Al criminale Priebke si addice l’indifferenza

La morte di Priebke mi lascia indifferente. Il mio nucleo centrale non vuole disperdere energie psichiche preziose indignandosi inutilmente. Ci vogliono anni ed esercizio per questa consapevolezza ed è così fragile che non voglio incrinarla per un boia. La morte di Priebke non mi dice nulla, perché lui apparteneva a quella fase della vita in cui avrebbe potuto rappresentare soltanto ciò che era stato e non ciò che era. Non mi da gioia, né tantomeno tristezza; nessun sentimento di rabbia, né pietà. Questo mi permette di tuffare uno sguardo nella sua storia e tornare a galla con due particolari.
La prima “curiosa” perla è che l’avvocato difensore di Priebke è stato Taormina; un uomo che ha dedicato la vita alla difesa degli umili, degli oppressi e dei perseguitati. Infatti anche Priebke (oltre che un noto politico e uomo d’affari italiano) secondo il suo avvocato è stato un perseguitato.
Il secondo particolare risale a quando la sua detenzione e la sua condanna avrebbero avuto un senso. Nell’immediato dopoguerra. Erich Priebke è stato uno dei criminali nazisti fortemente aiutati dalla chiesa cattolica nella fuga in Argentina e nella successiva copertura. Non mi dimentico che ci sono stati cattolici antifascisti e diversi di questi partigiani. Ci mancherebbe. Come ci sono stati preti e religiosi che hanno appoggiato la resistenza e salvato ebrei e oppositori da morte sicura. Massimo rispetto per costoro. Ma la Chiesa Cattolica non è stata questa in blocco come si vorrebbe raccontare oggi… e il primo catto-demente che sviolina sulla bontà della povera Chiesa, estranea e perseguitata da tutte le dittature del mondo attirerà su di sé il vento dell’ira divina a spettinargli i capelli. Lo sappia. Sta scritto. La scomparsa del criminale Erich Priebke mi lascia indifferente e anche il suo mancato pentimento.


Basta dare un’occhiata veloce alla pagina wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Priebke

“Dopo la sconfitta della Germania, Priebke fuggì da un campo di prigionia presso Rimini e, dopo aver ricevuto documenti falsi a Roma, si rifugiò in Argentina, a San Carlos de Bariloche, ai piedi delle Ande argentine, dopo essere passato per Bolzano grazie all’assistenza dell’organizzazione ODESSA. Priebke fu appoggiato in particolare da alcuni preti altoatesini, quali Johann Corradini di Vipiteno e Franz Pobitzer di Bolzano, ma anche dal vicario separazionista Alois Pompanin, che gli concesse il battesimo cattolico[3], e fu aiutato nella sua fuga dalla rete di contatti gestita dal sacerdote croato Krunoslav Draganović[4].

Riuscì quindi a sfuggire alla cattura ed ai processi per crimini di guerra e, nonostante i servizi segreti israeliani per molto tempo gli avessero dato la caccia, non fu mai scoperto.”

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E’ gradita l’ignoranza

' Going Nowhere '   Sammy Slabbinck 2013

‘ Going Nowhere ‘ Sammy Slabbinck 2013


E’ gradita l’ignoranza.
Allora è ufficiale. L’ho sentito oggi a radio 3. Intervistavano anche esperti e intellettuali a proposito… Non è solo un’impressione. Una ricerca seria di livello internazionale che valuta il livello di capacità di comprensione degli adulti fra 14 e 65 anni nei paesi industrializzati ci pone all’ultimo posto assoluto. Quello che ho sempre sostenuto, cioè che in questo paese è gradita l’ignoranza in tutte le sue forme, è adesso reso evidente da freddi numeri. Campioni significativi della popolazione sottoposti a test di varia difficoltà che fornivano un punteggio che poneva il soggetto in una classifica di cinque livelli. Il livello uno è considerato -analfabetismo- di ritorno. Al limite dell’incapacità di distinguere le parole scritte o di comprenderne il significato. Incapacità assoluta a far di conto e robe del genere. Il livello tre è considerato il minimo sufficiente per la media europea. Consiste nel riuscire a capire un semplice testo scritto. Riuscire a comprendere una ricetta medica. Leggere l’orario dei treni. Qualche semplice operazione aritmetica. I risultati sono agghiaccianti. Il 25% degli italiani è analfabeta senza se e senza ma. Quasi il 70% è al di sotto del minimo europeo. Siamo la nazione più ignorante del mondo industrializzato. In compenso lavorano per il ministero dell’istruzione più di un milione di persone (è la seconda struttura al mondo per impiegati dopo l’esercito americano). Questo lo dico io perché loro -gli intervistati- hanno detto invece che non si può addossare la responsabilità di tutto questo al sistema d’istruzione. E hanno ragione. L’ignoranza è uno stile di vita e qualsiasi tentativo di uscire da questa situazione è frustrante. Gli analfabeti e semianalfabeti sono la maggioranza assoluta di questo paese. Questo paese è creato da loro e per loro. Giù il finestrino e su il volume! Siete delle merde. Il rigore non c’era. Sucamelo! Il dito è stato puntato sull’informazione e anche questo è evidente. Voglio dire Bruno Vespa viene chiamato giornalista e pagato coi nostri soldi per… Ah un altro dato carino. Il 70% degli imprenditori italiani in un anno non legge nemmeno un libro. Ottimo vero. Ok, domani i giornali ed i TG non dovrebbero parlare di altro. Prima pagina. No, quello che sfugge a queste analisi non è la preoccupazione per un dato terribile è che l’ignoranza in Italia è strutturata in sistema. Ogni persona che sa leggere e comprendere un articolo di giornale deve avere a che fare con altre tre considerate perfettamente normali ma che non capirebbero nemmeno di cosa si sta parlando (e lo tradurrebbero in qualche trivialità calcistica). Quindi dovremmo immaginare che questo settanta per cento non è al potere e che nei posti migliori o decisionali c’è quel trenta per cento che sa leggere e scrivere? Certo, come no. O scegli di sfruttare gli ignoranti a tuo vantaggio o vai sotto di loro. Loro sono la media. L’ignoranza è conoscenza. [il finale di questo post è stato auto censurato perché ritenuto dall’autore eccessivamente cruento].

