Militanza 2.0 – L’album delle figurine di sinistra
Si sono appena spente le luci sul concertone del 1° Maggio -cioè quell’evento in cui c’è la sinistra che si odia e la sinistra ricca che presenta la sinistra intellettuale alla sinistra povera- che già un insopportabile senso di nostalgia per quell’aria liturgica e malinconica e slogan unitari e inno nazionale e buonismo a secchiate e umorismo imbarazzante ci avvolge. Così abbiamo pensato bene di lanciare l’album delle figurine dei fenotipi della militanza di quella che alcuni insigni sociologi post-post-modernisti hanno definito la sinistra blockbuster.
Oggi essere di sinistra fa molto tutto quello che prima era bello&dannato: roaring twenties, belli&maledetti, bulli&pupe, freak&pacifista&antiproibizionista, professionismorampante&solidivalorietici, insoddisfazione&riscatto.
Allora non basta un giorno ci siamo detti; non basta un giorno per cancellare tutte le emozioni che cortei e sfilate e concerti ti lasciano sulla pelle. Non si può tornare il giorno dopo alla vita di sempre sentendoci profondamente presi per il culo da un sistema di potere che ci organizza delle sfogatine che durano, aimé, così poco. Perché non lanciare un album di figurine, che ci tenga compagnia tutto l’anno? In modo da poter rivivere questi bei momenti per 365 giorni. Il nome che abbiamo scelto è: Militanza 2.0 anche per rendere onore al militante ignoto.
Pertanto gli attuali album delle figurine dei calciatori sono da considerare, a tutti gli effetti, noiosi e obsoleti e verranno sostituiti in breve con questo bellissimo album… come da circolare ministeriale. E tu cosa aspetti? E’ già Militanza-mania!
Gianni Casalini & Luisa Caldon
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Militanza 2.0 – Prime uscite.
Una figurina classica: il dipendente statale anarchico, perché, si sa, come si sabota lo Stato da dentro… (figura già citata da Vecchioni nella bella canzone -I poeti-: “I poeti son giovani stanchi che servon lo Stato sputandogli in faccia perché sia dannato”). Se non fa un cazzo il suo non è fancazzismo, ma sabotaggio. Oltre che molto individualista si sente molto furbo.
Il collettivo nazi maoista filosovietico: “Finocchi col culo degli altri” che stona l’internazionale in versione pre (o post) punk su qualche palco di provincia. Diffuso in alcune zone del centro Italia. C’è anche il gagliardetto.
Il ragazzo Dalemiano ha velleità intellettuali e intanto fa carriera nelle sezioni di provincia. Il sogno è la segreteria nazionale, ai cortei lo riconosci perché è quello che parla con tutti i delegati. Non ha mai dato via più di un volantino da solo.
Il giovane Cacciari: sostanzialmente uguale nell’aspetto al giovane Dalemiano se ne sta in disparte se non quando odora rissa,la palestra sono le sezioni di provincia ma con sogno qui è la direzione nazionale. Si diverte a tirar merda su tutto spostando con aggressività l’asse a destra.
Non ha mai dato via più di un volantino.
Il ragazzo con il megafono. Da via volantini solo per poi usare il megafono. Sa tutto il repertorio di sinistra:dai canti di lotta più conosciuti alle canzoni simbolo del cantautorato italiano. Sa anche quelle di sabor totalitaro ma le accenna brevemente…lasciando intendere che un giorno… domani no…ma dopodomani… Da via i volantini solo durante il corteo e solo alla testa perché poi deve usare il megafono, ovvio.
La ragazza femminista/radicale/un po’ disobbedienza/un po’ nuovo cinema italiano. Da via molti volantini (brava!), va a fare i banchetti (brava!), ma spesso sogna di accompagnarsi stabilmente al giovane Cacciari e abitare con lui in centro per pranzare in trattoria la domenica.
Sogna un futuro nei servizi sociali, ma solo se ben pagata.
Il compagno/a cellula Mulino Bianco, che sfila nel corteo rituale (di solito in fondo a simboleggiare attenzione/cura/protezione/non-chalance) con passeggino, perché più che produttivo è riproduttivo e vuole simboleggiare la solidità familiare che però non si dimentica degli altri rimasti alla deriva nella sfiga. Il family day di sinistra.
Poi c’è quello che fa la grafica dei volantini perché ha il concept e ha i font ma non li finisce e lascia gli altri a tirar giù madonne su GIMP, attacca tre manifesti sotto casa sua se son freschi di stampa e ai cortei non c’è mai perché nessuno sa perché ma è sempre, sempre, sempre a Berlino.
Fenotipo (dominanza maschile in questa figurina) old-style: è rivoluzionario, ma nel 1920/1 infatti se ci prendi una discussione ti cita solo testi e autori che non vanno oltre il 1930. Può declinarsi sia in chiave libertaria sia in chiave bolscevica o in entrambe; tanto Barcellona è caduta nel ’39 e l’Unione Sovietica non c’è più.
Conosce molti canti popolari e sta simpatico ai vecchi attivisti di partito/sindacato.
Nella versione “rossa” è l’uomo costicine! Cioè quello che nelle feste sta vicino alla griglia.
Nella versione “nera” è vestito di nero e si muove nell’ombra. Talmente nell’ombra che nessuno si è mai accorto di lui. Tranne quando rompe i coglioni nelle discussioni su internet…
In entrambe i casi al bar tende a parlare di Belen, ma non necessariamente.
Quella che -nonostante- sia troppo figa è di sinistra lo stesso. Così è -una cosa- e prende svariati piccioni e almeno una fava.
Poi lui, la fava, va alle riunioni di partito il giovedì e lei si sente libera di sbevazzare con le amiche fino allo sfinimento.
