Produci, consuma, “prega”

coccodrillo

Produci, consuma, “prega”. (1)
di: Gianni Casalini

Sul fatto che l’integralismo islamico sia la pseudo-opposizione che un capitalismo globalizzato fornisce a se stesso, oltre che il miglior nemico possibile, cioè il maggiordomo dei padroni petrodollarosi, cioè l’illusione necessaria per traghettare quasi due miliardi di mussulmani nella prigionia totale ecc.. ho scritto abbastanza su questo blog e chi fosse interessato può cercare tra i post precedenti e troverà questi concetti espressi in svariate maniere.

D’altronde non sono l’unico a dirlo, né pretendo di esserlo e, sebbene questo concetto sembri piuttosto evidente a chi non è stato del tutto manipolato dalla semplificazione dilagante, è del tutto assente dagli schemi percettivi a cui le masse sono state addestrate.

Il motivo (il metodo) è ovvio: per la mente banalizzata occorrono due polarità che si scontrano. Solo una parte minoritaria dell’opinione pubblica è in grado di afferrare il concetto che chi sta dirigendo il gioco possa produrre anche l’opposizione a se stesso.

E fino a qui siamo comunque nel campo delle opinioni. Piuttosto fondate, mi viene da dire, ma senza pretesa di oggettività.

Poi succede un fatto, che sinceramente lascia il tempo che trova, ma stimola la fantasia sociologica della stampa e della si-fa-per-dire opinione pubblica come quello del ragazzo genovese morto tra i Jhiadisti in Siria e scatta la gara a cercare motivazioni psicologiche e robe del genere su cosa spinga un genovese di ventitre anni a morire per il -suo- Islam.
Personalmente spiego la cosa con la poca intelligenza del soggetto in questione e con il fanatismo tipico dei convertiti per motivi identitari.

Questo, però, avviene nello stesso periodo in cui il presidente USA, cioè di quel paese che è sempre impegnato nella guerra del bene contro il male, dichiara che si potrebbe (si vorrebbe) anche fornire armi ai ribelli siriani. (2)
Il fatto che si tratti di un branco di integralisti islamici questa volta conta meno di nulla -come niente era contato in Libia-. Il che fa arrabbiare la Russia e l’Iran, come ai bei tempi della guerra fredda.
E sempre in questi giorni l’amministrazione USA ritorna a trattare con i vecchi amici di un tempo (poi bisticciati): i Talebani afghani, figli dell’amministrazione Regan & altri, finanziati dai sauditi & Co. Con buona pace dei diritti delle donne e di tutte quelle storie che farebbero muovere l’apparato militare americano secondo una versione della realtà leggermente più scadente e improbabile di quella fornita dalla serie Dragon Ball.

Tutti questi fatti resterebbero piuttosto separati se non producessero delle notizie che tradiscono spettacolari legami. Ma, soprattutto evidenziano la fragilità della narrazione ufficiale.
Infatti dopo qualche giorno non si parla più -soltanto- di un ragazzo italiano che tiene un blog che si chiama “liguristan” e pensa bene di farsi spedire nel paradiso di Allah combattendo in un paese medio orientale.

La notizia diventa questa:
Genovese morto in Siria, cinque indagati per terrorismo: anche un altro italiano<
(articolo de:http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/18/genovese-morto-in-siria-altri-cinque-indagati-per-terrorismo-anche-altro-italiano/630159/)
[Sommario] Per tutti, ma a diverso titolo, è stato ipotizzato il reato di addestramento con finalità di terrorismo internazionale. Il fascicolo è stato aperto a Genova, pur non conoscendo il luogo dove il reato si è consumato, perché è nel capoluogo ligure che aveva la residenza Delnevo. Secondo la comunità del Mondo arabo dall’Italia sarebbero partite 45-50 persone

[Inizio articolo] Con Giuliano Ibrahim Delnevo, il 23enne studente genovese morto in Siria per combattere con Assad (sic.) e indagato per terrorismo, la procura distrettuale di Genova ha iscritto altre cinque persone. Tra le quali alcuni maghrebini e un altro italiano che, viene specificato, “non è genovese”. Per tutti, ma a diverso titolo, è stato ipotizzato il reato di addestramento con finalità di terrorismo internazionale. Il fascicolo è stato aperto a Genova, pur non conoscendo il luogo dove il reato si è consumato, perché è nel capoluogo ligure che aveva la residenza Delnevo.

La domanda che dovrebbe essere posta, se qualche forma leggera e tutto sommato poco orwelliana di bispensiero non si fosse incistata nel ragionamento comune, sarebbe questa: …si tratta di resistenza ad un regime totalitario quando l’occidente paventa l’ipotesi di spedire armi ai ribelli, e quando un italiano fa proselitismo per l’arruolamento in quelle stesse milizie che i paladini della libertà vogliono finanziare viene aperto dalla procura distrettuale di Genova un fascicolo per il reato di “addestramento con finalità di terrorismo internazionale”… Insomma, si tratta di terroristi oppure no?
Il Grande Narratore ancora non ha deciso se si tratta di ribelli o terroristi. E’ questo il punto.(3)

Aspettando che la politica internazionale chiarisca chi dobbiamo chiamare terrorista e chi no e se Giuliano Ibrahim Delnevo rappresenta un fenomeno preoccupante di deriva islamista fra la gioventù italiana o un combattente per la libertà e la democrazia, continuiamo a bispensare. Con frivolezza, naturalmente.

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(1) “Prega” qui è virgolettato per rispetto alla vera preghiera che rappresenta una forma di accesso alla realtà più profonda e non conflittuale di ogni essere e appare come l’esatto contrario del religiosismo contemporaneo, che è invece una forma di arcaismo sponsorizzato. Cioè di fascismo.

(2) Si veda a titolo d’esempio: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/14/siria-obama-si-aiuti-ai-ribelli-assad-ha-usato-armi-chimiche-mosca-bugie/625966/

(3) Questo non vuole in nessun modo essere una giustificazione della monarchia repubblicana di Assad e soci. Se ci fosse bisogno di specificarlo.

