Lo strano caso del signor Grillo e Casa Pound

San Miniato

Lo strano caso del signor Grillo e Casa Pound
Era chiaro che la chiacchierata davanti al video in cui il comico genovese e un esponente di Casa Pound Italia si scambiavano reciproci apprezzamenti avrebbe prodotto un vespaio mediatico.
Era chiaro che ci si sarebbero buttati tutti, pro e -soprattutto- contro; giornalisti, blogger, analisti, opinionisti, congetturalisti e militanti.
Era chiaro che ci sarebbe stato tam tam mediatico e ressa, sopra, sotto e dentro la notizia. La mischia era evocata. Desiderata. Voluta. Ottenuta.

Numerosi sono quelli che si sono messi ad analizzare le affinità politiche e culturali fra il M5S e il fascismo. Ad esempio ho apprezzato questo articolo. La premessa è giusta: È un paragone pericoloso, da maneggiare con molta cura, quello tra grillismo e fascismo. Perché rischia di apparire ideologico e di essere semplificatorio, di costituire una scorciatoia che ci impedisce di comprendere le specificità della situazione contemporanea.

Poi l’articolo si lancia dentro analisi di affinità che non bastano, secondo me, a giustificare uno sdoganamento del genere. Se la questione fosse quella delle analogie e cose come “l’uso della tecnologia e dei media come strumento totalitario” avvicinassero Grillo ai neofascisti, allora l’essere antisistema o l’attaccare il potere delle multinazionali, o l’autogestione, metterebbero sullo stesso piano i militanti dei centri sociali e quelli di Casa Pound. Cosa che non succede perché permane una divergenza culturale grossa come la visione di fondo che sta dietro le due parti politiche, nonché il razzismo e, ovviamente, la pregiudiziale antifascista. Mi pare.

Piuttosto quello che mette in luce l’articolo sono analogie fra il momento storico in cui emerse il fascismo e quello attuale. [Qui non mi occupo di questo.] La questione di come Grillo si pone in maniera autoritaria e populista non è nuova potete leggere questo articolo scritto da Daniele Luttazzi nel 2007: La cosa e il come.

Quello che non appare chiaro alla mia parte machiavellica (per un toscano è poco riducibile) è: perché uno come Giuseppe Grillo ha prodotto questo “oggetto mediatico” dal momento che NON ha assolutamente niente da guadagnarci (e per un genovese questo è poco riducibile).

La domanda è: perché?
Perché uno che si è buttato in politica dopo aver fatto un tale polverone in tutti questi anni, quando viene dato dai sondaggi con un risultato a due cifre… ben sapendo di avere fra i suoi potenziali elettori SOPRATTUTTO antifascisti, si mette a sdoganare in pubblico questa parte politica assolutamente minoritaria sul piano elettorale -oltreché piuttosto impresentabile-?

Noi siamo fuori da queste guerre ideologiche.Dice Grillo.
Voi può darsi (mah!), ma loro -i fascisti del terzo millennio- non sono fuori di sicuro da queste guerre ideologiche ed i potenziali elettori lo sanno benissimo.
Basta un giro su Youtube per capire di cosa stiamo parlando quando parliamo di Casa Pound.

Casa Pound sul piano elettorale si è dimostrata, almeno per ora, una forza risibile, perché uno come Grillo e uno come Casalecchio , che conoscono entrambi questa realtà e sono consapevoli di quale sarà il danno di immagine si mettono a flirtare in pubblico con i fascisti del terzo millennio?

La faccenda è strana. Il M5S non ha niente da guadagnarci e Casa Pound tutto. C’è troppa asimmetria.

In tutto questo parto dalla premessa che Grillo non sia stupido e nemmeno il suo spin doctor. E se la premessa rimane valida… perché si è fermato a dare un passaggio a questi qui? Perché ha detto loro che c’è un posto sull’autobus? Autolesionismo politico? Oppure mi sbaglio io e Casa Pound è diventato un trend?

Guardando questa puntata de La storia siamo noi, si capisce molto della carriera del comico-politico genovese.

Come emerge dal filmato ad un certo punto Beppe Grillo conosce sul set di un film (Scemo di guerra – di Dino Risi) il comico francese Coluche.
Molti considerano Coluche l’ispiratore di Beppe Grillo.

Coluche nel 1980 annunciò che si sarebbe candidato alle presidenziali. Quando emerse che i sondaggi lo davano al 12-15% si ritirò dalla competizione elettorale. Dalla pagina di Wikipedia: Tutti pensavano stesse scherzando; abbandonò il progetto a causa delle forti tensioni che alcuni sondaggi a lui favorevoli avevano scatenato. In tale occasione, il suo collaboratore René Gorlin fu assassinato, ed egli ricevette anche delle minacce. Per questo motivo, nell’aprile del 1981, annunciò il suo ritiro dalla candidatura.

La voce più insistente era che i servizi c’avessero messo lo zampino. Un ottimo resoconto lo si trova in questo articolo. Ho trovato anche un articolo di Sciascia su questo avvenimento.

