Produci, consuma, “prega”

coccodrillo

Produci, consuma, “prega”. (1)
di: Gianni Casalini

Sul fatto che l’integralismo islamico sia la pseudo-opposizione che un capitalismo globalizzato fornisce a se stesso, oltre che il miglior nemico possibile, cioè il maggiordomo dei padroni petrodollarosi, cioè l’illusione necessaria per traghettare quasi due miliardi di mussulmani nella prigionia totale ecc.. ho scritto abbastanza su questo blog e chi fosse interessato può cercare tra i post precedenti e troverà questi concetti espressi in svariate maniere.

D’altronde non sono l’unico a dirlo, né pretendo di esserlo e, sebbene questo concetto sembri piuttosto evidente a chi non è stato del tutto manipolato dalla semplificazione dilagante, è del tutto assente dagli schemi percettivi a cui le masse sono state addestrate.

Il motivo (il metodo) è ovvio: per la mente banalizzata occorrono due polarità che si scontrano. Solo una parte minoritaria dell’opinione pubblica è in grado di afferrare il concetto che chi sta dirigendo il gioco possa produrre anche l’opposizione a se stesso.

E fino a qui siamo comunque nel campo delle opinioni. Piuttosto fondate, mi viene da dire, ma senza pretesa di oggettività.

Poi succede un fatto, che sinceramente lascia il tempo che trova, ma stimola la fantasia sociologica della stampa e della si-fa-per-dire opinione pubblica come quello del ragazzo genovese morto tra i Jhiadisti in Siria e scatta la gara a cercare motivazioni psicologiche e robe del genere su cosa spinga un genovese di ventitre anni a morire per il -suo- Islam.
Personalmente spiego la cosa con la poca intelligenza del soggetto in questione e con il fanatismo tipico dei convertiti per motivi identitari.

Questo, però, avviene nello stesso periodo in cui il presidente USA, cioè di quel paese che è sempre impegnato nella guerra del bene contro il male, dichiara che si potrebbe (si vorrebbe) anche fornire armi ai ribelli siriani. (2)
Il fatto che si tratti di un branco di integralisti islamici questa volta conta meno di nulla -come niente era contato in Libia-. Il che fa arrabbiare la Russia e l’Iran, come ai bei tempi della guerra fredda.
E sempre in questi giorni l’amministrazione USA ritorna a trattare con i vecchi amici di un tempo (poi bisticciati): i Talebani afghani, figli dell’amministrazione Regan & altri, finanziati dai sauditi & Co. Con buona pace dei diritti delle donne e di tutte quelle storie che farebbero muovere l’apparato militare americano secondo una versione della realtà leggermente più scadente e improbabile di quella fornita dalla serie Dragon Ball.

Tutti questi fatti resterebbero piuttosto separati se non producessero delle notizie che tradiscono spettacolari legami. Ma, soprattutto evidenziano la fragilità della narrazione ufficiale.
Infatti dopo qualche giorno non si parla più -soltanto- di un ragazzo italiano che tiene un blog che si chiama “liguristan” e pensa bene di farsi spedire nel paradiso di Allah combattendo in un paese medio orientale.

La notizia diventa questa:
Genovese morto in Siria, cinque indagati per terrorismo: anche un altro italiano<
(articolo de:http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/18/genovese-morto-in-siria-altri-cinque-indagati-per-terrorismo-anche-altro-italiano/630159/)
[Sommario] Per tutti, ma a diverso titolo, è stato ipotizzato il reato di addestramento con finalità di terrorismo internazionale. Il fascicolo è stato aperto a Genova, pur non conoscendo il luogo dove il reato si è consumato, perché è nel capoluogo ligure che aveva la residenza Delnevo. Secondo la comunità del Mondo arabo dall’Italia sarebbero partite 45-50 persone

[Inizio articolo] Con Giuliano Ibrahim Delnevo, il 23enne studente genovese morto in Siria per combattere con Assad (sic.) e indagato per terrorismo, la procura distrettuale di Genova ha iscritto altre cinque persone. Tra le quali alcuni maghrebini e un altro italiano che, viene specificato, “non è genovese”. Per tutti, ma a diverso titolo, è stato ipotizzato il reato di addestramento con finalità di terrorismo internazionale. Il fascicolo è stato aperto a Genova, pur non conoscendo il luogo dove il reato si è consumato, perché è nel capoluogo ligure che aveva la residenza Delnevo.

La domanda che dovrebbe essere posta, se qualche forma leggera e tutto sommato poco orwelliana di bispensiero non si fosse incistata nel ragionamento comune, sarebbe questa: …si tratta di resistenza ad un regime totalitario quando l’occidente paventa l’ipotesi di spedire armi ai ribelli, e quando un italiano fa proselitismo per l’arruolamento in quelle stesse milizie che i paladini della libertà vogliono finanziare viene aperto dalla procura distrettuale di Genova un fascicolo per il reato di “addestramento con finalità di terrorismo internazionale”… Insomma, si tratta di terroristi oppure no?
Il Grande Narratore ancora non ha deciso se si tratta di ribelli o terroristi. E’ questo il punto.(3)

Aspettando che la politica internazionale chiarisca chi dobbiamo chiamare terrorista e chi no e se Giuliano Ibrahim Delnevo rappresenta un fenomeno preoccupante di deriva islamista fra la gioventù italiana o un combattente per la libertà e la democrazia, continuiamo a bispensare. Con frivolezza, naturalmente.

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(1) “Prega” qui è virgolettato per rispetto alla vera preghiera che rappresenta una forma di accesso alla realtà più profonda e non conflittuale di ogni essere e appare come l’esatto contrario del religiosismo contemporaneo, che è invece una forma di arcaismo sponsorizzato. Cioè di fascismo.

(2) Si veda a titolo d’esempio: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/14/siria-obama-si-aiuti-ai-ribelli-assad-ha-usato-armi-chimiche-mosca-bugie/625966/

(3) Questo non vuole in nessun modo essere una giustificazione della monarchia repubblicana di Assad e soci. Se ci fosse bisogno di specificarlo.

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