Croazia. Costa Istriana. Koversada: camping naturista. Agosto 2012.
Una piccola isola ricoperta di pini e collegata da un pontile al resto del campeggio. Poco più di un centinaio di metri dalla costa.
Tutto intorno acqua cristallina, trasparente come vetro azzurro.
Un paradiso di sassi e scogli che scivola nel mare.
Uno schiamazzio di bambini germanici, magrissimi, biondissimi e nudissimi che sciamano intorno a genitori altrettanto germanici e nudi, decisamente meno magri, intenti nelle loro letture estive (a giudicare dalle copertine non deve trattarsi di Goethe).
C’è tutto in Istria. Tranne la spiaggia. La sabbia non si è fermata da questa parte dell’adriatico.
Con qualche bracciata me ne torno verso il telo steso su una riva composta da sassi sufficientemente fini e levigati da potersi dire quasi comodi. La cosa più simile ad una spiaggia. La più affollata.
Lei invece nuota tranquilla verso l’altra riva, una bracciata dietro l’altra seguendo una rotta in diagonale verso il pontile sulla terra ferma.
Il mare è piatto come un lago da questa parte dell’isola e lei nuota molto bene.
Io non nuoto così bene e non sono predisposto ai rischi inutili.
Non mi piacciono le sfide ad eccezione di alcuni tipi di sfide, che non hanno niente a che vedere con gli elementi naturali. Ritengo la natura sempre più forte e imprevedibile di me, visto come individualità. La rispetto e la temo. Ecco.
Poi mi sembra che non siamo al sicuro nemmeno nel nostro elemento figuriamoci in un altro.
Per quanto mi riguarda i costruttori di deltaplani e quelli di corde da bungy jumping avrebbero chiuso bottega da un pezzo…
Ho sempre preferito una ragionevole produzione di endorfine agli schock da adrenalina e chi pensa di me che sono più adatto al sesso di gruppo piuttosto che alle traversate in solitario mi ha intuito bene.
Va detto, per amor del vero, che il mio tempo libero è impegnato più in fruttuose letture, piacevoli camminate e acute osservazioni che nelle orge. Non è giusto lo so, ma è così.
Comunque non è la sfida che anima il susseguirsi delle bracciate che quasi l’hanno portata dall’altra parte. Procede rilassata verso riva. Meno male.
Non ho mai conosciuto una persona che amasse la sfida agli elementi naturali e che fosse anche intelligente. Ci saranno pure. Io però non ne ho mai conosciute e sono contento che lei non appartenga a questa categoria.
Ecco sale dalla scaletta e mentre si gira i capelli per strizzarli con un gesto che mi è familiare, finalmente la vedo camminare verso il ponte.
Il sole mi ha quasi asciutto completamente -poter rinunciare alla fastidiosa sensazione del costume che rimane bagnato mentre tutto il corpo è asciutto è cosa che vale, da sola, una levata di scudi a favore del nudismo-.
Mi metto allora con calma a scrivere le mie NOTE NUDE sul taccuino.
Nota. Gli eroi qui sono l’anziano e l’anziana che mostrano la naturale decadenza del corpo. Il corpo anziano nudo non è impressionante come culturalmente siamo portati a pensare.
La nudità è fin troppo naturale.
Qualcuno potrebbe trovare questo poco intrigante.
In un certo senso ha ragione.
Ad esempio i culi nudi si assomigliano molto di più dei culi vestiti. La differenza tra un culo sodo e slanciato e uno ampio o cadente è maggiore da vestiti. Il nudismo è una forma di comunismo dei corpi o almeno una democrazia molto spinta.
Nota. Per una questione di pudore adolescenziale le ragazze ed i ragazzi dai 12 ai 18 anni circa portano quasi tutti il costume. Pudore?
Si tratta di un margine.
Sottolineano che adesso c’è qualcosa da vedere e che quindi vale la pena nascondere.
Rispetto alla nudità innocente e quindi gratuita dei bambini il corpo ha acquisito adesso altra forma, non così gratuita e quindi desiderabile. Desiderabile e quindi non così gratuita.
Per contro le persone più anziane sono quelle che passano la maggior parte del tempo nude. Mostrando così che c’è ancora qualcosa che potrebbe essere coperto, ma non lo è?
Episodio. Una ragazza con un bel corpo e un altrettanto bel fondoschiena mi passa davanti in bici e prosegue nella mia stessa direzione. E’ quasi nuda. Indossa cioè un perizoma sottilissimo, che sembra fatto con due pezzi di spago nero e invece probabilmente è assai costoso.
Una volta qualcuno mi chiese di fare un esempio di “cornice interna” e io risposi: il perizoma. La mutandina culto che da qualche decennio attira l’occhio curioso o predatore.
Qui ho la prova che sapevo quello che stavo dicendo. In un luogo dove la convenzione è stare nudi anziché vestiti il perizoma continua indisturbato ad esercitare il suo fascino ed a riscuotere successi e continua ad avere una funzione stimolante.
Infatti esso non è meno di un vestito e più del nudo. Esce dalla scala. Non c’è più linearità tra i cm quadrati che copre e la stimolazione erotica che fornisce tramite l’immagine.
