Preludio alla contemporaneità

Ponte a Elsa

Preludio alla contemporaneità.
Tutto ciò che era realmente vissuto si è allontanato in una rappresentazione (Debord) e minaccia di tornare in forma di crudeltà arcaica.

Per sottrarsi a questa sensazione soggiacente si produce, si consuma, si alimenta una continua estetica della rinuncia, sorretta e compensata dal consumo. Attraverso di essa si cerca di ottenere un esonero dalla crudeltà. Surrogando così la soddisfazione. Questo completa il progetto di -sopravvivenza aumentata-.
Generazioni intere ad occidente hanno accettato il prezzo di una deriva progettuale. -Sarebbe più corretto dire che diverse generazioni, ad occidente prima, e globalmente poi, sono state progettate per accettare una deriva progettuale. Cioè per ritenere accettabile, anzi auspicabile, questo prezzo.-

Ogni vita è un’opera irrealizzata.
Lo spettacolo è quella forma di illusione che permette di presentare un’opera irrealizzata come completa per il fatto di essere accettata da un pubblico -almeno questo è uno dei suoi versanti significativi-. Un individuo chiede la trasformazione spettacolare di sé per brama di completezza.

Cortocircuitando su se stessa l’immagine crea un’idolatria sull’oggetto della sua rappresentazione. Produce intensità. Come una dinamo.
Nondimeno va ricordato che ci sono molte intercapedini, cunicoli, passaggi, spazi vuoti e addirittura confortevoli dentro il sistema dell’immagine. Muovendosi attraverso di essi si evita la sensazione di essere catturati in un sistema totalizzante e assoluto. Ci si sottrae alla delazione di noi stessi e all’immobilità etilica.

Il viaggio al termine del disincanto viene pubblicizzato e, quindi, vissuto come una deriva priva di approdi. Ma in esso ci sono più tesori che nell’isola di Stevenson.

[GC :::2013:::]

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Giornata moderatamente piovosa

Ponte a Elsa

Giornata moderatamente piovosa.
C’è sempre qualcosa di perverso nell’utilizzo degli avverbi. Moderatamente… seriamente. Guardo fuori e, stranamente, mi torna in mente una cosa che diss Max a Cos mentre stavamo guardando la stufa e chiacchierando seduti nel loro salotto: il corpo, col passare del tempo, diventa sempre meno compatto e quindi si sentono gli spostamenti interni. Il cibo che transita, i dolori, gli aggiustamenti delle viscere…
In fondo anche quella cosa che chiamiamo psiche, oppure la memoria -anche la memoria- si comporta come il corpo. Diventa col tempo meno compatta. Così si registra ogni singolo aggiustamento emotivo. Anche quei movimenti che un tempo non sarebbero stati avvertiti e registrati o che sarebbero passati inosservati ci si presentano alla coscienza. Reclamano il loro posto e la loro attenzione. Ci vengono a dire: anche io sono te. E questo è pure una benedizione.
La psiche, o almeno gran parte di essa, mi sa che risiede nelle viscere.

[Gc:::2013:::]

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Quattro numeri del 2012

Ponte a Elsa

I numeri del 2012
Non tutti. Una insolita quaterna:81-97-117-119. Gli articoli della costituzione modificati da un bizzarro governo di unità nazionale, composto da ferventi difensori della costituzione (infatti) e da quelli che per venti anni hanno attentato ad essa. Ma è proprio come nella vita comune: pensi tanto ad una cosa e poi accade quando smetti di pensarci.
Chi meglio di un partigiano della costituzione come Giorgio Napolitano poteva gestire una modifica tanto importante in maniera “inclamore”, inodore e insapore? Sull’indolore avremo di che parlarne.
Gli articoli della costituzione modificati introducono il -pareggio in bilancio- che detto così sembra una bella cosa. Ma che spiegato in altri termini significa: distruzione dello stato keynesiano. Queste modifiche avvengono in stato di eccezionalità -stavamo fallendo- e al di sopra della volontà popolare. In una condizione di shock government.
In un post precedente avevo definito questa accoppiata shock economy & AIDS politik. (Consiglio anche questo articolo.)

L’anno è finito, ma gli effetti di questa quaterna sono appena cominciati.
D’ora in avanti ogni decisione fondamentale per la maggioranza sarà presa in clima di eccezionalità da una minoranza.