Cose che potrebbe fare tranquillamente anche gli altri sei giorni a settimana ma è occupata a far di vedere che è di sinistra.
Se sei di sinistra non ti ubriachi mai, al massimo hai un leggero mal di testa perché il vino non era buono come quello che ti avevano proposto la volta prima.
Imperdibile. Il fighetto indies. Che segue tutte le ultime mode “culturali”, ma più che altro musicali, usa sempre l’ironia (?) ed è talmente abituato a ribaltare le ovvietà di sinistra da dire sostanzialmente cose di destra. Pure questo va sempre a berlino con quello che fa la grafica, poi.
Aggiungo che il fighetto indies è affetto da sindrome di Adamo: quando capisce una cosa lui è il primo uomo sulla terra ad afferrare quel concetto o quell’idea o concepire quella iniziativa. Lui arriva primo a prescindere… per questioni di stile, penso. Anche se tira fuori cose vecchie di vent’anni.
C’è anche l’omosessuale di sinistra che vuol vedere riconosciuti i propri diritti e declina tutti i diritti di tutti nei suoi; peccato che poi non faccia nulla per gli altri e si incazzi se non sono tutti attenti SEMPRE alla sua situazione. Che evidentemente le riassume tutte…
L’antimperialista sfegatato che odia gli USA sopra ogni altra cosa e difende, con le certezze di un salafita espulso da Al-Qaeda per eccesso di estremismo, governi di stati in cui non vivrebbe mai, ma che possiedono secondo lui virtù inenarrabili, soprattutto a lunghissima distanza. Spesso milita nel collettivo nazi-maoista filosovietico “Finocchi col culo degli altri”.
E’ capacissimo di fucilarti per una Coca~Cola.
Poi c’è la ragazza che veste come Bjork, beve superalcolici a go-go a stomaco vuoto e fuma una cesta di tabacco al giorno.
Però compra bio o mangia i pomodori industriali che ha seminato in terrazza.
E’ sempre mezza ammalata e ha delle allergie strane e combinate: tipo uva+pomodori+un allergene X di una sostanza che sarebbe già difficile di per sé (tipo: non alle nocciole, ma ad un allergene di queste).
Di solito sta sempre con uno di Torino. (Che cazzo c’è a Torino o a Berlino io non lo so.)
Poi, ma è un discorso delicatissimo: c’è il meridionale di sinistra.
Quello che va ben tutto, si fa anche un mazzo che non ti dico, ma poi compra Lucky Strike di contrabbando a 2.50 Euro e superalcolici che-neanche-ti-dico sempre di giro di contrabbando.
Poi però va ad aiutare Libera. In un’altra regione. E’ convinto che la dance hall ci salverà.
E c’è anche il gruppettaro, che è comunista… non così (solo pugno destro alzato), ma così (entrambi pugni alzati) -cit. Mario Brega-, che ha militato in tutti i gruppi più puri e marginali della sinistra extraparlamentare, per poi approdare ad un partitino comunista qualunque finendo a rimpiangere un PCI che, all’epoca, ha disprezzato perché era revisionista e che dopo un paio d’anni di militanza confluisce in un’altra formazione a causa dello scioglimento della precedente. Quando lo vedono arrivare per prendere la tessera si toccano i coglioni.
Quello/a che lavora in ARCI/CGIL/coop. di sx… e intanto uno stipendio lo porta a casa e gli importa una bella sega.
Questa è una figurina che tutti hanno doppia. Ce n’è almeno uno/a in ogni bustina.
L’onda Social Forum che però non ha una esistenza propria, è piuttosto meta-esistente; a parte che si riconosce perché ascolta i Negramaro (e Jovanotti) e balla le tarantelle sotto il palco e suda un sacco sulla maglietta del Che e va a fare i corsi di giocoleria durante l’anno e le cene di solidarietà.
Quello che riesce a commuoversi allo stesso modo allo stadio e sui canti partigiani e riesce a militare contemporaneamente nell’ANPI e fare campagna elettorale per le primarie per Renzi. C’è un’equipe di sociologi americani che lo studia. Sembra legato a qualche pattern antropologico della Toscana centrale. Fenotipi simili sono stati avvistati anche in altre regioni (pare ce ne siano degli esemplari nel trevigiano), ma questi ultimi, di solito, non si considerano molto di sinistra e hanno un nonno morto in guerra.
Questo fenotipo non esiste in versione femminile. Di solito si accompagna alla compagna militante. Quella che fa tutto ma non riesci bene a capire cosa.
Ci vogliamo dimenticare dei compagni start-up?
Quelli che vanno alle prime riunioni di tutto. Il primo laboratorio, il primo cantiere, il primo tavolo, il primo appuntamento nazionale,il primo bicchiere di vino per vedere se si riesce a far qualcosa perché è-ora-cazzo! Poi vanno alle seconde riunioni di qualcosa per raccontare l’esito della prima riunione di qualcos’altro per cercare alleanze e fare rete. E Poi basta, restano una mail in una mailinglist inventati.org
Quelli che nelle riunioni/assemblee fanno a chi si incazza per primo e urlano in faccia agli altri, soprattutto se più giovani o timidi e prendono le decisioni solo bisbigliando in privato coi compagni di vecchia data, tipo massoneria mozartiana, ovviamente alzando lo stendardo della democrazia assembleare come se non ci fosse un domani.
Il bello di questi fenotipi è che sono stereotipi-transformer ne puoi creare di nuovi prendendo un pezzo di uno o dell’altro o puoi inserire anche qualche elemento raro, tipo: ce ne sono alcuni che partecipano ai giochi di addestramento militare perché un domani ci potrebbe scappare un’altra resistenza in montagna.
In tutte le migliori edicole.
Caldon & Casalini inc. Entertainment Production, 2013