Felix Guattari, uno degli intellettuali di sinistra più in vista in quegli anni appoggiò Coluche. Charlie Hebdo, periodico satirico, pubblicò il manifesto del comico: Mi appello agli sfaccendati, agli zozzoni, ai drogati, agli alcolizzati, ai froci, alle donne, ai parassiti, ai giovani, ai vecchi, agli artisti, agli avanzi di galera, alle lesbiche, ai garzoni, ai neri, ai pedoni, agli arabi, ai francesi, ai capelluti, ai buffoni, ai travestiti, ai vecchi comunisti, agli astensionisti convinti, a tutti quelli che non credono più nei politici, affinché votino per me, si iscrivano presso il loro municipio e propagandino la novità. Tutti insieme per fotterli in culo con Coluche, il solo candidato che non ha motivo di mentire.

Non credo che Coluche avrebbe potuto e soprattutto voluto sdoganare i fascisti, né credo che nessun fascista si sarebbe messo a disquisire amabilmente con lui. Il paragone è parzialissimo. Coluche non è Grillo e Casalecchio non è Guattari. Ma si tratta di un precedente irrealizzato significativo.

Coluche si tolse dalla competizione. Grillo non può -sarebbe la fine del personaggio-.
E’ quindi circolata nei meandri della rete l’ipotesi che anche il comico genovese abbia subito pressioni in questo senso.

Io la risposta non ce l’ho. Non saprei dove cercarla. L’ipotesi è inquietante: incontro concordato per riequilibrare la competizione. Introduzione di una barra di raffreddamento nel reattore. Un gioco alla meno. Una specie di collusione preventiva?

E’ solo una fantasiosa ipotesi inquietante, s’intende.

[GC :::2013:::]

Vedi anche:
Grillo: anomalia o laboratorio?

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Decostruzione del Signore della Televisione

Ponte a Elsa
Decostruzione del Signore della Televisione.
Questa volta scrivo un commento sul fatto mediatico del giorno prima. Di solito non lo faccio… Il fattaccio è chiaramente il Berlusconi Silvio che fa campagna elettorale nella trasmissione di Santoro.

Considerazione emotiva.
Vedere Santoro, Travaglio e Berlusconi nella stessa trasmissione mi ha dato una sensazione malinconica. Il lirismo di un epoca che sta tramontando. Emozione da C’era una volta il West… . Anche il loro battibeccare, sebbene molto ragionato sul piano comunicativo, lasciava trasparire un senso di: ci siamo tanto odiati, ma il tempo in cui abbiamo trascorso il nostro odio, le dame, gli amori e l’armi è ormai sulla via del tramonto. Un po’ come quando dopo tanti anni si incontrano due rivali in amore e si abbracciano piangendo, anche un po’ stupiti di non riuscire ad evocare la rabbia di un tempo nei confronti dell’altro, ma solo nostalgia per la donna che un tempo si sono contesi, e che infine non è stata di nessuno dei due.

Sul piano comunicativo il discorso cambia parecchio.
Quello che viene definito: l’omino di plastica, lo psico-nano, la mummia ecc ne è uscito come sempre con un doppio risultato. E questa è una sua caratteristica talmente evidente da far sospettare che sia un abile conoscitore della teoria e dalla pratica del bispensiero. Dal punto di vista politico si mostra inconsistente e patetico, come sempre. Un omuncolo. Ma, come sempre, riesce a trasformare le arrampicate sugli specchi in un vantaggio.

B. S. sa benissimo che non viviamo nel tempo della politica, ma in quello dello spettacolo e lui sacrifica ciò che appare conscio per agire sulla parte inconscia dello spettatore. B. S. è ostentatamente uno che con la politica non c’entra un cazzo. Ma questo non entrarci gli permette di essere spregiudicato e ribaltare la situazione a favore del proprio personaggio.

Primo elemento “mitologico”. B. S. nella trasmissione di Santoro è il Grinta. Sta recitando un film western. Un uomo che tutti danno per finito (e non a torto) che si butta DA SOLO nell’arena dei leoni e sta lì, lì nel mezzo come Oriali nella canzone di Ligabue. E’ un mediano. E’ un pistolero. E… più il suo lato politico ne risulta immiserito più risalta il personaggio tenace e inarrendibile.
B. S. è interessato al patos non alla ragione (la ragione è dei bischeri, mette in guardia un proverbio toscano).

Secondo elemento “mitologico”. B. S. sta dentro lo schermo come se lui fosse il Signore della Televisione. –Lo tuo signore, appunto, o spettatore!- Il Signore della Televisione è gerarchicamente superiore a tutti quelli che accettano la televisione come intrattenimento e l’audience come parametro significativo. Quindi si presenta come dominante su coloro che ci lavorano e su coloro che la guardano.

B. S. in questo sfrutta un arcaismo e si pone come elemento semidivino in una sorta di mitologia di massa. Come gli dei dell’Olimpo è bizzoso, superficiale, permaloso, lascivo, falso ecc. Più potente degli umani, ma travolto dalle passioni umane. Quindi stimola il lato pagano della fantasia. Contro di lui la rivolta degli umani -Santoro, Travaglio ecc-, abili guerrieri, ma pur sempre umani. Richiamo inconscio ad elementi gerarchici.