PS e qui non si sta parlando dei poveri e degli ignoranti nel senso cristiano del termine. Per costoro, che in qualche misura siamo anche noi, vale sempre il comandamento evangelico del perdono.

Link:http://www.repubblica.it/scuola/2013/10/08/news/ocse_gli_adulti_non_sanno_leggere_e_far_di_conto_dalle_indagini_italia_ultima_in_europa-68187622/

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La deriva

' Stray ' :::  Sammy Slabbinck 2013

‘ Stray ‘ ::: Sammy Slabbinck 2013

Per ogni domanda penetrante e complicata c’è una risposta assolutamente semplice e diretta che è sbagliata.
H.L. MENKEN

Io per essere del tutto sicuro di essere ignorato scrivo dopo che la montata emotiva di una notizia è passata. L’emotività applicata alla cronaca è una dittatura, ma varia con una tale velocità da essere considerata una forma di libertà. Coercizione + varietà fanno il nuovo totalitarismo… Basta che aspetti qualche giorno per essere sicuro che il puntatore emotivo è spostato su qualche altra notizia e sei sicuro che non avrai il minimo interesse da parte degli -emotional addict- (neologismo inventato da me ora, perché necessario) e potrai riflettere liberamente e pubblicamente senza accuse particolari. Altrimenti potresti essere accusato dal solito -emotional addict-, o dal -pusher emozionale- di turno, di essere un mostro insensibile per colpa del tuo tentativo di applicare logica o ragionevolezza a cose che richiedono solo celebrazione emotiva e stati d’animo tormentati… Guai ad uscire dai rituali. La produzione di -emotional addict- è il principale scopo di una industria della propaganda e per quanto aleggi su tutto quello che scrivo non ne parlerò in maniera approfondita in questo post.

Questa volta ho voluto buttar giù alcune impressioni. Eccole.
Quando vanno a dragare il fondo dei canali di Amsterdam tirano su un metro di fango e un metro di biciclette, si dice; se facessero lo stesso sullo spazio di mare fra Tunisia e Lampedusa tirerebbero su un metro di scheletri.
http://fortresseurope.blogspot.it/
La quantità di morti alla spicciolata, e quindi non notiziabili, è di parecchie migliaia. Il fatto che questo dato sia diluito nel tempo ci permette di sbattercene i coglioni piuttosto che sventolare infuocate indignazioni. Per inciso alcune delle cose che sono state postate in rete su questo fatto erano davvero cose serie e materiale su cui riflettere, tutta roba più che altro ignorate dalla massa degli EA, mentre sono andate per la maggiore i punti esclamativi e proclami.
Anche giornali di solito accondiscendenti a soluzioni tipo cortina di ferro fra Africa e Europa oppure mitragliatrici sono diventati di colpo buonisti, giusto il tempo di adeguarsi a ciò che vende, poi si ritorna al -o noi, o loro-. Ma adesso no. Qualche centinaio di bare tutte insieme sono un’immagine potente. E qui contano le immagini non i numeri.
Se facessimo oggi il sondaggio -i migranti sono buoni o cattivi?- (perché questo è il livello) oggi vincerebbe -buoni-. Domani -cattivi- e domani l’altro chissà.

Tutti intorno a me ripetono ossessivamente che -dobbiamo fare qualcosa-. E’ quasi una litania.
Intanto manca il soggetto. Chi è quel NOI che deve fare qualcosa. Noi che guardiamo la TV? Noi italiani? Noi comunità europea? Noi ONU? Noi NATO? Noi occidente che ha sempre sfruttato le risorse in buona parte di quei paesi da cui questi morti sul fondo del mare tentavano di scappare? Noi paesi industrializzati che esternaliziamo qualsiasi industria, ma non quella delle armi, però di armi gliene vendiamo tante e alimentiamo le loro guerre? Siamo NOI questi? Oppure è un “noi” generico?
E’ un NOI che significa VOI?
Voi che realizzate profitti sulla pelle degli altri. Voi capitalisti, Voi società finanziarie, sistemi bancari, multinazionali… che mentre aumentate i profitti distruggete i territori e le società e le economie… Voi chi?
Poi fare “qualcosa”… Cosa? Mandare un SMS? Regolarizzare il permesso di soggiorno? Abrogare la Bossi-Fini? Superare il capitalismo? Cosa?
Di solito fra le opzioni di “qualcosa” c’è anche affondare i barconi pieni di africani. In questi giorni no. Quasi per chiunque. Fatta eccezione per un gruppo di leghisti che propone l’uso delle armi.

Della Lega penso che un giorno, fuori dall’attualità, gli storici la considereranno più che altro il veicolo con cui le economie criminali del Sud hanno penetrato territori e consolidato alleanze con l’imprenditoria del Nord. Quindi capisco, nell’immediato, la loro necessità di proclamarsi continuamente sindacato del Nord. Chiaramente in una visione interclassista, reazionaria e popolareggiante da pseudo-nazionalismo regionale. Molto regionale e poco nazionalismo. Ma basta che funzioni.

Infatti in questi giorni, almeno da quanto riportato in questo articolo, l’eurodeputato Speroni avrebbe considerato lecito e opportuno l’uso delle armi e dell’esercito per fermare “l’invasione”. Ma la cosa che ho trovato più bizzarra fra le dichiarazioni di Speroni è che abbia pronunciato queste parole: “qui si tratta di difendere i sacri confini della Patria”. Qualcuno ha capito dove iniziano e finiscono i confini della Patria per i leghisti?
A me, curiosità a parte, interessa che la Lega si è mantenuta fuori dal pietismo cattolico nazionale e sta cercando di cavalcare il contropensiero popolare, sempre mandando individualità allo sbaraglio come suo solito.
Anche qui l’indignazione non serve a nulla. Al più è dannosa. Conviene capire che corde stanno suonando, anche se la musica non ci piace.

