Decostruzione del Signore della Televisione.
Questa volta scrivo un commento sul fatto mediatico del giorno prima. Di solito non lo faccio… Il fattaccio è chiaramente il Berlusconi Silvio che fa campagna elettorale nella trasmissione di Santoro.
Considerazione emotiva.
Vedere Santoro, Travaglio e Berlusconi nella stessa trasmissione mi ha dato una sensazione malinconica. Il lirismo di un epoca che sta tramontando. Emozione da C’era una volta il West… . Anche il loro battibeccare, sebbene molto ragionato sul piano comunicativo, lasciava trasparire un senso di: ci siamo tanto odiati, ma il tempo in cui abbiamo trascorso il nostro odio, le dame, gli amori e l’armi è ormai sulla via del tramonto. Un po’ come quando dopo tanti anni si incontrano due rivali in amore e si abbracciano piangendo, anche un po’ stupiti di non riuscire ad evocare la rabbia di un tempo nei confronti dell’altro, ma solo nostalgia per la donna che un tempo si sono contesi, e che infine non è stata di nessuno dei due.
Sul piano comunicativo il discorso cambia parecchio.
Quello che viene definito: l’omino di plastica, lo psico-nano, la mummia ecc ne è uscito come sempre con un doppio risultato. E questa è una sua caratteristica talmente evidente da far sospettare che sia un abile conoscitore della teoria e dalla pratica del bispensiero. Dal punto di vista politico si mostra inconsistente e patetico, come sempre. Un omuncolo. Ma, come sempre, riesce a trasformare le arrampicate sugli specchi in un vantaggio.
B. S. sa benissimo che non viviamo nel tempo della politica, ma in quello dello spettacolo e lui sacrifica ciò che appare conscio per agire sulla parte inconscia dello spettatore. B. S. è ostentatamente uno che con la politica non c’entra un cazzo. Ma questo non entrarci gli permette di essere spregiudicato e ribaltare la situazione a favore del proprio personaggio.
Primo elemento “mitologico”. B. S. nella trasmissione di Santoro è il Grinta. Sta recitando un film western. Un uomo che tutti danno per finito (e non a torto) che si butta DA SOLO nell’arena dei leoni e sta lì, lì nel mezzo come Oriali nella canzone di Ligabue. E’ un mediano. E’ un pistolero. E… più il suo lato politico ne risulta immiserito più risalta il personaggio tenace e inarrendibile.
B. S. è interessato al patos non alla ragione (la ragione è dei bischeri, mette in guardia un proverbio toscano).
Secondo elemento “mitologico”. B. S. sta dentro lo schermo come se lui fosse il Signore della Televisione. –Lo tuo signore, appunto, o spettatore!- Il Signore della Televisione è gerarchicamente superiore a tutti quelli che accettano la televisione come intrattenimento e l’audience come parametro significativo. Quindi si presenta come dominante su coloro che ci lavorano e su coloro che la guardano.
B. S. in questo sfrutta un arcaismo e si pone come elemento semidivino in una sorta di mitologia di massa. Come gli dei dell’Olimpo è bizzoso, superficiale, permaloso, lascivo, falso ecc. Più potente degli umani, ma travolto dalle passioni umane. Quindi stimola il lato pagano della fantasia. Contro di lui la rivolta degli umani -Santoro, Travaglio ecc-, abili guerrieri, ma pur sempre umani. Richiamo inconscio ad elementi gerarchici.
Non a caso legge in trasmissione una lettera che ci tiene a far sapere essere scritta da altri ed a cui lui ha dato solo un’occhiata di sfuggita. Nella prima parte della lettera, rivolta a Travaglio, mette in evidenza che il giornalista deve la sua carriera e la sua fama proprio a lui. Quindi lui è il creatore, il demiurgo. La seconda parte è un elenco di cazzate che qualunque comune mortale si sarebbe vergognato ad andare a leggere in televisione.
Il pubblico.
B. S., verrebbe da dire, ha fatto solo figure di merda. No, perché lui sa a chi si rivolge. Sa che davanti c’è un pubblico e non un elettorato. Sa che una parte di quel pubblico è contro di lui -a priori- perché composto da soggetti troppo evoluti per prendere in considerazione ciò che rappresenta (o meglio ciò che non rappresenta).
Di fronte a questo pubblico “critico” si occupa di essere scoraggiante. –Un buon generale sa indebolire il nemico!-. Il fatto che uno come lui abbia governato per vent’anni un paese e si presenti lì davanti a prendere, sostanzialmente, per il culo è disarmante. Chi ragiona in termini politici, o nutre un semplice rispetto per la logica, sente un tuffo al cuore. Un ingrossamento al fegato. Un colpo allo stomaco. Un fastidioso prurito in zona perianale.
Ma B. S. sa bene che una buona parte del pubblico è composto da “curiosi”. Da quelli che si fermano a guardare l’incidente anche se intralciano il traffico, da quelli che basta vincere il derby, da chi compensa la propria scarsa intelligenza con una certa dose di furbizia… da quello che ho chiamato, usando un neologismo: sottoculturalato.
