Avete visto la puntata di Report di ieri sera? No? Allora bracate in rete e guardatela. Davvero, quando vedo Report ci guadagno un mal di pancia, ma mitigato dalla sensazione che può esistere ancora qualche brandello di un giornalismo degno di questo nome. Bello il servizio che parla di una di quelle aberrazioni italiane che fanno ridere il mondo: la prescrizione (all’italiana). Quello che emerge è semplice: se sei pieno di soldi puoi mandare in prescrizione qualsiasi reato. Questo blocca la giustizia e, per inciso, in galera non ci finisce nessuno che abbia sottratto miliardi di euro agli italiani, ma qualcuno con 10 grammi di fumo sì. Ad esempio i processi per danni ambientali o morti sul lavoro finiscono tutti prescritti, data la sproporzione di forze fra le parti in causa. Il sistema giudiziario bloccato da orde di ladri e corrotti, oltre che da una legge sulle sostanze stupefacenti filomafiosa, aggiungo io. Il paradiso della corruzione insomma. Ma questo ve lo potete vedere da soli… Due note -emozionali-. Che sensazione ho ricavato da questo servizio? La solita sensazione di vivere in un paese dove fin dall’asilo vengono premiati i peggiori. Osservate la strafottenza con cui politici e classe dirigente in genere (soprattutto quella massa grigia di alti funzionari e manager) evitano le domande con l’aria di chi non capisce perché li vai ad infastidire. Hanno la stessa espressione dei fighetti sul SUV quando gli si presenta davanti un lavavetri. -Come mai c’è attuocuggino nella società che ha vinto l’appalto…? Come mai sono stati spesi 260 milioni di euro e non è stato fatto niente…? Come mai… Niente sempre la stessa aria di sufficienza sul muso, come dire -ma che cazzo vogliono questi?- Si ha sempre la sensazione che in questo paese (senza stare a scomodare la sociologia) si sia presa di pacca tutta la feccia dello stivale per dargli in mano le leve del potere politico ed economico. Si cresce così in Italia. Bullismo per i più piccoli, per poi proseguire fino alle più alte cariche istituzionali. Viviamo in uno Stato che rallenta i processi per mandare in prescrizione i suoi “tutori” processati per il massacro della Diaz. Magari il paese non è migliore di chi lo governa, ma di sicuro chi è migliore in questo paese non governerà mai. E’ già qualcosa se riesce a mangiare. L’Italia è un paese a misura di peggiore, e si cresce con questa convinzione talmente radicata da accettare la dicotomia: delinquente (non importa di che tipo) oppure perdente. Questa rassegnazione all’ingiustizia dominante poteva trovare sfogo solo in un forte giustizialismo. Ma la sinistra (non parlo del PD, che si può accusare di tutto tranne di essere di sinistra) non ha voluto prendere sul serio il bisogno diffuso di non sentirsi sempre vittima di un sopruso. Il desiderio diffuso che per una volta chi sta dalla parte del torto potrebbe anche non vincere. L’ha catalogato come corpo estraneo. Ha fatto forca. Ha lasciato che il potere monopolizzasse anche il dissenso a se stesso. Ma alla sinistra in Italia non interessa il paese reale, interessa purificarsi da l’altermondialismo o da qualche revisionismo o da qualche corrente eretica o ortodossa. E scindersi per l’unità del proletariato e urlare slogan del secolo scorso e cantare le canzoni e accontentarsi delle seggiole (le poltrone sono di altri). Ci tiene tanto a non apparire populista, meno invece a non apparire elitaria. Per poi atteggiarsi pure a vittima incompresa…
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