I rettiliani e noi

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C’è pure chi sostiene che il mondo è controllato da un governo ombra di extraterrestri rettiliani che piazza i propri agenti nei posti chiave del potere da sempre. Poi dentro ci finiscono i protocolli dei savi anziani di Sion, gli antichi egizi e… insomma un sacco di roba. La creme della creme del complottismo è fornita al pubblico da un signore inglese chiamato David Icke.

Questa tesi è interessante per due motivi. Il primo è che mescola insieme elementi della protesta soprattutto antiautoritaria (con frequenti riferimenti a 1984 di Orwell) con elementi della fantascienza fornendo così un prodotto paranoide dal sapore indefinito. Questo potrebbe far pensare che certa gente sia pagata per confondere le menti e distoglierle dai reali problemi della globalizzazione. Cosa che purtroppo sembra riuscire fin troppo bene. Oppure, per non cadere di nuovo nel complottismo, che confondere le idee sia una attività redditizia in sé.

Il secondo motivo è legato al fatto che una teoria, per quanto incredibile essa sia, è in grado di manifestare un sex appeal se regge su una portante reale. Allo stesso modo uno stereotipo può non essere vero, ma deve trasfigurare qualche elemento reale, altrimenti morrebbe lì. [Nel caso di uno stereotipo una delle condizioni necessarie, ma non sufficienti, al successo e alla diffusione è che non sia dimostrabile o evidente il contrario di ciò che lo stereotipo afferma].

I rettiliani? Dice che sono biondi con gli occhi azzurri e che gli ariani sono rettiliani, ma anche Obama sarebbe un rettiliano (non ho capito bene come…), comunque chi se ne frega, la cosa che mi interessa è questa: il sistema del debito.

Se quella che ci viene venduta come versione ufficiale fosse vera significherebbe che la totalità del pianeta è indebitata. Gli stati lo sono tutti. Gli stati più forti sono quelli che possono indebitarsi di più e pagare interessi più bassi. [Poi succedono delle cose strane tipo gli stati falliscono e vengono salvati dalle banche che falliscono, ma vengono salvate dagli stati… ma questo ora non ci interessa].

Quindi, senza entrare in tecnicismi che porterebbero fuori, se il debito fosse vero (per il significato comune di questo termine) significherebbe che la totalità di quello che vedi, dei gesti che compi, del tempo che impieghi o impiegherai o già hai impiegato lavorando, o cercando lavoro, consumando, creando relazioni… quello che mangi o che ascolti, come i luoghi che abiti, gli edifici, gli aeroporti, le stazioni, le infrastrutture, le automobili, i telefoni, i televisori… tutto, ma proprio tutto è frutto di un prestito. La società si è costruita perché qualcuno -mica facile capire chi- ha prestato i soldi per tutto questo. Cioè la società è stata prodotta dal denaro e non viceversa.

Ora se qualcuno detiene questa enorme quantità di credito deve essere stato proprietario di grosse quantità di denaro che -giustamente- potrebbe richiedere in dietro. Il problema è che stando così le cose questo denaro avrebbe dovuto prodursi dal niente, visto che esso non prende valore dal lavoro, ma è il lavoro che prende valore da esso. Il che è incredibile. Ma noi vogliamo credere! E crediamo!  …che ci sia qualcuno che è in grado di richiedere tutto il debito del mondo.

Ora, se il Grande Creditore fosse una entità umana (una società ecc) significherebbe che il mondo semplicemente è suo. Basterebbe dicesse: rientrare! Così tutto quello che crediamo essere proprietà privata o pubblica di colpo diverrebbe proprietà sua. Più di tutto ciò che esiste non potrebbe chiedere indietro. E’ impossibile che un credito/debito possa valere più di tutto ciò che esiste…Ma la realtà non è statica è dinamica. Non è impossibile perché è un debito che esige tutto ciò che non esiste ancora. Ma, di solito, il Grande Creditore non vuole riscuotere il suo credito vuole riscuotere gli interessi. Che bisogno avrebbe di far privatizzare tutto, quando tutto è già suo? Che senso avrebbe proseguire nella conquista del mondo quando il mondo è già suo oltre ogni ragionevole dubbio?

Una risposta a questa domanda potrebbe essere che: il Grande Creditore procede per stadi di avanzamento in quanto non si può manifestare apertamente in quanto extraterrestre o creatura degli inferi, o entrambi. Ecco scoperto l’inghippo! E’ una cazzata, ma è una cazzata comprensibile anche dopo aver fumato un treno di canne o sotto acido (anzi meglio).

Di vero c’è che da quando si nasce a quando si muore, ormai da diverse generazioni, la nostra vita è interamente condizionata da questo sistema del debito e da coloro che lo gestiscono. Questo debito viene fatto passare come inestinguibile e coloro che lo gestiscono, ormai eleggono direttamente i governi o li ricattano. Ci chiedono sacrifici per una cosa che non abbiamo capito neanche bene cosa sia, ne come abbia potuto prodursi, ma è un debito inestinguibile che richiede continuamente il nostro tempo e la nostra vita, presente e futura. Il nostro valore. Attenzione non il nostro denaro. Il denaro è un mezzo.

Tutto questo e altro ancora emergeva il 30 novembre 1999 a Seattle, USA, in quella che fu la prima manifestazione di una breve, ma significativa stagione critica finita nel 2001. Il sistema del debito era il centro della discussione dei movimenti. Solo che allora al centro dell’attenzione c’era il debito dei paesi sottosviluppati.
Questa differenza è stata superata distribuendo il sottosviluppo.

I rettiliani mi sa che non c’entrano un cazzo.

[GC :::30 novembre 2012:::]

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C’era una volta

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Autoritratto

Tempo fa lessi una storia di regine, cavalieri e streghe in un libro che non parlava né di regine, né di magie, né di cavalieri. Credo che si trattasse di uno dei racconti di Caanterbury di Geoffry Chaucer. In ogni caso io ti racconto questa storia come se mi fosse stata trasmessa la sera da qualcuno davanti al fuoco acceso nel camino. Te la racconto come la ricordo. Te la racconto perché è una delle storie che mi tornano in mente più spesso quando vengo assalito dai fatti della cronaca e dell’attualità e dal fango della politica. Te la racconto perché è una storia utile. Te la racconto perché è come un coltellino multiuso, o un passepartout, che non richiede una situazione particolare per essere applicata, perché non è scontato capire di cosa tratta realmente e, anche, perché mi piace raccontare le storie.

La storia inizia così… anzi io la faccio iniziare così.

C’era una volta un cavaliere che violò una fanciulla. La regina lo venne a sapere e lo fece arrestare dai soldati. Una volta al suo cospetto gli annuncio che era stato condannato a morte… ma avrebbe potuto salvarsi se fosse tornato da lei entro un certo tempo con la risposta esatta alla seguente domanda: cosa una donna desidera più di ogni altra cosa al mondo.

