Low cost & low rights

Black & White Escape, Sammy Slabbinck 2013

Black & White Escape, Sammy Slabbinck 2013

Low cost & low rights
di: Jo KOndo

«Il 7 agosto 1582, dopo due mesi di viaggio, Ricci sbarcò a Macao con il confratello Michele Ruggieri e visse inizialmente nella Cina meridionale, essendo il resto del paese proibito agli stranieri. Qui, indossati gli abiti di “bonzo”, si dedicò all’apprendimento della lingua e dei costumi cinesi e produsse la prima edizione della sua opera cartografica, intitolata Grande mappa dei diecimila Paesi, che univa le conoscenze geografiche dei cinesi a quelle degli occidentali.»

Il gesuita Matteo Ricci è stato un importante sinologo che tentò, anche con qualche successo, di evangelizzare, la Cina.
All’epoca occorsero due mesi di viaggio per raggiungere Macao. Viaggio di sicuro lungo e “avventuroso”.

C’è una cosa che mi ha affascinato parecchio nella storia di Ricci: il gesuita tentò di avvicinare la cultura confuciana introducendo la filosofia greca, ma i cinesi non si rivelarono particolarmente interessati ad Aristotele & Co.; ebbe invece un enorme successo, e gli valse molto in termini di prestigio, una raccolta di detti e proverbi. Credo che questa cosa abbia confuso anche lo stesso Ricci. Sicuramente è rimasta oscura agli occidentali per un bel po’ di tempo. (1)

Ignoro completamente se fra i detti e proverbi tradotti in mandarino ci fosse “chi più spende meno spende”. Ma ammettiamo di sì.
Allora il saggio confuciano che avesse visto quello che abbiamo visto noi negli ultimi quindici anni con l’ascesa delle compagnie di volo low cost si sarebbe chiesto semplicemente: come è possibile?

Partendo dalla mia totale avversione per gli aerei in genere, mi sono messo nei panni del confuciano e mi sono posto questa domanda: come è possibile spendere meno in aereo rispetto a qualsiasi altro mezzo di trasporto? Ho interpellato l’oracolo-motore-di-ricerca associando a “low cost” la parola “inchiesta” e non ho trovato nulla. Solo consigli su come risparmiare di più e meglio.
L’unica spiegazione che circola in rete sul come possa essere possibile viaggiare a tariffe inferiori ai cinque euro fra una capitale e l’altra di Europa è quella dei -trucchetti-, lo snack a peso d’oro ecc ecc. Il che non sta in piedi, e sa tanto di untuosa copertura ad un processo che ha stravolto il sistema di mobilità nella nostra epoca.

L’ascesa contemporanea della rete e del low cost hanno trasformato lo spazio aereo in un suk (basta alzare gli occhi al cielo), con tutto quello che comporta in costi ambientali.

Cerchiamo di associare eventi e situazioni tra loro. E’ negli ultimi quindici anni che la possibilità di muoversi tra luoghi diversi indica lo status di cittadinanza di ognuno. Mi spiego. Se sei africano non è che entri all’aeroporto, prendi l’aereo e vai dove ti pare. Eh, no. Questa è una visione occidentale della faccenda. Potersi muovere, allontanare da un posto, attraversare frontiere è un privilegio di una parte del pianeta. L’altra è fortemente regolata e ricattabile. Potersi muovere dipende da una serie di trattati bilaterali o di altro tipo che dice molto della potenza della propria cittadinanza. Credo che con un passaporto svizzero si possa andare davvero ovunque,ma non sono sicuro…
Queste barriere burocratiche hanno assorbito completamente le barriere reali di vecchio tipo tipo cortina di ferro per capirsi. Fatta eccezione per la Korea del Nord e poco altro.

Questo è un fatto. L’altro fatto è che, laddove il movimento è permesso, esso è diventato aerotrasportato (la cosa non riguarda le merci che invece viaggiano per mare sulle lunghe distanze) e assolutamente a buon mercato. Viaggiare tra Empoli e Firenze (22 Km) in treno costa 5€, sola andata. Con andata e ritorno posso fare il biglietto aereo per qualche capitale d’Europa.
Questo non può tornare in nessun conto economico.
Non è possibile che costi meno il volo per raggiungere una città a tremila chilometri di distanza di quanto costa il biglietto dell’autobus dall’aeroporto al centro della città. Se invece ciò accade e su una scala così vasta c’è dietro qualcosa di grosso e pianificato. O crediamo ai miracoli?