[GC:::2013:::]

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Adunate Deliziose 0.0

Ponte a Elsa
Adunate Deliziose
Ovvero: -Piazziamoci-

Hai passato molto tempo cercando offerte di lavoro online e offline e c’hai guadagnato un bruciore di stomaco che tenti invano di ignorare?
Le agenzie interinali ti fanno perdere giorni interi per riempire moduli che hai già riempito, ma che sono scaduti per poi dirti: arrivederci?
Gli annunci del centro per l’impiego ti farebbero ridere se non ti facessero montare il nervoso?
Non capisci come sia possibile chiedere esperienza pluriennale per un mese di lavoro?
Non capisci quale parte del cervello sia in funzione quando si chiede un -apprendista con esperienza-?
Mentre i capelli ti diventavano grigi la cilindrata delle auto di chi ti diceva di pazientare è aumentata vertiginosamente?
Ti capita spesso di sentirti un fallito e almeno un giorno la settimana hai la sensazione che sarebbe più dignitoso farla finita che proseguire con questa immensa presa di culo?
Spesso vieni attraversato da scatti d’ira o dalla certezza che qualcosa o qualcuno abbia determinato nel corso della tua vita questa condizione? Questa sensazione ti lascia più a terra di prima?
Non te ne frega un cazzo del fatto che qualcuno guadagni moltissimo e possa andare in giro in elicottero?
Non vuoi avercela con nessuno, ma hai la sensazione che la società ti abbia rigurgitato?
Chi è più ricco di te non è il tuo idolo?
Sei attraversato dalla sensazione di essere l’ultima ruota del carro e hai la sensazione che persino chi ha un lavoro di merda sia un privilegiato?
Hai dei segnali che gli altri iniziano a temere il contagio e ti evitino?
Hai segnali che sempre più persone considerino il tuo tempo privo di valore?
La storiella del pensiero positivo ti sembra l’analgesico dei popoli?
Non sei affatto convinto che la crisi sia un laboratorio di stili di vita alternativi?
Hai la sensazione che l’unico ad essere già in corso di rottamazione sei tu?
Anche quest’anno il volume delle contrattazioni nelle borse europee è aumentato dall’8,5% a più del 30% ma per te non è cambiato un cazzo?
Il fatto che meno del 10% della popolazione detenga il 90% del PIL ti puzza di bruciato?
Spesso provi vergogna e ti senti in colpa della tua condizione?
Il rinnovamento della politica ti sembra una filastrocca ma non credi nemmeno alla storiella del vendicatore mascherato?
Non ti interessa rifartela con chi è messo peggio di te?

Allora prendi seriamente in considerazione l’idea di organizzare nella tua città o nel posto dove vivi una Adunata Deliziosa.

Cosa è: un appuntamento settimanale. Ad un ora di un giorno stabilito della settimana ci si trova in un luogo piacevole, ma ben visibile della città. (Ad esempio piazza X dalle 18,00 alle 20,00 del venerdì.)

Fase 1 – piazziamoci
Si stabilisce un segnale di riconoscimento, che può essere un fiore o un fiocco… o un determinato colore del vestito. Si pubblicizza fuori e dentro la rete.
Effetti positivi: intanto ci si rende conto che la nostra situazione non è isolata. Si parla. Ci si conosce. Si rompe il senso di accerchiamento e di isolamento. Si fa amicizia con tutti, compresi i digossini che accorreranno per primi.
(Non preoccupiamoci troppo se all’inizio si è in pochi.)

Fase 2 – dolcetto/scherzetto
Non si occupa niente. Si può stare nelle piazze, sono nostre. Si può portare da mangiare e da bere. Si possono fare tante cose nella piazza. Sempre con grande attenzione alla gentilezza e allo stile.
Poi col tempo vengono le idee.

Fase 3- varie ed eventuali
Varie ed eventuali.

Precauzione.
Astenersi poco seri e perditempo. Gente brutta dentro, frettolosa o noiosa. Apostoli del partito e dell’antipartito. Invasati dei complotti in cerca di proseliti. Fanatici religiosi. Fascisti.

Non vogliamo il tempo indeterminato, vogliamo solo dividerci i vostri profitti!

