E’ un libro. Si chiama Barnum – Cronache dal Grande Show, era, e credo sia ancora, edito da Feltrinelli in Universale Economica. Si tratta di una raccolta di scritti che Alessandro Baricco firmava settimanalmente sulla Stampa, curata da lui stesso. L’arco temporale è quello che va dal 1993 al 1995. Quindi un sacco di tempo fa. Una delle tante preistorie che ci ricordiamo appena d’avere vissuto, in un mondo in cui la memoria non è più una virtù.
Del nome del libro dice Baricco nella prefazione: Barnum come quello del circo. Perché tutto quel che vedevo, intorno, mi sembrava un grande spettacolo di clown, domatori e acrobati: e mi piaceva l’idea di provare a raccontarlo, un po’ alla volta, così come veniva.
Gli argomenti di questi scritti spaziano intorno a quelli che erano i personaggi del circo di allora. Da Jovanotti alla Lega Nord, a Philip Glass, passando per Wim Venders e Topolino. C’è tanta televisione raccontata da Baricco in questo libro (trasmissioni sportive, fiction, programmi di intrattenimento) e non poteva essere diversamente.
Erano gli anni in cui il clown agghiacciante della politica italiana scendeva in campo.
Alcuni articoli, per quanto interessanti, mi risultano datati. Erano probabilmente più adatti ad un consumo immediato e col tempo hanno perso il loro smalto originale. Altri, secondo me, non solo hanno resistito bene agli anni, ma proprio per aver descritto alcune aberrazioni del grande Show quando erano ancora “larvali”, e dominate da una spregiudicatezza, una ferocia e un appetito insaziabili, acquistano un valore inestimabile.
Si tratta di documenti scritti prima della grande assuefazione da campo di concentrazione a cui negli ultimi 20 anni circa siamo stati “gentilmente” sottoposti.
Amori sul pianeta Fininvest è uno di questi.
Si tratta di un capolavoro assoluto.
Ancora il Reality, non c’aveva rubato quel poco di vera realtà superstite.
Siamo in un prima, che non più ormai un prima o poi.
E’ come tornare a quando alcune cose ci colpivano ancora. Una adolescenza già matura.
E’ un articolo terapeutico che favorisce cioè il recupero sensoriale e fa riavvolgere il nastro della riflessione per sottoporlo ad un check necessario.
Amori sul pianeta Fininvest dovrebbe finire nelle antologie scolastiche e andrebbe fatto imparare a memoria agli studenti, come si faceva un tempo con le poesie del Pascoli. E chi non lo sa a memoria niente promozione. Hai voglia a portare i crediti presi facendo finta di fare volontariato. Niente promozione. Niente acceleratore grafico di ultima generazione. Niente gel sui capelli a cresta, niente allenamenti, niente danza. Niente.
O mandare a memoria o soffrire, cari cocchi e care cocche!
Ecco perché non mi hanno offerto quel posto come ministro dell’istruzione. Adesso lo sapete.
[Sto comunque aspettando fiducioso che sia istituito un processo tipo Norimberga per tutti coloro che hanno partecipato a vario titolo a questo genocidio di massa dell’intelligenza avvenuto nel corso degli ultimi cinquanta anni tramite il mezzo televisivo.]
Del libro fisico, quello in carta, inchiostro e colla, devo dire che è uno di quei libri non tuoi che sono rimasti in casa tua e che ogni tanto ti invitano a dargli un’occhiata come se avessero ancora qualche segreto da rivelarti. In effetti dentro, a parte l’articolo che vi propongo, c’ho trovato alcune perle davvero preziose…
Parlare di questo libro vuole essere anche un saluto garbato alla persona che lo ha lasciato in casa, con cui ho percorso quegli anni ed a cui lo restituirò.
Buona lettura. ::: Gianni ::: settembre 2012 :::
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Amori sul pianeta Fininvest.
Ci sono cose più importanti per cui sdegnarsi , lo so.
Ma a me indigna Stranamore. E i suoi dieci milioni di telespettatori. Sono arrivato con un certo sforzo a farmi una ragione e a sopportare con serena indifferenza il successo di Fiorello. Ma Stranamore, no. Quello grida vendetta.