La questione irrisolta di tutta la faccenda immigrazione è che in questo tipo di società non è risolvibile affatto. E non è risolvibile né volendo essere buoni e neppure cattivi.
Nei confronti dei fenomeni migratori nessuno sa davvero cosa fare. Perché l’unica soluzione radicale sarebbe scardinare gli equilibri del potere globale e avviare processi di crescita armonica fra le varie parti del pianeta. “Utopia” a cui l’umanità pare aver abdicato proprio mentre diventava una necessità. E si dovrà ripartire da lì. Da un modello di società globale che rimette la giustizia al centro ed i profitti al margine.
Ho detto -nessuno sa cosa fare-, volevo scrivere -tranne l’estrema destra-. In realtà nessuno è proprio nessuno in questo caso. Anche l’estrema destra non sa cosa fare. Sa cosa dire. Il che non significa sapere cosa fare, ma è pur sempre pericoloso perché su questo prenderanno consensi in un prossimo futuro come, in fasi alterne, ne hanno già presi in maniera significativa da più di venti anni in tutta Europa. Ma il peggio deve ancora arrivare.

Intendiamoci non è che non voglio prendere parte. Fra le cose scritte con cui mi sono trovato daccordo voglio citare questo e questo.

Questa è una buona proposta e invito a sottoscriverla.

Dobbiamo riflettere tutti anche sui cliché con cui di solito questioni complesse vengono risolte da proclami semplici anche tra i buoni e le “colombe”. Il che equivale a spostarsi nello spazio mentale dei fascisti e dei razzisti. Spazio da cui ritengo bene starsene fuori senza per questo rinunciare comprenderne i motivi e le tensioni che lo alimentano. Anzi proprio per questo.

Stamattina al bar un anziano signore che conosco mi dice: -guarda che strage, è una vergogna… Non dovrebbero proprio farli partire.-
Era sincero. Era sinceramente dispiaciuto. Gli intellettuali di sinistra storceranno il naso, gli pseudo intellettuali anche di più. D’altronde la cosa che sembra riuscire benissimo a loro è storcere il naso. Il fatto è che anche chi prova veramente orrore per questa situazione non intravede una soluzione. Se ne sta in disparte. Non sa cosa dire. Certo è una vergogna, ma che si deve fare? Questo dovrà cambiare.
Sì, io sono favorevole all’apertura di un corridoio umanitario, daccordissimo. Ma non si può da un lato continuare ad appoggiare una politica assassina che esporta guerra e instabilità ovunque come nel caso di USA, GB, NATO ed a seguire altri stati europei… ad esempio, e poi pretendere che il mondo non scappi. Perché di fronte a questo un corridoio umanitario rimane comunque una pezza ed i numeri ad un certo punto lo faranno esplodere e vincerà quella parte di politica che proporrà la chiusura e l’isolamento, la risposta violenta e armata. E’ inevitabile. Oppure si vive in un mondo TV-sorrisi-e-canzoni? Non si può proseguire con una politica estera di rapina e pretendere che il mondo non cerchi di fuggire nel suo “meraviglioso lato ricco” e -sicuro-.. E allo stesso modo non si può evitare che le migrazioni massive creino contrasti. Perché ricadono sempre sulle popolazioni e quando l’economia è in crescita le popolazioni sono tolleranti quando è in decrescita non lo sono. Né possono permettersi di esserlo. Che piaccia o meno. E questo gonfia la vela della destra estrema.
Si fa presto a fare le bucce ai discorsi razzisti, ma bisogna considerare anche un clima in cui vieni licenziato perché non c’è lavoro ma il proprietario assume apprendisti albanesi perché disposti a lavorare in qualsiasi condizione per niente sindacalizzabili e tu vai a casa, e con chi ce l’hai? Prova a dire.
Questo non giustifica nulla e nessuno, ma nemmeno giustifica l’atteggiamento di sufficienza con cui alcuni sapienti di sinistra fanno scivolare la questione… Gli stessi che, sia in rete che fuori, continuano a ripetere che si deve evitare una guerra tra poveri. Ma questi vivono nelle villette, scrivono su Repubblica e mandano i figli a studiare a Londra. O tutt’ al più hanno un impiego fisso in qualche ufficio. Loro la evitano la guerra tra poveri. Sono i poveri che non possono evitare la guerra tra poveri. Neanche volendo. Il fatto è che la guerra tra poveri c’è e come. E’ già in corso. Se qualcuno ha lavorato da precario nelle fabbriche, nei campi… ovunque tranne che nel terziario avanzato lo sa. Il ciarpame televisivo, che parla con lo stesso tono del rigore della Roma o dei morti di Lampedusa la butta ancora li come se si trattasse di una eventualità da scongiurare. Si fa presto a dire che in Italia esistono dei fermenti razzisti. Grazie. Abbiamo il 40% di disoccupazione giovanile che in certe zone raggiunge l’80%, abbiamo un paese che dal 2007 vanta il primato del maggior tasso di deindustrializzazione dell’euro zona. L’unico ammortizzatore sociale è la famiglia che nel frattempo invecchia. Non esiste più nessuna progettualità per almeno tre generazioni. Tutto questo mentre il paese è stato sistematicamente e opportunamente ri-analfabetizzato e vi aspettavate anche una risposta più elaborata della xenofobia. Tutto sommato l’Italia secondo me resiste bene al razzismo. Per ora. Perché un brivido nero sta per percorrere la schiena d’Europa e tutta questa paura dovrà trovare uno sfogo.