AD 0.0

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Control

Psico immagini - serie8_002- Gianni Casalini 2012

Control
-Qualcuno mi controlla.
-Ma come ti controlla?
-Sì, mi controlla. Mi vuole far fare quello che vuole. Ha degli obbiettivi suoi e vuole sostituirli ai miei.
-Allora ti controlla… Scrive la tua agenda.
-Ma io non ho un’agenda.
-E’ per dire… tu metteresti delle cose prima di altre, ma chi ti controlla fa in modo che tu metta certe cose prima di quelle che piacerebbero a te.
-Mi inganna.
-In un certo senso.
-?
-…
-E quali altri modi ci sono di controllare?
-Alcuni sono semplici. Non importa che l’aspirante controllore ti imponga la sua volontà interamente, magari interviene su alcune parti della tua volontà. Per poi divenire sempre più ingombrante.
-Non capisco.
-Mettiamo che tu stia facendo una cosa in un certo modo e tu impieghi un certo tempo e per te quello è il modo giusto e il tempo necessario per fare la cosa senza provarne fastidio.
-ok
-…potrebbe farti delle osservazioni sul tempo che impieghi a farla, oppure sul modo in cui la fai. Così facendo ti può sembrare costruttivo, amichevole, complice e guadagnarsi un varco.
-Non potrebbe esserlo davvero?
-Certo. Ma le finalità di chi controlla sono diverse da chi non desidera il controllo.
-E come…
-Prima cosa chiediti se chi ti dice di fare una cosa la sa fare. Poi, semplicemente, chiediti perché è interessato a quello che fai. Ognuno parla di sé stesso anche quando parla degli altri. Se sta parlando a te si sta esponendo. Quindi fa uno sforzo. Uno sforzo viene compensato per empatia o per interesse.
-Non ci sono altri modi?
-…
-Poi?
-Poi conta molto di più la sensazione generale che ti trasmette con la sua comunicazione che quello che ti dice. Se trasmette sensazioni sgradevoli è fuori luogo in modo sospetto. In particolare la domanda è: mi pone sotto stress?
-Non si mette qualcuno sotto stress per aiutarlo?
-No, ma esistono alcune persone che credono di farlo… quasi in buona fede.
-Lo fanno in modo inconsapevole quindi.
-mmhh, sono inconsapevoli, ma sono interessate.
-Ma per te tutti sono interessati!
-In un certo senso sì. Questo non è un male in assoluto. Avere un corpo significa essere interessati.
-E allora?
-Chi controlla vuole agire tramite il tuo corpo.
-…

[GC :::2012:::]

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Il compleanno di Stalin

Psico immagini -serie8_003- Gianni Casalini 2012

Il compleanno di Stalin
Fra circa 24 ore finisce il mondo e io vengo catturato da una doppia coincidenza che non c’entra niente. Oggi dopo pranzo su Rai storia un vecchio documentario sullo seconda guerra mondiale, con interviste a storici, testimonianze e una ricostruzione rigorosa dei fatti e delle cause del conflitto. Chiaramente è un documentario prodotto in un’altra epoca. Si capisce dal fatto che non è stato tutto appiattito sugli effetti speciali e sulla potenza di fuoco degli eserciti e la storia non è stata ancora trasformata in un videogioco.

Si parlava anche dello sterminio degli ebrei, della fuga dei polacchi dell’avanzata dell’armata rossa in Polonia e poi dell’immediato dopoguerra. Immagini terribili. Davvero. Per quanto puoi averle viste mille volte ti prendono sempre lo stomaco e la narrazione era capace di trasmettere l’idea di un Europa distrutta, devastata, disperata e in fuga.

A fine guerra l’armata rossa una volta liberati i campi di lavoro e di sterminio nazisti si prende una buona quantità di prigionieri e l’Unione sovietica (stremata) si trova a gestire questa situazione. I russi catturati o deportati dall’esercito nazista vengono rimpatriati. Si parla di centinaia di migliaia di persone. A questo punto succede una cosa terribile. I prigionieri russi liberati una volta in patria vengono considerati in massa traditori. Anche se molti di loro avevano realmente combattuto contro l’invasore. Ma, siccome c’erano sicuramente anche dei traditori, sia Stalin che l’ ”opinione pubblica” russa consideravano questi disgraziati che avevano atteso la liberazione come dei traditori della patria.

C’è la testimonianza di un russo che racconta come stava aspettando la liberazione della fidanzata. Ma la fidanzata come tutti gli altri finì in dei campi di “rieducazione” (o qualcosa del genere) e poi, come quasi tutti gli altri morì nei gulag siberiani. Quest’uomo a distanza di molti anni usa un’espressione che mi ha risuonato dentro per la sua esattezza e cioè: Stalin era uno che NON amava le situazioni complicate… deportò tutti.

