Prima di Genova -1-

Ci sono tanti resoconti storici e dossier sui "giorni di Genova".
Si può dire che in quei giorni si faceva la storia in diretta, davanti le telecamere; questa sensazione elettrizzava tutti.
Secondo me quello che manca, ancora, per quanto riguarda Genova 2001, è un documentario che metta a confronto la realtà percepita tramite il montaggio dei media e quella ricostruita, ormai per intero, fase per fase, momento per momento.
Almeno credo che non ci sia.
 
Non parlerò di Genova, ma del periodo precedente.
Metto giù poche righe per fornire un punto di vista in più che i giovani, quelli per cui Genova è preistoria, possono utilizzare per farsi un’opinione. Nient’altro.

Prima di Genova c’era una generazione che aveva visto il crollo del blocco sovietico.
Può sembrare di parlare di Napoleone o delle guerre puniche, ma non moltissimo tempo fa il mondo era diviso, almeno geo-politicamente, in due blocchi, uno occidentale capitalista che si reggeva sull’ideologia liberale e uno orientale che si reggeva su un’ideologia stalinista. Poi c’erano alcune variazioni sul tema, ma in generale si può dire che fino al crollo del muro di Berlino il mondo è bipolare e la mente umana altrettanto, con seguito di eresie e ortodossie.

Teniamo presente che questo dualismo ha tenuto tutti occupati per mezzo secolo. Il cavallo di battaglia da entrambe le parti era un vasto arsenale nucleare sufficiente a distruggere il pianeta un numero imprecisato di volte. Arsenale che è sempre all’incirca lì ma è scomparso dalla percezione e dall’attualità.

Fra i pochi a dubitare del fatto che il mondo fosse "realmente" diviso in due blocchi c’era una corrente "artistico-rivoluzionaria" chiamata: situazionismo.
I situazionisti parlavano infatti di due forme diverse di -Spettacolo-, intendendo con questo termine non un’insieme di immagini, ma "un rapporto sociale mediato da immagini". Sostenevano che lo spettacolo occidentale era uno -spettacolo diffuso- e quello stalinista uno -spettacolo concentrato-.
Avevano anche previsto la fusione di questi due tipi di spettacolo in uno -Spettacolo Integrato-, che sarebbe quello che stiamo vivendo adesso.
I testi di questi autori sono liberamente consultabili perché rifiutavano ideologicamente la proprietà intellettuale e ognuno può  valutare per proprio conto il discorso.

Momentanea ristrutturazione del terrore.

Quello che interessa a me è solo far notare che non tutti erano pienamente convinti che la "realtà" fosse quella che i dati materiali grezzi sembravano esporre senza appello.
Sta di fatto che nel 1989 con il crollo del muro di Berlino venne sancito ciò che tutti sapevano: l’economia dei paesi dell’est era un fallimento totale. Quindi si parlava del fatto che sarebbero stati -inglobati- nel capitalismo. I situazionisti parlavano invece di fusione. Questo è singolare.
Una visione centrata sull’immateriale sposta l’asse di molte prospettive e apre diversi paradigmi a quanto pare.

Comunque l’equilibrio uscito dalla seconda guerra mondiale non era più nemmeno -rappresentabile-.
Venivamo da una situazione dove ci toccava una testata nucleare a testa e… la paura mangia l’anima, come dicono gli arabi.
La propaganda della guerra fredda era costituita da forme speculari della stessa retorica, mentre la propaganda del post-guerra fredda era unitaria: una cascata di fiori sulle magnifiche sorti progressive del pianeta ormai liberato da ogni terrore.
Risuonavano ad est come ad ovest le trombe della gioia.
Pur fradicio di ingenuità era un momento esaltante.

Quello che sfuggiva a molti era che a finire era soprattutto la dimensione euro-centrica del capitalismo uscita dalla guerra mondiale.
L’equilibrio che aveva visto: l’espansione economica dell’ovest, il congelamento dell’est e il giogo del nord sul sud, cambiava pelle.

Quindi nella visione ingenua i buoni avevano vinto senza combattere e i cattivi, -che poi così cattivi non son mai-, si erano arresi. Nella visione un po’ meno ingenua il capitalismo si globalizzava. Non è che non l’avesse capito nessuno, anzi.
A me interessa la visione ingenua delle cose. Nella visione ingenua il blocco comunista si era fermato come un’automobile che finisce la benzina. La corsa era finita.
La corsa era costata moltissimo in termini economici, era costata quanto una guerra mondiale "calda" e il prezzo, manco a dirlo, era stato fatto pagare -soprattutto- al sud del mondo in termini di risorse, ma anche al nord in termini di debito (da affrontare in comode rate).
Anzi ciò che univa il nord e il sud era il debito. Cosa che sarebbe apparsa chiara in seguito.

Il terrore fino ad allora era quello di una guerra termonucleare totale, e ci univa tutti in ogni angolo del pianeta.
E’ un po’ come quando fuori nevica e ci sentiamo tutti partecipi dello stesso tipo di esperienza.
Anche se questa sensazione, ad onor del vero, riguardava sopratutto noi occidentali; i russi nell’immediato erano più terrorizzati dalle numerose polizie segrete e gli altri magari avevano fame, miseria e malattie, e noi… avevamo paura della bomba atomica.
Il mondo si riempiva comunque di testate nucleari e si è vissuto mezzo secolo nel terrore. In un terrore equilibrato, scosso "solo" da conflitti periferici. Non si era mai provato un sistema così funzionale. Il terrore; non la guerra reale ma la sua ipotesi, incombente, statica, agghiacciante, permanente, terribile.
Se non si fa mente locale su questo non si capisce la facilità con cui a seguito dell’attentato alle torri gemelle dell’11/09/2001  negli USA è potuta passare con una semplicità disarmante una politica di aggressione militare mondiale, una serie di restrizioni delle libertà e ogni sorta di idiozia.

Noi, allora, eravamo fortunati assistevamo alla fine dell’equilibrio del terrore. Il terrore sembrava finito, l’impero del male si era consumato da solo!
Il periodo che va dal 1989 al 2001 è un periodo senza terrore. Di sicuro con molte incazzature, ma senza terrore.
La mente allentava la sua visione bipolare/dualistica. Questa era l’aria che si respirava in quegli anni.
Genova 2001 è frutto di quel periodo senza terrore.

L’occidente che ha paura delle moschee e l’islam del sultanato mondiale a luglio 2001 ancora non esistevano.  A novembre 2001  finirà il decennio senza terrore.

[continua]

 
Gianni Casalini 
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Man Ray, Venere restaurata, 1936-1971, “assemblage”, calco in gesso e spago, 10 esemplari, 71 x 40, Milano, Collezione Schwarz

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