Gli astici astiosi (per tacer delle aragoste)
Sono così abituati a pensarsi furbi, acuti e persino intelligenti i pargoli della cultura media. Addestrati in tenera età a tenzoni verbali & freddure & frasette veloci & metacomunicazione & occhiatacce & duecoglioni. Tutto un corollario di colpetti sotto la cintola e qualche discorsone intorno ai massimi sistemi lasciato cadere qua e là a stonfo & tanfo & su cui vale il principio assoluto di non approfondimento. Fanno politica nel peggiore dei sensi anche quando giurano di sputarci sopra.
Il tafferuglio verbale rifugge la parola scritta, che non lascia scampo, che richiede riflessione, che pu ò essere sospesa in qualsiasi momento per assenza di dignità. Invece la teppa intellettuale si abbina così bene al becerismo da cui prende le distanze, come un bianchetto fresco si abbina agli spaghetti allo scoglio.
Poi ci sono quelli al top. Gli eletti, i campioni in piccolo dell’anti-sistema. Le piccole star dello stare contro. I forzati della socievolezza. Prezzemoli su ogni pietanza. Un piede qua e un piede là, che tanto amm’a campa’. Che hanno fatto girare cos ì bene le loro conoscenze, le tiepide raccomandazioni, le “amicizie”, le innocenti prostituzioni per guadagnare una posizione peraltro un po’… inadeguata all’ambizione (che peccato).
Le elités di noialtri. Così stizzite nell’incontrare qualcuno che la realtà riesce a coglierla e descriverla sul serio. Sì, bene o male ci riesce. Invece tu, Astice, maturi rancore per la tendenziale caduta del valore d’uso della prestigiosa immagine che hai di te. Che ingiustizia. Che spreco di talento quando altri mostrano di sapere o saper fare . Che li portino via. Almeno non se ne accorgerà nessuno.
Ultima, ma, purtroppo, non ultima, c’è la maggioranza che solo quello sa fare. Senza un motivo particolare. Arriva lì.
E’ dura fare i conti con le bollette, le telefonate che non arrivano & tutto il resto. Ma dover fare i conti col talento che si credeva di meritare e che invece, giustamente, è andato altrove, deve essere terribile. Non mi ci far pensare.
Astice astioso, concludo dedicandoti quasi un verso libero e giocoso: Oh tu. Astice astioso. Che ti muovi in manovre oscure, stai lì ad astiarmi e ti ritieni astuto. Astieniti dal restare e nel tuo astio stiantaci pure!
Gianni :::2012:::