La crisi ai tempi di facebook

interruttore

GC:
Ho sentito di sfuggita mentre ero in auto un’intervista ad un professore di sociologia o non so cosa all’università di Roma che spiegava ai microfoni di radio p::: che nei momenti di crisi (come questo) vengono fuori le cose migliori dagli individui che altrimenti si rammollirebbero e cose del genere. Ecco questo tipo di idiozie si dicono meglio con uno stipendio assicurato dello stato. Preoccupa il livello della cultura universitaria in questo paese se questo è il livello di chi la dovrebbe trasmettere.

EB:
forse può appare come discorso demagogico e populista (dato che va anche di moda) ma credo che in parte può essere vero…e lo dico non a pancia piena, davvero, anzi…sarà che sono cresciuta in un benessere quasi garantito, dove non c’era il problema di cose normali, come fare la spesa, mantenersi in vita..adesso che mi rimane tanto difficile, vivere, arrivare a camapare con uno stipendio ridicolo, rispetto ai bisogni (minimi) ecco, che devo dire, di contro, che a volte mi vengono idee (non solo suicide:) anche creative, pensieri che magari prima non trovavo importanti, riflessioni, più profonde e critiche, sulla realtà, sul mondo..forse può apparire presuntuoso, emagari banale che a dirlo sia un docente di sociologia, ma a volte sono proprio le cose più banali che emergono da quelle più complesse…in atto c’è una trasformazione, cambiamenti molto faticosi, dolorosi, ma io son convnta che le cose (non solo i coglioni:) girano, e ho fiducia (follia?) che non sarà peggio in assoluto.

GC: Non metto in dubbio che le situazioni di crisi rimettano in gioco anche delle capacità creative. Dico che di per se questa NON è assolutamente la fondamentalità del discorso e se certe intuizioni mi piacciono poco in bocca al primo che passa mi fanno incazzare dette da un docente universitario, per cui la crisi è una tempesta da osservare dietro un vetro antiproiettile, ricordiamocelo. Anche io mi ritengo fortunato. Ci sono persone che pagano un prezzo più alto del mio, e quindi mi ritengo fortunato. Ma basta! Basta considerare una situazione di stress sociale come una opportunità. Queste sono STRONZATE. La via del dolore porta alle stelle dice un proverbio africano. E’ vero, ma qui non siamo nella saggezza sapienziale, pariamo delle persone nel loro insieme. E per uno che emerge ce ne sono mille che vanno a fondo nell’indifferenza (obbligatoria) generale. La cosa più tremenda delle situazioni critiche non è quella di non riuscire a vivere secondo le proprie aspettative (che potrebbero anche essere falsate indtendiamoci), ma proprio quella di non riuscire più ad aiutare il prossimo. Vedere il mondo che affonda e non poterci far niente. Rassegnarsi al dolore degli altri per sprito di conservazione. Questa sarebbe un’opportunità? Uno stato serio prenderebbe un genio del genere e lo licenzierebbe in tronco, facendo in modo di dargli l’opportunità di esprimere il suo talento ingabbiato dalla sicurezza e dal benessere.
PS questo non mi fa rimpiangere nessun consumismo trionfale da cui, per altro, non siamo mai usciti…

GA:
sarà che da sempre il mio portafogli è in crisi, posso confermare che l’ingegno s’acuisce in situazioni critiche.


EB:
a proposito di questo, rimasi impressionata, un bel po’ di anni fa, visitando la mostra su Mirò a Firenze, come quelle opere meravigliose (sue e del gruppo di artisti al quale si rifaceva) venissero realizzate “a stomaco vuoto”, nella miseria in cui erano…per dire. diverremo tutti dei grandi artisti (del vivere!). saremo in un certo senso più lucidi, chissà. quando tornai dall’India, percepii in modo molto forte il rincoglionimento in cui eravamo immersi..non che ora ne siamo fuori, ma forse più coi piedi per terra (per quanto mi riguarda, si, t’hai a provare..:/)

ZC Jr.:a me mi vengono un monte di idee con la crisi. idee che però non posso esporre in questo spazio pubblico.

GC: Allora il fatto che negli ultimi quindici mesi il numero di famiglie che non arrivano alla fine del mese è quasi raddopiato e la percentuale della disoccupazione giovanile è al 34% e sta salendo… è di buon auspicio per l’aumento della creatività nel paese. Lo fanno per il nostro bene di metterci nella merda. Allora avevano ragione Silvio & Mario. Che poi la miseria imponga una maggiore adesione alla realtà, sia pure appiattita nel cinismo o nella rassegnazione tradizionale è chiaro. Ma sono belle le vostre impressioni sui pittori a pancia vuota.. davvero o sull’autovalutazione della propria creatività personale. Senza fare considerazioni più pesanti mi limito a leggervi l’elenco dei paesi che erogano un reddito minimo in Europa: Austria, Germania, Danimarca, Regno Unito, Svezia, Olanda, Malta. In Francia in Portogallo o in Polonia il reddito minimo viene erogato come sostegno limitato estendibile. L’importo varia molto: dai 1325 euro erogati in Danimarca nel 2010, 617 dell’Olanda, 460 in Francia, 359 in Germania, anche se in questi ultimi casi viene sempre garantito un sostegno dell’affitto o al mutuo della prima casa. (cit Roberto ciccarelli : il “minimo” che manca nell’Agenda – Il manifesto 11 gennaio 2013). E sempre secondo le vostre considerazioni sulla creatività: come mai Lars Von Trier è danese e non italiano? E come mai artisticamente siamo un pollaio merdoso rispetto ai paesi dove invece esiste uno stato sociale?

ZC Jr.
:oh stai bono io punto ai 460 euro, heheheheh
è l’unica idea che mi è venuta.