Bellissima espressione. Lo stalinismo è stata una delle degenerazioni autoritarie del secolo scorso e il suo posto è esattamente lì accanto alle altre dittature nazi-fasciste. Solo che Stalin ha trovato una rivoluzione già fatta. Ha dovuto solo eliminare gli oppositori. Stalin non ha combattuto l’ascesa del proletariato, si è limitato a tradirla e ridurla in catene. Ma questo, per quanto vero, rimane un discorso storico anche un po’ scontato.

La coincidenza è che ho visto dei simpatici banner in rete che ci ricordano la ricorrenza della nascita di Iosif Vissarionovič Džugašvili. Conosciuto come Giuseppe Stalin.

-Stalin era uno che NON amava le situazioni complicate- è una frase che mostra la koiné psicologica di ogni individuo a qualche livello coinvolto col pensiero totalitario. Anche quello di nuova matrice etnico-identitaria o neofascista. Non amare le situazioni complicate… Questo hanno sempre avuto in comune un fascista, un nazista e uno stalinista. Un razzista o un negazionista. Poi possono dissentire su tutto, ma hanno sempre una scorciatoia nella manica.

Questo rimante tuttora valido per i fascisti del terzo millennio e gli stalinisti post moderni. Ma non basta. Hanno anche un’altra cosa in comune e precisamente che vogliono apparire come dei SIMPATICONI. Detto questo i primi sono molto più pericolosi dei secondi per ovvi motivi. Entrambi condividono tuttora la libido del genocidio come risposta ad una profonda frustrazione umana.

Cosa è stato lo stalinismo in Italia? -Con una qualche eccezione del periodo del conflitto e dell’immediato dopoguerra quando ancora si poteva giustificare con l’ignoranza dei fatti- è stato il mezzo con cui certi individui hanno potuto prendere le distanze dalle premesse politiche del fascismo accettandone completamente le premesse culturali.

Domani nasceva Josif Stalin. Uno dei più grandi assassini di comunisti della storia dell’umanità.

[GC :::2012::]

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Scie chimiche

Psico immagini - serie7_004- Gianni Casalini 2012

Scie chimiche

Tutti ne hanno sentito parlare. Sono un must delle teorie complottiste e delle relative reazioni anti-complottiste. Le scie chimiche. Ho visto un video –il web ne è pieno- dove giurano e spergiurano (troppo secondo me) di aver capito tutto di queste scie chimiche e del loro utilizzo e citano fonti su fonti –tutte difficilmente verificabili- ed emerge la teoria del controllo totale. Tramite la chimica il governo occulto controlla il mondo, il cambiamento climatico e le malattie e la diffusione delle radiazioni e…

Su questo gli anti-complottisti sono categorici: tutte cazzate.

Bene. Io sono cresciuto in un mondo dove c’era una comprensibile divisione tra comunisti e anticomunisti e mi ritrovo in un mondo dove ogni evento piuttosto che essere compreso diventa oggetto del contendere tra due categorie che si chiamano complottisti e anticomplottisti (in inglese debunkers). I primi sono convinti che tutto è complotto ed ogni evento è ordinato e controllato dall’alto e sono pronti a difendere, spesso con toni fanatici, versioni non ufficiali a proposito di qualsiasi evento od argomento anche se contrastanti tra loro. I secondi invece sono dei fanatici delle versioni ufficiali. Che di solito, in quanto a fantasia, non hanno nulla da invidiare alle teorie del complotto. In un mondo con una sovraeccitazione spettacolare assoluta sembra che niente sia verificabile e la verità si sia allontanata nell’interpretazione come la realtà si è allontanata nella rappresentazione.

Piuttosto che riflettere su questa cosa mi sono detto: e se la dovessi inventare io una teoria sulle scie chimiche cosa ci metterei dentro? C’ho pensato un po’ e poi mi sono detto: Ok, il militare dell’esercito rilascia l’intervista dicendo –Sì, sì è roba militare..- (come se un militare, o ex militare, USA potesse andare in giro a rilasciare interviste sui progetti bellici secretati… mavvia!!). Poi arriva lo scienziato XY e ci dice che il clima viene modificato ecc ecc.

