne pensate della proposta di Renzi sulla riforma elettorale?-
Questo rispose (più o meno): -andate a vedere la nostra proposta pubblicata sul web- e poi dopo averla illustrata brevemente si mise a parlare di cose che secondo lui erano più importanti; tipo la Banca Centrale sotto controllo pubblico ecc.
La giornalista tentò più volte di riportare il grillino nel solco del -cosa ne pensi di quello che ha detto Renzi?-, ma lui continuava a rifiutare la domanda.
Lasciando stare la simpatia o meno del personaggio intervistato e senza fornire nessun giudizio sulla validità o meno delle sue proposte, ho parlato questo episodio perché mette in luce il meccanismo principale di controllo mentale delle masse attualmente in voga.
Porre le domande piuttosto che fornire le risposte.
Una risposta (cioè una affermazione) è contestabile. E’ qualcosa di già posto da altri. Il sistema del controllo mediale oggi evita il più possibile l’affermazione. Perché l’affermazione sviluppa resistenza. Preferisce porre domande e lo fa tramite le proprie vedette mediali; nel caso citato sopra: Matteo Renzi.
La domanda è usata anche per mettere sotto sforzo il cervello. Siamo bombardati da una quantità enorme di domande. Il sistema mediale-spettacolare è un domandodromo. Poi le domande le fa il padrone. I servi rispondono.
Tramite le domande si scrive l’agenda mentale di milioni di persone. In maniera apparentemente partecipata. Non impositiva.
-Cosa ne pensi di quello che ha detto Renzi?-
-Cosa ne pensi del flagello delle cagate di piccione?-
E ti fanno parlare. … parla parla… esprimi pure le tue opinioni. E tu lo fai ancora più volentieri perché è come se ti avessero messo in contatto con un personaggio famoso e una parte della sua fama si irradia su di te. Oppure vuoi parlare di un argomento da sfigati e con pochissimi followers?
Ma.. vedi, la propaganda totalitaria si preoccupava che le opinioni non fossero –tue-. Quella neo“democratica” si preoccupa che non siano –opinioni-.
Sarebbe un errore non disprezzarle entrambe. Non trovi?