A me ad esempio non piace il sud

Sammy Slabbink, 2013 - The great escape

Sammy Slabbink, 2013 – The great escape


Mi fa bene soltanto l’idea
che si trovi una nuova utopia
litigando col mondo.
(Mi fa male il mondo -Giorgio Gaber)

A me ad esempio non piace il sud
di: Gianni Casalini

A me ad esempio non piace il sud. No. Non piace perché ci vivo al sud. Sia pure in quella forma di Sud a particolarissimo statuto speciale che è la Toscana. La Toscana è un Sud a misura d’uomo, in cui questa misura va sempre più stretta. E quindi lo conosco bene il sud. Ne conosco le aberrazioni che qui arrivano attenuate (ovattate quasi mi viene da dire). Ma non mi piace lo stesso. Non mi piace la cultura familiare del sud che non c’entra niente con l’amore familiare, ma soltanto con l’organizzazione della sopraffazione. Non mi piace il clientelarismo tradotto in valore. La sua ineluttabilità. Il fatto che tutto sia mafia e niente conoscenza. Non mi piace il fatto che nel Sud -in tutti i Sud, come dicono i cantanti nelle interviste- la responsabilità, che prende solo il nome di -colpa-, sia sempre di altri. Mai della propria mentalità o della propria cultura.
Ma tutta l’Italia è sud; basta muovere la rotella del mouse e alzarci sull’immagine satellitare per vedere quanto siamo a sud di questa cazzo di Europa. Infatti in Italia la colpa è sempre d’altri. Supplichiamo sempre indulgenza. -Non ci potete giudicare per Berlusconi!-. Come se Berlusconi non fosse un nostro prodotto culturale. Anche solo per il fatto che uno come lui in un paese europeo (sia detto senza tanta esterofilia, ma come semplice constatazione) sarebbe stato preso a sputacchi il primo giorno che mise la testa fuori e noi ce lo ciucciamo da più di ventanni. Ce l’hanno catapultato gli svedesi Berlusconi? La spazzatura di Napoli è colpa dell’invasore piemontese? E così via.
A me ad esempio non piace il Sud perché mi fa incazzare. Come fa incazzare le persone migliori che sono nate e vivono a sud. Se fosse un posto che mi lascia indifferente, piacerebbe. Mi fa incazzare perché ha tutte le carte in regola per essere un posto dove vale la pena vivere e invece rimane un posto dove vale la pena morire o da cui vale la pena fuggire. Dopo tutti questi anni. Dove è più facile diventare santi o martiri che persone. Ma a me non piacciono nemmeno quelli -e in Toscana ce ne sono a frotte- che esorcizzano il fatto di essere a sud e che mi vengono a dire che il sud a-loro-li-fa-impazzire, solo perché ci vanno quindici giorni a ballare tarantelle e girano la testa tutte le volte che c’è qualcosa di sconveniente da vedere. Io la testa non la giro. E non mi piacciono perché vanno giù come se andassero a vedere le scimmie allo zoo -che pure non mi piace- e si divertono a buttare le noccioline e farsi una sudata col folclore.
No, grazie. Io non guardo le cose dentro uno schermo. Non mi basta zoommare e allontanare la visuale. Questo fa schifo? Basta osservare le cose da un’altra distanza per vedere una bella cartolina. Da turista lo puoi fare. Io non sono un turista. Non lo faccio a casa mia e non lo faccio altrove. Non lo faccio e basta. Metto a fuoco su ogni distanza. Questo mi permette di riconoscere le affinità e apprezzare la fatica delle persone che non vivono dentro le cartoline.
Ma voi dovete capire una cosa tutt’altro che scontata: la Toscana è un centro che ha due sud (tre con se stessa). Finora ho parlato del sud-Sud, ma l’altro è il sud-Nord. Una coordinata surreale che solo un paese strepitoso come l’Italia ci può mettere a disposizione. Il sud-Nord si è espresso al massimo nella forma politica nota a chiunque con il nome di Lega Nord. Che è un partito che ha come unico obiettivo trasferire ciò che non funziona del sud anche a nord, in modo da poter conquistare l’indipendenza.
Il risultato è che in Toscana per essere al centro c’è tanto sud, ma messo in modo che non si possa vedere e quindi e come se non ci fosse. Ma questo porterebbe fuori strada.

L’immagine, che spesso mi torna in mente, è quella di una biondina, una giovane studentessa liceale, che nella trasmissione pomeridiana di Augias, nella puntata -di qualche tempo fa- dopo l’intervista a Roberto Saviano per l’uscita di Zero Zero Zero, rivolge una domanda fondamentale allo scrittore. Gli chiede perché uno come lui che ha sempre parlato male di Napoli non ne parla qualche volta bene.
Questa immagine è catartica perché mi svelato tutto quello non mi piace dell’essere sud: il nascondersi, l’attitudine a non mettere in piazza, l’emarginazione rassegnata dell’evidenza. La paraculaggine. Saviano e Augias hanno risposto alla domanda. Saviano ha risposto da napoletano (da campano via). Io invece avrei voluto chiedere a quel grazioso esempio di fallimento dell’istruzione pubblica cosa avrebbe dovuto scrivere secondo lei: la bellezza del Vesuvio, la magia del golfo di Napoli, la mozzarella, la pommarola ‘n coppa, ‘a pizza più buona del mondo, il caffé più buono del mondo… Ecco, ad esempio, perché a me non piace il sud, perché mi fa incazzare e più in generale mi fa incazzare l’Italia intera che rinuncia alla propria dignità per rifugiarsi in un mondo pro-loco a misura di imbecille.

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One Response to A me ad esempio non piace il sud

  1. Dario says:

    Bel post, uaglio’.

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