La crisi. E’ colpa della crisi. Come volete. La crisi fatevene una ragione non finirà mai. Almeno che non si facciano saltare quelle istituzioni che garantiscono il funzionamento del capitalismo di rapina. La crisi è eterna. Dura finché dura il sistema che la produce. E’ sia dentro che fuori. Mentre i barconi pieni di somali, di eritrei e di egiziani tentano di entrare in Europa i figli degli Italiani si fanno la loro emigrazione de luxe all’estero. Il fatto è che la crisi non permette di sottrarsi ad una guerra tra poveri, dove conta solo chi è più scaltro e chi si salva per primo. Di solito in senso figurato, talvolta, come nel caso dei migranti in mare, in senso letterale. La guerra tra poveri la combattono i poveri, ma è sempre stata dichiarata dai ricchi. E l’intolleranza dei ricchi è meno violenta di quella dei poveri o addirittura di chi si è impoverito.

Il fascismo è una ideologia di scorta. E’ la ruota di scorta del potere. Sta lì silente a lato della storia poi quando il livore delle masse umiliate cresce e non si intravede nessuna soluzione emergono i fascisti. Già l’islamismo è una forma riuscita di fascistizzazione della società. Lontana da noi… sì, ma il fascismo europeo se ne serve per darsi la spinta ed emergere.
Questa volta non servirà come forma di governo, ma come paralizzante sociale. I fascisti si muovono solo se hanno le spalle coperte. Sbaglieremo tutto se ci faremo schiacciare nella logica fascismo-antifascismo con cui l’Europa rischia di essere bloccata mentre il potere continua a perseguire i propri obiettivi. Eccola la deriva.

Responsabilità della sinistra, dei democratici, dei progressisti e degli antirazzisti in genere e di coloro che vantano qualche capacità di elaborazione è casomai trovare delle proposte politiche che riguardino altri modelli di società. Proposte credibili, auspicabili, percorribili… anche a fatica, ma percorribili. Proposte che rimettano in discussione questo modello di “sviluppo” non solo a parole e che riaprano una breccia di una speranza collettiva. Se lo spazio d’azione di queste politiche non è più nazionale ci si dovrà spostare su altri spazi, transnazionali, internazionali, globali e locali… come li volete chiamare, ma non abdicare. E non potrà essere la solita stagione illusoria di lotte con cui una ristretta cerchia di capi e capetti infila se stessa in qualche anfratto istituzionale per riprodursi garantendosi reddito e pensione, mentre, in cambio, tiene accesa la fiaccola simbolica della rappresentanza e lascia tutti gli altri con la sensazione di essere stati usati come dei fessi. Almeno di questo la società ha sviluppato rigetto ed ha pieni i coglioni. Fra l’altro è uno dei motivi per cui la nostra sinistra nostrale non gode di nessun credito anche fra coloro che desiderano effettivamente cambiare le cose. Perché il credito se l’è sputtanato ben bene. Cambierà? Forse. Adesso è così.

Adesso tutti stanno scappando. Coloro che scappano sui barconi nella speranza di passare le frontiere e anche quelli che auspicano il mitra per difenderle. I primi sono materialmente più disagiati dei secondi, ma è l’immagine di un mondo disperato. E’ un mondo in fuga.

Avevo intenzione di scrivere un post ironico sul razzismo, ma lo rimando ad altra data perché dopo quasi 400 morti la cosa non va neanche a me. Banalmente.

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Le opinioni del web

' We all like to watch you suffer ' Collage on paper ::: Sammy Slabbinck 2013

‘ We all like to watch you suffer ‘ Collage on paper ::: Sammy Slabbinck 2013

Si chiamano razzismo, sessismo, omo-lesbo-transfobia no “la tua opinione”. Post di comunicazionedigenere.wordpress.com su cui avrei commentato così se non avessero disattivato i commenti a causa di una valanga di offese.

Su comunicazionedigenere prendono un po’ troppo sul serio le “opinioni del web”. Nel senso che va bene che ci dai un’occhiata, ma non sono lo specchio del paese. Fanno sociologia le frasi dei tweet, ma sono pur sempre simili alle scritte nei cessi. Finisce che coloro che non amano riflettere, ma che possono scrivere qualsiasi commento becero per semplicità su qualche pagina in internet, determinano l’agenda, la predisposizione mentale e lo stato d’animo di chi nella capacità di riflettere ci crede. Per quanto mi riguarda questa xenofobia (che non è immediatamente sinonimo di razzismo -non è meno pericolosa-) andrebbe analizzata nella sua capacità di penetrazione nel tessuto sociale e non soltanto indignandosi. Vorrei capire meglio la -molteplicità- di un sentimento oscuro che vede spesso lo stesso tipo di degenerazione culturale fra “autoctoni” e “non-autoctoni”. Gli stessi disvalori, ma anche le stesse aspirazioni etno-mascherate. Ad esempio c’è da valutare il fatto che questo disprezzo non sia unilaterale tra italiani benpensanti agiati e migranti-donne-lesbo-omo-trans, ma in ognuna di queste componenti ritroviamo lo stesso disprezzo per l’altro, quasi fosse una necessità esistenziale e forse lo è.
Non che le cose che dice in questo post siano sbagliate. Le ritengo limitate.  E’ che aggiungono poco a quello che sapevamo. Non considerano le cause di un tutti-contro-tutti in cui ognuno deve affermare se stesso o scomparire. Ad esempio se l’autrice andasse a chiedere a buona parte dei migranti provenienti da culture tradizionaliste cosa pensano dell’affermazione della Boldrini sul ruolo della madre di famiglia, scoprirebbe che non sono pochi quelli che superano casapound da destra. Gli argomenti si limitano troppo alla decostruzione del linguaggio… che va bene, ma c’è dell’altro. I motivi di questo disagio vanno anche aperti e ci va guardato dentro. Pure se fa schifo. Pena il travolgimento da parte chi eleva il disagio a sistema unico di relazione violenta. Infatti in Europa l’estrema destra sta per essere premiata ovunque.
I motivi per cui non si è creata una reale integrazione (nemmeno fra gli stessi europei) anche se si manifestano in questo schifo non sono lo schifo stesso. Sono il centro della riflessione. Il centro che secondo me è stato mancato nel post. Gente che dice -io non sono razzista ma li sterminerei tutti- o robe del genere, iniziamo a prenderla come segnale d’allarme non come segnale comunicativo. Poi ognuno le priorità le mette dove vuole, intendiamoci. IMHO