Siccome quando c’è da spendere poco nessuno si chiede nulla (e abbassare i prezzi per certi periodi è una strategia di allentamento della critica nelle masse) mi sono messo nei panni di un ispettore confuciano parecchio sospettoso, e che non crede ai miracoli, per lanciare lì ipotesi che purtroppo non potrò verificare.

I fatti: il mezzo aereo in sé ha fatto dumping nei confronti di tutti gli altri mezzi di trasporto e le compagnie low cost attuano un dumping sulle compagnie di bandiera.
Io odio volare. Quando ho volato l’ho fatto con Alitalia visto che allora non c’erano compagnie low cost e raggiungere Londra o Parigi era più costoso in aereo rispetto ad altri mezzi. Di sicuro più comodo (se vi piace volare), ma logicamente più costoso. Adesso non è soltanto meno costoso, è imparagonabile.
Ora il dumping (2) ha un costo e serve a conquistare una posizione leader nel mercato e eliminare la concorrenza. Per essere attuato consuma risorse. La prima domanda è da dove arrivano queste risorse?

Vox populi dice che ci sono interessi turistici dietro il low cost. Che sono gli aereoporti che pagano le compagnie ecc.
Mettiamo che sia tutto vero, ma questo sposta la domanda: chi paga gli aeroporti che pagano le compagnie?
Se questa cosa è vera -e per quel che ne so, è almeno in parte vera- significa che questo è un sistema strutturato e su scala continentale. Ma la domanda è solo spostata in avanti e in definitiva è sempre la stessa: chi paga?
Credo -ipotesi- che se grattiamo un po’ non ci vorrà molto a capire che è col denaro pubblico e aggirando le leggi di mercato che si è incentivato il settore del volo low cost. Che è un settore privato. Mentre volano davvero alle stelle i prezzi nel trasporto ferroviario.(3)

Il movente. Il movente più semplice è quello di puppare risorse pubbliche. Ma con questo si prendono due piccioni con una fava perché coi soldi degli stati si mandano in crisi le compagnie di bandiera che per un po’ fanno buchi col denaro pubblico e poi devono essere privatizzate. Il grande consumo di carburante non deve inoltre dispiacere alle compagnie petrolifere.

Ma c’è dell’altro sotto il naso di tutti.
-Mia figlia ha trovato lavoro a Londra, vive lì, ma torna a casa quasi tutte le settimane.-
Ecco che tua figlia ha colto delle opportunità, non è un’emigrante è una persona che segue il solco tracciato dalla classe sociale a cui appartiene.
E invece è un’emigrante!
Solo che questo easy fly ha trasformato la percezione di una cosa in un’altra.
Se tua figlia dovesse prendere traghetto + treno per tornare a casa, oppure l’aereo a prezzi reali ti accorgeresti che tua figlia è emigrata -e se ne accorgerebbe anche lei nonostante il suo inglese fluente-.

L’altro evento che ha attraversato la società è una precarizzazione feroce del mercato del lavoro. Il mantenimento di alcuni ammortizzatori sociali, del sistema pensionistico (che in certi paesi tipo l’Italia sostituiscono gli ammortizzatori sociali) e l’abbattimento dei costi di trasferimento è stata una condizione necessaria per il passaggio ad un’Europa interamente precarizzata.
Così, insieme all’abbondanza di merce a basso costo made in China, il consumatore può contare sulla emigrazione soft per i propri figli. Chiaramente tutto questo è stato annaffiato da abbondanti stimoli mediali che insegnano a vedere l’emigrazione come un atto -volontario- e anche figo.

Come sempre non ho prove. Solo indizi, ipotesi ed evidenze.

En-ao!

(1) Per un tentativo di fare chiarezza su questa anomalia si consiglia la lettura di: Il saggio è senza idee, François Jullien, Biblioteca Einaudi.

(2) Dumping è una pratica che consiste nell’abbassare i prezzi anche accumulando perdite per spazzare via la concorrenza o conquistare un mercato. Ad esempio in India conviene comprare il latte dell’Unione Europea -anche qui grazie ai soldi dei contribuenti europei- e questo a messo in ginocchio gli allevatori indiani.

(3) Una amica mi dice che succede una cosa simile per le compagnie marittime. In Corsica la compagnia privata che collega l’isola alla Francia ha sbaragliato la concorrenza della compagnia di Stato, sia riducendo al minimo i costi di gestione tramite riduzione del personale e contratti precari, sia prendendo finanziamenti pubblici per tenere i prezzi bassi e fuori mercato. Quindi il privato fa concorrenza allo Stato con i soldi dello Stato. Non ho controllato personalmente. [n.d.a.]

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