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Tagliamo ai militari!

NO F35!

Tagliamo ai militari!
Lunedì 24 giugno la Camera dei Deputati discute la cancellazione della partecipazione italiana al programma dei cacciabombardieri F-35, firmata da 158 parlamentari di SEL, PD e M5S.

La campagna “Taglia le ali alle armi”, promossa dalla Campagna Sbilanciamoci!, la Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola per la pace, ci invita a scendere in piazza per sostenere questa nuova iniziativa parlamentare per bloccare una scelta sbagliata e dannosa.

I 14 miliardi di euro per comprare (e gli oltre 52 miliardi per l’intera vita del programma) un aereo con funzioni d’attacco, possono essere spesi meglio: per creare NUOVI POSTI DI LAVORO, per FINANZIARE LA SCUOLA PUBBLICA, i SERVIZI SANITARI e SOCIALI.
#m5s #openparlamento #condividetetutti #nof35
http://www.disarmo.org/nof35/luned-24-giugno-sit-in-a-montecitorio

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Infinite Jest

Si sentì il rumore della scricchiolante scarpa destra di Tavis affrettare il passo, il che voleva dire che stava davvero per concludere. “Credo che ora sia piuttosto difficile per te immaginarti nei panni di una grande atleta, Tina, dato che non ce la fai neanche a vedere sopra la rete, e forse è ancora più difficile pensare che potrai diventare una che darà spettacolo, che catturerà l’attenzione della gente come un oggetto ad alta velocità nel quale gli altri si proiettano dimenticando i loro limiti di fronte al potenziale quasi illimitato di chi è giovane come te”.
La mela gli riempiva la bocca di saliva. “La metterà nello Show prima che le vengano le mestruazioni, ci sarà un altro gran casino e si affitteranno molte cartucce per vedere una ragazzina non più grande della sua racchetta che batte le lesbiche slave tutte pelose, poi a quattordici anni sarà come un carboncino in fondo alla griglia”. Gli continuavano a venire in mente delle vecchie barzellette militari sulle mele. Mangia la mela, Fottiti il torsolo. Hal non ricordava cosa volesse significare.

D. F. Wallace – Infinite Jest

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Come si sente…

baseball

Prima leggere: Come si sente una donna

Questo è il mio commento:
Contiene suggerimenti preziosi di Luisa C.

L’articolo è ricco di spunti. Ha ragione l’autrice quando scrive: “nessun paese del mondo tratta le donne tanto bene come tratta gli uomini.” Mi verrebbe da aggiungere: nessun paese del mondo tratta i poveri tanto bene quanto i ricchi. Ma questo… ormai non conta più molto. E’ la cultura dellla favelas discriminata… il mondo delle minoranze Vs. maggioranze, che poi è l’idea nordamericana della realtà… (a questo proposito non ho mai capito come mai le femministe non si incazzano quando si parla delle donne come “minoranza”).

E’ difficile immaginare per un uomo le molte limitazioni che comporta l’essere donna in un mondo patriarcale… E’ difficile, ma non impossibile perché tutti, anche i maschi, hanno sperimentato limitazioni ed esclusioni derivanti magari dal non essere competitivi in un mondo che vive di performance, di violenza, di prevaricazione, di “merito”; in quanto, voglio dirlo, il -patriarcato- non è un mondo dove basta avere l’uccello ed essere eterosessuali per avere vita facile.
Non è proprio questo.

Credo che negli ultimi cinquemila anni ci sia stata oppressione per uomini e per donne in quantità impressionante. E ce n’è stata di più per le donne. Se il problema però è “soltanto” che ce n’è stata di più per le donne… rimango scettico. Opinione rispettabile che non condivido.

Ritengo giusta la conndanna dell società patriarcale come forma oppressiva, ma non come forma astratta, piuttosto come sistema di relazione incarnato da uomini e donne reali.
Se una donna vuole VERAMENTE attaccare il sistema dominante è forse arrivato il momento di mettere al centro del discorso il tipo di relazione con l’altro che desidera e che sia in grado di scardinare il discorso dominante, senza infognarsi in potenziali contro-sciovinismi. E questo lo possono fare solo uomo+donna e non donna+donna Vs uomo. Con buona pace di chi sostiene il contrario.

E da parte maschile è arrivato il momento di condannare ed emarginare (esiste un valore positivo dell’emarginazione) gli uomini che si mettono in competizione secondo modelli di sopraffazione. Piuttosto che distribuire tanta solidarietà gratutita al genere femminile. Il patriarcato è un problema per i maschi, e grosso. E sarebbe un bene che se ne accorgessero negli spogliatoi della squadra di calcetto, prima di ritrovarsi in qualche dittatura, o vittime di qualche squadrismo, o carneficina mondiale.

Un saluto a tutte e un saluto anche a tutti i maschi che non hanno mai violentato una donna, né gli è mai passato per l’anticamera del cervello di farlo, anzi l’idea glielo fa semplicemente ritirare come un mollusco e non hanno mai pensato che una persona sia incapace per il proprio sesso o per i propri gusti, né tantomeno hanno mai pensato che una donna non faccia sesso per provare piacere, … e per questo… mai hanno ricevuto elogi, né notorietà, ma hanno trovato tutto ciò semplicemente normale; insomma a tutti quei maschi che nella vita non hanno avuto come nemico -le donne-. Incuranti di essere, non di rado, classificati come: finocchi, anormali, anonimi e impotenti da uomini e donne, secondo un modello di giudizio che è patriarcale, ma è anche tante altre brutte cose.

G.

