:::Dietro la porta:::
Due uomini erano grandi amici. Ciascuno dava all’altro il necessario intuendone le esigenze.
Tuttavia, c’era ancora qualcosa che si frapponeva tra loro. Quasi una carenza, un tassello mancante, che non permetteva di scrivere a caratteri cubitali la parola "amicizia".
Nessuno dei due aveva capito di cosa si trattasse, benché si sforzasse di individuarlo.
Un giorno, uno dei due "amici" fu colto da una grave sventura. Un violento terremoto gli distrusse la casa. In preda alla disperazione l’uomo si diresse dall’amico, la cui abitazione era intatta.
Nella notte fredda l’uomo bussò alla porta, pensando che l’amico lo avrebbe accolto a braccia aperte.
<<Chi è?>>
<<Sono io, il tuo amico. Non mi riconosci?>>
<<Mi dispiace. Non posso farti entrare.>>
Lo sventurato non riusciva a capire perché l’altro non lo aveva ospitato. Benché sbigottito, l’infelice non volle insistere. Di sicuro il suo amico aveva qualche buona ragione per comportarsi così.
L’uomo si allontanò, vagando alla cieca nell’inverno freddo e dormendo dove capitava.
Dopo alcuni mesi, specchiandosi nelle acque di un torrente, capì improvvisamente perché l’altro lo aveva allontanato in quella notte di sventura. Capì cosa fare e tornò a bussare alla porta del suo amico.
<<Chi è?>> gli chiese l’altro, nonostante avesse riconosciuto la sua voce.
La risposta arrivò dopo un attimo di esitazione.
<<Sei tu. Apri, presto, hai freddo!>>
Questa volta l’amico aprì la porta. Non poteva lasciare se stesso lì fuori al freddo.
I due erano ormai un’unica persona l’amicizia era completa.
Il canto del derviscio, Parabole della sapienza sufi.
A cura di Leonardo Arena
Oscar Mondadori