E’ la percentuale di tessuto che dà sostanza al nudo. Ed è la parte lasciata nuda che erotizza ciò che la mutanda copre.
Mi torna in mente l’antico adagio: la politica è come il perizoma. Ciò che mostra è interessante, ciò che nasconde è vitale. Da qualche parte l’ho già scritto. Ma tanto vale.
Nota . Almeno il 70% dei campeggiatori è tedesco o austriaco. Ma soprattutto tedesco. Il secondo gruppo linguistico per consistenza numerica è quello italiano. Seguono poi, ma distanziati, sloveni, slovacchi, cechi, olandesi ecc…
La differenza tra italiani e tedeschi è maggiore da nudi che da vestiti. Quindi non è una questione di tessuto. Nemmeno si tratta di differenze fisiche evidenti. Ciò che cambia è il modo con cui i tedeschi e gli italiani rappresentano se stessi nel mondo.
Con una punta di insolito orgoglio patrio posso affermare che quello che trasmettono gli italiani è l’ostentazione della nudità come un piacere. Nei tedeschi prevale il dovere… forse verso antiche divinità naturali tuttora attive nel subconscio. Vale la pena di approfondire.
Giungo alla conclusione che si tratta di due pulsioni pagane a confronto. Quella germanica che venera la forza della natura e in cui uomo e donna nella loro nudità si ergono, elementi fra gli elementi, nel mezzo delle tempeste grazie ad una volontà dura come roccia, e quella dionisiaca delle italiche genti che erige enormi cazzi magici in pietra sopra la fica-terra invocando la fecondazione della pioggia-sborrata-universale-del-cielo e ballando fino allo sfinimento mentre si accoppia col culo sudato, come se non ci fosse un domani né un perché, né mai potesse essercene uno.
Mi torna in mente l’espressione usata da Umberto Eco ne -Il pendolo di Foucault-, per descrivere una giovane ragazza tedesca che nonostante i balli ossessivi di un rito sciamanico in Brasile non riusciva ad entrare in trance. Tutti tranne lei ci riuscivano. “Povera teutonica ammalata di clavicembali ben temperati.”
Il mio patriottismo finisce qui in quanto valuto l’italica capacità di mandare tutto in vacca e considero necessaria una predominanza etnica teutonica in una situazione del genere, con tanto di clavicembali ben temperati.
Ne converrete che è terribilmente più semplice essere italiani quando si è in pochi.
Per contro senza una componente italiana un campeggio naturista assomiglierebbe, suo malgrado, ad un campo di miglioramento della razza.
Un altro episodio. Una ragazza biondina, non troppo alta, fisichino asciutto, tette minuscole e culetto ritto cammina a testa alta ancheggiando con cura e parla a voce talmente alta che, comunque, ti volterai a guardarla. Ha il pube depilato e la fessura piuttosto alta. (La depilazione dei peli pubici sembra piuttosto in voga fra le naturiste, forse perché l’altezza della fessura è una delle variabili più evidenti nel sesso femminile.)
Dietro di lei cammina quello che dovrebbe essere il suo partner. Sicuramente più giovane. In costume, quasi a voler sottolineare una forma di sottomissione alla sua divinità femminile.
Lei lo gestisce con il movimento della coda.
E’ italiana.
Le italiane le riconosci dal passo. Ancheggiano in maniera più o meno evidente. Sempre o quasi. A volte armonico a volte volgare. Le tedesche invece non ancheggiano mai, o forse lo fanno solo in precisi momenti dedicati alla seduzione. Quindi le tedesche ancheggiano poco in vita loro, come le inglesi cucinano poco. Non so.
Secondo episodio. Fuori dalla tenda vicino alla nostra una coppia di quarantenni che ha appena fatto la doccia si asciuga e poi lei, una mora integrale, in piedi nuda con posa ostentatamente maliziosa si fa spalmare la crema sul corpo dall’old boy le cui mani si soffermano avide sul didietro offertogli con falsa indifferenza.
Sono italiani.
Terzo episodio. Davanti a noi una coppia di coniugi piuttosto anziani. Lei gli sta spalmando una crema solare sul viso e lo fa con la cura con cui si dovevano preparare i guerrieri alla battaglia nell’antichità.
Lui ha una corporatura grossa, ma non è grasso. Lei invece piuttosto magra. La vecchiaia di solito riserva il contrario ai due sessi. Ma la natura, bontà sua, ama la varietà.
Lui ha una faccia dura e cupa e l’espressione, non ci posso fare niente, mi ricorda i criminali nazisti intervistati nei filmati degli anni sessanta. Vorrei scacciare questo pensiero. Magari né lui, né sua moglie col nazismo c’entrano niente ed entrambi hanno fatto tutta la vita i fruttivendoli in una qualche noiosa cittadina della provincia tedesca, prima di andare in pensione… ma, anche scacciando simili fantasmi, rimango dell’idea che senza la componente cazzona e puttanesca degli italiani staremmo complottando per l’invasione della Polonia nudi.
Gianni Casalini ::: Agosto 2012 :::