EB: non era una sottovalutazione del problema, spero non sia vista così. era solo un dire che stiamo pagando anche di un eccesso, di cui non siamo del tutto irresponsabili…e che la ruota gira, tutto qui.

GC:
Personalmente rimango un genio in qualsiasi situazione economica mi trovi, solo che sono ansioso per natura e per esprimermi al meglio avrei bisogno di una maggiore sicurezza… cercate di capirmi. Non tutti danno il massimo quando sono alla canna del gas 🙂



ZC Jr:
non era una sottovalutazione, era un aggiramento delle responsabilità reali che hanno portato alla crisi. raccontare che è colpa nostra è una cazzata, l’austerità è un modo POLITICO di vedere l’economia, altri paesi hanno affrontato la crisi adottando misure diverse, che ci impoveriscono meno, e che magari funziono anche meglio. drenarci per farci venire le idee non mi pare un bel sistema. Queste valutazioni da intellattualoidi con lo stipendio, se le tengano per loro, il fatto che si possano permettere di esprimerle in radiodiffusione, mi fa già incazzare di per se.
diamogli trecento euro al mese e vediamo che idee gli vengono. Sono stati registrati anche casi in cui l’idea emersa è stata il suicidio.

GC: Esatto. Come dire che le donne sono più… gentili e danno il meglio di sé se possono essere prese impunemente a sganassoni o robe del genere. Ci fregano con questo tipo di discorsi. Con questa NARRAZIONE! Solo che messa in maniera esplicita tutti dicono Ohhhh che schifo. Invece costruendo un frame narrativo con discorsi tipo creatività e simili ci cascano in troppi.E questo vuole comunque essere un invito a dare il meglio di sé e andare avanti a testa alta, con forti erezioni/lubrificazioni sia fisiche che mentali (spero si sia capito).


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10 tips per farti “amare” al lavoro

Wonder Woman
10 tips per farti a̶m̶a̶r̶e̶ al lavoro
(sopportare)

Di Luisa Caldon

1) Non mangiare le fette biscottate.
2) Lavati.
3) Non parlarmi alle spalle se sono al telefono.
4) Arrangiati.Puoi.
5) Se ho il cappotto addosso allora la risposta è “No”.
6) La penna è mia e la riconosci perché non è la tua.
7) Ti piace? Compratelo.
8) La tua endometriosi gestiscitela tu.
9) Un caffè vale come un grazie ma se lo offri tu.
10) Se non lo conosco è inutile che mi racconti con chi tromba.