Restiamo pragmatici. Cosa potrebbe invogliare qualcuno a fare un pieno di carburante ad un aereo e poi mandarlo a sganciare roba per aria?

Io la teoria delle scie chimiche me la inventerei così: una gran quantità di rifiuti chimici e composti contenenti metalli pesanti che devono essere smaltiti. Invece che smaltirli, che spesso è impossibile, si potrebbe “smaltirli”. Un certo numero di tonnellate di questi  rifiuti rilasciata nell’aria che valore di mercato potrebbe avere? Di sicuro altissima. Poi una volta rilasciate nell’aria la loro dispersione funziona a dovere per ottenere quello che il nostro sistema ci chiede di fare: concentrare i profitti e distribuire le tossicità. Come il sistema speculativo. Solo in un altro ambito.

Non è vera. O meglio non ho elementi per sapere se è vera. Potrebbe anche esserlo per quel che ne so. Di sicuro l’ho inventata io. Ma non è questo l’importante. L’importante è che questo è successo davvero per anni sulle strade italiane dove camion cisterna viaggiavano sulle autostrade con un rubinetto leggermente aperto e partivano pieni e tornavano vuoti rilasciando liquami tossici sull’ asfalto d’Italia. Questo è emerso dalle tante inchieste sulle ecomafie. Su questo nessun complottista ha avuto bisogno di scomodarsi.

Una cosa che devo dire su questo sistema economico. Solo una cosa? Una cosa. Intanto una. Ed è precisamente questa: se togliamo l’inquinamento ambientale, la distribuzione nell’ambiente delle tossicità i profitti non esistono. Non esistono proprio. Se fossero realmente bonificati i siti delle produzioni tossiche il costo della bonifica eccederebbe i profitti della produzione. Se in una lavorazione che richiede metalli pesanti fosse richiesta e attuata la sanificazione degli scarti di lavorazione in modo completo e soddisfacente  il prodotto finito di quella lavorazione non potrebbe mai stare su nessun mercato a causa del costo.

Profitto, non giusti utili. Profitto über alles. Il profitto è solo la dispersione della tossicità, della malattia, della miseria e della morte. E più riesce a disperdere, nell’aria, nell’acqua, nella terra più il profitto è alto. Senza le discariche mafiose non c’è sistema produttivo “sano”. Senza le navi cariche di rifiuti affondate in mare non c’è profitto. Senza la diossina e le polveri sottili degli inceneritori non c’è profitto. Senza l’accumulo di sostanze velenose in voi e nei vostri figli non c’è profitto. Senza l’inquinamento delle falde, senza la malattia, i reparti degli ospedali pieni. Le buche riempite di fanghi la notte. I fiumi che cambiano colore a seconda del giorno. Un isola di rifiuti che rotea come una galassia nel centro dell’oceano indiano… Senza questo non c’è profitto.

Il modello di impresa vincente è il modello di impresa mafioso. Solo il modello di impresa mafioso –in tutte le sue estensioni clientelari- riesce simultaneamente ad accumulare liquidità -nel senso del denaro- e disperdere liquidità -nel senso dei liquami- garantendo la migliore gestione “non problematica” del dissenso sul territorio.

Diranno che c’è una risposta tecnologica a tutto questo. Costruiremo una macchina enorme e potentissima che ci salverà! Una nave che si mangia tutti i rifiuti del mare! Ma la risposta non potrà essere solo tecnologica. La dittatura del profitto dovrà essere distrutta senza pietà alcuna o senza pietà alcuna saremo distrutti.

Sarebbe curioso analizzarle queste scie chimiche.

[GC :::2012:::]

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Sinfonia islandese

Psicoimmagini -serie7_006- Gianni Casalini 2012

Sinfonia islandese
Il 14 dicembre 2012 Rai 3 trasmette le immagini di un flash mob natalizio in Islanda. In un centro commerciale di Reykjavik i componenti dell’orchestra sinfonica islandese si sono radunati nella sala centrale e fra consumatori incuriositi hanno suonato una musica di Händel (se mi ricordo bene) con tanto di coro. Il giornalista ha trovato la cosa molto originale.

In realtà non è così originale, youtube è pieno di flash mob di musica classica, ma non sono riuscito a trovare questo flash del 14 dicembre a Reykjavik. Non è importante. Quello che volevo dire è che lo speaker non ha potuto far a meno di accennare alla tenacia (o caparbietà, non sono sicuro) di questo popolo che si è risollevato dopo che lo Stato islandese fu dichiarato in default nel 2008.