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Lingua madre

' Seeing is believing ' :::: Sammy Slabbinck 2013

‘ Seeing is believing ‘ :::: Sammy Slabbinck 2013

Ieri, a pranzo dai miei, ho visto un documentario sulla Sardegna trasmesso da Rai 5. Davvero bello. Nessuna voce fuori campo. Solo persone, artisti, musicisti o anche gente comune che raccontavano le tradizioni o le vicende storiche culturali e politiche dell’isola. Tutti parlavano solo sardo ed era sottotitolato in Italiano. La narrazione veniva intervallata da canti e immagini di feste popolari o altro. Semplice, ma elegante. Senza fronzoli e commenti. Guardo i titoli di coda ed è prodotto dalla televisione svizzera. Mi pareva strano che la Rai facesse una cosa sobria e apprezzabile. Ecco, sentendo la sonorità della lingua sarda mi è venuto da pensare che io appartengo a quella minoranza linguistica la cui lingua è stata usata per invadere. Dal toscano fiorentino deriva la lingua dell’invasore. Però una lancia la devo spezzare a favore dei toscani. Tranne sporadiche eccezioni i miei conterranei hanno sempre visto l’italiano come lingua -d’unione- e non come lingua -d’invasione-. Dispiace che per la politica le cose siano andate diversamente e fanno bene i sardi come tutti gli altri popoli d’Italia a mantenere viva la loro lingua, perché ogni lingua che scompare è una povertà per tutti e una ricchezza per nessuno. Fosse anche una lingua parlata da mille persone o anche meno la sua scomparsa è paragonabile alla scomparsa di una specie di piante o di animali; è qualcosa di terribilmente sbagliato. Ci sarà sempre bisogno di lingue che uniscano e che permettano di comunicare fra loro un elevato numero di persone, ma la sopraffazione linguistica è una forma di violenza intollerabile. Coloro che hanno mantenuto viva la loro lingua madre hanno regalato al futuro un patrimonio che arricchisce tutti. Pensavo questo.

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Ma anche quelli che…

cuffie

Ma anche quelli che…
…non è che sono stronzo è che ho subito talmente tanto in vita mia che…
Quelli che non capiscono il prezzo di tutta questa tristezza. Nemmeno nei giorni di pioggia.
Quelli che hanno studiato talmente tanto da giovani da non dover più aprire libro o documentarsi su nulla prima di aprir bocca.
Quelli che scrivono su facebook che scrivere su facebook è indubbiamente cosa da imbecilli.
Quelli che ustascia o cecchini serbi o armata rossa, basta sia un po’ slavo e un po’ crudele che va bene tutto e fa situazione.
Quelli che provano la stessa sensazione per tutto ciò che viene da Londra.
Quelli che hanno confuso Hailé Selassié per il messia.
Quelli che invece hanno confuso Iosif Stalin per Hailé Selassié.
Quelli che Renzi è il cambiamento…
Quelli che le riforme. Quali? Le riforme… le riforme. Boh!
Oh, yeah!
Quelli, ma indubbiamente quelle, che ti mettono l’insufficienza appena ti guardano perché sono rimaste tanto impressionate dal potere della maestra sui bambini da non averne mai cavato fuori le gambe.
Quelli che sono tanto cinici da passare per intelligenti.
Quelli che nemmeno con il cinismo ce la fanno a passare per intelligenti.
Quelli che non sono fascisti, ma Giacinto Auriti sapeva il fatto suo…
Quelle che il patriarcato ci opprime, ma mio padre è oggettivamente dio in terra. Il tuo no, ma il mio sì, è autoevidente.
Quelli che PRESTO E’ URGENTEEEE!!!! CONDIVIDEREEEE!!! SVEGLIATEVI!!!
Quelli che a parte loro che son troppo superiori.. ma gli altri la raccolta differenziata e queste robe qua le potrebbero anche fare, ecco.
Quelli che cioè, si cambia il mondo dal nostro quotidiano… io per esempio lotto tutti i giorni…
Quelli che basta che attiri le energie positive. Basta che usi i pensieri positivi…
Oh, yeah!
Quelli, ma anche quelle, che il mondo si divide in chi gode col culo e chi no e loro appartengono alla seconda categoria, ma invidiano la prima.
Quelli che tanto quanto i froci ok, ma i gay…
Quelli che ci tengono a precisare che non hanno mai letto un libro. Come se non si vedesse.
Quelli che leggono libri talmente di merda che sarebbe meglio non avessero mai letto un libro.
Quelli che leggendo giallistica si sentono in grado di discutere di ogni cosa… e si vede che hanno capito chi è l’assassino.
Oh, yeah!
Quelli che.. non ci si fa ad andare avanti e poi ti chiedono dove vai in ferie.
Quelli che parlano del fatto del giorno sfottendo quelli che parlano del fatto del giorno.
Quelli, e indubbiamente quelle, che nella vita sembra non abbiano mai trovato niente di meglio da fare che rompere i coglioni a chi hanno dintorno.
Quelli/e che il mondo si divide in due categorie: chi deve essere servito e chi deve servire e loro sono nati/e nella prima. E te di solito nella seconda.
Quelli come qui sopra che cercano di non farsene accorgere…
Quelli che non hanno pace e non sopportano che gli altri si diano pace.
Quelli/e che non sono nevrotici… hanno carattere.
Quelle che non sono bigotte, quando distribuiscono identikit del comportamento sessuale femminile noioso perfettamente lecito, sono femministe.
Quelli che non sono paraculi, sono moderati.
Quelli che non sono imbecilli, sono estremisti.
Quelli che non sono fascisti, sono nervosi…
Quelli che quando c’era Lui. Oppure Lui… oppure Lui…
Quelli che invece quando c’era Lei (solo Lei).
Quelli che prima o poi bisogna riprendere in mano il fucile (perché quando mai l’hanno preso?).
Quelli che risolvono i loro problemi andando veloce in automobile.
Quelli che si lamentano al posto di quelli che avrebbero il diritto di lamentarsi.
Quelli che è scritto sulla Bibbia o l’ha detto il profeta. Insomma quella roba lì..
Quelli che conoscono una che ha girato un film porno e ci tengono a precisare che è una brava ragazza. Perché che doveva essere un’assassina?
Quelli che sono bravi a bere birra. Come riesce a loro…
Quelle che sono troppo fiche perché, quando dicono trivialità assolute, tu possa pensare che sono stupide senza provare un senso di allerta o pericolo per potenziale mancato guadagno.
Quelle che valorizzano il fidanzato e si fidanzano con uomini che devono essere valorizzati.
Quelli che sono come nella pubblicità delle automobili in TV, sicché sono a posto con tutti.
Quelli che siccome appartengono ad una minoranza sono a posto con tutti.
Quelli che siccome conoscono chi conta sono a posto con tutti.
Quelli che non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti, ma ad essere teste di cazzo ce n’è sempre stato parecchio.
Oh yeah!

