Preludio alla contemporaneità

Ponte a Elsa

Preludio alla contemporaneità.
Tutto ciò che era realmente vissuto si è allontanato in una rappresentazione (Debord) e minaccia di tornare in forma di crudeltà arcaica.

Per sottrarsi a questa sensazione soggiacente si produce, si consuma, si alimenta una continua estetica della rinuncia, sorretta e compensata dal consumo. Attraverso di essa si cerca di ottenere un esonero dalla crudeltà. Surrogando così la soddisfazione. Questo completa il progetto di -sopravvivenza aumentata-.
Generazioni intere ad occidente hanno accettato il prezzo di una deriva progettuale. -Sarebbe più corretto dire che diverse generazioni, ad occidente prima, e globalmente poi, sono state progettate per accettare una deriva progettuale. Cioè per ritenere accettabile, anzi auspicabile, questo prezzo.-

Ogni vita è un’opera irrealizzata.
Lo spettacolo è quella forma di illusione che permette di presentare un’opera irrealizzata come completa per il fatto di essere accettata da un pubblico -almeno questo è uno dei suoi versanti significativi-. Un individuo chiede la trasformazione spettacolare di sé per brama di completezza.

Cortocircuitando su se stessa l’immagine crea un’idolatria sull’oggetto della sua rappresentazione. Produce intensità. Come una dinamo.
Nondimeno va ricordato che ci sono molte intercapedini, cunicoli, passaggi, spazi vuoti e addirittura confortevoli dentro il sistema dell’immagine. Muovendosi attraverso di essi si evita la sensazione di essere catturati in un sistema totalizzante e assoluto. Ci si sottrae alla delazione di noi stessi e all’immobilità etilica.

Il viaggio al termine del disincanto viene pubblicizzato e, quindi, vissuto come una deriva priva di approdi. Ma in esso ci sono più tesori che nell’isola di Stevenson.

[GC :::2013:::]

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