Il cavaliere sapeva che in un angolo remoto del regno c’era una vecchia fattucchiera che aveva fama di conoscere la risposta ad ogni domanda. Di lei si diceva che tanto era brutta tanto era saggia. Il cavaliere la raggiunse ansioso di porle la domanda a cui non era in grado di rispondere da solo. Quando la vide capì che ciò che si diceva in giro sulla sua bruttezza non era esagerato. Era  davvero ripugnante. Il cavaliere fu assalito quindi dalla speranza che la donna fosse altrettanto saggia. Le raccontò la sua storia e la vecchia fattucchiera lo stette a sentire in silenzio. Quando ebbe finito lei gli disse: avrai la risposta se accetti una condizione. La condizione era che se la regina gli avesse salvato la vita il cavaliere avrebbe preso lei, la brutta fattucchiera, in sposa. Il cavaliere accettò.

La fattucchiera disse al cavaliere che la risposta che avrebbe dovuto dare alla regina era che una donna vuole primeggiare in tutte le cose d’amore (in pratica avere il controllo assoluto in quelle che oggi si chiamerebbero le relazioni). Il cavaliere così fece e la regina mantenne fede alla parola data e lasciò andare il cavaliere sano e salvo. Anche il cavaliere mantenne fede alla parola data e sposò la fattucchiera.

A questo punto la fattucchiera mise il cavaliere di fronte ad un altro dilemma. Essendo lei esperta in poteri magici offrì al cavaliere la possibilità di passare il resto della sua vita accanto alla donna vecchia e brutta che aveva sposato, e in questo caso avrebbe avuto accanto una moglie amorevole e fedele oppure lei si sarebbe trasformata in una fanciulla giovane e bella, ma infida e infedele. Il cavaliere questa volta si rifiutò di scegliere. Allora la fattucchiera divenne una donna giovane e bella, ma anche amorevole e fedele.

E vissero per sempre felici e contenti.

[Gianni :::2012:::]

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Che cosa banale

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Che cosa banale. I miei vicini cinesi che lasciano la spazzatura fuori tutti i giorni invece che in quelli indicati nel calendario. Io che prendo il calendario del comune di S. Miniato e controllo. Nessuna scritta in cinese. Come sempre. Io che mi metto col traduttore online a cercare di rifare lo schema (cosa significherà “organico” tradotto in cinese, organico come l’intelletuale gramsciano, organic che poi significa biologico nel senso del cibo in inglese, oppure…) .

Che cosa banale pensare che sto facendo il lavoro che dovrebbe fare qualche stipendiato del baraccone pubblico o semipubblico, ma che (poverino/a) non può fare, per motivi sicuramente molto validi per quanto incomprensibili a noi poveri umani.

E’ banale ma so quello che dico: nella mia folgorante carriera ho fatto spesso il distributore di volantini. Qualche volta per l’azienda partecipata che si occupa della nettezza urbana a Empoli. Altre volte ho distribuito i calendari per la raccolta della carta. Oppure ho fatto l’attivazione per la raccolta della carta. Non ho mai avuto volantini in lingue diverse dall’Italiano -in compenso sul lato B del volantino che invitava la cittadinanza (italiana evidentemente) alle assemblee per l’attivazione della raccolta porta a porta c’era un lungo discorso di auto elogio della sindaca di Empoli-.

Oppure provate a spiegare ad una famiglia di cinesi che non parla una parola di italiano che il giorno di raccolta della carta e cartone è quello e il punto di raccolta è quello ecc ecc. [A me torna anche poco che si possa rispondere semplicemente -non capisco la lingua-. Non credo che in Cina potrei cavarmela così. Però almeno una traduzione!]

Ma figuriamoci se qualcuno che ha l’accredito di qualche migliaio d’euro tutti i mesi sul proprio conto corrente può arrivare a comprendere la difficoltà del caso. Queste son beghe da 10 cent. a volantino o giù di lì. Poi un sistema per apparire bene nell’articolo di giornale lo si trova sempre. Un sistema per presentarsi ai dibattiti pubblici e vantarsi non è un problema. Qualche iniziativa folkloristica per mettersi il fiorellino all’occhiello si mette insieme. Qualche cena multi etnica. Che problema c’è?

E anche ammesso che qualcuno chiedesse la spiegazione di quello che sto scrivendo che vuoi che non c’abbiano una risma di volantini scritti in tutte le lingue in qualche cassetto da tirar fuori per dire che non è vero, che ti stai inventando tutto. In fondo questo è il lavoro del politico e del “tecnico” pubblico, non tanto risolvere i problemi ( almeno quelli banali ) ma riuscire a giustificarsi.

Qualcuno dirà: vorrei vedere te al posto loro…Sì, anche io vorrei vedere me al posto loro e loro al posto mio a distribuire volantini, ma le cose non andranno in questo modo, temo. Almeno nell’immediato.

Che cosa banale mi è venuta voglia di scrivere. Davvero. Saremo destinati ad avere pure nostalgia del governo B.? Quando almeno potevamo sognare. Quando per il fatto che ci fosse uno come Brunetta ad attaccare il pubblico impiego potevamo convincerci che invece no, sono tutti lì a battersi i piedi al culo per noi… anche se questo contrasta con la nostra esperienza da quando abbiamo l’età della ragione… ma bastava vedere Brunetta per raggiungere l’armonia con un pensiero del genere. Che cosa terribile e diabolica è la politica.

Che cosa banale questa sensazione che si otterrebbe molto piacere del farne un fastello e buttarli tutti in mare.

[GC:::2012:::]

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Oppure il fuoco

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Rapporto alla direzione generale della Polizia del Karma – da Gianni

Sì, hai profondamente ragione quando dici che i motivi del malcontento sociale si stanno palesando e che l’onda di piena è attesa nei prossimi mesi. L’energia è palpabile. Si avverte nell’aria. Mi preoccupa il fatto che il sistema di dominio sia già pronto ad affrontarla in maniera strutturata mentre coloro che,anche per un breve attimo, si troveranno sul terreno di questo scontro (per molti versi epocale) si lanceranno nel conflitto in maniera improvvisata e ingenua, accecati dalla rabbia e pronti a divenire facili prede di agenti, di ruffiani e idioti estetici. Non sto scrivendo per esonerare nessuno dalla sua responsabilità.

La dispersione è il primo mezzo con cui il potere tenterà, riuscendoci fin troppo, di scaricare a terra la protesta. I conflitti effimeri aumenteranno in maniera esponenziale, amplificati e riprodotti dallo spazio del mediale. Sì sarà chiamati ad arrabbiarsi su tutto. Ad inveire contro ogni cosa. In modo che il centro del discorso rimanga al riparo da ogni ragionevole attacco. Tutto sarà motivo di scontro affinché lo scontro non possa mai concentrarsi e coloro che lo operano riconoscere se stessi. Non saranno pochi che alfine capitoleranno sulla loro privata gastrite piuttosto che percorrere il calvario della marginalità sociale.

Il sistema di protezione del potere non si limiterà a questo. Userà ogni tipo di spauracchio. Investirà la marmaglia dell’estrema destra, che già sta scalpitando, di maggiore libertà di manovra e d’azione. Questa per l’occasione si è attrezzata con tutte le parole d’ordine del campionario dell’estrema sinistra e con un immaginario ibrido, in modo da potersi gonfiare come un chicco d’uva alle piogge d’autunno del malcontento popolare. Certe bravate saranno amplificate e riprodotte dallo spazio del mediale. Allo stesso modo il richiamo all’emergenza e alla mobilitazione antifascista percorrerà il sistema nervoso di questo paese. Su tutti aleggerà la promessa di necessario ritorno alla normalità e alla ragionevolezza.