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Gallus Sinae

ballerina

Un racconto di: Zucca

GALLUS SINAE
Fu una storia d’amore straziante.
Lui: Baldo e giovane, lesto di mente e di corpo, il ritratto degli dei, figlio del vento e venuto dal sacro, tutti lo chiamavano jamesansjiese te apostrofè (james senza jai e esse, ti apostrofato), [pronuncia: geimsansgees] a simboleggiare l’amore che per lui provavano. Gli amici più intimi si permettevano di togliere direttamente la J e la S e porre la T apostrofata chiamandolo T’AME !! gli altri invece, i conoscenti, lo chiamavano James Sanchez. Versione più spagnoleggiante. Che faceva figo lo stesso.
Lei era una cavalla indomabile, figlia della notte spruzzava fuoco da tutti i pori. I maschi che le se avvicinavano rimanevano stecchiti dalle vampate africane che emanava e si bruciavano per via dei suoi pori. Era attraente come le calamite del frigorifero a forma di hamburger del Mc Donald, ma senza patatine. La chiamavano infatti CalamityAmurNoChips, Calamity per gli intimi. Nochips per gli sconosciuti.
Si videro per la prima volta al “Cafè du Cabaret de Paris”. I loro sguardi si incrociarono e fu come quando il phon entra, con le dovute piroette, nella vasca da bagno. Fu un’esplosione, un’eruzione vulcanica, il “cafe du cabaret” si blocco tutto e lo shock elettrico fu talmente brutale che davvero scattò il contatore, il phon, aveva definitivamente centrato la vasca.
Nel buio james la cercò, come calamitato da una forza sconosciuta. Travolse un pinguino che promise ritorsioni in pinguesco, scivolò poi su una banana stilizzata, simbolo immortale del cabaret francese. Il nostro magico jhonny (forse era solo quasi magia) come abbiamo potuto notare, senza l’ausilio della scoperta di Franklin si muoveva a casaccio e come un gonzo, ciò nonostante riuscì ad avvicinarsi alla femme fatale dall’attrazione calamitosa, che incorociando poco prima il suo sguardo aveva provocato il black-out phonetico. Ne sentiva l’odore ormai, era li vicino a lui, poteva sfiorarla, c’era da aspettarsi di tutto. Dopo la caduta del phon tutto era possibile (come disse Idro Montanelli riferendosi al PCI). La toccò finalmente e sentì che il mondo intorno a loro si scioglieva, stessa sorte toccò agli orologi e con loro al tempo. La stanza guadagnava dai 10 ai 14 gradi kelvin per secondo, Dalì in un angolo se la rideva contento, il pinguino reclamava per il caldo asfissiante accasciandosi esanime sulla banana e promettendo ancora ritorsioni.
Mentre la temperatura continuava a salire, ritornò di colpo la corrente e jamesozzo (precedentemente chiamato jhonny solo per esigenze stilistiche) si trovò tra le braccia la bella Calamity, furono scintille d’amore santo e sagrado. Come uno smeriglio a ferro che taglia le sbarre di acciaio INOX 18.10 delle sbarre dell’infelicità, aprendo la cella dell’ammore, finalmente libero ed incontrastabile. Non si stupì affatto però, quando lei con un guizzo, fuggì dalle sue braccia, smeriglio alla mano, per uscire all’aria aperta. “Fa troppo caldo” penso T’AME. Il pinguino intanto giaceva come un qualsivoglia pollo di rosticceria pakistana e perso il suo carisma cabarettistico, era pronto per l’aggiunta di patate e la rosolatura nel santo-forno-cabaret che l’ammore col suo divampare aveva acceso.
Senza perdere tempo avanzava il prode con un estintore calibro 9 in mano, che utilizzava di tanto in tanto per refrigerarsi le membra. In queste stesse condizioni arrivò all’uscita di emergenza: sudatissimo e mezzo bruciacchiato, mano destra all’estintore, mano sinistra al pollo&patate, recuperato lungo il cammino in una pakistanissima e ardente rosticceria inspiegabilmente edificata su una banana.
Ma eccolo ordunque fuori, lancio dell’estintore su BMW serie 3 colore nero targato Bayone. Il pollo inaspettatamente gli sfugge di mano, il freddo pare averlo rinvigorito, si trasforma in pinguino (ma non era un pollo?) e dopo essersi dichiarato prigioniero politico, promette ritorsioni. Il nostro prode riconosciutane la voce gli porge le sue scuse per l’anterior misfatto: “sa com’è, al buio non l’avevo ben vista”. Il pinguino indignato e stufo spiega le sue ali fantastiche lanciandosi in un volo pirotecnico. Uuuuuuuuuuuuuuuuuuuu. Trac trac. Capriole stellari nel cielo, con le sue ali d’amianto fiammante fende la nebbia componendo la scritta “VA DA LEI” a caratteri tridimensionali, font: Lucida-console. Pinguino old-school. Scuola Linux 0.13.
“Devo smettere di andare da sti cazzi di kebabbari”.”Merda devo sbrigarmi”.
E iniziò così a cercarla, entrò in ogni bar, ogni bettola della città, l’amore lo guidava, si sentiva Mario Bros intento a sfidare un drago di 4 pixel e mezzo, tutto quadratoso, ma cazzuto. Non riusciva a trovarla però, e quando era pressoché disperato e voleva sbattere la testa contro il muro, questo fece, e dalla breccia nel muro creata dal suo indegno capoccione, usci un fungo che lo tramutò in un gigante di google maps, per mezzo di questa tecnica shaolin riuscì ad avvistare la ragazza clikkando sul tasto “satellite” in alto a destra del teleschermo e zommando, ma senza baccalà, la vide definitivamente, piccola piccola nel suo minuscolo appartamento, che piangeva intenta a preparare un chai the e una peperonata. Era il suo momento, il nostro eroe lo sapeva, doveva andare subito da lei. Si appuntò la strada su un foglietto utilizzando il tasto “indicazioni stradali” : terza a sinistra, seconda a destra, place du theathre dritto. E uscì nella notte senza timore.
E il fungo?
Ma non era gigante?
Ma scusa come ha fatto a…
MA MA MA
MA CHE ME FREGA A ME ?? adattatevi.
Insomma scese di casa e si perse a velocità supersoniche nei vicoli di Paris. Un solo pensiero gli arrugginiva la testuggine. Raggiungere la sua amata, farlo velocemente, perché questa scintilla che è l’amore, se non ravvivata subito, non avrebbe potuto divenir fuoco che divampa e di conseguenza focolare che scalda la vita. Insomma si voleva piazzare il marpione.
Bene giunti a questo punto non so come dirvelo, ma tutto si precipitò capitolando. Trovò finalmente la casa della bella, ma pensò che non voleva disturbare, rifletté sull’amore durante il cammino e giunse a conclusione che in fondo esso altro non è che vanità e perciò non ne valeva la pena. Lei nel frattempo aveva smesso di piangere per la cipolla della peperonata e si stava facendo una ceretta. Fu così, cari i miei romanticoni, che ognuno rimase a casa sua. Senza amore e con dolore. Soprattutto per la ceretta.
Il nostro eroe in seguito decifrò la morale di questa storia assurda che lo aveva investito: “se vai dal kebabbaro a prendere il pollo, prendi sempre il più cotto che trovi.”

Zucca

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God fan club

santa_subito

“Non ho nulla contro Dio, è il suo fan club che mi spaventa.”
– W. Allen

God fan club
Trovare un papabile che abbia attraversato una delle dittature del ‘900 senza esserne in qualche modo coinvolto è praticamente impossibile. Ratzinger era stato membro della gioventù hitleriana. Bergoglio se fosse stato un oppositore dei militari non sarebbe Papa, sarebbe morto. Come è accaduto a molti cattolici (e stranamente cristiani) che sono finiti torturati e uccisi insieme a comunisti, socialisti, sindacalisti, assistenti sociali, omosessuali, progressisti, femministe… e generici poveri cristi, nei modi più orrendi da uno dei regimi militari più feroci, disumani e paranoici del secolo. Lui no. Lui adesso è capo di una delle istituzioni a cui quel regime si ispirava nella sua versione controriformista e inquisitoria -e come in Argentina in ogni regime dittatorial-fascista occidentale-.

Io non sono sicuro dell’attendibilità dell’autore che ha scritto un dossier su Bergoglio e sulla chiesa argentina durante quegli anni: https://wikileaks.org/wiki/Talk:Horacio_Verbitsky
Né ho mai letto quel libro. Ho preso spunto però da questo articolo (ne cito uno solo) (Francesco I, il gesuita temuto dai desaparecidos).

Mi immagino che la storia durante la dittatura argentina sia zeppa di luci ed ombre. Con la solita divisione tra catto-fascisti e gran parte delle alte gerarchie in appoggio del potere -come sempre-, ed i così detti catto-comunisti (cioè dei semplici cristiani) perseguitati come chiunque altro fosse “sporcato” da qualche tipo di immagine di una società più giusta.