Non a caso legge in trasmissione una lettera che ci tiene a far sapere essere scritta da altri ed a cui lui ha dato solo un’occhiata di sfuggita. Nella prima parte della lettera, rivolta a Travaglio, mette in evidenza che il giornalista deve la sua carriera e la sua fama proprio a lui. Quindi lui è il creatore, il demiurgo. La seconda parte è un elenco di cazzate che qualunque comune mortale si sarebbe vergognato ad andare a leggere in televisione.

Il pubblico.
B. S., verrebbe da dire, ha fatto solo figure di merda. No, perché lui sa a chi si rivolge. Sa che davanti c’è un pubblico e non un elettorato. Sa che una parte di quel pubblico è contro di lui -a priori- perché composto da soggetti troppo evoluti per prendere in considerazione ciò che rappresenta (o meglio ciò che non rappresenta).
Di fronte a questo pubblico “critico” si occupa di essere scoraggiante. –Un buon generale sa indebolire il nemico!-. Il fatto che uno come lui abbia governato per vent’anni un paese e si presenti lì davanti a prendere, sostanzialmente, per il culo è disarmante. Chi ragiona in termini politici, o nutre un semplice rispetto per la logica, sente un tuffo al cuore. Un ingrossamento al fegato. Un colpo allo stomaco. Un fastidioso prurito in zona perianale.

Ma B. S. sa bene che una buona parte del pubblico è composto da “curiosi”. Da quelli che si fermano a guardare l’incidente anche se intralciano il traffico, da quelli che basta vincere il derby, da chi compensa la propria scarsa intelligenza con una certa dose di furbizia… da quello che ho chiamato, usando un neologismo: sottoculturalato.

B. S. il sottoculturalato contemporaneo lo conosce bene, perché, in Italia ma non solo, l’ha prodotto lui (ancora il demiurgo) e continua ad alimentarlo a bocconi di merda. Perché quel pubblico “curioso” è quello che guarda Striscia la notizia e ci ride anche -anzi fa il verso alle risate fuori campo-. E’ il pubblico che arriva anche a pensare che un’insulsa accozzaglia di idiozie con l’inserimento di qualche argomento “sensibile” rappresenti controinformazione.

In questo B. S. si è valso e si avvale di un genio (del male) come Antonio Ricci. Uno che sa come lavorare con l’unica pornografia che veramente temo: quella senza sesso esplicito. Antonio Ricci si è auto-definito situazionista. -Cosa che farebbe venir voglia ad uno come Debord di tornare in vita per spararsi di nuovo una fucilata in bocca.- Ma è indubbio che i meccanismi di comunicazione e manipolazione di massa li conosce bene e B. S. su questo ha sempre avuto fiuto e, ovviamente, mezzi.

[Su scala globale non ci dimentichiamo che la Endemol, la società olandese con sede ad Amsterdam che produce la gran parte dei modelli di rincoglionimento di massa in forma di reality ha visto (fino a poco tempo fa, adesso pare ci sia stata una ristrutturazione), come azionista di maggioranza Mediaset e fra gli altri azionisti Goldman & Sachs, la banca d’affari per cui ha prestato i suoi servizi il professor Monti e compagnia…]

Quindi B.S. si preoccupa di lanciare messaggi sotto traccia.
Un ulteriore messaggio sottotraccia -coerente con il resto- è quello della proprietà. Lui, essendo il Signore della Televisione è effettivamente il PADRONE psicologico del pubblico di cui parlavo. Il pubblico a cui si rivolge è suo. I tasti da premere per rievocare questo diritto feudale li conosce bene perché ce li ha messi Ricci & Co. da Drive In in poi -e sono stati rinforzati da tutti gli imitatori peggiori dell’originale-.

B. S. è solo per metà un dio dell’olimpo. L’altra metà è umana. Anzi -parafrasando Nietzsche- troppo umana. Un personaggio dello spettacolo appare come un essere inarrivabile che vive al posto di tutti, ma per essere tale deve essere imitabile e deve imitare. B. S. racchiude sia il lato “divino” dello spettatore medio (successo), sia quello umano (inadeguatezza al successo). Come lo spettatore medio B. S. spara cazzate per andare avanti. Millanta. E’ fazioso. Vanitoso, banale, scontato, mediocre.
Solo che lui non sta facendo lo sbruffone al bar, o sul luogo di lavoro. Lui è in televisione. In questo sfrutta il principio per cui ciò che è buono appare e ciò che appare è buono. Solo l’indulgenza del Signore della Televisione fa si che quello che rappresenta la pochezza comune passi attraverso quello schermo. Questo è il suo modo di fornire CAREZZE.

Quindi B. S. lancia continuamente segnali doppi. Talvolta questi segnali convergono come nel caso della natura del suo personaggio: l’eroe solitario, il padrone, il semidio, il popolano. Talvolta divergono, come nel caso politico/personaggio. Ma proprio in questo secondo caso lo spettatore “curioso” con la sua mente semplificata subisce uno splitting ed è tenuto a ricomporsi scegliendo il lato che riesce a includere l’altro. Il politico è in omaggio col personaggio.

