La staffetta in estrema sintesi.

fotografia di Sally Mann , three graces 1994

fotografia di Sally Mann , three graces 1994


Prima liquidiamo l’argomento: la staffetta tra Letta e Renzi è facile da capire. Avete presente i sondaggi? Di sicuro. Allora: di sondaggi ce ne sono due tipi, quelli da divulgare, da pubblicare sui giornali da far passare in TV, che servono affinché le cose accadono (o non accadono) e sono sostanzialmente falsi e quelli per le elites che ci governano, che invece fotografano la realtà per come è e non vengono divulgati. Su questi secondi vengono prese realmente le decisioni.
Uno di questi sondaggi è arrivato in mano a chi gestisce il “pilota automatico”. C’era scritto sopra la seguente cosa: prossime elezioni in Italia. Stop. Aumento vertiginoso dell’astensionismo. Stop. M5S primo partito con aumento del 5% circa dei consensi. Stop. Centro destra e centro sinistra in caduta libera. Buona affermazione personale di Renzi, ma inadeguata alla situazione. Stop. Situazione di massima instabilità. Nota: situazione potenzialmente eversiva o insurrezionale.
Questo in estrema sintesi. Se volevi sapere solo questo non c’è bisogno che continui a leggere.

Quindi la storia di Renzi un po’ ha funzionato, ma un po’… e -un po’- non basta.
Salto in dietro: a cosa serve (o dovrebbe servire) Renzi. Renzi serve a far prendere tempo alle elites neo-liberiste che ci governano. Un populismo soft pieno di battutine e ottimismo per lubrificare l’amara pillola delle scelte già fatte.

Certo il massimo sarebbe stato giocare la carta Renzi per via plebiscitaria. Così volevano fare, ma qualcosa non ha funzionato. Sul perché non ha funzionato non ho risposte precise, ma non occorre essere esperti di marketing per capire che il tanto sventolato esercizio di democrazia che sono le primarie non significa niente sui grandi numeri. Un successo alle primarie non significa molto perché il campione dell’elettorato interno non è assolutamente rappresentativo dell’elettorato reale. Invece c’è un certo rancore e disincanto legato alla situazione reale del paese che non riesce a essere imbrigliata più nel blaterio mediatico politico. Sai quella cosa per cui ti chiedono cosa ne pensi di quello che ha detto quello o quell’altro…

Situazione pericolosa. L’Italia dorme sodo, ma non è detto che il torpore duri per sempre. Per questo il sedativo Renzi era la carta giusta nel momento giusto. D’altronde siamo un paese in cui sta per finire la crisi e sta per cominciare la disperazione.
E’ saltata la via plebiscitaria, ecco servita -estrema ratio- la staffetta.
Questo era il leader che tutti desideravate… ve lo diamo di default. Non importa nemmeno che lo votiate. E’ omaggio!

La staffetta Renzi è il segno dei tempi e noi SIAMO UN PAESE ALL’AVANGUARDIA! Presto saremo imitati da tutto l’occidente.
Cercate di capire questo: l’ultimo presidente eletto in Italia è stato Berlusconi, da allora solo primi ministri e governi di fantasia eletti da chissà chi e chissà dove. Quindi è appurato che la massa è ormai una poltiglia informe regredita ad una adolescenza nevrotica ed è incapace di esprimere giudizi che escano dalle imposizioni marketing pubblicitario. Da allora solo presidenti del consiglio non eletti… Bene. Sappiamo che se facciamo votare gli italiani questi eleggono delinquenti e collusi con la mafia o ogni tipo di feccia e poi se ne lamentano. Ma sappiamo anche una cosa importante degli italiani: sono il primo popolo che non si ribella perché si rende conto di non sapere più decidere per se stesso.
Questo ha fatto dire a Noam Chomsky che in Italia c’è una crisi della democrazia. Il che mi pare evidente, quasi scontato per la verità. Ma non bastano le analisi sui governanti non eletti. La crisi della democrazia italiana è di ben altra portata e fa bene ad occuparsene Chomsky perché noi italiani facciamo (nel bene e nel male) tendenza.
Gli italiani hanno abdicato democraticamente alla democrazia, questo è ciò che sostengo. Quella che Chomsky chiama la fabbrica del consenso in Italia ha lavorato così bene da portare questo popolo al raggiungimento del suo stato finale. Non possiamo dimenticare che siamo il popolo che per primo ha scelto il fascismo storico… e con questo non intendo dire che stiamo tornando ad un fascismo storico, ma che siamo il campanello d’allarme per l’abiura democratica.
La forma di fascismo dominante in Italia (come ovunque) è in questo momento pre-politico.