Tenacia (o caparbietà). Non basta la tenacia o la caparbietà per risollevarsi da un default, sennò sospetto che anche gli indonesiani ed i coreani, per restare in epoche recenti, non sarebbero stati da meno. Occorrono altre volontà e interventi per risollevarsi. Quali? Boh, a saperlo. Perché il giornalista non ci dice cosa è successo in Islanda?

Sulle prime mi sono detto: perché non si può parlare di quello che è successo in Islanda. Poi però mi sono fatto una rapida analisi di coscienza e mi sono chiesto: ma cosa è successo in Islanda?
Ok. Non lo so di preciso. Allora mi informo e poi scrivo un post dove dico: guardate che in Islanda è successo questo e questo e invece ci parlano di questo e quest’altro… e questi ce la suonano e ce la cantano con la storiella della caparbietà o della tenacia.

Ho provato a cercare notizie e sono giunto a questa conclusione (terribile): non è facile capire cosa è successo in Islanda. Ma la cosa ancora più terribile è che questa sensazione è ormai diffusa a tutto quello che ci riguarda. Chi è Monti? Chi ce l’ha messo? Perché? E così via. Ci sono teorie e “verità” per tutti i target.

Ma restiamo in Islanda. Nel 2008 venne travolta da uno scossone finanziario che fece schizzare alle stelle la disoccupazione e il costo della vita. Fallirono le banche che erano state privatizzate e fra queste anche una banca online chiamata Icesave, che secondo alcuni aveva fatto da collettore al denaro sporco per la mafia russa.

A questo punto i cittadini, coi loro stipendi non sono più nemmeno in grado di pagare i mutui presi per comprare l’automobile. Si parla di default e di svendita delle risorse naturali del paese -l’Islanda è ricca di alluminio-. Sembra la cronaca di un disastro già visto [leggetevi Shock Economy se non l’avete ancora fatto], ma…

Ma niente le cose vanno in un altra direzione. Gli islandesi insorgono. Scendono in piazza TUTTI i giorni. Reykjavik per un mese è una città manifestante. Alcuni gridano alla rivoluzione contro il sistema finanziario e bancario, altri usano altre parole d’ordine…. Ognuno la colora a modo suo e “fare come l’Islanda” diventa un grido di battaglia che significa, grosso modo, scrollarsi il debito di dosso e tutti i fantasmi recessivi che girano sopra le nostre teste. Nelle manifestazioni di piazza in Italia non manca mai qualche bandiera islandese.

I più entusiasti sono quelli della teoria del complotto bancario -chiamati ora signoraggisti- che, in sintesi, dicono sui loro siti che l’Islanda si è liberata dal debito, dal FMI ed ha ripreso a vivere grazie alla nazionalizzazione delle banche e alle nuove regole anti-speculazione. Gli fa eco anche un famoso giornalista come Gad Lerner sul suo sito in questo articolo.

Alcuni dicono che l’Islanda non ha fatto niente di quello che gli viene attribuito dalla controinformazione di destra e di sinistra e che sta pagando e come il suo debito e sostengono che la bufala -Islanda- è un’invenzione tutta italiana: vi consiglio di leggere questo interessante post.

Ora. Mi sa che la realtà sta nel mezzo. Dai dati che sono riuscito a raccogliere mi risulta questo. Le banche fallite sono state nazionalizzate (e questa in sé non è un idea originale visto che le banche vengono privatizzate quando c’è da realizzare utili e nazionalizzate quando c’è da spalmare perdite). I cittadini hanno detto che non vogliono pagare i debiti della Icesave con un paio di referendum. Poi gli islandesi hanno riscritto una costituzione in modo partecipato. L’hanno votata e l’hanno approvata. Hanno mandato a casa la classe politica che gli voleva prescrivere la solita cura –lacrime e sangue-. Si dirà che sono pochi gli abitanti dell’Islanda e quindi è tutto più semplice, ma non mi sembra un risultato da poco.