Io non credo che la gerarchia ecclesiastica perda tempo a premiare nazisti, e nemmeno a combatterli. Il fatto che possano esserlo o meno da quelle parti è del tutto insignificante.

Quindi non lo so se come dice anche questo articolo pubblicato su un sito di sinistra se il fatto di chiamarsi Francesco ecc ecc rappresenta un segno di rottura verso qualcosa. Certo non basta prendere l’autobus e scrivere un libro insieme ad un rabbino per scacciare ogni dubbio. So che ho visto esultare qualcuno fra le mie conoscenze fb che esultava anche per Razy, ma forse non si tratta di un campione rappresentativo, perché alcuni cattolici (leggi: molti/troppi) esulterebbero per qualunque uomo vestito con la gonna si affacciasse a quella finestra. Fosse anche il mostro di Firenze troverebbero la cosa fantastica. Sono fatti così.

Io credo che si tratti semplicemente di un’operazione tipo Wojtyla style. Adesso il continente sudamericano è già la spina nel fianco del potere USA & FMI -e l’Argentina della Kirchner non sarà l’esempio più avanzato, ma di sicuro il più imitabile-. E credo che si tratti di una convergenza di interesse. Un continente che sta conquistando la sua autonomia economica facendo tesoro delle lotte, delle sofferenze e dei fallimenti delle generazioni precedenti. Un continente cattolico che si sente però testardamente lanciato verso un modello di società più umana e svincolato dai lacci della dittatura finanziaria che l’avevano strangolato, dopo il periodo delle dittature militari.

Il miglioramento delle condizioni economiche e della consapevolezza in quel continente aumenta il rischio di secolarizzazione e di disaffezione dalle istituzioni religiose. Far regredire l’America latina ad una condizione pre-Chavez & Co. rappresenta un buon affare per molti. Credo che il nuovo papa gesuita & Compagnia delle Opere, rappresenti una mossa strategica in questo senso. Non ho nessun elemento particolare per affermarlo, a parte il buon senso.

Intendiamoci non mancherà, soprattutto all’inizio, un progressismo evangelico di facciata. L’unico in grado di fare breccia in quei popoli e ottimo mezzo di propaganda in Europa. Ma nella realtà la chiesa sta tentando un’entrata a gamba tesa per far saltare il processo di emancipazione di un continente intero. La chiesa è una preziosa agenzia al servizio del capitale e delle sue istituzioni in un’epoca in cui risultano sorpassati i generali con gli occhiali a specchio.

Digressione ::: Dalla nostra parte di mondo si sta radicalizzando il catto-fascismo. L’integralismo religioso non è solo questione islamica. Si sentono di nuovo pronti a sferrare attacchi alla libertà e alla laicità dello Stato e della società. Continuano a ripetere l’immagine di una deriva morale (chiaramente pubblica, perché su quella privata sono maestri d’indulgenza). Riescono a fare leva su una precarizzazione e una frammentazione sociale che rilancia il ruolo dell’assistenzialismo pietistico e stanno producendo un senso identitario per molti versi convergente all’estrema destra neofascista.

Io non ritengo spregevole parlare con dei cattolici, solo che si è diffuso, anche esteticamente, un tipo di cattolicesimo identitario -pure un po’ fantasy- basato sull’idea di regressione al nostro medioevo.
Io non trovo nulla di male nel fatto che X o Y siano cattolici. Mi sembra allucinante che siano cattolici del 1300 d.c. circa. Fine digressione :::

Monsignor Romero nel Salvador della dittatura militare fu ucciso e tanti altri hanno patito per ideali di giustizia e libertà in tutto il continente sudamericano. Non ho molto altro da dire su questo papa argentino di cui fino a ieri sera ignoravo pure l’esistenza. Volevo solo ricordare che è per i molti cristiani antifascisti uccisi e perseguitati che riesco ad avere rispetto. Per questa cricca non ce la faccio.

[GC :::2013:::]

Link & Suggestioni:
Ricordiamo che l’Argentina è stato il primo paese sudamericano ad ammettere il matrimonio fra coppie omosessuali: http://www.giornalettismo.com/archives/827543/papa-francesco-contro-cristina-kirchner/

La Chiesa argentina e la dittatura -Il post-

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Baise moi

Karen Lancaume

Scopami.
Si tratta di una breve recensione che avevo scritto tempo fa e che ho deciso di mettere sul blog.

Dalla pagina wikipedia del film: Baise moi – Scopami è un film francese del 2000 diretto da Coralie Trinh Thi e Virginie Despentes, la quale è anche l’autrice del romanzo da cui il film è tratto.
Il film ha avuto una grande attenzione mediatica per via dell’interpretazione di attori porno, delle scene di sesso esplicito e l’intensa violenza, oltre i limiti imposti dalla censura[senza fonte]. In Francia, dopo soli tre giorni di programmazione, il film è stato tolto dai circuiti cinematografici, per via di una serie di proteste, per essere proiettato nelle sale a luci rosse.
La star internazionale Lancaume, qui accreditata come Karen Bach, nonostante la discreta interpretazione, si illuse invano di un salto qualitativo nel mondo dello spettacolo, per poi morire suicida alcuni anni dopo.

Questa sopra è una delle più edificanti fra le recensioni che si trovano in giro. Invece scrive il Morandini: Ciascuna con un omicidio alle spalle (un fratello l’una, una convivente l’altra) la pornoattrice Nadine (K. Bach) e la prostituta Manu (R. Anderson) fuggono insieme, lasciandosi dietro una sanguinosa scia di altri delitti. Da un romanzo della stessa V. Despentes. Un’operazione più che un film. Pornografia a tutti i livelli: sesso (hard), violenza (splatter), imbecillità, il tutto condito con commerciale furbizia, travestita da spregiudicatezza trasgressiva con intenzioni parodistiche. Nichilismo da supermarket. In Francia hanno abboccato, trasformandolo in bandiera della libertà di espressione quando il Consiglio di Stato lo confinò nel circuito a luci rosse.AUTORE LETTERARIO: Virginie Despentes

Sulla stessa onda breve recensione del Corriere della Sera intitolata: Due povere divette porno in giro ad ammazzare. Triste e orrendo.