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Conto Paradiso/Caldon (in anni)

forbici

Di e con Luisa Caldon:
Conto Paradiso/Caldon (in anni)

1) Risparmiare la collega che mangia carote: +2
2) Ripetere la stessa cosa 5 volte in due ore:+3
3) Ammazzare una mosca:-0,25
4) Lanciare occhiatacce:-1
5) Parolacce et similia:-1,5
6) Sorrisi agli sconosciuti:+1,5
7) Pensieri impuri:-2
7+)(plus) Pensieri impuri con l’uomo d’altri:-0,5
8) Sentimento di partecipazione durante una telefonata inutile:+1
9) Idolatria:-1 (vedi 7+)
10) Ammirare le bellezze del Creato (senza spalmarcisi addosso in bici):+1,5

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I cani di Volterra – una scelta vergognosa

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No alla deportazione dei cani di Volterra – pagina facebook

I cani di Volterra – ovvero perché l’Italia è un paese di merda
Sessantacinque cani randagi stanno per essere (de)portati dal comune di Volterra, dove sono stati catturati, ad un canile di Matera che ha vinto un bando di concorso al ribasso in cui non si teneva conto di nessun limite territoriale.
Il canile del comune di Fucecchio, in Toscana, è stato superato per 50 centesimi a cane ed aveva tenuto il prezzo bassissimo. Quindi questi cani saranno trasferiti a 800 km di distanza.

Appena diffusa la notizia sono iniziate le proteste degli animalisti giustamente indignati per i seguenti motivi:

-si tratta di esseri viventi e non di oggetti.
-i cani randagi dei canili sono di solito vecchi e certamente risentiranno di un viaggio del genere.
-come fanno in un canile di Matera a proporre un prezzo così basso?
-che senso ha portare dei cani catturati in un territorio (che potrebbero appartenere a qualcuno o essere adottati) a 800 Km di distanza.
-che possibilità hanno di essere adottati in una regione già piena di randagi?
-chi controllerà il loro stato?

Ma soprattutto: visto che le associazioni di protezione degli animali del Sud Italia spesso non ce la fanno assolutamente a fronteggiare il problema del randagismo, che grazie al lassismo e al disinteresse delle amministrazioni è dilagante (e talvolta drammatico) cercano aiuto nelle associazioni animaliste del centro nord per far adottare il maggior numero di cani randagi possibile e visto che i pochi canili che ci sono a sud già scoppiano, visto tutto questo… perché l’amministrazione di un comune (piuttosto ricco) della Toscana trasferisce 65 suoi cani in Basilicata? Pagando s’intende. (1)

La domanda rivolta agli amministratori e ai tecnici volterrani può essere anche semplificata: perché Volterra non pensa ai propri cani randagi e Matera ai suoi?
La parola chiave è -pensare-. Pensare qui significa dedicare attenzione, fare campagne di sensibilizzazioni per l’adozione e praticare la sterilizzazione sui cani randagi. E anche porsi il problema della loro permanenza in strutture dignitose e vicine a dove questi animali sono stati catturati.
In molte zone questo è stato fatto. Molti comuni si sono impegnati in questo senso, collaborando con le associazioni ed i volontari e hanno ottenuto ottimi risultati. Senza bisogno di soluzioni cruente o sbrigative.

Niente di trascendentale. Solo buona volontà. Gli esempi ci sono.
Con un certo coinvolgimento di individualità, amministratori e tecnici il comune di Fucecchio è riuscito a svuotare il proprio canile con le adozioni, non con una deportazione. Il comune di Empoli, sotto molti aspetti davvero poco brillante, è riuscito comunque a fornire i mezzi perché l’associazione di volontari che gestisce il canile possa garantire il miglior tenore di vita per questi animali. Forse queste non sono neanche le “eccellenze”, ma sono gli esempi che ho più vicino. Amministrare è una questione di dove si rivolge lo sguardo. Questo è ciò che rende più disgustoso l’atteggiamento della giunta del comune di Volterra. Lo sguardo è rivolto alla “deportazione”.

Il “modello Volterra” è vergognoso perché va nella direzione opposta alla buona gestione: tratta un problema del territorio esternalizzandolo e poi nascondendo le proprie ir-responsabilità dietro il formalismo burocratico (vedi la risposta che fornisce il comune).

Sono sicuro che siete a posto con le scartoffie. E’ col vostro essere amministratori che non siete a posto. Esportare le beghe è un pessimo esempio di amministrazione e un odioso modo di fare politica. Ed è il motivo per cui, a questo punto vale la pena di aggiungere -giustamente-, sarete spazzati via da quella che chiamate l’antipolitica. Perché l’antipolitica siete voi, che vi accontentate di essere in regola con gli adempimenti burocratici e non con delle istanze minime di civiltà.

Ho dato un’occhiata al sito del comune di Volterra, ben fatto. Grande attenzione alle sfilate e alle attrazioni turistiche e, visto che si tratta di un territorio bellissimo, capisco che siate molto più impegnati nella promozione di questo che nella gestione di una questione -fastidiosa- come quella dei quadrupedi pelosi. Ma questo in fondo è il modello contemporaneo di quella politica/amministrazione che poi casca da un pero e non capisce la disaffezione e la disillusione dei cittadini. Un tempo ci si rivolgeva al pubblico per i servizi ed al privato per il divertimento. Oggi il modello è invertito ci si rivolge al pubblico per il divertimento, per le sbandierate, ed ai privati per i servizi. Buone rievocazioni storiche dunque… (2)

Ultimo, ma non ultimo, il vostro modello di gestione è fatto in modo da scaricare il problema su quelle persone che impegnano nel sociale il proprio tempo libero; su coloro che spendono risorse ed energie nelle questioni in cui le istituzioni latitano, e lo fa su un terreno “povero” come quello degli animali. (3)
Centinaia di persone si sono date da fare per raccogliere fondi, cercare adozioni, stalli, ecc ognuno/a di loro sicuramente ha già adottato nel corso della propria vita un numero di animali superiore ad ogni possibilità e non si può chiedere alle persone di supplire alle mancanze delle istituzioni col loro buon cuore. Questo clima da Shindler’s list per cui si tratta di salvare un cane da una deportazione non riporta alla mente nulla di buono… forza salviamone il più possibile… Vi rendete conto? E’ odioso.
Questo è il modo con cui si spingono le persone verso l’apatia e l’odio per la cosa pubblica e per chi la gestisce. Che è quello che voi state facendo. Se non siete in grado di gestire 65 cani andate a fare altro, fatevi da parte e lasciate posto a persone più capaci di voi. Questo in “un paese normale” risulterebbe ovvio.
Nel frattempo spero che riusciate a provare vergogna.

