Burning Berlusconi

"In paese si sta tutti male,
ci manca lo sfogo sexuale…"
In paese -Roberto Benigni-

«Di me hanno detto di tutto, i signori della sinistra. Che sono l’orco
di Arcore, che sono come Hitler e Mussolini, che sono come quel
dittatore argentino che faceva fuori i suoi oppositori portandoli in
aereo con un pallone, poi apriva lo sportello e diceva: è una bella
giornata, andate fuori un po’ a giocare». Silvio Berlusconi.

Il reality show più seguito in Israele è ambientato sul lettino di uno
psicanalista di Tel Aviv. Milioni di israeliani stanno incollati al
televisore in prima serata per guardare lo spettacolo di una telecamera
fissa che riprende le confessioni laiche di uomini e donne, che cercano
di portare alla coscienza le loro angosce. Non so a che -corrente-
appartenga lo psicanalista,  che spiega ansie, tensioni e paure di un
paese in guerra da sempre. Chissà se li manda fuori a giocare con Edipo.

Per ora gli spettatori italiani si devono accontentare della fase
precedente; quella della messa in scena dei disturbi mentali socialmente
accettabili.
Non è strano che l’eroe dell’epoca della normalizzazione sia l’anormale.
Purché occupi un posto nello spettacolo e sia messo in produzione.
Per esempio: se avessi una figlia con la quarta di reggiseno e mi
dicesse: "voglio andare sotto i ferri per avere la sesta", chiederei:
"perché?".
Qui la risposta potrebbe essere: "perché ho le tette piccole".
Nel qual caso cercherei un bravo psicanalista dicendo a me stesso:
"qualcosa ho sbagliato e se io non so cosa è, allora non posso
aiutarla".
Ma se la risposta fosse: "perché voglio andare in televisione", non
potrei dire che è mentalmente disturbata, ma che qualcun altro l’ha
cresciuta al posto mio.

Siccome io non ho una figlia e sono un lupo mattacchione propongo dei
giochi.
Il primo gioco consiste nel rileggere la frase di Silvio Berlusconi
togliendo la sua faccia e la sua voce e sostituendola con quella di un
padrino mafioso.
Ecco che la gaffe diventa una minaccia.
Stranamente non compare nella frase di Silvio che i "signori della
sinistra" abbiano detto mafioso. Mai?
Lapsus freudiano?

"Di me hanno detto di tutto" (tranne mafioso?)
-Io sono molto importante-

"i signori della sinistra."
Generico che sfuma nel dispregiativo, segue la frase che contiene il
"me".  Se aggiungiamo un po’ di sarcasmo suona come: -alcuni pezzenti-.

Quindi: Io sono molto importante e i pezzenti parlano di me.

Inizia l’utilizzo dell’anafora: "Che sono…"

"Che sono l’orco di Arcore".
Come Shrek? Questa suona bene. Arriva sulla scena "l’orco di Arcore".

"Che sono come Hitler e Mussolini."
Due personaggi indubbiamente famosi. Il discorso regge sull’ambiguità
del "guardate come mi trattano male…", associato con suggestioni che
accreditano la "grandezza", o la pericolosità, dell’orco di Arcore.
Si sta accreditando su un piano, parlando di quanto -gli altri- lo
screditano su un altro. Sta generando un’immagine -potente-.

"che sono come quel dittatore argentino che faceva fuori i suoi
oppositori portandoli in aereo con un pallone,"

"Quel dittatore argentino…" una metafora così precisa senza un nome
preciso. Al posto di una costante abbiamo una variabile. In effetti chi
lo conosce quel dittatore argentino.
Quel dittatore argentino a cui adesso possiamo sostituire la faccia dell’orco  di Arcore
faceva fuori i suoi oppositori portandoli in aereo con un
pallone.
Non si parla di uccidere o ammazzare. Mai. Faceva fuori i suoi
oppositori… con un pallone in mano. Il linguaggio è quello del sadismo
lucido, o meglio della -perversione morale- (e non c’è niente di erotico
in questa definizione).
Poi, guarda la coincidenza, con in mano un pallone… detto dal
presidente di uno dei più famosi club calcistici del mondo.

"…poi apriva lo sportello e diceva: è una bella
giornata, andate fuori un po’ a giocare."
Presa fuori dal contesto si direbbe che si sta parlando di un buon
padre. Ma subito la mente corre al fatto che è lo sportello di un aereo
quello che si sta aprendo.
Tutta la frase permette la sostituzione con la figura del padre.
Il padre prova piacere ad uccidere i figli… Ma non dice uccidere.
Li elimina. Elimina gli oppositori… i figli disobbedienti.
Ma, soprattutto, li umilia.
La -notizia- di questa umiliazione permette la sostituzione con la
figura paterna. Perché difficilmente uno può sostituire un assassino con
il proprio padre, ma tutti, in qualche modo, hanno subito qualche
-umiliazione- dalla figura paterna.

Adesso è in grado di fare paura. Infatti la platea ride. Cioè mostra i
denti. Noi siamo animali e anche se abbiamo perso l’abitudine di
mostrare i denti quando abbiamo paura lo facciamo quando ridiamo.
Ciò che fa paura fa ridere.

E se c’è una cosa che gli italiani e le italiane ricordano anche troppo
bene è che: parla solo il pater.
Gli altri ammiccano, fanno gli sciocchi, urlano, strillano, starnazzano
e si fanno delatori: come nei reality show. Sono liberi di diventare
fastidiosi, insoddisfatti, violenti e immaturi, come si addice ad una
società gerarchica, se vogliono continuare a pensare che il pallone in
mano a papà è sempre quello del derby e non è diventato qualcosa di più
terribile.

 
Gianni Casalini 
febbraio 2009 
 

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