B. S., durante la sua reggenza, eliminò la satira dall’etere perché la satira andava ad agire su questo piano, non perché parlava male di lui. La satira non mette in ridicolo soltanto la vedette dell’immagine, ma soprattutto lo spettatore che è legato a doppio vincolo con essa. Dopo una trasmissione di Luttazzi in prima serata non era più debole il premier; piuttosto coloro che ne riproponevano i modi, l’estetica nazi-consumista e le parole d’ordine apparivano il giorno seguente al bar, come delle ridicole macchiette da pernacchie e sberleffi.
B. S. non è preoccupato di apparire cretino, ma si deve tutelare dal fatto che chi lo apprezza e lo vota non si senta tale. Un buon padrone ci tiene alla sua proprietà.

Ho detto all’inizio che nella parte del politico ne è uscito bastonato. Sì è vero, ma, e chiudo il cerchio, lo ha fatto in modo del tutto particolare. Il politico ha lanciato il ponte su cui poteva passare il personaggio. Ha parlato di Monti, dell’economia, delle banche, dell’euro (eh, non se ne esce dall’euro!) ecc dicendo poco o niente, ma suggerendo all’orecchio della mente una cosa importante: è evidente che voi non scegliete chi realmente vi governa. Dite che io sono un burattino. Ma anche un altro al posto mio lo è. La vita è altrove (cit. Rimbaud), il potere anche. Noi, io quassù e voi laggiù, siamo dei fresconi di provincia… Quindi, come dicono gli inglesi, sempre meglio il diavolo che conosci.

Non è del tutto vero. Ma la guerra è l’arte dell’inganno.

[GC :::2013:::]

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Le cose di cui ho perso il filo

Ponte a Elsa

Le cose di cui ho perso il filo
di Luisa Caldon

1) Perchè non parliamo più di raiting?
2) Perchè non c’è più l’immigrazione di massa?
3) Ma in Libia noi ci siamo ancora? Che facciamo?
4) Ma abbiamo paura dei terremoti?
5) Ma adesso nel Milan gioca Galliani o facciamo un talent con Abatantuono?
6) E all’Olgettina, è tutto sfitto?
7) La competizione elettorale spreadda in su o in giù? E ce ne sbatte ancora qualcosa?
8) Ma l’Iva passa al 23 sì o no o forse o boh?
9) Perchè su Premium ci sono a pagamento le cose che si vedevano gratis in Tivì?
10) Ma Tom Cruise è il capo-capo di Scientology?

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Vocabolario politico minimo

Ponte a Elsa

Vocabolario politico minimo.

Moderati: In Italia sono coloro che portano avanti gli interessi dei padroni con ogni mezzo necessario, compresa la distruzione del tessuto sociale, l’impoverimento e l’imbarbarimento generale del paese.

Responsabili
: Vedi moderati.

Invidia
: Parola d’ordine tutt’ora usata da un noto pubblicitario prestato alla politica per descrivere la motivazione psicologica che muove alcuni scellerati a chiedere che i ricchi paghino le tasse.

Governabilità
: Diritto della burocrazia finanziaria a distruggere la qualità della vita delle masse tramite la politica.

Riforme
: Atto del cambiare la costituzione al fine di poter agire con maggiore disinvoltura nell’alienazione del bene pubblico.

Mafia: Il 24 di Febbraio non si asterrà.

[GC :::2013:::]

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Aforismi

San Miniato

Aforismi
Uno dei migliori modi per fregare qualcuno è fornirgli la continua sensazione di un potenziale guadagno.

Dire che il sistema economico è buono e le banche sono cattive è ragionevole come dire che si ama il nuoto e si odia l’acqua.

Al potere non interessa chi sei, ma con chi ti identifichi.

Neanche a te interessa troppo chi sei, ma con chi ti identifichi.

Forse ti identifichi con il potere.

Ai più fortunati è stato rubato il futuro. Ai meno il presente. A tutti il passato.

La paura è necessaria all’ordine quando l’invidia non è più sufficiente.

Quando in Italia potremo finalmente votare per i tre schieramenti che ci rappresentano pubblicamente senza ricorrere a fastidiosi intermediari? Mafia, massoneria e clero.

Una società ossessionata dalla sicurezza tratta qualsiasi cosa come un problema di sicurezza. Tranne ciò che è davvero un problema di sicurezza.

Tutti stanno più volentieri con chi vince. Più di tutti i perdenti.

[GC :::2013:::]

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Destra & Sinistra

San Miniato

Destra & Sinistra
In auto. Ascolto la radio sintonizzato su rai radio 3. Rassegna stampa già iniziata. Lo speaker parla entusiasta di un articolo di Marcello Veneziani sul Giornale. L’argomento è, in effetti, interessante.
Cosa è oggi il potere? Ne legge dei passaggi. Sono scritti con quella patina intellettuale che Veneziani mette nei suoi discorsi. La tesi è la seguente (in sintesi): la politica è svuotata. Si tratta di una categoria novecentesca che aveva riempito lo spazio pubblico. Oggi il luogo della decisione non è più la politica. Allora quali sono i poteri “veri”?
Secondo Veneziani il potere oggi è -la finanza-!
Il giornalista di radio 3 è sinceramente entusiasta di questa conclusione e riprende il filo del discorso dell’articolo con l’altra grande tesi in esso contenuta. Cioè: oggi non ha più senso parlare di destra e sinistra. Sono categorie esaurite e non da ora (cita filosofi), ma dall’inizio del secolo scorso. Almeno il concetto è chiaro.