Vi ricordate le 10 regole del controllo sociale di Chomsky? La più importante nella capacità di strutturare il controllo nel corpo sociale, a mio modo di vedere, è la 5: Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (“Armi silenziosi per guerre tranquille”).

“… un popolo rimasto allo stato d’infanzia – vale a dire incapace di vivere in democrazia –” espressione bellissima trovata in questo articolo

Nello stesso articolo trovo: Spinoza definisce la “melanconia”, nell’Etica, in maniera diametralmente inversa all’hilaritas. La melanconia è in effetti una depressione equilibrata, la perdita di ogni fede, di ogni fiducia e di ogni fedeltà nella vita quando tutte le parti di un corpo (e di uno spirito) sono egualmente affette dalla tristezza – e allora più niente permette la resistenza (Eth. III, 11 Scolio e IV, 42 dimostrazione). È un crollo – un crollo della potenza d’agire per perdita di fiducia essenziale e quindi per perdita di ogni punto d’appoggio alla resistenza. La melanconia è dunque la dinamica stessa del suicidio (TTP, XVII, 27-28).

Per tirare le fila parto da quello che avevo scritto su un mio stato fb: La calma che immobilizza la società italiana vista da quassù [Bruxelles] è surreale come un quadro di Magritte.. Non era per fare il classico italiano che dopo tre giorni che è all’estero non capisce più niente del proprio paese e monta in cattedra. La mia era proprio un’immagine alla Magritte, ma che non si sottrae per questo all’interpretazione.
L’Italia è un paese congelato perché sotto trauma. Nei vari comportamenti degli italiani si leggono tranquillamente tutte le reazioni post-traumatiche. L’impoverimento del paese e il saccheggio che ha spostato la ricchezza sempre più in mano di pochi ha scioccato il nostro paese e la mente dei suoi abitanti. Si è prodotto come evento traumatico. Il resto lo hanno fatto il fallimento del sistema educativo e la sua progressiva sostituzione con il sistema mediale pubblicitario, che notoriamente ha lo scopo di trasformare tutti in idioti (ma questo non è un dato solo italiano, purtroppo).

Nelle piazze italiane non c’è il fuoco non tanto perché non si sia ancora raggiunta la disperazione, ma perché resiste il sistema pensionistico (unica forma di stato sociale) e perché il popolo italiano non solo non si fida più di chi lo governa, ma non riesce a fidarsi nemmeno di chi governa la contestazione e in ultima analisi di se stesso.
E’ una crisi malinconica di desiderio che tiene congelata la situazione. Ma chi fa manutenzione al pilota automatico sa benissimo che si tratta di una polveriera mai disinnescata.
Le direzioni di una eventuale deflagrazione sarebbero incontrollabili allo stato attuale. Una parte del potere sta già lavorando da tempo per rivestirle di sentimenti indegni e fascistoidi. Come il popolo italiano non si fida di sé nell’urna, e per questo accetta forme di governo imposte, allo stesso modo sa che il principale sentimento candidato a protagonista di eventuali rivolte è il rancore becero e razzista.

Un’altra interpretazione, che non contraddice quanto scritto prima ma lo rafforza, è la seguente: siamo così condizionati dal già pronto, siamo nell’epoca del cibo da infilare nel microonde, del premiscelato, dell’all-inclusive, che pare anacronistico ancora recarsi a scegliere qualcuno, che poi sostanzialmente è già stato scelto un livello o due sopra il livello democratico… alla fine l’idea di trovarsi un presidente del consiglio già fatto non dispiace ad un popolo così moderno e indaffarato. Poi se qualcuno è diventato famoso è come se già fosse stato eletto. Renzi potrebbe diventare il primo presidente eletto dai suoi (primarie) e dai media. Scelto da chi tira le fila.
Vi auguro di aver fatto bene i conti perché è l’ultima carta. Dopo c’è il fuoco e non sono sicuro nemmeno che sia fuoco “amico”.

Mi fermo qui perché sono convinto di essere poco letto da quelli che farebbero bene a leggermi e di essere letto da diversi che sarebbe meglio non mi leggessero.
Colgo l’occasione per salutare tutti.

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