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Sintetica descrizione del Partito Democratico ad uso delle nuove generazioni.

' Rock Chick ' ::: Sammy Slabbinck 2013

‘ Rock Chick ‘ ::: Sammy Slabbinck 2013

Lunedì al bar leggo un commento sul Tirreno che parla dei sommovimenti interni al PD e stranamente ci trovo una affermazione al di sopra della media del giornalismo italiano. Il succo dell’articolo è che dietro tutto questo ravanare di personaggi e personaggini del PD rimane irrisolta una questione di fondo: cosa è il PD? Il giornalista (non mi ricordo il nome) lo descrive come un contenitore di residui ideologici. Che secondo me non è male. Ma si può andare oltre.

La risposta a questa domanda, sebbene tratti di un argomento triviale, contiene spunti di interesse generale. Nel senso del paese, non del partito.


Sintetica descrizione del Partito Democratico ad uso delle nuove generazioni.

Faccio prima a dire cosa NON è il PD. Non è una forza keynesiana. Evvabbé direte voi… Vabbé una cippa! Il fatto che il partito che si presenta come partito della sinistra istituzionale non appartenga né alla tradizione socialdemocratica europea e nemmeno a quella di un liberalismo sociale era quello che serviva ai mastini del neoliberismo e non era certo un epilogo scontato per una forza che, nell’immaginario di buona parte dei militanti, rappresenta l’eredità del Partito Comunista Italiano.

Passo indietro. In Italia abbiamo avuto dal dopoguerra fino al 1994 una situazione sostanzialmente bipolare. In Italia c’erano due partiti di massa: uno cattolico e uno almeno formalmente comunista, che erano entrambi favorevoli a interventi di tipo Keynesiano in economia. La contrapposizione fra i due partiti è durata finché è durata la guerra fredda.
Teniamo presente che questi due partiti avevano ruoli precisi su cui sarebbe inutile dilungarsi; in breve, uno poteva solo governare (la DC) -e lo ha fatto fino a che è esistito- e uno (il PCI) poteva solo non-governare -idem-. Questo a causa della naturale diffidenza da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna nei confronti del Partito Comunista più grande d’occidente.

Lo scontro fra i due partiti era uno scontro sull’egemonia popolare. Le differenze culturali fra i due erano notevoli, ma sebbene il primo partisse da un populismo cattolico e il secondo dal materialismo marxista le linee di intervento erano sostanzialmente favorevoli ad un capitalismo regolato e ad interventi di tipo keynesiano in economia da parte dello Stato.

Poi la DC scoppia (siamo nel 1994) e il PCI che qualche anno prima (1991) aveva fatto outing rivelando di essere una forza socialdemocratica e si faceva chiamare PDS vedeva il cambio al vertice di segreteria da Achille Occhetto a Massimo D’Alema. Il PDS aveva un simbolo nuovo, ma non rinnegava la storia del PCI, né avrebbe potuto farlo. Fino a qui niente di strano. A destra si coagulavano invece una galassia di brandelli democristiani, craxiani, fanghiglia missina e roba strana e… iniziava il berlusconismo. Fatto sta che -la destra- che in Italia ha sempre avuto la funzione storica di contrapporsi al pericolo comunista si riforma come anticomunismo militante, non più nella forma di un partito favorevole ad uno stato sociale e ad interventi statali in economia, ma come pilastro di un capitalismo di rapina. Nasce Forza Italia: il partito azienda.

Intanto ex-DC ed ex-PCI continuano a reagire fra loro e si arriva ai DS che ancora si possono ritenere un partito di sinistra legato alla socialdemocrazia europea. Infine nel 2007 questi pezzi di DC e PCI riescono a produrre un partito che non aderisce al partito socialista europeo e che sostanzialmente (per rispondere alla domanda iniziale) non è nulla. Ufficialmente è un partito dei buoni propositi o un partito -liberal- nel senso nordamericano del termine. In pratica ricalca il modello assolutamente alieno per noi del Partito Democratico americano. Ma con alcune differenze “temporanee” (vedi più avanti).