In effetti la storia è semplice. In pratica si riprende il tema principale di Thelma & Louise, ma da tutta un’altra angolatura.
Quando si parla di Thelma & Louise mi viene in mente quello che diceva una ragazza con cui stavo insieme parecchi anni fa: Thelma & Louise un film da casalinghe represse.
Boh. Non so se avesse ragione o meno. Di sicuro è uno dei film più noiosi che abbia mai visto. Anzi per intero credo di non avercela mai fatta a vederlo tutto in una volta. Invece questa tanto disprezzata versione punk anarco femminista me la sono vista diverse volte e con attenzione.

La prima cosa che salta agli occhi è che nella trama di Thelma & Louise ci sono due protagoniste che rappresentano l’ideale di a) ottima moglie americana con certificato di ottima moglie americana ma con marito stronzo b) moglie con certificato ecc ma annoiata da una relazione con un uomo che non l’appaga.
Per evadere dalla routine le due amiche decidono di trascorrere insieme un week-end in una casa di montagna… (da Wiki)
Non hanno ancora ammazzato nessuno che hai già detto -poverina- dieci volte. Questo in perfetto stile gestione narrativa holliwoodiana delle ingiustizie & affini. Quando commettono il primo omicidio dici: finalmente!
Ok, il finale è tragico e discutibile pure quello…

Ora, qualcuno meno evoluto di te che stai leggendo dirà: cosa c’è di male nel dire -poverina- dieci volte per un personaggio femminile che subisce.
C’è di male che queste sono forme di assuefazione all’ingiustizia e non di denuncia come vorrebbero far credere. E’ trasferimento di schemi adattativi camuffati da altro. Se nella vita trovi una situazione che non ti fa dire undici volte -poverina- non raggiungi nemmeno la soglia di percezione dell’ingiustizia. Poi ognuno/a libero/a di pensarla come vuole.

Le protagoniste di Baise moi non te lo fanno dire -poverina-, nemmeno una volta. Proprio no.
E’ vero si tratta di un film pulp e girato a basso budget (e si vede). Violenza e anima nera da Francia di periferia senza risparmio. Citazioni e trovate naif da b-movie non mancano… Però ogni scena di violenza apparentemente gratuita ha un significato che sei tenuto a ricercare. E’ un rebus. E’ la riparazione simbolica di un torto. In un certo senso si tratta di un film cerebrale. Le scene di sesso esplicito sono ben girate e piuttosto brevi (e hanno ragion d’essere nella trama del film).

Sia una delle attrici protagoniste (Karen Lancaume) che la regista Virginie Despentes hanno subito realmente uno stupro. Nel caso di Karen si trattò di uno stupro di gruppo quando lavorava già come attrice porno ed avvenne per strada mentre andava a comprare le sigarette.

Nel film c’è una scena di uno stupro -in cui però non è coinvolta Karen Lancaume- ed è l’unica nella storia del cinema (che io sappia) in cui viene mostrata la penetrazione. Le due vittime della violenza si comportano in maniera opposta. Una piange e si dispera. L’altra (la coprotagonista) rimane addirittura indifferente e ad un certo punto ti sorprende con una frase rivolta al violentatore che la sta prendendo da dietro: ma cosa credi di avere tra le gambe?
Riesce a mettere un colpo di scena in questa scena. Ecco cosa riesce ad esprimere la vittima all’aggressore: la mia richiesta è indifferente alla tua offerta. La supera, la trascende. Ma cosa credi… un cazzo è sempre un cazzo. Ti eccedo.
Nella finzione questa cosa finisce “bene”. Non credo proprio che sia un buono spunto di eventuale autodifesa femminile. E’ un film non la realtà.

Baise moi, fu fischiato al festival di Locarno e stroncato dalla critica.
Ora un film come ogni altra opera può essere bello o meno. Ci sono però opere che non sono “belle”, ma significative perché fanno emergere qualcosa di nuovo; un’istanza sociale o un’urgenza espressiva o un mutato atteggiamento di costume (alcune addirittura lo producono o lo catalizzano). Aggiungono qualcosa che esisteva, ma doveva ancora divenire narrazione.
Questa è una di quelle opere. Non è un film bello, ma è dirompente.

Come Anarchy in the U.K. ha un posto nella storia della musica e non ce l’ha per la qualità tecnica nella composizione, ma per la sua urgenza espressiva così anche Baise moi, nonostante tutte le smorfie dei critici, è un’opera che ha un posto nella storia del cinema. Fa riflettere partendo dal lato oscuro della mente. Mentre non mancano film che oscurano la riflessione partendo da luminose premesse.

Questo volevo dire.

[GC]

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Il paese è in mano ai pubblicitari

mars_vibrator

« Un osservatore perspicace un giorno ha detto che l’Italia fascista era diretta come un grande giornale, e, oltretutto, da un grande giornalista: un’idea al giorno, concorsi, sensazioni, una direzione abile ed insistente del lettore verso certi aspetti della vita sociale smisuratamente ingranditi, una sistematica deformazione della comprensione del lettore per determinati scopi pratici. A dirla tutta, i regimi fascisti sono dei regimi pubblicitari. »
– Jean de Lignières – Le centenaire de la Presse (giugno 1936) –
(cit. ripresa da http://francosenia.blogspot.it/2013/07/prima-pagina.html)

Il paese è in mano ai pubblicitari.
C’è una riflessione che sfugge non solo ai militanti -il che è normale- ma, curiosamente, anche a tutti gli altri ed è questa: il paese è in mano ai pubblicitari. E non da adesso. La televisione c’entra, ma, come in parte hanno dimostrato Grillo-Casaleggio & Co. non è super-determinante. La TV non è l’unico medium. Non più.