Vabbé. Mi sarei aspettato un entusiasmo più contenuto rispetto a queste “novità”, dal momento che la tesi del vero potere che risiede nella finanza la ripete, da almeno una dozzina d’anni, anche l’aspirante velina.

Comunque niente di strano. Tesi post-moderne in salsa di destra si direbbe, se lo stesso Veneziani non c’avesse assicurato che destra e sinistra non significano più niente perché non significa più niente la politica.

Poi lo speaker introduce nel discorso il concetto nietzschiano di procedura. Il sistema mondiale avrebbe assunto caratteri procedurali per cui esiste astraendosi. Bene. Interessante. Anche Marx, mi pare, c’avesse messo in guardia dal fatto che il capitalismo è astratto. Poi questo discorso mi sembra che peschi abbastanza da Impero di Hardt e Negri e da quello che diceva uno storico marxista come Hobsbawm a proposito di un capitalismo senza borghesia. Tutto in salsa di destra naturalmente.

La parola capitalismo non viene in mente né a Veneziani (mi pare di capire), e nemmeno allo speaker. Basta la parola finanza. Come ai fascisti di Casa Pound basta la parola banche.

Non ce l’ho fatta a comprare il Giornale. Aspettando che questo annullamento di destra e sinistra sia totale e tangibile fino a togliermi l’impressione di comprare un triste foglio di propaganda della peggiore destra italiota…. e sinceramente… anche no (visto anche che lo speaker ce lo ha letto praticamente tutto questo articolo)… nei prossimi giorni posso comunque dargli una lettura in biblioteca, mi sono detto… -proprio a sentirne il bisogno-.

Niente di nuovo, si potrebbe dire, la destra finge di non essere destra e butta fumo negli occhi. Per farlo mette su i soliti Frankenstein concettuali fatti di pezzi di pensiero di sinistra manipolato per renderlo assemblabile con conclusioni fascistoidi -la premessa del fascismo è la supremazia della violenza e dell’inganno, per questo, quando si cala nel mondo culturale ripropone quelle che sono le sue costanti: il saccheggio e lo sciacallaggio concettuale-. Ok. Roba vecchia?

No. Invece mi sa che si va nella direzione di appoggio all’unica destra vincente, quella economico-finanziaria. Chiaramente fingendo il contrario; si parla di finanza e si finge di smascherare il sistema. Sì. -Effetto Striscia la Notizia-?. In un certo senso.

Prendo questi spunti per dire alcune cose che mi interessano più dell’articolo di Veneziani.

1 Una delle operazioni della propaganda neoliberista è proprio quella di mettere sotto i riflettori le varie singole parti del sistema economico-finanziario-produttivo che va sotto il nome di capitalismo e farle additare dall’estrema destra politica e “culturale” come -il colpevole- (quanto sfruttano la pornografia della giallistica!) in modo di distogliere sia da una visione di insieme, sia da giuste rivendicazioni sociali -tu stai guardando il dito… come possiamo darti dei diritti… non è colpa di nessuno… è la finanza… siamo tutti sulla stessa barca…-. La finanza non è qualcosa che sta in alto e muove i fili e basta. La finanza sei te che non la sfanghi.

2 C’è un turbinio di “ispettori”, soprattutto in rete, che giurano e spergiurano di avere capito chi è davvero il potere -ah l’assassino!-. Bene. Spesso inconsapevolmente questi finiscono per agire come disinnescatori del dissenso, appiattendolo e personalizzandolo, oppure proponendo la loro confusione fra cause ed effetti. Allo stesso modo vengono allontanate le riflessioni tecniche vere e proprie -come funziona una procedura? Quali sarebbero i punti deboli del sistema? Come agire nell’immediato?- proponendo risposte semplificate, incomplete e (soprattutto) distorte.

3 Politica. Gli unici che in questo momento hanno la reale capacità di sfruttare lo svuotamento di senso delle istituzioni sono loro: la destra finanziaria, o gli scagnozzi del capitalismo neoliberista. E lo stanno facendo IN MANIERA SERIA ED EFFICACE. La sinistra sociale è in una condizione frustrante di subalternità culturale. Ogni tanto lancia dei segnali interessanti. Ma da sola non va da nessuna parte. (Nonostante i molti proclami il superamento tra massimalismo e riformismo non è stato metabolizzato a sufficienza e si ripropone in forma di rigurgito come generico superamento della politica.)

4 Lo spazio del politico non è vuoto per niente. Anzi non è mai stato affollato come ora. Il potere finanziario, cioè il capitalismo che si è fatto astratto ed evanescente, ha bisogno di passare attraverso il potere politico e non ha la minima intenzione di sostituirsi ad esso. Non aspira proprio ad essere politico. Casomai ad essere servito dal potere politico. Deve modificare costituzioni tramite la politica, deve intervenire sugli ordinamenti giuridici nazionali tramite la politica, deve sottrarre risorse alla collettività tramite la politica, deve crearsi le condizioni di mantenimento e omeostasi attraverso la politica…. La politica non è padrona (meno del solito), ma è necessaria. Lasciare vuoto lo spazio del politico è una pessima idea. Caso mai si tratterebbe di ridefinirlo, finalmente, in una nuova radicalità che va oltre le folkloristiche uniformi da maggiordomi di massimalismo e riformismo.