Partito Democratico, a parte la storia USA, è un nome che ricorda i partiti che si sono formati nei paesi dell’ex patto di Varsavia. Di solito costituiti da parte della burocrazia dei vecchi partiti comunisti. Solo che lì da un partito unico se ne formavano almeno due: uno sul modello neo-liberista e uno socialdemocratico europeo.
In Italia, al contrario, da due se ne è formato uno che di fatto è un partito neo-liberista, “aperto” o possibilista sulle questioni di libertà civile -avendo dentro anche cattolici conservatori non può andare più in là di tanto-, ma conservatore in economia.

Quindi il PD è una parte di quel sistema a partito unico bipolare nordamericano impiantato in Italia. Da qui anche la passione per le primare ecc. Questo sistema è chiamato dai commentatori più acuti negli Stati Uniti: -poliarchia-. Parola da noi sconosciuta o ignorata, che mette in luce la natura sostanzialmente antidemocratica del meccanismo.
Inoltre i vecchi apparati del PCI in questa operazione sono stati ufficialmente riverginati e sono potuti entrare nelle grazie degli osservatori USA (D’Alema firma il contratto per l’acquisto degli F35 nel 1998 e Prodi lo “perfeziona” proprio nel 2007), fino ad allora comprensibilmente diffidenti nei confronti di questa intellighenzia ex comunista.
Questo sistema si può dire che è ancora incompleto perché i due partiti (PD-PDL) si sono trovati a governare insieme a causa dell’evento imprevisto M5S alle ultime elezioni; evento che negli USA non sarebbe potuto accadere.

Una curiosità. L’idea del PD sul modello americano era venuta per primo a Marco Giacinto Pannella, che però non ne fece di nulla, sia perché non aveva nessun bacino elettorale di massa da barattare al mercato dei vincitori e anche, immagino, per una certa antipatia in ambienti clericali. Non gli funzionò. Penso che sia stato rassicurato che comunque vada per una fazione ossessivamente filosionista e acriticamente filocapitalista come la sua ci sarebbe stato sempre un occhio di riguardo ma… il partito di massa non glielo potevano proprio concedere. Deve esserci rimasto male. Poi s’è rifatto con radio Radicale… però, insomma l’idea gliel’hanno fregata. Va detto.

In questa breve analisi ho inserito alcune semplificazioni. In particolare non ho tenuto conto della natura “complessa” della vecchia DC, che è stato un collettore delle varie anime del cattolicesimo italiano, ma che è sempre stato soprattutto l’immagine politica di un sistema clientelare mafioso (che ritroviamo interamente nel berlusconismo). Inoltre nell’Italia della prima repubblica il paese era piuttosto ben separato anche geograficamente tra le masse industriali del nord e quelle agricole del sud, anche in questo i due partiti di massa erano funzionalmente complementari.
Dire poi, come ho fatto, che la DC è stato semplicemente un partito populista votato a politiche keynesiane vuol dire fare a questa forza un complimento immeritato, ma non mi dilungo sulla questione perché uscirebbe dal focus.
Un’altra semplificazione è quella di un PD del tutto -americano- (come lo avrebbe voluto Pannella). In realtà il PD è un partito che ha il proprio core-target nei pieni occupati -residuali- e nei pensionati. Quindi è una forza che si pone come affine al neo-liberismo quando guarda al futuro, ma è garante del vecchio sistema per una parte consistente della popolazione che ha diritti, per così dire, acquisiti. Ha quindi una natura bifronte. Questo per me rappresenta un problema democratico e ne ho scritto QUI.

Conclusioni. Abbiamo due poli che sono la versione nostrale del sistema -poliarchico- (o oligarchico se si preferisce) americano. Entrambi neoliberisti; uno esplicitamente, l’altro tacitamente. Uno rampante, l’altro moderato. Così da due forze keynesiane in antagonismo tra loro (frutto della resistenza al fascismo) come la DC e il PCI si è passati alla tecnocrazia finanziaria-bancaria contrapposta alla finanza clientelare-mafiosa. La prima ha come credo la legittimità del debito pubblico e la sacralità delle istituzioni che lo mantengono. I secondi sono il partito del -prendi i soldi e scappa-. Questo comporta che la società, anche tramite le sue forme associative, arranca nel tentativo, tutto difensivo, di mantenere, o meglio di rallentare lo smantellamento di uno stato sociale, già malconcio dalla vecchia gestione clientelare, comunque ridotto, svalorizzato, privato di “manutenzione” e fuori dall’interesse progettuale della politica -sì è vero, in Italia c’è ancora una sanità pubblica, ma sempre più fatiscente e comunque non esiste più la prevenzione… una sanità-emergency, che non si interessa alla salute dei cittadini, ma per motivi di decoro non può lasciarli crepare su un marciapiede come nel paese più democratico del mondo. Per ora.-

Devo anche precisare che non ritengo le politiche keynesiane, di per sé, il “bene” o la soluzione a tutti i problemi; piuttosto credo che rappresentino l’ultimo scoglio pratico da abbattere per l’ideologia economica dominante, quella di Friedman e soci: il neoliberismo. Questo processo è già avvenuto, e in parte già superato in altre zone del pianeta. Come ad esempio nell’america del sud. Là dove questa rimozione era successa in maniera violenta fra gli anni ’70 ed i primi anni ’80, grazie all’appoggio nordamericano alle giunte fasciste e militari.
Da noi, oggi, aleggia la sensazione di un golpe bianco che oscura il presente e mette ipoteche a medio e lungo periodo.
Non riesco a dare torto a chi -magari con scarsi strumenti di lettura politica e viaggiando talvolta un po’ troppo con la fantasia- non vede comunque in questo processo nessuna casualità.