Il sistema di protezione del potere non si limiterà a questo. Trasformerà tutto in una frenesia vaga. Produrrà una quantità insopportabile di false teorie. Di schemi di lettura semplificati in cui la classe media impaurita avrà modo di riconoscersi senza per questo mai arrivare a mettere in dubbio il proprio modello di conoscenza oppure a dover ammettere la propria ignoranza. Il mezzo televisivo, in questo, resterà un passo indietro rispetto ai meandri oscuri della rete, che garantiranno quel tanto di atmosfera da controcultura necessaria per rendere credibile anche un frullato di banalizzazioni prese sia dal repertorio della destra giovanile che da quello della sinistra. Senza dimenticare una spruzzatina di esoterismo dozzinale.

Ma non si limiterà nemmeno a questo. Insisterà sulle aberrazioni. Sul fatto morboso. Rilancerà senza tregua la teoria della società attraversata da inspiegabili fenomeni di follia. Promuoverà i gesti davvero folli e irrazionali ponendoli al centro dell’attenzione voyeristica delle masse. Qualora il sistema mediale non riuscisse ad accumulare materiale sufficiente o immagini abbastanza feroci il sistema di protezione del potere produrrà esso stesso quei fatti attraverso le parti più oscure dello Stato o reclutando agenti nella criminalità. Se questo ancora non fosse sufficiente introdurrà sul mercato enormi quantità di sostanze psicoattive “nuove” a basso prezzo. Introdurrà sostanze psicoattive, come ad esempio morfine sintetiche, nelle droghe leggere di uso comune. Fornirà tramite il sistema di alleanze con le economie criminali enormi quantità di cannabis con tassi di THC elevati. Creerà la psicosi delle nuove sostanze nel pubblico.

Spengerà ed accenderà fuochi senza tregua. Alcune parti dello Stato combatteranno ciò che altre parti promuovono. Tutte queste cose saranno simultanee in certi momenti. Alterne in altre ed assenti in altre ancora. Tutto ciò sembrerà normale perché lo abbiamo già visto.

Il sistema di protezione del potere investe fuori e dentro le istituzioni. Il progressismo irrealizzabile rientra fra le sue opzioni future necessarie. Un progressismo irrealizzabile che ha come unica bandiera il rallentamento dei processi già stabiliti che, nella sfera dell’economia come in quelli della politica, vengono spacciati come irreversibili e inesorabili. Il ricorso ossessivo al male minore come schema essenziale.

Si sarà tenuti ad appassionarsi con trasporto da ciò che è irrilevante. Superfluo ricordare che campioni di questo modello di conflitto saranno inoculati come immagine e modello nel tessuto sociale con la stessa facilità e con gli stessi canali con cui si inoculano i modelli del comportamento giovanile per il tempo libero.

Questo è un breve invito ad essere coinvolti piuttosto che travolti da ciò che sta per accadere.

[GC:::2012:::]

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Demo version

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In Occidente si parla sempre meno di politica e sempre più di tecnica. Perché?
“Perché la sinistra non ha più niente da dire, non ha un programma da proporre. Quel che ne rimane rappresenta gli interessi della classe media istruita, e non sono certo centrali nella società”
Hobsbawm, l’ultima intervista

Adesso che sono passate queste primarie “democratiche”, di cui non vi potrete certo lamentare dell’assenza mediatica, mentre siete lì a contare voti e soldini potreste provare anche a dare un’interpretazione qualitativa del voto.

Dal momento che non lo farete, vi lancio una inutile profezia: scoprireste che coloro che sono stati tagliati fuori dal sistema di produzione e che hanno votato al vostro giochino sono un numero risibile.

Giusto una suggestione perché non mi piace rompere i giochini che appassionano gli altri… -e la tentazione sarebbe forte perché insieme a tante brave persone di cui non condivido la passione per questo esercizio pseudo-democratico, ho visto uscir fuori la solita feccia di presenzialisti interessati, di cui il vostro partito non si può certo ritenere digiuno, e anche dei soliti ammanichini che hanno colto l’occasione per “contarsi” o almeno “per guardarsi in faccia”.-

Non mancherebbero gli argomenti. Ma per non farla lunga ne scelgo uno solo perché la faccenda non merita tutta l’enfasi che gli avete dato, e avrete occasione di accorgervene appena usciti dal minimondo che vi siete creati in questi mesi.

Eccolo: tutto questo esercizio di voto per eleggere chi doveva già essere eletto? Per proporre chi, e solo chi, è già accreditato presso l’elité che approva la classe politica “giusta”? E si tratta di un elites che non è eletta.

Il vecchio sistema di controllo sociale prevedeva un controllo burocratico rigido, presenza di dittatori e assenza di elezioni. Era un sistema accentrato su CIÒ CHE POTEVA ESSERCI. Il nuovo sistema di controllo (o nuovo, o semi-nuovo ordine mondiale) è centrato su CIÒ CHE NON PUÒ ESSERCI. Si concentra su una selezione negativa. E grazie a questa inversione di metodo prevede e stimola un continuo e ridondante esercizio del voto. Sia in forma tradizionale sia in forma di espressione di gradimento tramite i nuovi sistemi digitali.

Che si tratti di un paese occidentale  (ormai) ex sviluppato come il nostro oppure dei Fratelli Mussulmani in Egitto il governo è riservato a chi è accreditato presso le elités del potere finanziario. Visto che ogni struttura sociale (tra cui lo Stato appunto) è viva o morta, sta bene o male, solo in virtù di ciò che viene stabilito dal governo finanziario. In altre parole: visto che in un solo momento un ristretto numero di persone può decidere il “fallimento” dello Stato.

Contro quello di cui sto parlando voi non potete niente. Quindi la situazione è sul punto di imprevedibili rotture. Il sistema di potere sta direzionando conflitto e rotture attraverso l’accreditamento di scontri innocui sul piano globale e forze accondiscendenti. Il sistema di potere è un sistema che sposta credito e debito facendo credere che questo sia valore, e fa lo stesso con il credito politico. Il credito di potere. Anche se ormai la parola giusta, dal momento che nessuna leva fondamentale della società può essere toccata, non è più politico, ma gestionale.

Ciò che ci riguarda da vicino è prodotto in una sfera che la politica non può toccare, se non marginalmente. E la misura di questo margine è destinata a rivelarsi nel tempo sempre più risicata.
Sarà offerta man mano una vasta e assortita gamma di palliativi.
Questa è la crisi della politica. Secondo me.

[GC:::2012:::]

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Io mi eccito in maniera anormale.

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Ieri sera durante una trasmissione televisiva l’ex ministro Brunetta ha fatto cadere nel discorso con cui stava interloquendo con il futuro ministro Vendola questa frase: “Io mi eccito in maniera normale. Tu non so!”. La frase è ambigua (guarda un po’!) e Brunetta può negare il riferimento alla sfera sessuale.

Ieri un ragazzo di 15 anni si è ammazzato perché sommerso da frasi tipo questa e Brunetta ha pensato bene di esibirsi in una prodezza da bar che non fa più ridere neanche al bar.