5 Destra & Sinistra. C’è chi ha interesse a fornire l’idea che destra e sinistra siano Cip e Ciop. Le cose stanno diversamente. Esiste una fondamentalità, che purtroppo è stata svilita nei fatti, ma che dovrebbe ancora distinguere con chiarezza cristallina destra e sinistra. Ed è questa. In termini di visione la sinistra ha come orizzonte una società libera e senza oppressione di classe. In termini di obiettivi la sinistra dovrebbe (condizionale obbligatorio) cercare con ogni mezzo di attuare la ridistribuzione dei profitti, di costruire una società solidale e una democrazia sempre meno delegata, nella cornice delle libertà civile e della libertà di espressione. La destra no! La destra è quella parte della società che crede che la diseguale distribuzione della ricchezza prodotta sia funzionale al buon funzionamento della società stessa.
Ok, banale. Ma siccome non ci si prende mai la pena di dire qualcosa di banale va a finire che non si dice mai niente. Così capita di assistere a cose assurde tipo che alcune forze teo-fasciste vengono considerate di sinistra perché -anti-imperialiste- o imbecillità del genere. Oppure si tira fuori la destra sociale (ossimoro divertente) ecc ecc

Comunque se destra e sinistra sembrano termini superati – e sotto molti aspetti del loro uso lo sono- per me va benissimo. Se ne possono inventare di nuovi… Ciò che non è superato nei fatti è la contraddizione sociale che li ha prodotti. Quando realmente ne potremo fare a meno sarà un gran giorno per l’umanità.

[GC :::2013:::]

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L’arte della saggezza mondana

San Miniato

L’arte della saggezza mondana:

1 Non mostrarti più brillante del tuo capo.
2 Trova la maniglia di ogni persona, il suo punto debole.
3 Capisci quando essere evasivo.
4 Le tue intenzioni scrivile in modo cifrato.
5 Opera ma sembra anche.
6 Lascia che qualcun altro meriti il successo.
7 Non entrare nello spazio (vasto?) lasciato da un altro.
8 Non competere mai con qualcuno che non ha niente da perdere.
9 Usa mezzi umani come se quelli divini non esistessero e quelli divini come se quelli umani non esistessero.
10 Comportati sempre come se gli altri ti osservassero.

[Baltasar Gracián, gesuita spagnolo del XVII secolo molto apprezzato da Debord]

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SMEmorandum

Ponte  a Elsa
SMEmorandum
Time warp – senza pretesa di completezza.

Come è difficile tirar fuori degli eventi dalla massa di informazione…
Anche quando i fatti sono noti, conosciuti, tutto sommato recenti e per niente segreti, non è per niente facile ricostruire uno “story-board”.

1978

SME (Sistema monetario europeo)

Dicembre 1978 – dalla pagina Wikipedia
5 dicembre – Bruxelles: i paesi della CEE, esclusa la Gran Bretagna, approvano il Sistema Monetario Europeo con l’obiettivo di stabilizzare i tassi di cambio, ridurre l’inflazione e preparare la futura unificazione monetaria europea

Il voto…
Nonostante il voto contrario di gran parte del Pci (e dell’estrema sinistra) e l’astensione del Psi, nella seduta del 13 dicembre viene infine deliberata l’adesione allo Sme. (148)
Fonte: SMEmorie della lira: gli economisti italiani e l’adesione al Sistema Monetario Europeo; Fabio Masini –pag 56-

Ma cosa dice la nota 148? Eccola: A conclusione del dibattito è stata posta in votazione una mozione divisa in 3 parti: la prima per la scelta di aderire immediatamente allo Sme, la seconda con dichiarazioni di principio per ribadire sul cammino di integrazione europea, la terza sulla necessità di portare avanti una politica economica di rigore coerente con l’ingresso nello Sme. Sulla prima, i voti favorevoli sono stati 270, 228 i no, e 53 le astensioni. Sulla seconda si sono registrati 252 voti favorevoli, 49 contrari e 249 astensioni. Sulla terza si sono avuti 248 voti favorevoli, 30 contrari e 249 astensioni.

Dalla dichiarazione di voto di Giorgio Napolitano (PCI): Quello delle garanzie da conseguire affinché l’euro possa avere successo, favorire un sostanziale riequilibrio all’interno dell’Unione europea (e non sortire un effetto contrario), è un rilevante problema politico. Le esigenze poste da parte italiana non riflettevano solo il nostro interesse nazionale: la preoccupazione espressa dai nostri negoziatori fu innanzitutto quella di dar vita a un sistema realistico e duraturo, in quanto – cito parole e concetti del ministro del tesoro e del governatore della Banca d’Italia: “Un suo insuccesso comporterebbe gravi ripercussioni sul funzionamento del sistema monetario internazionale e sulle possibilità di avanzamento della costruzione economica europea”. Ma dal vertice è venuta solo la conferma di una sostanziale resistenza dei Paesi più forti, della Germania, e in particolare della banca centrale tedesca, ad assumere impegni effettivi e sostenere oneri adeguati per un maggiore equilibrio tra gli andamenti delle economie di paesi della Comunità. E’ così venuto alla luce un equivoco di fondo: se cioè il nuovo sistema debba contribuire a garantire un più intenso sviluppo dei paesi più deboli della Comunità, o debba servire a garantire il Paese più forte, ferma restando la politica non espansiva della Germania, spingendosi un Paese come l’Italia alla deflazione.