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Vota in Germania

Al Presidente del Bundestag; Alla Cancelliera Merkel:

In mancanza di una vera democrazia europea, i risultati delle elezioni tedesche definiranno in grande parte le future politiche dell’Unione Europea. Sono un cittadino/a europeo/a che queste politiche le vivrà sulla propria pelle. Voglio il diritto democratico di partecipare alla loro definizione. Richiedo quindi il diritto di voto alle elezioni tedesche del 22 settembre 2013.

http://www.ivoteingermany.eu/it/

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Up idiots to arms

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Una volta parlando con uno di questi comunisti più comunisti di chiunque che te neanche se volessi essere comunista una vita c’arriveresti a essere comunista come lui e Karl Marx stesso in confronto a lui ed a quelli come lui era solo uno sbiadito democristiano, mi sentì citare come deterrenza al parere che stavo esprimendo… il -potente- regime di Pol Pot. Tipo avrei dovuto fare la fine di un dissidente a quel regime o robe del genere.
C’è una tipologia precisa di queste persone. Si tratta di individui che sfogano qualche senso di frustrazione privata con un certo tipo di violenza simbolica. Una impotenza reale con una potenza mitica. Si coprono con una ideologia. L’ideologia più appropriata per questo tipo di aggressività è quella fascista. Ma non tutti quelli che hanno bisogno di mostrare i denti possono o vogliono essere fascisti. A volte semplicemente non conviene loro. Quindi va bene qualsiasi ideologia. Rimangono comunque fascisti che non riescono a fare outing. Credo si capisca bene a chi mi riferisco perché il modello di questo tipo di comunisti è quello propagandato senza tregua da mediaset & Co. Sono comunisti Berlusconiani; se cercassero un comunista in un reality sceglierebbero uno di questi. Figurine da tivù.
Guardando il documentario di Chomsky -La fabbrica del consenso- ho trovato una descrizione delle atrocità compiute dal regime di Pol Pot piuttosto diversa dalla versione ufficiale (la posizione di Chomsky su questa faccenda ha diviso la stessa sinistra americana). In poche parole secondo molte ricostruzioni storiche la quantità di morti attribuita a Pol Pot sarebbe in gran parte dovuta invece agli attacchi precedenti da parte degli USA nel paese e poi in seguito attribuita ai Khmer rossi in funzione di propaganda. La pagina wiki fornisce invece la versione ufficiale (quella sventolata dal comunista di cui sopra). Io non lo so chi ha ragione. Mi fa ridere che se la versione ufficiale che mette Pol Pot fra i dittatori più crudeli del secolo scorso risultasse fasulla esso non rappresenterebbe più una attrazione per questo “comunista-comunista”. Dovrebbe riempirsi la bocca con qualche altro boia. Quindi avrei potuto rispondere a questo sanguinario della domenica -Chi… Pol Pot.. quella mammola?-. Se domani risultasse che Stalin in realtà ha fatto davvero solo cose buone per il suo popolo e che gli eccidi e le atrocità a lui attribuite sono state solo montature della propaganda occidentale, Stalin stesso smetterebbe di essere un punto di riferimento per certa gente. Ora io non so come si chiama questa patologia e se abbia un nome. Un tempo gli imbecilli venivano chiamati imbecilli e basta. Oggi la cosa è molto più particolareggiata. Non lo so davvero.
Scrivo questo solo per dire alle nuovissime generazioni; quelle che sono cresciute già nella piena decadenza del berlusconismo che, nonostante molti di coloro che si vantano di essere comunisti-comunisti oggi assomiglino davvero alla descrizione mediaset-fininvest, i comunisti veri non sono stati questi. Non erano molluschi che mostravano i muscoli degli altri. Almeno in gran parte. C’erano idioti e paraculi, ma non rappresentavano la maggioranza e venivano considerati come tali. D’altronde chiunque può definirsi qualunque cosa. Non occorre nemmeno un patentino. Ma i comunisti che hanno combattuto nella storia di questo paese come in quella di molti altri, la miglior parte di loro, non erano macchiette; erano persone che avevano sete di giustizia non di sangue. Questi qui invece sono i comunisti venuti su negli anni ottanta. Roba per cervelli semplificati. Sono i saprofiti di un ideale. Fanno parte dei postumi da sbronza della Milano da bere. Come Berlusconi.

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Sta’ TAV s’ha da fa!

Allora, prima… anzi prima-prima si inizia a parlare di femminicidio sui media main stream. Poi passa un decreto legge contro il “femminicidio” che contiene un articolo anti no-tav quasi da poteri speciali; così come se nulla fosse… Poi le femministe (a parte individualità) non si sconvolgono più di tanto di una cosa del genere…
Questo sancisce di fatto un principio importante del tipo: posso fare una legge contro i cori razzisti negli stadi e inserire una norma che prevede eventuali deportazioni di ebrei e dissidenti politici.
Poi si tira avanti per un po’ di tempo. Qualche notiziola qua e là sui primi bruti a cadere nelle maglie del nuovo decreto (fessi d’altronde, basta aspettare qualche mese e di un decreto rimangono in vigore solo le parti che interessano davvero al potere, le altre vanno in “disuso” in questo paese).
Poi bruciano un po’ di mezzi in un cantiere TAV in val di Susa. Riparte il carosello dei buoni e dei cattivi. Poi il giorno dopo ribruciano mezzi in un cantiere TAV (ma guarda). Allora si presenta in tivì il ministro del governo PD PDL e dice che la TAV è fuori discussione e che, insieme ad Alfano, sta mettendo a punto qualche norma speciale che permetta considerare i danneggiamenti all’alta velocità nella legislazione anti-mafia. Quindi chi fa un blocco dovrà subire un processo che lo porta al carcere duro? Quindi anche le leggi anti-mafia servono un po’ a che cazzo ci pare? E poi usare leggi antimafia per proteggere un affare mafioso cosa sarebbe una raffinata forma di omeopatia politica?
Ora, ci sarebbe quella barzelletta sulla ‘ndrangheta, la mafia e le cooperative rosse, che m’ha fatto tanto ridere… ve la racconterei, é che non mi ricordo come va a finire.

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