Invece io, Gianni Casalini, nel pieno possesso delle mie facoltà voglio affermare al mondo che: Io mi eccito in maniera anormale! Qualsiasi cosa si intenda per normale mi ha sempre intristito il cazzo. Esattamente come il governo di cui Brunetta ha fatto parte. Non ci posso fare niente. Davvero. E’ sempre stato così. Fin da piccolo. Arrivava uno e ti diceva: le cose normali sono queste e queste… e io mi dicevo: che coglioni, falle te! Allora mi sono sempre buttato sulle sperimentazioni. Di quello che m’andava e quando e come potevo, s’intende. Se una cosa non ti piace, non ti piace. Se non t’attira, non t’attira. Però ho scoperto che di cose che eccitano ce ne sono tante e secondo me è fortunato chi si eccita con altre cose ancora. E mi sa che non le ho scoperte ancora tutte.

Mi sono sentito molto discriminato in quanto anormale e ho solidarizzato con tutti gli altri anormali, che detto per inciso, costituiscono la maggioranza della popolazione.  All’inizio c’ho provato a dire che di cose anormali non ce ne erano. Si evolve, si inventa, si cresce… Ma non c’è stato verso. C’è il club dei normaloni, che siccome si fanno due coglioni così, e non godono di quello che vogliono far credere di essere, finiscono per rompere il cazzo agli altri e stabiliscono che – o coi normali o CONTRO i normali.- Però visto che una volta tanto ce n’è uno che viene allo scoperto di questi normali mi rivolgo a lui così: guarda che voi “normali” esistete solo nella vostra mente malata di gente priva di ogni erotismo ed esistete perché ci sono gli anormali come noi. Noi esistiamo sempre. Indipendentemente da voi, dalla vostra invidia e dalla noia in cui affogate per tutta la vita.

Di cose normali… Lo sapete da dove viene la definizione posizione del missionario? Sì. Comunque per chi non lo sa lo dico: i missionari insegnavano alle popolazioni “selvagge” che l’unica posizione normale era quella del missionario appunto. I selvaggi, che erano selvaggi forse, ma non stupidi lo facevano invece in tutte le posizioni che la natura mette a disposizione (ce ne sono alcune davvero curiose, come ben sapete), con una particolare predilezione per la posizione scientificamente nominata: a pecora oppure a quattro zampe o sui quattro appoggi. Per dirla come nelle palestre. E questi non capivano perché questi idioti insistessero tanto su questa storia della posizione con cui scopare… Poi hanno fatto finta di crederci. Come tutti.

Il brutto è che ogni tanto c’è qualcuno che ci crede davvero a queste stronzate. Che pensa che ci sia un dio che sta lì a guardare se godi col culo o lo usi solo per cagare, se usi un vibratore se ti piace il 69,  se schizzi fuori, dentro, o per parte ecc..

Si tratta di persone molto limitate e impaurite cerchiamo di aiutarle. Non isoliamole. Cerchiamo piano piano di far capire che non esiste solo il mondiciattolo in cui si sono rinchiusi, ma il mondo è molto più vasto, bello e pieno di gioia e piacere. Per tutti. Gratis.

Mi piacque ciò che disse una attrice porno protagonista di film hard lesbo e S/M in una intervista. L’intervistatore le chiese se le piaceva fare sesso con altre donne. E lei rispose che sì, era il suo lavoro, ma le piaceva. Poi le chiese se le piacessero anche le scene girate con uomini e lei rispose di sì. Allora l’intervistatore le chiese se era bisessuale. La biondina lo guardò con un certo stupore e rispose: no, io non sono niente. Nella sua risposta c’era più saggezza che in mille libri scritti sull’argomento. Io non sono niente. Niente di cui la tua mente ha bisogno.

Niente delle categorie che vi servono per rappresentarvi il mondo. Per la prima volta ciò che non siamo può diventare appropriazione e non privazione. -Solo questo oggi vogliamo dirti ciò che non siamo e ciò che vogliamo.- Scriverebbe oggi il poeta?

Dichiararsi tutti sessualmente anormali è forse il miglior modo di rispondere alle varie sessofobie dilaganti.  In seguito potremmo dichiararci normalofobici.

Anormali di tutto il mondo, unitevi! Avete da perdere solo le catene della banalità.

[GC:::2012::]

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Piombo e nuvole

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דברים שאתה לא אוהב לעשות לעצמך לא לעשות לאחרים

Gli Stati Uniti sono una potenza globale. Ciò che sta avvenendo in Israele e Palestina è secondario. Sono molti i fattori che influenzano le politiche degli Stati Uniti. Tra i tanti, in quest’area del mondo, il più importante è il controllo delle risorse energetiche. L’alleanza Stati Uniti-Israele ha preso forma proprio in questo contesto.
(Noam Chomsky, 2002)*

Quattro anni fa era in corso il primo attacco massivo dell’IDF nella striscia di Gaza. L’operazione Piombo fuso. Adesso tocca all’operazione Colonne di Nuvole. Di questa ciclicità quadriennale ho già scritto nel post precedente.

Quattro anni fa venni invitato ad una assemblea degli studenti del liceo scientifico. In realtà fu invitato il centro sociale di Empoli e visto che allora partecipavo alle assemblee mi fu chiesto se la cosa mi interessava. Accettai.
Gli studenti avevano invitato uno studente universitario israeliano pro-piombo fuso o pro- Israele e io dovevo fare la controparte. Insomma dovevo fare il palestinese.

Io non sono bravo a prendere posizione, mi riesce bene invece dire le cose come l’evidenza le mette davanti. In quel caso ero un po’ intimorito dal fatto che gli studenti mi avrebbero potuto prendere per un supporter (uno “scherzo” della storia recente vuole che il centro sociale di Empoli si chiami Intifada…) e io non sono un supporter. Non mi interessa giocare a chi c’ha la bandiera più grande. Non mi interessano più le bandiere. Per me la bandiera palestinese non significa quello che significa per un palestinese. Lo dico senza problemi. Così nessun altra bandiera. Lo so bene. Mi interessano solo le persone.

Ho fatto quello che so fare. Ho preso un po’ di documenti che parlavano del conflitto israeliano palestinese e me li sono letti o ri-letti. Per quanto potevo essere in grado ho cercato di approfondire la questione. La mia posizione era chiara. Cessate le operazioni militari e rispettate le risoluzioni dell’Onu. Non mi si poteva certo bollare di estremismo. L’unica cosa che temevo era di essere impreparato. Visto che nessuna autorità palestinese mi ha mai chiesto di difendere i palestinesi in un dibattito pubblico volevo essere il più onesto e documentato possibile. E, soprattutto, volevo farlo dal punto di vista del diritto internazionale, dei diritti umani. Parlare un po’ della storia di un conflitto e di una occupazione non solo di cronaca. Questo era il mio intendimento.

[Mi piacerebbe che questo post fosse letto da dei palestinesi. Se così fosse significa che se sono in grado di leggere l’italiano e di sicuro conoscono già bene il nostro paese, quindi sanno che in Italia è affollato il partito di quelli che sono più comunisti di Karl Marx, più fascisti di Mussolini, più nonviolenti di Ghandi, più cerchiobottisti di Casini… e non mancano nemmeno quelli che sono più filopalestinesi dei palestinesi. Mi sa che tutto il mondo, almeno in questo, è paese. In Italia è sicuro. Io non voglio essere accostato a questa gente.]