Poi, importantissimo, hanno messo nero su bianco regole che li dovrebbero tutelare (condizionale d’obbligo) dalla speculazione finanziaria e hanno elaborato norme che garantiscano l’inalienabilità del BENE COMUNE. In pratica hanno messo un freno al principio: bolla speculativa >> fuga dei capitali >> default >> acquisizione del bene pubblico -che avviene sempre con il ritornello di sottofondo: beh ve lo dovevate aspettare, siete stati incoscienti.-

Gli islandesi lo pagheranno il debito, ma l’hanno ricontrattato. Inoltre, cosa non trascurabile da osservare, se il popolo islandese è dovuto ricorrere ad un referendum per non pagare i debiti di una banca privata fallita allora significa che NORMALMENTE ad un popolo che tace viene addossato il costo del fallimento delle banche d’affari che falliscono. Sempre da quello che penso di aver capito (ammetto che non è semplice) l’Islanda ha inserito norme che separano nettamente le banche d’affari dalle banche commerciali e una regolamentazione che impedisce di giocare con il vero scandalo della finanza cioè i titoli derivati.

Ultimo, ma non ultimo, gli islandesi hanno collettivamente elaborato una costituzione che si pone all’avanguardia per i diritti civili e umani e difende la libertà di espressione anche grazie alla protezione territoriale dei server informatici dell’isola.
Una specie di Isola aperta a tutti i perseguitati.

Non so, questa cosa della caparbietà, o tenacia, mi suonava un po’ come dire: guarda bravi questi vichinghi, invece che piangersi addosso si sono rimboccati le maniche e lavora lavora hanno risolto il disastro. Da bravi: fate altrettanto.
Gli islandesi non avranno fatto una rivoluzione, ma hanno suonato tutta un’altra musica. E questo c’è da capirlo meglio.

GC [:::2012:::]

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L’inverno arabo in poche frasi

Psico immagini -serie7_008- Gianni Casalini 2012

L’inverno arabo in poche frasi.
La Siria. L’ultimo bastione del partito Ba’th sta per cadere. E’ la fine del social nazionalismo arabo. L’altro paese in cui questa forza politica (tutt’altro che democratica) è stata al potere era l’Iraq. Anche per la Siria inizia il carosello delle armi chimiche. I servizi USA sospettano che ve ne siano come l’avevano sospettato, a suo tempo, in Iraq. Questo sospetto lasciò dietro di sé un paese distrutto, un milione di morti e la divisione del paese in aree etniche. Gli USAUDITI si stanno liberando definitivamente del panarabismo.

Mettiamo a fuoco una cosa. Gli USA flirtano con gli islamisti a vari livelli da sempre. E’ un’alleanza tutt’altro che sacra, ma è un’alleanza solida. Quando si parla di USA si parla di dollari e quando si parla di dollari si parla di petrolio. Le due cose non vanno viste separate. Gli stati del petrodollaro sono i feudatari imperiali per l’area. E sono coloro che armano la mano delle forze ribelli in Siria. Sono coloro che hanno richiesto la testa di Gheddafi. Tramite i loro media hanno appoggiato la così detta “primavera araba”.

Gli USA appoggiano gli islamisti perché essi non rappresentano nessun pericolo per il potere imperiale. Li hanno appoggiati in Afghanistan, in Iraq, in Algeria ancora prima e in maniera indiretta li appogginao in quasi tutti gli scenari di conflitto del medio oriente. Questo d’altronde è il segreto inconfessabile dei partiti islamisti e della loro retorica teo-fascista e nazionalpopolare, di essere da sempre la quinta colonna di quell’imperialismo tanto deprecato nei discorsi ufficiali.

Gli USA appoggiano gli islamisti perché sono utili. Sono in grado di arrivare alle masse. Sono anticomunisti e pur di attuare il loro progetto dittatoriale sono disposti ad ampie concessioni verso chi li appoggia. I regimi islamisti che dovrebbero instaurarsi -che si stanno instaurando- in tutto il medio oriente con la sponsorizzazione delle petro-monarchie sono paragonabili ai regimi militari in america latina negli anni ’70. Solo che sono più popolari. Hanno presa sulle masse ed hanno a disposizione enormi mezzi di comunicazione.
Gli USA appoggiano i fratelli mussulmani in Egitto che hanno la funzione di congelare le istanze più progressiste in quel paese e di instaurare una dittatura islamica “soft”.

Gli USA appoggiano gli islamisti perché la loro visione religiosa è la migliore garanzia per l’assenza di emancipazione di quelle masse che si sono affacciate alla modernità e che potrebbero prendere strade molto più pericolose e incontrollabili.