Gianni Casalini, 2013

Post correlati: No alla deportazione dei cani di Volterra
C’è chi uccide i cani.

(1) Riporto di seguito una bella email che ho trovato sulla pagina facebook “no alla deportazione dei cani di Volterra”:

Lettera al Sindco, appena inviata:

Gentile Sindaco,
trovo PARADOSSALE e francamente offensivo pensare che i cani del canile di Volterra DEBBANO essere mandati a 800 chilometri di distanza dai luoghi in cui sono stati rinvenuti e dove, presumibilmente, i proprietari non andranno mai a cercarli.
Ciò denota diversi aspetti su cui richiamo l’attenzione, prima ancora che sul benessere animale, sulle tasche dei contribuenti.

La miopia e lo strabismo di cui è affetto è preoccupante.
Ma procediamo con ordine.
– Se malauguratamente qualcuno si perde il cane DEVE andare a riprenderselo a MATERA (complimenti per il servizio a favore dei cittadini);
– La gara si è svolta nell’ottica della migliore proposta economica. PER CHI? Considerato che la seconda struttura che si è resa disponibile poneva la cifra di 0,50 centesimi in più rispetto al Canile ARGO di Matera. MI CHIEDO…quanto costa trasportare i cani a MATERA? Davvero vantaggiosissima convenzione, evidentemente come amministratore ha una visione piuttosto singolare del bene pubblico. Tanto pagano i contribuenti di VOLTERRA;
– I controlli sulle condizioni di benessere e di corretta tenuta degli animali – in capo al Sindaco e alla Polizia Locale – come pensa di assicurarla? Andadoci periodicamente a passare dei Week End a carico dei contribuenti volterrani?
– Le adozioni come pensa vengano assicurate? O pensa sia meglio lasciare che i CONTRIBUENTI VOLTERRANI li mantegano a vita? Si vede che pensa al ‘RISPARMIO’.

In ultimo è noto come dl Sud vengano portati animali in Centro e Nord Italia per adozioni DATO che nell’altra metà d’Italia nessuno li adotta.
Tutta la vicenda mette in evidenza un unico inequivocabile fatto. l’IGNORANZA conclamata su un tema delicato come il randagismo e la sua gestione responsabile. Lei ne è un fulgido esempio.

Roba da vergognarsi.
Cordialmente
E.

(2) Vedo che sul sito date risalto a -Cultura e Turismo- e ritengo, a proposito, che sia giusto portare un più ampio pubblico a conoscenza di questi fatti e della loro evoluzione attraverso la traduzione in altre lingue di quello che è il vostro operato. Potreste scoprire che il turista a cui fate la corte ha una sensibilità maggiore della vostra su certi temi. Credo che non troverete niente in contrario in questa pratica, visto che già nell’Atene dell’antichità -democrazia- significava “mettere in piazza” -al contrario di “lavare in casa i panni sporchi” come recita un adagio traboccante di cultura mafiosa- e certamente voi -democratici- lo siete o, almeno, intendete esserlo.

(3) In Italia, è risaputo, esiste anche un modello ricco di “volontariato” su cui lo stato rovescia risorse che finiscono in mano a pescecani che le ridistribuiscono in maniera clientelare.

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Militanza 2.0 – L’album delle figurine di sinistra

Capitalism

Militanza 2.0 – L’album delle figurine di sinistra
Si sono appena spente le luci sul concertone del 1° Maggio -cioè quell’evento in cui c’è la sinistra che si odia e la sinistra ricca che presenta la sinistra intellettuale alla sinistra povera- che già un insopportabile senso di nostalgia per quell’aria liturgica e malinconica e slogan unitari e inno nazionale e buonismo a secchiate e umorismo imbarazzante ci avvolge. Così abbiamo pensato bene di lanciare l’album delle figurine dei fenotipi della militanza di quella che alcuni insigni sociologi post-post-modernisti hanno definito la sinistra blockbuster.
Oggi essere di sinistra fa molto tutto quello che prima era bello&dannato: roaring twenties, belli&maledetti, bulli&pupe, freak&pacifista&antiproibizionista, professionismorampante&solidivalorietici, insoddisfazione&riscatto.
Allora non basta un giorno ci siamo detti; non basta un giorno per cancellare tutte le emozioni che cortei e sfilate e concerti ti lasciano sulla pelle. Non si può tornare il giorno dopo alla vita di sempre sentendoci profondamente presi per il culo da un sistema di potere che ci organizza delle sfogatine che durano, aimé, così poco. Perché non lanciare un album di figurine, che ci tenga compagnia tutto l’anno? In modo da poter rivivere questi bei momenti per 365 giorni. Il nome che abbiamo scelto è: Militanza 2.0 anche per rendere onore al militante ignoto.
Pertanto gli attuali album delle figurine dei calciatori sono da considerare, a tutti gli effetti, noiosi e obsoleti e verranno sostituiti in breve con questo bellissimo album… come da circolare ministeriale. E tu cosa aspetti? E’ già Militanza-mania!

Gianni Casalini & Luisa Caldon

~*~
Militanza 2.0 – Prime uscite.

Una figurina classica: il dipendente statale anarchico, perché, si sa, come si sabota lo Stato da dentro… (figura già citata da Vecchioni nella bella canzone -I poeti-: “I poeti son giovani stanchi che servon lo Stato sputandogli in faccia perché sia dannato”). Se non fa un cazzo il suo non è fancazzismo, ma sabotaggio. Oltre che molto individualista si sente molto furbo.

Il collettivo nazi maoista filosovietico: “Finocchi col culo degli altri” che stona l’internazionale in versione pre (o post) punk su qualche palco di provincia. Diffuso in alcune zone del centro Italia. C’è anche il gagliardetto.