La mattina nell’aula grande del liceo c’è una platea molto numerosa e attenta. La rappresentante d’istituto è una bionda carina, già un po’ tipa da salotti televisivi. Poi ci sono anche altri due ragazzi, ma si capisce che la capa è lei. L’israeliano è un ragazzo che studia telecomunicazioni (mi pare) a Firenze. Anche lui un po’ tipo da prima serata. Moro, riccioluto, giovane, bellino e sorridente. Poi, vabbé, io che faccio il palestinese e… noto che sono in strana compagnia perché per una questione di equilibri politici (pensa te) il rappresentante studentesco di destra del liceo ha invitato uno di Azione Giovani di Firenze. Poi c’è un prete. Saluto tutti e mi metto a sedere coi miei appunti davanti.

Introduzione. Vengo a sapere che il giorno prima il giovane israeliano si era confrontato in un dibattito pubblico in quella stessa aula con un imam che se non sbaglio era proprio palestinese e per la gioia dei rappresentanti di istituto era finita con grandi dichiarazioni di appassionata pace universale. A quello che capii, si era sfiorata la pura commozione.

Parla l’israeliano e io ascolto… “la guerra… vivere nella guerra … la pace… ma la sicurezza… evvabbé. In linea di massima ti dice che Israele non vorrebbe, ma cosa altro può fare? Ce l’hanno tutti con noi ecc ecc

Intervengo io. Prima cosa faccio notare che “guerra” è un termine inappropriato. Guerra si ha quando ci sono due eserciti. A Gaza non c’è un esercito. (Però vabbè l’israeliano parla bene l’italiano, ma questo potrebbe essere dovuto ad una padronanza incompleta della lingua). Poi tiro fuori l’elenco delle maggiori violazioni del diritto internazionale da parte dello stato di Israele, di tutte le tregue violate che avevo segnato delle sanzioni bloccate sempre dal voto dei soli USA e di qualche isoletta del pacifico di proprietà degli stati uniti. Cioè insomma Israele non ha MAI rispettato una tregua. Il cessate il fuoco palestinese non è MAI servito ad evitare la ripresa unilaterale delle ostilità ecc ecc…

[Israele si è sempre opposta direttamente o tramite gli USA, che hanno sempre posto il veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU (google.com), all’invio di osservatori internazionali. Cito lo stesso esempio che citai in assemblea: 14 dicembre 2002: Il consiglio di Sicurezza dell’ONU discuteva di una risoluzione che invocava l’attuazione del piano Mitchell, la riduzione della violenza e l’invio di osservatori internazionali per controllare, osservare e favorire la riduzione della violenza. Ricevette il veto degli USA […]. La stessa risoluzione giunse immediatamente all’assemblea Generale e ci fu il solito risultato, una schiacciante maggioranza in favore, quasi unanimità. Gli USA ed Israele si opposero, con la Micronesia e […] Nauru, perciò non fu una vera unanimità. E ciò non fu riferito dai media. Chiaramente, non era la storia “buona”. ]**

Ci rimase un po’ così. Non si aspettava dei dati. Non perdeva il sorriso però -non lo perdeva mai a quanto sembrava-, e mi rispose che lui c’è sul posto, la guerra la vede coi suoi occhi (mah!), e che le motivazioni sono soprattutto il grande odio da parte dei mussulmani per gli ebrei.

Ora, il caso volle che in quei giorni ricorresse il giorno della memoria. In TV passavano le immagini terribili dei campi di sterminio nazisti e si era molto parlato di antisemitismo e dello sterminio del popolo ebraico sui media. Lui la buttò su quella sponda. Ascoltai.

Poi gli risposi. 1) che sbagliava interlocutore perché io avevo un parente morto nello sterminio nazista e lui (come aveva appena detto) no. 2) Che i palestinesi con lo sterminio degli ebrei non c’entravano un cazzo. 3) Che i palestinesi non si potevano nemmeno tacciare troppo di antisemitismo perché sono semiti.

Al che ebbe un accenno di contrazione del sorriso (ti dico c’aveva quel sorriso preconfezionato di quello che ti frega le ragazze e mi sa che questo mi manteneva prevenuto) e ammise che sì, in effetti, quello era vero.

Quindi spiegò che i morti erano dovuti alla strategia di Hamas di utilizzare i civili come scudi umani e che l’esercito israeliano era selettivo nelle sue azioni. Mentre la mano dei palestinesi era mossa soprattutto da irrazionalità religiosa… Insomma questa è una guerra di religione. La politica c’entra molto poco o nulla.
E io lì a ribattere che questa non è una guerra di moschee contro sinagoghe e chiese. Questa è una guerra per il TERRITORIO. Per il controllo delle alture del Golan e quindi di preziose risorse idriche, per permettere l’espansione demografica israeliana… che i palestinesi erano diventati manodopera superflua per Israele dopo le ultime immigrazioni di ebrei dall’ex blocco sovietico ecc… E che soprattutto questa è una guerra regionale permanente, mantenuta per interessi che vanno ben oltre Israele e la Palestina ed i rispettivi popoli…
E che insomma… dove li volete mettere tre milioni e mezzo di palestinesi? Sopra uno sciacquone…?

La platea in silenzio inizia a borbottare e talvolta a discutere animatamente, il giovane di destra tace e ascolta. Il prete tace e ascolta. Un giovane liceale dice allo studente israeliano che le armi al fosforo bianco allora cosa sono? Un brusio di dissenso.

Al che, mi venne fatto notare che ero davvero un po’ estremista. (Io?). Sì lo ero. Mi rendevo conto che l’ospite rischiava di perdere il sorriso (a dire la verità quello era un po’ il mio obiettivo non dichiarato, lo ammetto) e che il giorno prima un israeliano e un palestinese si erano quasi scambiati delle effusioni. Arrivavo io, from Empoli, coi miei appunti e rompevo incantesimo e coglioni. Niente We Shall Overcame ecc ecc… Bella merda che ero.
Però diciamolo. Era l’unica cosa che mi potevano rinfacciare, per il resto, come avrai capito, ebbi l’impressione di suonargliele di santa ragione (metaforicamente parlando s’intende). Io avevo degli argomenti, lui no! Pensavo.