B. S. il sottoculturalato contemporaneo lo conosce bene, perché, in Italia ma non solo, l’ha prodotto lui (ancora il demiurgo) e continua ad alimentarlo a bocconi di merda. Perché quel pubblico “curioso” è quello che guarda Striscia la notizia e ci ride anche -anzi fa il verso alle risate fuori campo-. E’ il pubblico che arriva anche a pensare che un’insulsa accozzaglia di idiozie con l’inserimento di qualche argomento “sensibile” rappresenti controinformazione.
In questo B. S. si è valso e si avvale di un genio (del male) come Antonio Ricci. Uno che sa come lavorare con l’unica pornografia che veramente temo: quella senza sesso esplicito. Antonio Ricci si è auto-definito situazionista. -Cosa che farebbe venir voglia ad uno come Debord di tornare in vita per spararsi di nuovo una fucilata in bocca.- Ma è indubbio che i meccanismi di comunicazione e manipolazione di massa li conosce bene e B. S. su questo ha sempre avuto fiuto e, ovviamente, mezzi.
[Su scala globale non ci dimentichiamo che la Endemol, la società olandese con sede ad Amsterdam che produce la gran parte dei modelli di rincoglionimento di massa in forma di reality ha visto (fino a poco tempo fa, adesso pare ci sia stata una ristrutturazione), come azionista di maggioranza Mediaset e fra gli altri azionisti Goldman & Sachs, la banca d’affari per cui ha prestato i suoi servizi il professor Monti e compagnia…]
Quindi B.S. si preoccupa di lanciare messaggi sotto traccia.
Un ulteriore messaggio sottotraccia -coerente con il resto- è quello della proprietà. Lui, essendo il Signore della Televisione è effettivamente il PADRONE psicologico del pubblico di cui parlavo. Il pubblico a cui si rivolge è suo. I tasti da premere per rievocare questo diritto feudale li conosce bene perché ce li ha messi Ricci & Co. da Drive In in poi -e sono stati rinforzati da tutti gli imitatori peggiori dell’originale-.
B. S. è solo per metà un dio dell’olimpo. L’altra metà è umana. Anzi -parafrasando Nietzsche- troppo umana. Un personaggio dello spettacolo appare come un essere inarrivabile che vive al posto di tutti, ma per essere tale deve essere imitabile e deve imitare. B. S. racchiude sia il lato “divino” dello spettatore medio (successo), sia quello umano (inadeguatezza al successo). Come lo spettatore medio B. S. spara cazzate per andare avanti. Millanta. E’ fazioso. Vanitoso, banale, scontato, mediocre.
Solo che lui non sta facendo lo sbruffone al bar, o sul luogo di lavoro. Lui è in televisione. In questo sfrutta il principio per cui ciò che è buono appare e ciò che appare è buono. Solo l’indulgenza del Signore della Televisione fa si che quello che rappresenta la pochezza comune passi attraverso quello schermo. Questo è il suo modo di fornire CAREZZE.
Quindi B. S. lancia continuamente segnali doppi. Talvolta questi segnali convergono come nel caso della natura del suo personaggio: l’eroe solitario, il padrone, il semidio, il popolano. Talvolta divergono, come nel caso politico/personaggio. Ma proprio in questo secondo caso lo spettatore “curioso” con la sua mente semplificata subisce uno splitting ed è tenuto a ricomporsi scegliendo il lato che riesce a includere l’altro. Il politico è in omaggio col personaggio.
B. S., durante la sua reggenza, eliminò la satira dall’etere perché la satira andava ad agire su questo piano, non perché parlava male di lui. La satira non mette in ridicolo soltanto la vedette dell’immagine, ma soprattutto lo spettatore che è legato a doppio vincolo con essa. Dopo una trasmissione di Luttazzi in prima serata non era più debole il premier; piuttosto coloro che ne riproponevano i modi, l’estetica nazi-consumista e le parole d’ordine apparivano il giorno seguente al bar, come delle ridicole macchiette da pernacchie e sberleffi.
B. S. non è preoccupato di apparire cretino, ma si deve tutelare dal fatto che chi lo apprezza e lo vota non si senta tale. Un buon padrone ci tiene alla sua proprietà.
Ho detto all’inizio che nella parte del politico ne è uscito bastonato. Sì è vero, ma, e chiudo il cerchio, lo ha fatto in modo del tutto particolare. Il politico ha lanciato il ponte su cui poteva passare il personaggio. Ha parlato di Monti, dell’economia, delle banche, dell’euro (eh, non se ne esce dall’euro!) ecc dicendo poco o niente, ma suggerendo all’orecchio della mente una cosa importante: è evidente che voi non scegliete chi realmente vi governa. Dite che io sono un burattino. Ma anche un altro al posto mio lo è. La vita è altrove (cit. Rimbaud), il potere anche. Noi, io quassù e voi laggiù, siamo dei fresconi di provincia… Quindi, come dicono gli inglesi, sempre meglio il diavolo che conosci.
Non è del tutto vero. Ma la guerra è l’arte dell’inganno.
[GC :::2013:::]
La sua nel senso di mia? G
Scusi, gentilmente, dove posso reperire una sua biografia?