La prima volta che mi è arrivato addosso c’era, seduto sul sofalone blu, un bell’imbusto tipo GO del Mediterranée: coda di cavallo (cfr. Fiorello, sono le sinergie del cretinismo televisivo), faccia grigliata da ore di raggi Uva, eleganza da cenone di Ferragosto ai Lidi di Comacchio. Alla sua sinistra, piacente signorina bionda, bellezza tipo Italia 1 (sinergie), alla sua destra piacente signorina bruna, sempre modello Italia 1. Per al cronaca il GO le aveva mollate tutte e due, di recente e senza spiegazioni (sentendolo parlare si poteva anche intuire il perché). Il lieto convegno era stato organizzato da Castagna per dirimere la faccenda e indurre il maschio a scegliere o la bionda o la bruna. Suspance. Poi il maschio dice che in fondo la bionda era un sentimento più profondo (profondo?) e la bruna invece un divertimento passeggero. La bionda si commuove e si stringe al suo uomo ritrovato. La bruna si alza e scantona accompagnata da Castagna che mette su faccia e voce da funerale, le dice che in fondo sono cose che succedono, su, si asciughi quella lacrima, ci saranno altre storie d’amore. Applausi. Applausi? Come applausi? Cosa c’è da applaudire?
Il tempo di qualche amabile pubblicità e arriva una che davanti alle telecamere, davanti a milioni di italiani sprofondati in poltrona, pigiama e pantofole, convoca il fidanzato e gli comunica con un gran sorriso che aspetta un figlio. Lui, il fidanzato, proprio tanto fidanzato non dev’esserlo perché diventa verde e mugugna qualcosa tipo: Va be’, vedremo. Come sarebbe a dire: Va be’ vedremo? (questo è Castagna, conciliante), vedremo vedremo (il fidanzato, sempre più verde), lei sempre lì col suo bel sorriso stampato in faccia. Applausi. Applausi?
Domenica mi son messo di buzzo buono e con grande dignità ho visto tal Giuseppe cercare di recuperare una ex fidanzata con l’apparecchio (non quello che vola, quello per i denti), senza peraltro riuscirci. Poi c’era uno che si chiamava Vito e aveva una fidanzata ma i genitori non ne volevano sapere (il ragazzo deve studiare, poi magari dopo la laurea se ne riparlerà, to’ chi si rivede: il Medioevo). Poi c’era uno che era molto timido e allora non riusciva mai a legare con le ragazze e così e così ha pensato di dirlo alla televisione davanti ai soliti dieci milioni di voyeur(geniale, un ossimoro vivente). Poi c’era una commovente signorina di Busto Arsizio che aspettava un bambino dal fidanzato marocchino, ma il fidanzato era in Marocco,inchiodato lì da lungaggini burocratiche varie: Castagna piglia su il telefono, fa finta di importunare qualche autorità, poi taglia corto, si aprono le quinte e arriva il fidanzato, lacrime e baci, grande commozione nei tinelli di mezza Italia. Ho svicolato mentre una brunetta mi spiegava che il suo ex fidanzato era un geloso pazzo, però tutto sommato adesso che lo aveva mollato un po’ le mancava e allora le sarebbe piaciuto che…
Ora: io non so se quelli sono veri o li pagano, o magari sono veri e li pagano. Ma quel che so è che ce li vendono per veri. Voglio dire che stanno lì a raccontare di un mondo in cui uno, uno qualsiasi, uno normale, a un certo punto deve dire a una che la ama e trova assolutamente normale, anzi bello, anzi poetico, anzi geniale, farlo davanti a dieci milioni di italiani. A me, un mondo così, fa una tristezza bestiale. Non voglio che esista, non voglio che la genti pensi che esiste, mi indigna pensare che qualcuno voglia farci credere che esiste. Non so come spiegarlo, ma se tutto diventa show, se anche le pieghe più private della vita passano dall’altra parte, nel video, e nemmeno confezionate come storie, ma vendute come vita vera, da questa parte si fabbrica il vuoto pneumatico, si scolano i cervelli, si svuotano le parole, si gonfiano gli istanti. La velocità con cui quello che accade in quello schermo diventa modello è feroce: dieci milioni di persone a bersi quel modo di amarsi, lasciarsi, riprendersi, sono troppe, sono oltre il livello di guardia; magari non tutti, ma molti finiranno per pensare che tutta quella robaccia è normale.
Be’: volevo dire che non è normale. Servirà a niente, ma volevo ricordare che quelli sono marziani, che sono di gomma, hanno le pire dentro la schiena, e non c’entrano niente con noi. Ai dieci milioni di ipnotizzati da quell’orrore, confermo che stanno vedendo un programma di fantascienza. Avventure dal pianeta Fininvest. La vita vera, almeno provvisoriamente, è ancora un’altra cosa.
Alessandro Baricco – Cronache dal Grande Show; Universale Economica Feltrinelli (1995)