Mi sbagliavo e se sto scrivendo questa cosa è per parlarti di questo errore. Il giovane difensore di un attacco militare indifendibile giocò la carta di cui, lì per lì, avvertii solo una sorda, inquietante, deflagrazione poco localizzata. Se non ci credete a quello che sto dicendo venite… Venite in Israele a vedere. Coi vostri occhi. In Israele c’è la democrazia, si discute. Come qui oggi. Gli israeliani sono come voi. Sì. Certo. Io non ho mai pensato gli israeliani non siano come noi… ma… ecco che quella frase lanciata nell’aria gli israeliani sono come voi, si apre e ne esce una molto più potente: i palestinesi NON sono come voi. Questa esplode a grappolo: ne escono molte altre. VOI siete quelli che prendono i missili Qassam in testa. Il resto è tenerezza. Voi non siete traducibili in arabo, voi siete traducibili in ebraico. Tutto ciò che siete voi è ciò che i palestinesi odiano e che noi difendiamo. Sei gay? Non puoi stare dalla loro parte. Vorresti, ma non puoi. Ti scindi. Sei di sinistra, non puoi stare dalla loro parte. Sei ateo non parliamone nemmeno. Sei donna? Accetti la società patriarcale? O mussulmana o puttana. Accomodati. Rapporti prematrimoniali? Degenerazioni dell’occidente. Il diavolo. Libertà? Il diavolo. Laicità? Il diavolo. Aborto? Il diavolo. Divorzio? Il diavolo. Gli occidentali? Il diavolo. Tutte cose non dette esplicitamente. Ma accennate. Risuonavano. Vibravano. Erano presenti. Determinanti.
[Con l’omicidio di Abu Alì Mustafa, nell’agosto 2001 (poco prima dell’11 settembre), Israele mise una pietra tombale non solo simbolica sulla lotta laica e di sinistra in Palestina. Giusto alla vigilia del giubileo dell’islamismo spettacolare. Poi nel 2004 eliminò lo sceicco Yassin a Gaza e nel 2006 Hamas vinse le elezioni a Gaza. L’unità palestinese era spezzata definitivamente. Seguì una scia di sangue.]

Certo ecco il segreto del suo sorriso: farete sempre il tifo per chi è come voi. Anche contro la vostra volontà. Possono esserci dei momenti traumatici in cui le immagini dei bambini morti nei bombardamenti scuotono le coscienze, ma infine si ritorna sempre a ciò che ci assomiglia. Non possiamo scambiare le nostre immagini con quelle dei palestinesi di Gaza. Bensì con quelle degli abitanti di Sderot. Ecco che ognuno prende il suo ruolo nel tragico gioco di ruolo.

Questo è stato anche scelto dai palestinesi. Non essere come noi. Disprezzare l’occidente. La religione come risposta e il rifiuto della laicità. Il disprezzo della laicità. Un partito che è espressione diretta dei capitali del petrolio, Hamas. Un partito che è servito al potere israeliano per estirpare le radici di una battaglia popolare di sinistra. Un partito di cui il potere israeliano adesso si deve liberare. Ma questo è il lavoro del potere. Di ogni potere. Appoggiare qualcuno e poi liberarsene. Lo sappiamo bene in Italia con la strategia della tensione. Non importa quante risorse e tempo questo richieda. Tanto sono risorse che vengono espropriate alla collettività. Basta che la direzione sia quella voluta. Il conflitto si deve mantenere. Quindi non c’è nessuna fretta di raggiungere la pace. Perché il conflitto ha delle ripercussioni globali e dei costi tutto sommato locali. Le armi al fosforo erano, e sono, di fabbricazione americana. Gli elicotteri israeliani sono di fabbricazione americana. I finanziamenti che Israele prende sono americani (la maggiore industria di Israele è il conflitto). Anche i soldi per la ricostruzione che arrivano a Gaza sono i dollari del petrolio, passati dalle mani degli sceicchi del golfo.

Israeliani e italiani possono -scambiarsi i vestiti-. Noi. Con loro questo non è possibile. Vestiti. Ciò che appare frivolo non lo è. Ciò che appare essenziale non funziona. Ciò che funziona appare. Questo sapeva, o intuiva, lo studente israeliano. Non si tratta solo di propaganda, anche se poi si spicciola in questo. Non ha bisogno di prevalere nella politica. Prevale già nella bio-politica. Per questo l’islamismo è stato (ed è) direttamente o indirettamente appoggiato dal capitalismo. Mantiene delle disgiunzioni. Questa è la strategia primaria in una società globale basata sulla guerra e sul terrore. Disgiunzioni.

Shaloom, Saalam, Pace.

[GC :::2012:::]

* Intervista di Znet, 7 aprile 2002. Titolo originale: “Chomsky’s interview”. Versione italiana: Per Israele la Palestina è una questione coloniale, in: Noam Chomsky, Il conflitto Israele-Palestina e altri scritti, ed. DATANEWS 2002.
** Noam Chomsky, Sulla Palestina a ciascuno tocca scegliere. Titolo originale “Chomsky talk”. Ibid.

PS1 Per un’infarinatura tutt’altro che banale sulla storia del movimento Hamas è valevole di consultazione la pagina wikipedia

PS2 La scritta in ebraico all’inizio vorrebbe essere: Non fare ad altri ciò che non vuoi sia fatto a te stesso. Non garantisco che il traduttore online abbia scritto la cosa più giusta, ma ci spero.

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Welcome to Sderot

Psico immagini - serie5_08 -Gianni Casalini 2012

Una cittadina israeliana è diventata famosa nel mondo perché ciclicamente i razzi Qassam che ci cadono sopra servono come pretesto per attacchi dell’IDF nella striscia di Gaza. Si chiama Sderot. Tutti hanno sentito questo nome negli ultimi giorni almeno.

Siccome non sono mai stato né in Israele, né in Palestina mi è venuta voglia di andare su google map e di fare un salto a Sderot. Per capire come è fatta questa cittadina. Virtualmente per lo meno.

24mila abitanti. Ho visto la piazza, e un po’ di posti in qua e là. Sderot è come ti immagini una tipica cittadina israeliana. Ben tenuta, case bianche, palme e aiuole. Persone del tutto simili a quelle di un paese occidentale.

Poi visto che ero lì con il puntatore del mouse ho fatto pure una puntatina nella striscia di Gaza. Tipico posto arabo come ti immagini un tipico posto arabo, con donne coperte e scritte di vernice sui negozi nella piazza. Poi sono ritornato a Sderot ed ho visto che c’hanno pure il museo dei razzi Qassam. Sono tornato di nuovo a Gaza ed ho trovato l’immagine di un bombardamento aereo Israeliano. Poi girando la rotellina del mouse mi sono allontanato verso l’alto per vedere le reali dimensioni di Israele e della striscia di Gaza paragonate agli stati vicini e ho trovato questi posti molto piccoli.

In effetti l’attenzione del mondo è concentrata su posti molto piccoli. Il territorio è sempre una cosa molto seria da quelle parti. Forse troppo.

Allora ho avuto voglia di fare la stessa che ho fatto con lo spazio rispetto al tempo e sono andato a vedere cosa succedeva durante la prima offensiva massiccia dell’esercito israeliano nella striscia di Gaza nell’anno 2008.

Operazione Piombo Fuso: L’operazione Piombo fuso (ebraico: מבצע עופרת יצוקה, Mivtza Oferet Yetzukah[21]) è stata una campagna militare lanciata dalle forze armate israeliane […] L’operazione militare si è protratta dal 27 dicembre 2008 alle ore 00:00 GMT del 18 gennaio 2009.
[http://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Piombo_fuso]

Operazione Colonna di Nuvole: L’operazione colonna di nuvole (in Ebraico: עַמּוּד עָנָן, Amúd Anán) è un’operazione militare messa in atto dalle forze di difesa israeliane contro laStriscia di Gaza in risposta al lancio di razzi che i militanti di Hamas e delloJihad Islamico Palestinese sparavano sempre più frequentemente dalla striscia verso il sud di Israele. Le operazioni sono cominciate il 14 novembre 2012
[http://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_colonna_di_nuvole]

Ho scritto semplicemente 2008 nella finestra del motore di ricerca e sono andato a vedere cosa succedeva in quell’anno.