Il ragazzo Dalemiano ha velleità intellettuali e intanto fa carriera nelle sezioni di provincia. Il sogno è la segreteria nazionale, ai cortei lo riconosci perché è quello che parla con tutti i delegati. Non ha mai dato via più di un volantino da solo.

Il giovane Cacciari: sostanzialmente uguale nell’aspetto al giovane Dalemiano se ne sta in disparte se non quando odora rissa,la palestra sono le sezioni di provincia ma con sogno qui è la direzione nazionale. Si diverte a tirar merda su tutto spostando con aggressività l’asse a destra.
Non ha mai dato via più di un volantino.

Il ragazzo con il megafono. Da via volantini solo per poi usare il megafono. Sa tutto il repertorio di sinistra:dai canti di lotta più conosciuti alle canzoni simbolo del cantautorato italiano. Sa anche quelle di sabor totalitaro ma le accenna brevemente…lasciando intendere che un giorno… domani no…ma dopodomani… Da via i volantini solo durante il corteo e solo alla testa perché poi deve usare il megafono, ovvio.

La ragazza femminista/radicale/un po’ disobbedienza/un po’ nuovo cinema italiano. Da via molti volantini (brava!), va a fare i banchetti (brava!), ma spesso sogna di accompagnarsi stabilmente al giovane Cacciari e abitare con lui in centro per pranzare in trattoria la domenica.
Sogna un futuro nei servizi sociali, ma solo se ben pagata.

Il compagno/a cellula Mulino Bianco, che sfila nel corteo rituale (di solito in fondo a simboleggiare attenzione/cura/protezione/non-chalance) con passeggino, perché più che produttivo è riproduttivo e vuole simboleggiare la solidità familiare che però non si dimentica degli altri rimasti alla deriva nella sfiga. Il family day di sinistra.

Poi c’è quello che fa la grafica dei volantini perché ha il concept e ha i font ma non li finisce e lascia gli altri a tirar giù madonne su GIMP, attacca tre manifesti sotto casa sua se son freschi di stampa e ai cortei non c’è mai perché nessuno sa perché ma è sempre, sempre, sempre a Berlino.

Fenotipo (dominanza maschile in questa figurina) old-style: è rivoluzionario, ma nel 1920/1 infatti se ci prendi una discussione ti cita solo testi e autori che non vanno oltre il 1930. Può declinarsi sia in chiave libertaria sia in chiave bolscevica o in entrambe; tanto Barcellona è caduta nel ’39 e l’Unione Sovietica non c’è più.
Conosce molti canti popolari e sta simpatico ai vecchi attivisti di partito/sindacato.
Nella versione “rossa” è l’uomo costicine! Cioè quello che nelle feste sta vicino alla griglia.
Nella versione “nera” è vestito di nero e si muove nell’ombra. Talmente nell’ombra che nessuno si è mai accorto di lui. Tranne quando rompe i coglioni nelle discussioni su internet…
In entrambe i casi al bar tende a parlare di Belen, ma non necessariamente.

Quella che -nonostante- sia troppo figa è di sinistra lo stesso. Così è -una cosa- e prende svariati piccioni e almeno una fava.
Poi lui, la fava, va alle riunioni di partito il giovedì e lei si sente libera di sbevazzare con le amiche fino allo sfinimento.
Cose che potrebbe fare tranquillamente anche gli altri sei giorni a settimana ma è occupata a far di vedere che è di sinistra.
Se sei di sinistra non ti ubriachi mai, al massimo hai un leggero mal di testa perché il vino non era buono come quello che ti avevano proposto la volta prima.

Imperdibile. Il fighetto indies. Che segue tutte le ultime mode “culturali”, ma più che altro musicali, usa sempre l’ironia (?) ed è talmente abituato a ribaltare le ovvietà di sinistra da dire sostanzialmente cose di destra. Pure questo va sempre a berlino con quello che fa la grafica, poi.
Aggiungo che il fighetto indies è affetto da sindrome di Adamo: quando capisce una cosa lui è il primo uomo sulla terra ad afferrare quel concetto o quell’idea o concepire quella iniziativa. Lui arriva primo a prescindere… per questioni di stile, penso. Anche se tira fuori cose vecchie di vent’anni.

C’è anche l’omosessuale di sinistra che vuol vedere riconosciuti i propri diritti e declina tutti i diritti di tutti nei suoi; peccato che poi non faccia nulla per gli altri e si incazzi se non sono tutti attenti SEMPRE alla sua situazione. Che evidentemente le riassume tutte…

L’antimperialista sfegatato che odia gli USA sopra ogni altra cosa e difende, con le certezze di un salafita espulso da Al-Qaeda per eccesso di estremismo, governi di stati in cui non vivrebbe mai, ma che possiedono secondo lui virtù inenarrabili, soprattutto a lunghissima distanza. Spesso milita nel collettivo nazi-maoista filosovietico “Finocchi col culo degli altri”.
E’ capacissimo di fucilarti per una Coca~Cola.

Poi c’è la ragazza che veste come Bjork, beve superalcolici a go-go a stomaco vuoto e fuma una cesta di tabacco al giorno.
Però compra bio o mangia i pomodori industriali che ha seminato in terrazza.
E’ sempre mezza ammalata e ha delle allergie strane e combinate: tipo uva+pomodori+un allergene X di una sostanza che sarebbe già difficile di per sé (tipo: non alle nocciole, ma ad un allergene di queste).
Di solito sta sempre con uno di Torino. (Che cazzo c’è a Torino o a Berlino io non lo so.)

Poi, ma è un discorso delicatissimo: c’è il meridionale di sinistra.
Quello che va ben tutto, si fa anche un mazzo che non ti dico, ma poi compra Lucky Strike di contrabbando a 2.50 Euro e superalcolici che-neanche-ti-dico sempre di giro di contrabbando.
Poi però va ad aiutare Libera. In un’altra regione. E’ convinto che la dance hall ci salverà.