Niente suspance, il motivo è facile da intuire (almeno quello più superficiale). I pubblicitari sono quella categoria di persone che si occupa delle relazioni tra cause ed effetti nell’agire quotidiano di milioni di persone. Sono coloro che lavorano col desiderio senza filosofeggiarci sopra più di tanto. Sono interessati all’urgenza dell’azione, alla percezione individuale, ai tranelli cognitivi, alla scelta fra differenti offerte. Si occupano, in sintesi, del perché un numero di persone farà una cosa anziché un’altra. Non moraleggiano. Si occupano della narrazione della realtà e sanno bene che l’estetica contiene più elementi narrativi dell’etica. Un pubblicitario è bravo se riuscirà a farti fare una cosa indipendentemente dal profitto che trai dal fare quella cosa. Anzi, cinicamente si può dire che un pubblicitario è tanto più bravo tanto più riesce a farti fare cose che per la tua persona sono controproducenti.

Venti anni di Berluschetti hanno fatto capire anche ai muri l’importanza del marketing in politica. Tutti lo usano. E’ la politica nell’epoca del marketing. Solo che quando il marketing è vincente allora è scandaloso, quando è perdente (basta pensare al centro sinistra alle ultime elezioni, ma anche a tutti i tentativi dei movimenti -in Italia perlomeno-) si fa finta di nulla.

Nelle penultime elezioni aveva vinto il noto pubblicitario di destra B. Il sistema dei partiti provenienti dal fascismo/antifascismo ne era uscito, semplicemente facendo una banale somma aritmetica, in minoranza. Il consenso elettorale dava ragione all’offerta politica creata negli studi pubblicitari milanesi -oltre al noto B. ricordiamo anche un partito indipendentista/autonomista (?) di una nazione con una bandiera creata da qualche pubblicitario a metà degli anni ’90, ma con un simbolo talmente antico da far dimenticare con leggerezza questa incongruenza.-
Ciò che rimaneva di coloro che erano usciti dalla costituente sommati anche ad una parte dei post-nostalgici del ventennio fascista, non raggiungeva il blocco dei pubblicitari. La somma algebrica del post-DC + post PCI [due blocchi di popolo che hanno dominato politica e passioni in Italia per quarantanni] stenta a raggiungere il 50% da circa 20 anni.

Lo so che politicamente questa somma ha poco senso… ma: a) è l’unica che ci propongono, o che sono in grado di proporci, da più di un ventennio… b) se guardiamo la realtà da un punto di vista pre-politico -l’unico che per la verità interessa ai pubblicitari- ha senso e come.

A queste ultime elezioni (il cui risultato, ricordiamolo, è stato all’incirca un paese in 4/4; un quarto al centrosx, uno al centrodx, uno al M5S e uno astenuto) ci si aspettava invece che il paese-che-fu riprendesse il timone, confidando in una alternanza forzata di cui sfugge peraltro cosa ci possa essere di democratico.

Non è stato così perché se sommiamo i berluschi; cioè la parte della destra politico-pubblicitaria e i grilli; cioè quella che appare la parte taroccata dei movimenti (che per l’amordiddio nella versione original-combattiva in questo paese non hanno mai pensato di proporre liste politiche autonome o di cercare alleanze con gli altri attivismi… o di parlare alle masse, ma al massimo di tentare alleanze strategiche con partitini), otteniamo di nuovo la maggioranza.

In questo magma tenta di uscire come risposta di sistema-antisistema il dolce stil “novo” di Renzi. Cioè la neo-sinistra pubblicitaria (del tutto allineata al neoliberismo economico e sociale), ma -nuovista-, stilisticamente riottosa, cioè pubblicitaria, comunicativa, unorale, attuale… contemporanea.

Non ho usato volutamente le parole: populismo e demagogia con cui troppi si fanno i gargarismi.

[GC :::2013:::]

Link & suggestioni:
Frederick Pohl e Cyril M. Kornbluth, I mercanti dello spazio (The Space Merchants) (1953).

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Comunità

Ghost TV

«Ciascuno di noi è nella catena alimentare dell’altro. Tutti. E’ uno sport individuale. Benvenuti al significato di individuale. Siamo tutti profondamente soli qui. E’ ciò che tutti abbiamo in comune, la solitudine».
«E Unibus Pluram», riflette Ingersoll.
Hal li guarda tutti in faccia. Quella di Ingersoll è completamente priva di sopracciglia, rotonda e spolverata di lentiggini come un pancake della Sig.ra Clarke. «E allora come facciamo a stare inseme? Come si fa ad essere amici? Come può Ingersoll fare il tifo per Arslanian nei singoli di Idris a Port Washington quando, se Idris perde, Ingersoll può ridiventare titolare al posto suo?»
«Non mi serve il suo tifo perché io sono pronto». Arslanian scopre i canini.
«Be’, è proprio di questo che stiamo parlando. Come possiamo essere amici? Anche se viviamo e mangiamo e ci laviamo e giochiamo insieme, come possiamo evitare di essere centotrentasei persone profondamente sole, tutte ammassate insieme?»
«Stai parlando di comunità. Dici questo per la comunità».
«Secondo me è l’alienazione», dice Arslanian, e si volta per far caprie che sta parlando con Ingersoll. «Individualismo esistenziale, frequentemente chiamato in causa nell’Occidente. Solipsismo». Il suo labbro superiore sale e scende sui denti.
Hal dice: «Per farla breve, si sta parlando di solitudine».