Gli USA appoggiano gli islamisti perché questo mantiene le masse arabe nemiche dell’occidente ed è importante, anzi fondamentale, che ci sia un muro invisibile fra il luogo dove viene estratto il combustibile fossile e quello dove viene stampata la moneta che lo paga.

Gli USA appoggiano sia gli islamisti che i sionisti. Questo permette di mantenere il controllo assoluto dell’area per loro e per i loro feudatari.

[GC:::2012:::]

PS Per quanto possa sembrar superfluo ci tengo a precisare che con USA intendo il potere ed i servizi di quel paese e non i cittadini nordamericani che condividono con tutti gli altri una fetta di questo pericoloso equilibrio.

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Pontifex vergogna

Psico Immagini - serie7_005 - Gianni Casalini 2012- mod. GIMP

“Se quella mamma avesse per tempo capito l’inclinazione (presunta) del figlio, che covava in lui il malessere della omosessualità, sarebbe intervenuta per tempo con adeguati ausili medici.
E invece no. Ha scelto il relativismo: tutto è bello e buono, ciascuno è libero di fare come crede, la libertà è assoluta.”

Assumi un farmaco contro il vomito e leggi il resto di questo “articolo” infame.

Poesia 316: Santo quel giorno che tutto il fuoco in cui avete bruciato le persone libere incenerirà il Vaticano! Santo quel giorno che non insozzerete più la terra! Santo quel giorno senza templi! Santo l’odore della cenere! Sante le lacrime di gioia che scenderanno dai nostri occhi spalancati. Santo il grido di liberazione che uscirà dalle nostre bocche…
E finalmente liberi i poveri cristi.
L.G. – Canti d’odio

::: Alcune ore dopo, ovvero: il sentimento e la ragione. :::

Mi sono informato ed ho letto qualche commento di persone accreditate su questo sito: –pontifex-. E’ vox populi che questo sito rientri più nelle categorie della psicopatologia che in quelle della militanza cattolica e in realtà pare sia gestito da quattro gatti (chiedo scusa ai gatti). In effetti… La domanda più ricorrente sul web è, in sintesi, ce sono o ce fanno?

 La ragione mi avrebbe dovuto suggerire  documentarmi o di attendere, visto che avevo poco tempo per agire. Per contro il sentimento mi avrebbe  stimolato a sommergere certa gente di offese e maledizioni. In un certo senso ho mediato. Ma…

Ma anche il sentimento ha la sua ragione (e la ragione ha il suo sentimento) . Sì, rabbia. Ma non solo. Farsi trasportare dalla rabbia non è cosa buona. Ma l’odio quando non è abitudine nasconde una ragione (Mi sto analizzando. Sto cercando di capire.)

In un commento un attivista LGBT mette l’accento sul fatto che si tratta di tre noti malati di mente che gestiscono un sito paranoico ed è bene lasciarli cuocere nel loro brodo. Di solito sono d’accordo. Ma qualcosa mi ha disturbato più del solito. La ragione vorrebbe che fossi d’accordo. Il sentimento me lo impedisce. Perché? Mi sto analizzando… Sto cercando di capire

Ecco che infine ho avuto chiaro il motivo: nome e simboli di questo sito.

Ieri Benedetto XVI ha debuttato su twitter con il nome –pontifex- . Oggi leggo questa roba su un sito che ha lo stesso nome latino. Qualcosa non torna.

Non entro nel merito dell’articolo perché l’articolo è inqualificabile. E’ squadrismo puro. Rimango colpito dal sito. Qui la forma è una questione di sostanza. I monsignori cheaccettano di comparire con la loro immagine e le loro interviste su questo sito fanno parte della chiesa.

E’ un sito che usa un nome (pontifex) e un simbolo (lo stemma vaticano) che se fossero usati per uno spazio web dedicato al sesso estremo e ai riti satanici provocherebbero l’intervento di uno squadrone di avvocati vaticani – visto quanto si è attenti alla simbologia da quelle parti.

Se la chiesa tace su queste forme di “devozione mediatica” è perché certa gente, per quanto marginale è dentro la famiglia, non fuori.

Incolpare la madre di un ragazzo che si è suicidato di eccessivo libertinaggio e relativismo (toh!) è uno sporco lavoro che qualcuno deve pur fare. Se la chiesa è un esercito, questi sono paramilitari. Altro che innocui malati di mente. Questi sono squadristi.

Gianni :::2012:::

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