E c’è anche il gruppettaro, che è comunista… non così (solo pugno destro alzato), ma così (entrambi pugni alzati) -cit. Mario Brega-, che ha militato in tutti i gruppi più puri e marginali della sinistra extraparlamentare, per poi approdare ad un partitino comunista qualunque finendo a rimpiangere un PCI che, all’epoca, ha disprezzato perché era revisionista e che dopo un paio d’anni di militanza confluisce in un’altra formazione a causa dello scioglimento della precedente. Quando lo vedono arrivare per prendere la tessera si toccano i coglioni.

Quello/a che lavora in ARCI/CGIL/coop. di sx… e intanto uno stipendio lo porta a casa e gli importa una bella sega.
Questa è una figurina che tutti hanno doppia. Ce n’è almeno uno/a in ogni bustina.

L’onda Social Forum che però non ha una esistenza propria, è piuttosto meta-esistente; a parte che si riconosce perché ascolta i Negramaro (e Jovanotti) e balla le tarantelle sotto il palco e suda un sacco sulla maglietta del Che e va a fare i corsi di giocoleria durante l’anno e le cene di solidarietà.

Quello che riesce a commuoversi allo stesso modo allo stadio e sui canti partigiani e riesce a militare contemporaneamente nell’ANPI e fare campagna elettorale per le primarie per Renzi. C’è un’equipe di sociologi americani che lo studia. Sembra legato a qualche pattern antropologico della Toscana centrale. Fenotipi simili sono stati avvistati anche in altre regioni (pare ce ne siano degli esemplari nel trevigiano), ma questi ultimi, di solito, non si considerano molto di sinistra e hanno un nonno morto in guerra.
Questo fenotipo non esiste in versione femminile. Di solito si accompagna alla compagna militante. Quella che fa tutto ma non riesci bene a capire cosa.

Ci vogliamo dimenticare dei compagni start-up?
Quelli che vanno alle prime riunioni di tutto. Il primo laboratorio, il primo cantiere, il primo tavolo, il primo appuntamento nazionale,il primo bicchiere di vino per vedere se si riesce a far qualcosa perché è-ora-cazzo! Poi vanno alle seconde riunioni di qualcosa per raccontare l’esito della prima riunione di qualcos’altro per cercare alleanze e fare rete. E Poi basta, restano una mail in una mailinglist inventati.org

Quelli che nelle riunioni/assemblee fanno a chi si incazza per primo e urlano in faccia agli altri, soprattutto se più giovani o timidi e prendono le decisioni solo bisbigliando in privato coi compagni di vecchia data, tipo massoneria mozartiana, ovviamente alzando lo stendardo della democrazia assembleare come se non ci fosse un domani.

Il bello di questi fenotipi è che sono stereotipi-transformer ne puoi creare di nuovi prendendo un pezzo di uno o dell’altro o puoi inserire anche qualche elemento raro, tipo: ce ne sono alcuni che partecipano ai giochi di addestramento militare perché un domani ci potrebbe scappare un’altra resistenza in montagna.

In tutte le migliori edicole.

Caldon & Casalini inc. Entertainment Production, 2013

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L’IMU e la democrazia Km 0

Pallone rosa

L’IMU e la democrazia a Km 0
Di solito la tipologia -destra/provocatore- agisce su questo canale: interazione con “l’altro” su un piano talmente basso che dovrebbe essere rifiutata la comunicazione, perché accettarla è già una resa.

Prendiamo l’esempio dell’exploit –lettera rimborso IMU– con cui la Cloaca Delle Libertà è riuscita ad evitare un disastro elettorale irreversibile. Esempio di tempismo pubblicitario assoluto. In pubblicità si sa che non si deve piacere a tutti, ma al target giusto. In Italia c’è una fetta considerevole della popolazione che ha (o vuole avere) come unico problema il rimborso IMU sulla prima casa.
I figuranti delle manifestazioni post elettorali della Cloaca Delle Libertà erano ben istruiti a ripetere solo questa tiritera dell’IMU ai giornalisti intervistatori. “Siamo qui per riscuotere l’IMU” ecc…

D’altronde… Gli anti-B sono stati spiazzati un bel po’ da questa mossa perché, come sempre è accaduto, Berluschetti fa delle mosse talmente oscene da essere inattaccabili. Curioso esempio di promessa di corruzione con i soldi pubblici, hanno tuonato in molti.

La risposta dovrebbe passare sul piano della modulistica, pensavo oggi, mentre per l’ennesima volta sentivo la storia dell’IMU, questa volta sparata dal palco del sindacato di destra UGL che ha trovato ampio risalto sui TG in perfetto clima bipartisan PD(L).
Stabiliamo che il rimborso dell’IMU è giusto. Ma restando così le cose e visto che nessuna delle forze che si presentano con “responsabilità di governo” trova alternative allo strizzare il limone tanto vale mettere a punto una modulistica precisa e adatta. Accontentiamoli!

Potrete andare alla posta e chiedere il modulo dove insieme al rimborso IMU rinunciate a tutti i servizi essenziali che saranno ridotti per reperire le stesse risorse. In caso di necessità passerà davanti a voi chi l’IMU l’ha pagato. Visto che questo è il paradigma accettatelo fino in fondo. Poi speditelo il modulo al resto ci pensa un database. Avete bisogno di assistenza per gli anziani: pagatevela coi soldi dell’IMU. E così via.

Certo non è il top of the top, visto che fondamentalmente si paga del debito privato trasformato in debito pubblico. Ma se questo non è messo in discussione ed il problema è la -responsabilità-, eccola.

Tale concetto può essere esteso a molte altre decisioni che rientrano nel paradigma -democrazia a Km 0-. Cosa è? Semplice facile e divertente: è un tipo di democrazia in cui le scelte pubbliche ricadono su chi le ha prese (visto che i modelli di democrazia diretta per ora latitano o lasciano un po’ il tempo che trovano e quelli della democrazia delegata si mostrano logori e esausti…)

Democrazia a Km 0. Come i prodotti della terra.
Prima cosa: istituzione del referendum propositivo. Siccome per ogni decisione che riguarda -tutti- cioè la collettività, i beni comuni e anche… “la gente”, va! è vizio comune il trovarsi a proprio agio quando le conseguenze negative di una decisione ricadano sul prossimo e non su di noi e visto che ciò è imbarazzante (e poco democratico), ecco alcuni correttivi.