David Foster Wallace -Infinite Jest

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Folclorismo? No, grazie!

Grazie a Luisa per l'immagine.

Grazie a Luisa per l’immagine.

Folclorismo? No, grazie!
Il centro-centro-sinistra (e la sinistra-sinistra) dicono che questo voto al M5S è il frutto di una degenerazione culturale. E’ puro voto di protesta. Magari è anche vero. Però se il voto di protesta fosse andato a loro in questo paese non ci sarebbe stata nessuna degenerazione culturale? E’ questo il modo di leggere il presente?

La sinistra-sinistra dice che Grillo è fascista. Se dici che non è questo il modo di analizzare la realtà c’è subito qualcuno che ti chiede se sei un fan di Grillo. -No, non mi piace nemmeno…- Vabbé ti devi giustificare, devi usare un sacco di parole per riallacciare certi circuiti neurali un pò irrigiditi dalla stessa degenerazione che vorrebbero mettere sotto accusa negli altri. Così come durante le leggi razziali se dicevi che gli ebrei non erano una razza inferiore ti chiedevano se eri ebreo.

Il M5S è un Frankenstein politico retto insieme da un controllo di marchio del leader carismatico. Lo abbiamo capito TUTTI/E. Però quelli/e che non hanno saputo canalizzare tutta questa energia e che hanno permesso che tutta questa spinta anche ideale finisse nel Frankenstein (e che hanno impedito che altri lo facessero meglio di loro come da italica tradizione) anziché tradurla in qualcosa di efficace, diffuso e radicato e magari di sinistra cercano adesso di denunciare l’anima fascista del movimento di Grillo & Co. Alcuni sperano invece che sia l’anima di sinistra ad emergere dal magma caotico per motu proprio…

Nel post precedente dicevo che almeno c’è una forza col 25% che mette in cima alle priorità reddito di cittadinanza e rifiuto delle grandi opere. Non sarà quella che realizza tutto questo, ma voglio dire che ha mostrato che questi sono argomenti che nonostante il black out informativo sono entrati nel dibattito delle persone.

Ora, in questo paese non fai in tempo a dire: -aspettiamo a dire che è merda…- che ti arriva la dimostrazione che di merda ce n’è anche troppa. Mi riferisco alla neo senatrice Lombardi e alle sue dichiarazioni scritte sul proprio blog.

Ieri ho scritto questa decostruzione estemporanea del passaggio dove Roberta Lombardi parla di neofascismo-il resto del post potrebbe appartenere sia alla parte incolta dell’estrema destra movimentista che all’estrema sinistra giovanilista.-

Roberta Lombardi
-Capogruppo al senato M5S-
http://robertalombardi.wordpress.com/2013/01/21/italia-sotto-formaldeide/

Se parliamo delle ideologie, penso all’episodio recente di “Grillo che apre a Casapound”. Prima questione: qualcuno mi dice, finché esistono loro il fascismo non sarà morto, quindi non mi dire che questa ideologia non rappresenta una minaccia presente. Da quello che conosco di Casapound, del fascismo hanno conservato solo la parte folcloristica (se vogliamo dire così), razzista e sprangaiola.

[Commento: spranghe folclorististiche?]

Che non comprende l’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia.

[Commento: http://it.wikipedia.org/wiki/Terza_Posizione + ignoranza +marketing…]

Quindi come si vede Casapound non è il fascismo ma una parte del fascismo. E quindi solo in parte riconducibile ad esso. Seconda questione, e questo per me è il punto fondamentale, sono 30 anni che fascismo e comunismo in Italia non esistono più.

[Come si vede da cosa?.. Casapound non è il fascismo (frase sintatticamente corretta ma priva di significato)… Come dire “Lotta Continua non è il comunismo….Gianni nudo non è il nudismo…”. Poi, per il fascismo sono passati più di 30 anni. Il comunismo non c’è mai stato. A parte nei discorsi di Berlusconi.]

Invocarne lo spettro a targhe alterne è l’ennesimo tentativo di distrazione di massa: ti agito davanti il noto spauracchio perché voglio far leva sulle tue paure per portarti dalla mia parte.
Non sono i fascisti o i comunisti che ci hanno impoverito, tolto i diritti, precarizzato l’esistenza, reso un incubo il pensiero del futuro.

[Commento: anche vera, se fosse presa fuori dal contesto questa parte sarebbe condivisibile. Forse vale la pena ricordar Pasolini: -Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).- P. P. Pasolini -Romanzo delle Stragihttp://www.pasolini.net/saggistica_scritticorsari_c.htm]

[il resto del post è un collage di post-ideologia movimentista (compresa quella di sinistra che oggi s’indigna tanto) + discorsi da pausa caffé in ambiente universitario.

Una domanda: perché non le ha scritte prima delle elezioni queste perle di saggezza la neo senatrice Lombardi? Conclusione: brutto un paese sotto formaldeide. Magari da non sostituire con olio di ricino.] :::Fine del post fb-

Quindi con la senatrice Lombardi scopriamo il folclorismo. Quel miscuglio di semplificazioni da cultura media che considera l’abitudine di prendere a sprangate l’avversario politico o l’altro in genere una colorita pratica ginnica.

Mi sento solo di segnalare questo articolo di cui condivido tutto: Il fascismo non è uno scherzo: lettera aperta a Roberta Lombardi

Appunto mentale: in effetti il giochino delle smentite del giorno dopo l’ha imparato presto dalla vecchia politica…

[GC :::2013:::]

PS : questo non è comunque un invito a tutti quelli/e che, fuori e dentro le istituzioni (per così dire), dopo il voto avevano raggiunto un minimo di spirito autocritico a mandare tutto in vacca e rimettersi ad urlare che è solo colpa del popolo ottuso che non capisce la loro grandezza. Come sempre. Avevate cominciato bene. Cercate di non farvi distrarre dalla Lombardi.