Il 2008 è l’anno della crisi economica mondiale. L’Islanda viene portata alla bancarotta dal sistema della speculazione finanziaria. Reagisce rifiutando gli aiuti del FMI e nazionalizzando le banche. Sempre in quei giorni Bush invece approva un piano di salvataggio le banche americane con i soldi pubblici. Ultimo atto di quel famigerato governo. Il prezzo del petrolio raggiunge per la prima volta i 100 $ a barile (per poi salire fino a quasi 140 $/barile). Il 4 di novembre Barack Obama è eletto quarantaquattresimo presidente degli USA. Il 27 dicembre inizia l’operazione piombo fuso nella striscia di Gaza. Il bilancio finale sarà di più di 1300 morti. La maggior parte civili palestinesi.

Il 2012 è ancora l’anno della crisi mondiale. Il sistema della speculazione sembra tutt’altro che in ritirata. Ormai elegge anche i governi direttamente. Il modello islandese non si è esteso. Il prezzo del petrolio è circa 90$ barile (ormai oscilla tra 90$ e 100$). Un black out in India lascia senza energia elettrica 620 milioni di persone –un record, credo-. L’11 di settembre viene lanciata la bufala del film anti islamico sul web e su Al jazeera. Il 6 novembre Barack Obama è eletto di nuovo presidente. Il 14 novembre inizia l’operazione Colonna di Nuvole. Stessa dinamica. Rimpallo di accuse sul cessate il fuoco e violazione di tregua. Stesse dichiarazioni della lega araba e stesse immagini di bambini colpiti che fanno il giro del mondo. Lo shock che si propaga da solo. Stessa indignazione e rimpallo di responsabilità.

C’è da contrattare qualcosa mi pare evidente.

[GC :::2012:::]

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Pochi numeri

Psico immagini -img030- Gianni Casalini 2012-mod. GIMP

Ieri ho sentito questa notizia al TG pomeridiano: la disoccupazione in Italia è salita all’11,6%. Non so come vengono elaborati questi dati. Voglio dire solo una cosa: probabile che io coi numeri non ci vada d’accordo. Probabile che essendo dentro quell’11,6% non riesca a raggiungere una visione oggettiva della situazione. Probabile. Ma a me sembra una balla. Sinceramente. Con tutto che non ho la qualifica per esprimere pareri tecnici, né studi approfonditi di statistica a me sembra una cazzata. Una colossale cazzata quel numero.

Credo che se vivessimo in un paese dove la disoccupazione è davvero al l’11,6% non ce ne accorgeremmo nemmeno della disoccupazione. Nessuno parlerebbe nemmeno di “crisi”. Per la mia esperienza quell’11,6% è comico, ridicolo. Se non avessi mai letto né sentito quel numero e qualcuno mi avesse chiesto quale è la percentuale di disoccupati in Italia avrei detto che si va da un 25% ad un 50% a seconda delle aree del paese. Un errore di percezione? Può darsi che ne soffra di errori di percezione.

Una statistica parlava della perdita del potere d’acquisto. Secondo me il potere d’acquisto negli ultimi 15 anni è dimezzato. Invece parlavano di un -10% o -15%, non ricordo nemmeno bene. Come li danno questi numeri? Anche lì ho avuto un errore di percezione.

Altro caso. Altri numeri. La bilancia dei pagamenti con la Cina risulta in attivo, dati alla mano un commentatore diceva che non è vero che la produzione si è spostata in Cina, è un luogo comune. Boh. Mi ricordo che allora feci un esperimento personale. Presi le prime dieci cose che mi capitarono a portata di mano e controllai la fabbricazione. Nove erano –made in China-. Boh.

Chissà come viene fuori quell’11,6%. Forse basta aver fatto il lavapiatti due volte il mese per non essere disoccupati… Chissà davvero. Però a me pare proprio una bufalona bella grOSSA.

[GC ::: 2012 :::]

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Saviano è il diavolo

Psico immagini -serie5_09 -Gianni Casalini 2012 - mod GIMP

…dai manichei che ti urlano “o con noi o traditore!”,
libera, libera, libera, libera nos Domine!
F. Guccini

L’importanza di Gomorra. Lo dico con le parole di Bariccoa prescindere da cultura alta o bassa, è il racconto della realtà che t’incunea la realtà nella testa, e te la fa esplodere dentro. I fatti diventano tuoi o quando ti schiantano la vita, direttamente, o quando qualcuno te li compone in racconto e te li spedisce in testa. Che vuol anche dire: raccontare non è un vezzo da dandy colti, è una necessità civile che salva il reale da un’anestetizzata equivalenza. Il racconto, e non l’informazione, ti rende padrone della tua storia.

Per quanto mi riguarda in un paese dove  metà del territorio è controllato dalle economie criminali scrivere un libro come Gomorra è stato un atto di Resistenza. Con la R maiuscola. Perché si è trattato di un libro che è entrato nelle coscienze, ha lacerato l’anestesia dell’indifferenza. Dell’abitudine. Della rassegnazione all’inciviltà. Un libro capace di generare entusiasmo e anche gelosie. Questo, tuttavia, non mette l’autore al riparo delle critiche. Ci mancherebbe. Per quanto mi riguarda il valore principale di Gomorra è stato di essere una narrazione e non un archivio di atrocità in cerca di indignazione. Il racconto, e non l’informazione, ti rende padrone della tua storia.

Ecco come i 99 Posse nel 2010 si sono espressi in un comunicato, fra l’altro polemico per una posizione presa dallo scrittore a riguardo delle proteste studentesche di allora: Siamo fra i tanti che hanno letto Gomorra. Ci sembrava una lettura delle mafie capace di cogliere il fenomeno nel suo intreccio con la globalizzazione e la struttura capitalistica della società. Il vestito prodotto dal lavoro nero in una piccola fabbrica dell’hinterland napoletano e indossato da Angelina Jolie ci sembrava l’esempio perfetto per cortocircuitare la categoria della legalità, la distanza fra un dickensiano mondo di sotto e lo sfarzo dei vip in mondovisione. Veri o falsi che fossero, a quello e altri episodi descritti nel libro abbiamo attribuito una forte capacità evocativa, una critica esplicita al sistema, lo svelamento di un dispositivo nel quale criminalità organizzata e multinazionali sono dalla stessa parte della barricata.

Per questo non ci siamo mai appassionati alle polemiche sulla novità delle rivelazioni di Saviano, sul loro carattere inedito. E nemmeno alla querelle legata all’autenticità. Quello che ci sembrava interessante era la ricontestualizzazione di fatti anche noti dentro una cornice letteraria nuova, capace di esprimere dissenso e critica.

Per quanto mi riguarda condivisibile. Poi altra cosa è la critica nel merito dell’argomento.

Avevo già letto un articolo di Paolo Bernard, giornalista ex collaboratore di Report,  che si ritiene escluso da tutto perché scomodo e anti-sionista.  Il titolo è esplicito: Saviano è molto peggio della camorra. Mah! Può essere che è vero che lui è escluso da tutto perché scomodo (non lo metto in dubbio), ma secondo me uno che in Italia afferma che uno scrittore XY è molto peggio della camorra qualche problema ce l’ha. A prescindere dal sionismo, dalle lobby e dalle caste. [Per la cronaca l’articolo è rimpallato su un po’ di siti complottisti. I commenti intercettati qua e là mettono in luce come la finanza internazionale abbia appoggiato Saviano che distoglie dai veri problemi che sono l’emissione monetaria.]