Fonte: http://www.ecodellarete.net/code/xslt.aspx?p=56092

Preciserà Giorgio Napolitano sul Corriere della Sera il 13 gennaio 2002: …da parte del Pci non vi era alcuna pregiudiziale negativa nei confronti della creazione del Sistema monetario europeo. E in effetti votammo contro una parte soltanto della risoluzione di maggioranza, quella relativa all’adesione dell’Italia fin dall’inizio e pienamente all’accordo raggiunto a Bruxelles (l’Italia avrebbe potuto aderirvi in occasione della già prevista revisione 6 mesi più tardi). Su tutto il resto ci astenemmo. Avremmo potuto astenerci anche su quel punto cruciale? Credo di sì, e di certo non si poteva escluderlo sulla base del mio discorso alla Camera. Prevalsero valutazioni politiche di carattere generale, e in sostanza uno stato di tensione e di diffidenza politica già esistente nello schieramento che sosteneva il governo di unità nazionale. 
2. Ma non fu il nostro voto sullo Sme a provocare la caduta di quel governo…

Fonte: http://www.ossimoro.it/europa3.htm

Si sta parlando del governo Andreotti IV (monocolore DC), a cui seguirà il governo Andreotti V (DC -PSDI-PRI)

Infatti l’Italia entrò nello SME.

Interessanti, per motivi opposti sono le dichiarazioni di voto, in quel dicembre 1978 di Luciana Castellina e Lucio Magri (PdUP) e di Pino Romualdi (MSI).

Lucio Magri
 (PdUP): Una prima considerazione da fare, di buon senso ma non ovvia, è questa: negli ultimi anni il deprezzamento della moneta e l’elevato tasso di inflazione non sono stati per l’economia italiana solo una manifestazione di crisi, sono stati anche il principale strumento di difesa rispetto alla crisi stessa. […] Ed è, infine, l’inflazione permanente che ha consentito, pur senza grandi trasformazioni strutturali, una poco appariscente ma sostanziosa redistribuzione del reddito interno e la compressione delle rendite, soprattutto bancarie ed edilizie

Luciana Castellina
(PdUP):Noi seguitiamo a considerare assai grave e assai pericolosa per il nostro paese l’adesione dell’Italia al sistema monetario europeo. […] La scelta di aderire allo SME è infatti destinata – e lo sappiamo tutti – ad incidere profondamente sul futuro del nostro paese ed in questo senso è scelta politica nel senso più pieno, perché destinata a mutare gli equilibri stessi su cui si fonda la nostra democrazia…

Pino Romualdi
(MSI): Il nostro è un documento semplice, di puro impegno al Governo di entrare immediatamente nel sistema monetario europeo…

A proposito di Romualdi e dell’estrema destra politica, trovo il commento sulla pagina web anti-euro (contiene spunti interessanti), da cui ho preso questi stralci esplicito e condivisibile: colpisce, anche, l’appoggio all’ingresso immediato dell’Italia nello SME di Pino Romualdi, cosa di cui sarà presto opportuno ricordarsi, per rintuzzare i tentativi populistici della Destra politica italiana di rifarsi una verginità assumendo una posizione eurocritica, quando, come i resoconti parlamentari ampiamente dimostrano, quella parte politica si è pesantemente compromessa in favore dell’euro, fornendo alla Destra economica tutto l’appoggio di cui questa necessitava.

Andrebbe ricordato più spesso ai camerati coi loro comodi deliri anti complotto-sistema-signoraggio-BCE ecc ecc.

1989

9 novembre 1989 – Caduta del muro di Berlino.

1991

Durante il governo Andreotti VI a cui seguirà il governo Andreotti VII. Il 3 febbraio – Rimini: al termine del Congresso del PCI, Achille Occhetto annuncia ufficialmente la trasformazione del Partito Comunista Italiano in Partito Democratico della Sinistra (PDS)

1999
1 gennaio 1999 – Nasce ufficialmente l’euro.
Voto contrario di Rifondazione Comunista.
Marzo – Romano Prodi eletto presidente dell’Unione Europea
17 settembre – Romano Prodi viene eletto Presidente della Commissione Europea.

[…]
Suggestione.
Di recente Mario Monti, che nel 1978 era considerato tra gli economisti euroscettici, ha detto che l’euro è un fatto irreversibile. Mi interessa la parola irreversibile. Non sono un partigiano anti-euro per partito preso, ma ritengo che cose irreversibili in democrazia non ce ne possano essere ad eccezione della democrazia stessa -intesa in senso dinamico e non statico-. Di sicuro ogni scelta in campo economico è da ritenere reversibile qualora i motivi per cui è stata accettata risultino infondati e inadeguati allo scopo prefisso. Ogni scelta può essere rimessa in discussione e sostituita da una scelta migliore, in democrazia. Se così non è non siamo in democrazia.

Curioso che gli argomenti presi a difesa dell’euro-sistema non risiedano nella smentita dei timori di quel lontano 1978, ma nella loro puntuale realizzazione. Davvero “bizzarro”.