ESEMPIO A: Referendum per il modello di raccolta e smaltimento rifiuti. Sei favorevole alla opzione incenerimento perché non nuoce alla salute, anzi offre lavoro ecc ecc. e sicuramente più comodo e sbrigativo di una complicata raccolta porta a porta: SÌ/NO.
Conteggio delle schede. Bene. Se vincono i SÌ allora si procede alla costruzione di inceneritore nelle circoscrizione dove i SÌ hanno vinto e si inizia proprio da quelle in cui hanno preso più voti. Non è che si vanno a mettere nel posto a maggiore presenza mafiosa oppure a minore densità demografica (con meno gente che s’incazza) come adesso.
Sennò sembra sempre che si voglia buttare la merda in casa d’altri. Con la solita tiritera che la maggioranza vota per alzata di spalle e biascica “E’ pur necessario…” e chi le beghe ce le ha sotto casa dice: “Se è necessario fatelo a casa vostra…”

Visto che c’è bisogno di riforme tenete presente che senza democrazia a Km 0 non si va da nessuna parte. Le scelte vanno riterritorializzate. Ri-abituiamo il cittadino a raccogliere i frutti delle proprie decisioni. Non più -patto con gli italiani-, ma patto con ogni italiano.
E non dimenticate di compilare i moduli per il rimborso dell’IMU entro e non oltre…

[GC :::2013:::]

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No alla deportazione dei cani di Volterra

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Quella che segue è una lettera presa dalla pagina fb “No alla deportazione dei cani di Volterra”. Chiedo a chi legge questo post di spedire almeno un’email agli amministratori secondo le istruzioni dell’associazione animalista che sta cercando di gestire la cosa.

Cosa è successo a Volterra? Semplice: è stato risolto il problema dei propri cani randagi con una gara di appalto al ribasso. Ha vinto un canile di Matera. Città con già rilevanti problemi di randagismo, ma evidentemente con strutture in grado di abbassare i prezzi all’inverosimile nelle gare di appalto.
Per ora non aggiungo altro, sebbene ritenga la faccenda disgustosa… invito tutti a fare qualcosa di utile. Spedire un’email è un gesto semplice e non vi richiede molto tempo. Se potete fare di più meglio. Ma in ogni caso avrete fatto qualcosa.
Gianni

Per favore massima diffusione!!!! dobbiamo evitare questa deportazione,chi può bisogna adottare o trovare stallo a questi cani!!!questi cani!!! CERCANO URGENTEMENTE ADOZIONI E STALLI X I 65 CANI (DELLA NOSTRA TOSCANA) Il comune di volterra ha appena terminato la gara di appalto per assegnare la custodia e il mantenimento dei propri cani attualmente ospitati nel canile di reggio emilia. La gara di appalto pare sia stata vinta da un canile meridionale. Invito tutti a scrivere le proprie opinioni in proposito al sindaco di Volterra e a telefonare, per chiarimenti, informazioni e magari appuntamenti per discutere la cosa. Chi volesse adottare un cane del comune di volterra puo’ trovare alcune fote nel sito qui sotto riportato. Il modulo per la richiesta di adozione si trova invece nel sito del comune di volterra. Segnalatemi per favore se richiedete in adozione cani di questo comune, per tenere il conto e per evitare di richedere in piu’ persone lo stesso cane. Fate girare questo appello. il sito e’ www.pelosidireggio.it XInfo valeria.clav@gmail.com 051-9912716 sera

Chiediamo a voi di aiutarci ad impedire un simile scempio scrivendo a:

sindaco@comune.volterra.pi.it, m.cecchelli@comune.volterra.pi.it, g.raffini@comune.volterra.pi.it , r.trafeli@comune.volterra.pi.it, r.fedeli@comune.volterra.pi.it, r.costa@comune.volterra.pi.it, p.moschi@comune.volterra.pi.it, e.tonelli@comune.volterra.pi.it, s.lonzi@comune.volterra.pi.it , g.gazzarri@comune.volterra.pi.it, l.silvi@comune.volterra.pi.it

Grazie a tutti

testo base lettera – possibilmente da personalizzare, ma senza offese e toni maleducati:

Gentile sindaco,
le scrivo riguardo alla gara di appalto per l’assegnazione della gestione dei randagi del vostro comune. Ho visto il testo della gara, fatta al ribasso, come spesso purtroppo accade, con punteggio assegnato soprattutto in relazione al prezzo al giorno praticato per ogni cane. Ho saputo, e le chiedo conferma, che la gara e’ stata vinta da un canile meridionale. Naturalmente questa notizia mi ha molto allarmato e sorpreso, mi risulta infatti difficilmente comprensibile che si possa pensare di mandare i cani toscani in meridione, dove l’emergenza randagi e’ veramente alta e i canili sono al collasso per il numero elevato di cani, tanto che i volontari del sud ci chiedono continuamente aiuto per le adozioni. Inoltre, come possiamo pensare di seguire i cani, pubblicizzarli e trovare loro buone adozioni dopo averli trasferiti cosi’ lontano? Quando ci sono canili TOSCANI qualificati e dotati di quotidiana presenza di volontari che curano sgambatura e adozione dei cani ospiti.
Il prezzo praticato al giorno per ogni animale non puo’ essere esclusivo motivo di scelta, perche’ cosi’ facendo si sprecano soldi pubblici per mantenere a vita cani che non troveranno mai un’adozione. Investire invece in canili vicini, anche se costano un po’ di piu’, vuol dire puntare sulla possibilita’ di dare agli animali una sistemazione in famiglia con conseguente risparmio di denaro pubblico e rispetto dei diritti, ormai ampiamente riconosciuti dalla legge, degli animali.
Spero che si possa trovare la maniera di collocare diversamente tutti questi cani e che mai si arrivi all’assurdita’ di un trasferimento al sud, contro il quale, penso, si schiereranno tutti i volontari e le associazioni animaliste.
Spero voglia discutere con i volontari e le associazioni locali al fine di trovare una ragionevole soluzione, anche in riferimento al comma 9 dell’art. 32 della Legge Regionale Toscana n. 59 del 20/10/2009, dove viene data priorità ai canili del territorio :”In via temporanea, i comuni che non dispongono di strutture proprie utilizzano, nel rispetto dei criteri di cui al comma 8, i canili presenti sul territorio regionale o di comuni limitrofi anche se appartenenti ad altre regioni.”