In questi giorni. Un articolo scritto da Yara Nardi e intitolato: L’ombra di Saviano e l’anima viva di Vik Arrigoni. Lo leggo. L’inizio è questo: Caro Saviano, non mi incanti. Non ci sei mai riuscito, la tua dialettica e i tuoi fin troppo facili paradigmi in me, come in tanti altri, hanno sempre suscitato sospetti. Sospetti che nel tempo si sono trasformati in dissenso, dissenso che sempre più spesso è diventato rabbia.

Sono tentato di lasciare un commento. Però… Leggo quelli sotto intanto: Brava. Condivido tutto. Saviano è un sionista. Saviano il lercio. Saviano = Israele = mafia.
Boh. Che cosa voglio dire? Se prendo le parti di Saviano sembra che io vada in giro con il suo santino in tasca. E non è così. Ci sono cose su cui la penso diversamente. Ci sono cose su cui ignoro del tutto come la pensa. Lui è famoso e arriva ad un sacco di gente. Io no e dico solo quello che penso e qualcuno lo legge. E vabbe’. Ma dargli del lercio. Poi in Italia, insomma, dove… prima di arrivare a Roberto Saviano ce n’è di gente da infamare.

Poi penso: deve averla detta grossa. Avrà pisciato fuori dal vaso… Torno in cima alla pagina dove c’è il link all’articolo dell’espresso che ha mandato su tutte le furie l’autrice della lettera. Si intitola: Basta con il tifo parliamoci e inizia così: Dalla mafia ai disabili, dal Medioriente a Cuba, qualsiasi argomento è buono per dividersi anziché confrontarsi. E guai a chi tenta di superare la logica dello scontro
Lo leggo e le mie perplessità su questo furore anti-Saviano aumentano. Boh. L’articolo solleva una questione che condivido: …se parlo di criminalità organizzata, a Casal di Principe mi si risponde: «Ma pensa ai politici di Roma, altro che camorristi». Se parlo dell’arresto della blogger cubana dissidente Yoani Sánchez, mi si risponde: «Perché non parli degli Stati Uniti, sono loro i veri criminali». Raccontare la propria esperienza di Israele, significa sentirsi dire: «Perché non parli piuttosto di Palestina? Dei bambini uccisi, della mancanza di libertà? Dei massacri?».

No? Non è questa l’Italia? Tutti ti chiedono di guardare da un’altra parte per interesse, partito preso, quieto vivere,  ma anche per banale spirito di fazione o per vessillo identitario. Un paese dove, per esempio, se dico che la violenza contro le donne è una questione grave arriva un imbecille che mi accusa di essere insensibile alla violenza sui minori o viceversa. Io fino a qui sono parecchio d’accordo.

Poi l’articolo prende le tinte di un buonismo un po’ vago e sospetto. Non ne sono entusiasta neanche io. Però, sarà un limite mio, ma non ho trovato raccapricciante che uno dica: io sto con la pace. Si può sopravvivere al fatto che uno scrittore che è diventato famoso scrivendo un libro coraggioso sulla criminalità organizzata non sia la punta di diamante su una questione come il conflitto israelo-palestinese o la pensi diversamente. E’ avvalorata la tesi che su alcuni argomenti Saviano possa addirittura sparar cazzate come chiunque altro.

Mi sento un po’ in colpa del fatto che non mi faccia arrabbiare, il che fa di me un insensibile alle cause giuste. Però ad essere onesto mi immaginavo, avendo letto prima la lettera dell’articolo, avesse fatte sue delle posizioni filo-sioniste. Ma non mi pare. Magari se dovessi consigliare una lettura su Gaza e la situazione in Israele consiglierei (per esempio) questo articolo di Noam Chomsky, piuttosto che quello di Saviano. Ma da qui a considerarlo sionista.

L’ombra di Saviano e l’anima viva di Vik Arrigoni: scorrendo i commenti scopro che il sito ospite si inserisce fra i commentatori. -Nota personale. Indicatore per capire se  mi trovo su un sito serio: se sono presenti i commenti lasciati dalla redazione… il noi che è in realtà un io che non si firma, non si tratta di un sito di gente seria, ma di un chiapparello.-

Un tizio prende timidamente le difese di Saviano con un commento facendo notare che… sì… ma ci siete mai stati a Napoli… per dire che Saviano è lercio ecc ecc. Ma la redazione gli risponde postando il link di un articolo de Il Giornale dove si afferma che Saviano ha “copiato” il suo libro e un sacco di storie del genere. Pare che la redazione del sito ritenga Il Giornale una fonte attendibile e che questo sia un argomento di un qualche spessore. Il che va bene intendiamoci. Basta saperlo che questo sito, che fa tanto il rivoluzionario, cita come fonte attendibile un articolo de Il Giornale. Diciamo piuttosto che la redazione di Informare per resistere ignora quale sia la differenza tra un romanzo e un saggio e…

Cosa scrivo nel commento? Se scrivo: guarda che da quello che leggo nel tuo post sembra che Vittorio Arrigoni l’abbiano ammazzato gli israeliani, ma la realtà vuole che sia morto per mano palestinese, succede un putiferio. Prendere posizione! Sempre e comunque. E netta. Urlata. Chiassosa. Cosa gli faccio notare che Berlusconi aveva accusato Saviano di fare pubblicità alle cosche? Che non sono in buona compagnia nemmeno sulla questione sionista…

Questo non sposta di una virgola il dato di fatto che la politica israeliana sia una politica inammissibile, violenta e contraria ad ogni principio internazionale, ma la politica israeliana passa emotivamente in secondo piano di fronte al furore religioso dei puri. E’ inutile girarci intorno. Prendere posizione per fare cecchinaggio non mi piace.
Altra cosa che non mi piace è sapere che è diffusa l’abitudine di pontificare e lanciare scomuniche. L’Italia puzza di inquisizione. Questo è l’aspetto che mi infastidisce. Poi non ho da difendere nessuno.

Che commento avrei voluto lasciare. Calma. Riflettere. Cosa voglio dire? Voglio dire che: Saviano è il diavolo. Perché ha parlato di una sinistra ottusa. Oggi è lui domani è qualcun’altro. In questi caldernoni web, tra banner pubblicitari per l’i-phone 5 e strilli rivoluzionari, emerge solo questo. Il diavolo. Il complotto. Quello che è diventato famoso perché al soldo dei poteri forti, che non si specifica mai bene quali siano, ma si indicano come mandanti di tutto. Che Saviano non ha avuto il buon gusto di farsi ammazzare subito con una bella sventagliata di mitra. Nel qual caso non avrebbe fatto in tempo a lasciare nessuna impressione di Israele in nessuna occasione e sarebbe diventato uno dei santini della sinistra tutta.

Poi, ora che ci penso, avrei commentato che non è dignitoso usare un morto fin dal titolo come scudo umano per il proprio risentimento. Per la propria rabbia. Lanciare il cadavere di Vittorio Arrigoni in questa mischia non mi piace. Questa musica non mi incanta.

[GC :::2012:::]

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