[GC:::2013:::]

Vedi anche questo video euro-scettico di Fabrizio Tringali.

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Sottoculturalato

Ponte a Elsa

Quando sento la parola cultura metto mano alla pisto
la.
Joseph Goebbels, ministro nazista della propaganda.

Sottoculturalato
Esiste, purtroppo. Ed è la spada di Damocle di ogni tentativo di realizzazione sociale e democratica. E’ l’efficacia dell’ignoranza. Il continuo basso livello qualitativo dell’agire e del desiderare. E’ paragonabile al sottoproletariato, ma non può essere identificato con esso. E’ piuttosto il frutto della sottoproletarizzazione e precarizzazione del tessuto sociale potenziata dal consumo. Nasce dall’incontro fra una certa ignoranza incarognita presente nei ceti bassi e l’enorme quantità di stimoli da cui sono attraversati nel ruolo di consumatori.

Il sottoculturalato non ha niente a che vedere con l’assenza di cultura, né con un vuoto o una mancata frequentazione dovuta a ragioni oggettive. Lo scenario sottoculturale non è affatto quello dell’ignoranza tradizionale e dell’analfabetismo. Anche se, talvolta, confina con esso. Piuttosto si tratta di militanza per una pseudocultura interamente asservita al potere. Si trova perfettamente a suo agio nella cultura media.

Nell’assenza di cultura delle masse contadine c’era un vuoto, ma anche una presenza realmente popolare; la capacità di abitare un tempo ciclico e anche il desiderio di un orizzonte culturale completo. L’incolto e l’analfabeta coprivano il ruolo di perdenti nel loro mondo e aspiravano ad altro, se non per loro direttamente, almeno per i propri discendenti. Il sottoculturalato si presenta come campione dell’esonero. Esso è lo pseudo vincitore che non riesce a fare i conti con la propria inconsistenza e cerca con frenetica insistenza un capro espiatorio. Si copre della condizione di iperconsumo muscolare di merci legali e illegali come di immagini.
In esso non c’è il vuoto. C’è invece un pieno denso di stimoli. C’è la costipazione di narrazioni monotone e banali che tenta di personalizzare. In esso c’è il pieno. Una densità impressionante di pessima qualità esistenziale.

Il sottoculturalato interfaccia dierettamente col sistema pubblicitario, di cui rappresenta lo scopo ed il prodotto di punta. I pubblicitari gli forniscono l’adrenalina e le motivazione per agire.
Attraverso il sottoculturalato il pubblicitario B. ha ottenuto e mantenuto il potere per un ventennio e attraverso di esso conta di rientrare in scena.

-Crea un modello alienante. Coloro che lo accetteranno come unico orizzonte abitabile saranno la migliore garanzia di repressione prossimale nei confronti di chi si vorrebbe elevare al di sopra di esso.-

Il sottoculturalato non ha realmente passato, né radici. Perché avere questo significherebbe comunque avere cultura, accettare lo sforzo del divenire. Esso è composto di spettatori che si esaltano per un passato che non riescono a comprendere o per la tradizione nelle sue forme più infantili e patetiche. Lo ripropongono in forma mitica e violenta, nell’adesione estetica sia ai modelli sottoculturali delle mafie, sia a quelli delle forme politiche e spettacolari più becere.

Il problema principale per chi appartiene al sottoculturalato è dimostrare la propria attitudine all’omologazione, nascondendola contemporaneamente nella nevrosi. E viceversa. Il sottoculturalato è rabbioso con quella parte della società capace di ragionamento, di critica e disobbedienza. Una parte del sottoculturalato si incista invece nella sottocultura provinciale nelle sue derive marciscenti di destra o di sinistra dove attraverso le proprie reti di conoscenze produce i suoi spettacolini disgustosi.

Il sottoculturalato è fascista nel senso di Goebbels. E’ teppismo e prepotenza di bassa lega socialmente stilizzati (ad esempio nelle nuove tendenze giovanili). E’ violenza che si fa scudo dell’abitudine. E’ desiderio servile. Assenza di dignità. E’ giustificazione o addirittura esaltazione del proprio orizzonte angusto. Il sottoculturalato è nemico della cultura perché in essa perde ruolo e significato. Perché nella cultura -in qualsiasi cultura- diventa cenere al pari dei vampiri esposti alla luce del giorno.

[GC:::2013:::]

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D.I.O.

Ponte a Elsa

D.I.O.
Finalmente l’acronimo che mancava.

D => Decrescita
I => Infelice
O => Obbligatoria

Alcuni semplici esempi di utilizzo:
– D.I.O. ha molti seguaci.
– Se lavori per D.I.O. non ti mancherà mai niente.
– Monti è appoggiato dalla chiesa perché è un tecnico di D.I.O.
– Siamo nelle mani di D.I.O.
– Le principali strutture che regolano la finanza e il commercio mondiale stanno realizzando il progetto di D.I.O.
– La speculazione è la spada di D.I.O.
– D.I.O. lo vuole!

Fiducioso con la presente di non aver certo esaurito la Vostra fantasia, ma sicuro di aver colmato, grazie a D.I.O., una delle principali carenze linguistiche contemporanee. Cordialmente Vi saluto

[GC:::2013:::]

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