Nome
Cognome
Città

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C’è chi uccide i cani

Theda Bara con cane

Il cane di una persona che conosco appena, ma che avevo visto diverse volte passare, un bellissimo esemplare di lupo cecoslovacco, mite e buonissimo con tutti, è stato avvelenato qualche mese fa mentre si trovava nel suo giardino e poi finito a bastonate. Ciò è avvenuto in un posto chiamato Ponte a Egola, in Toscana. Sconosciuti gli autori e i motivi del gesto.

Lo so che non scriverò un post bello. Nemmeno troppo elegante. Pulsioni di vendetta e un’emotività pressante ne comprometteranno lo stile.
Non si inizia a scrivere -scusandosi-, mai e poi mai, si dice.
Invece ammetto già l’eccezione di un argomento che ti spinge più a lanciare maledizioni che a esprimere qualcosa di utile.
Per una volta affanculo allo stile e chiedo scusa in anticipo se qualcuna di quelle maledizioni finirà inevitabilmente dentro alle mie riflessioni.

Però voglio mettere bene in chiaro una cosa: per quanto la causa scatenante di quello che sto scrivendo sia data dal mio amore per gli animali il punto di vista che esprimo non è genericamente “animalista”.

Butto lì alcune impressioni. Mezza Europa sta facendo delle prove di crudeltà collettiva sugli animali in genere e sui cani in particolare. Nei paesi dell’est il problema del randagismo viene risolto da squadre di cacciatori assoldate dalle autorità cittadine di quel paese o dell’altro che abbattono a colpi di fucile animali abituati ad amare l’uomo per pochi soldi. E’ uno spettacolo indecente. Un cecchinaggio schifoso. Mi fermo con gli aggettivi e ritengo sia più utile esprimere solidarietà a coloro che in quei paesi: Russia, Ucraina, Albania, Romania ecc stanno cercando di fermare un inside job della barbarie che non riguarda solo il rapporto umano/non-umano, ma il senso stesso di umanità. Ciò che conferisce un significato all’essere umani. Solidarietà necessaria visto anche le continue pressioni e minacce e violenze a cui chi si oppone a questo paradigma della ferocia sbrigativa va incontro in quei paesi.
Si sta assistendo a dei progrom specisti.

Per non far torto a nessuno aggiungiamo anche i mattatoi che sono le perreras nella “civilissima” Spagna e la questione del randagismo nel sud Italia che viene non di rado risolto col veleno, sistema meno rumoroso e sicuramente più omertoso delle cartucce. Perché le amministrazioni comunali non hanno tempo e voglia e capacità ecc (poverine) di affrontare la questione in maniera civile.

Sistema questo anche piuttosto diffuso nella civilissima Toscana ad onor del vero dove paranoici dell’igiene e repressi in genere dispensano bocconi avvelenati per ogni dove, senza contare categorie economicamente motivate come i cercatori di tartufi che segnano il territorio col veleno per difendere la loro fonte di reddito.

Al di là di alcune osservazioni un po’ giustizialiste, che mi vengono in mente: tipo il fatto che chi uccide degli esseri per futili motivi dovrebbe quanto meno avere più problemi di chi guida in stato di ubriachezza e non meno. Al di là del fatto che personalmente vorrei che chi ammazza un cane facesse una certa conoscenza formativa del carcere. Ecco al di là di questo, ma non oltre, voglio far notare che episodi come quello che ho descritto all’inizio dovrebbero essere considerati come atti -terroristici-, perché lo sono a tutti gli effetti.

Si tratta però di terrorismo verso la comunità, o meglio verso quella parte della comunità che non accetta l’uso della crudeltà come scala di valore sociale. L’ordinamento giuridico ne tiene conto superficialmente o non ne tiene conto affatto, forse proprio perché è terrorismo verso il basso non verso l’alto. Come quello tipico della cultura mafiosa.

Chi uccide cani, uccide relazioni, sentimenti, affettività e lo fa piuttosto impunemente perché questo è un “terrorismo dal basso”, ma soprattutto “per il basso”. E’ un tipo di terrorismo che non mette in nessun modo in discussione le classi dominanti e genera solo sfiducia e rassegnazione fra coloro che non accettano il modello di sottomissione ad criterio violento di gerarchia. E’ un terrorismo emotivo e disarmante.

Continuo a pensare che in una società anche vagamente civile chi uccide sentimenti, relazioni e affettività non dovrebbe essere sanzionato da una multa e rizzati. Questo sul piano repressivo.

Tornando ai progrom specisti nel resto d’Europa, cioè alla parte organizzata e strutturata di questa violenza, aggiungo che questa ferocia sbrigativa verso esseri più deboli perpetrata per motivi di “decoro” è il segnale di una cultura della crudeltà risolutiva che sta emergendo in Europa, che è anticamera della violenza su uomini e donne e almeno in parte sublimazione o rappresentazione di essa; che non tarderà ad esplodere (in parte sta già accadendo) in ogni direzione verso ogni categoria debole, non per forza identificata con linee di demarcazione etniche o di genere o di classe.

Ogni eccidio è prova generale di un eccidio “maggiore”, lo contiene o lo giustifica. Queste sono prove di una cultura pre-fascista (debole coi forti, forte coi deboli) trans-nazional popolare.

Assistiamo allo spettacolo indecoroso di una società meschina che mentre sta affondando finge di nascondersi nella lotta per il decoro messo in pericolo dalla merda di un cane. Purtroppo questa non è una società in crisi.

[GC :::2013]

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