PPS: ultimi ma non ultimi quelli che: a me della polemica sul fascismo ecc non me ne frega niente. -Non te ne frega niente perché sei un idiota.-

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Note a margine su articolo di Wu Ming

Fiume Elsa

Note a margine su articolo di Wu Ming
Come sempre gli articoli di Wu Ming vale la pena di leggerli. Che ti trovi daccordo o meno offrono sempre validi spunti di riflessione.

Ho letto questo post oceanico: Perché «tifiamo rivolta» nel Movimento 5 Stelle – di Wu Ming. All’inizio della pagina ci sono anche i link agli articoli precedentemente scritti da Wu Ming contenenti riflessioni su Grillo/grillismo/M5S.

[Fra questi articoli segnalo -Appunti diseguali sulla frase «Né destra, né sinistra»-; dove viene citata la frase dello scrittore Serge Quadruppani: «Ci sono due modi di non essere né di destra né di sinistra: un modo di destra e uno di sinistra».Una perla di saggezza.]

Ho scritto poche note veloci mentre lo leggevo, seguono un ordine sparso ed emotivo. Le riporto come sono senza modificare niente.

1. Il titolo. Si tifa rivolta in casa degli altri? Io avrei tifato rivolta all’interno dei movimenti che vedono in Wu Ming un punto di riferimento intellettuale. Se fosse stato un movimento veramente inclusivo ed in grado di coinvolgere il desiderio di cambiamento ed interpretare le istanze -dal basso, come si ama ripetere- non si sarebbe sviluppato il M5S.
A questo proposito ripropongo l’ottimo articolo di Lorenzo Zamponi:Grillo e i movimenti: continuità rimosse e preoccupanti contiguità; poi ripubblicato da Global Project senza riportare il nome dell’autore.

2. La citazione di Antonio Caronia: “…la sinistra (e più radicale è, più chiaramente lo fa) rivendica il suo approccio partigiano, lo dichiara, a volte in modo discreto, a volte più orgoglioso ed esibito, ma quasi sempre (lasciatemelo dire) onesto. La sinistra dice «non esiste un punto di vista neutro, oggettivo, equidistante, disinteressato, universale – neanche nelle questioni della cultura e dell’arte. Chi parla lo fa sempre da un luogo preciso, da un corpo preciso, da un nodo della storia, da un insieme di interessi di cui è portatore, dall’interno di una classe sociale, di un sesso o di un genere. Il discorso è sempre un discorso storicamente e socialmente determinato. “ Concordo. Unico problema: la sinistra (e più radicale è, più chiaramente lo fa) almeno da quando ho l’età della ragione ha il pessimo vizio di essere faziosa, di nutrirsi di parole d’ordine più che di idee, di chiudere le porte in faccia ai troppo-ingenui, ai poco-scientifici, a quelli che -voi dove eravate quando Noi ecc- e magari di mantenerle spalancate per chi accetta il ruolo di marginale/emarginato oppure a coloro che rinunciano preventivamente ad ogni protagonismo ed accettano passivamente le parole d’ordine dell’intellighenzia, per poi lamentarsi del coglionismo diffuso ecc. In queste ore basta affacciarsi in qualsiasi anfratto del web o della carta stampata o dell’informazione in genere, per venire sommersi da -lezioni di vita- elargite da folte schiere di compagni-che-più-compagni-non-si-può ognuno col proprio carico di livore e di scomuniche passate, stranamente, inosservate. Banalità forse. Cose talmente banali che non ho voluto scriverle tra i commenti dell’articolo per non distogliere dal focus.

3. “Il Movimento 5 Stelle che ha inquadrato le energie potenziali in una cornice di discorso che riteniamo ambigua e fondamentalmente di destra, oltreché dentro un’organizzazione settario-aziendale sulla quale si è appena iniziato a fare inchiesta.” Forse è responsabilità di chi non è riuscito a proporre una narrazione che avesse anche il pregio di essere comprensibile e che non fosse fatta di parole che hanno un senso soltanto per alcuni dottorandi in sociologia. Chiunque si affacciava al M5S trovava porte aperte, chiunque si affacciava ad un centro sociale, ad un comitato… ehmm. Una gran parte di coloro che hanno sviluppato dissenso e desiderio di cambiamento hanno preferito il rischio del populismo e delle dinamiche settario-aziendali piuttosto che essere seppelliti nelle dinamiche settario-esclusive della militanza di sinistra (anche così stupidamente adagiate sul “perdiamo dunque siamo”).

4. Sull’espressione di destra «intellettuali radical-chic». Lasciamo perdere le origini del termine «radical-chic», inventato dallo scrittore conservatore Tom Wolfe per irridere gli artisti di sinistra – su tutti Leonard Bernstein – che raccoglievano fondi per le spese processuali delle Pantere Nere. Oggi «intellettuali radical-chic» è l’espressione stereotipata per dire che chiunque svolga un ragionamento complesso non fa parte del «Popolo», fa perdere tempo prezioso al «Popolo», annoia il «Popolo», perché il «Popolo» – per definizione – «non capisce le vostre seghe mentali!» . Ringrazio Wu Ming perché non conoscevo le origini del termine. Devo dire che questa espressione mi è stata rivolta -personalmente- più volte all’interno di un centro sociale e che, proprio negli ambienti dell’antagonismo, l’utilizzo di questa espressione stereotipata è quasi sempre coincidente con tale accezione. Quindi con l’utilizzo “narrativo” che Wu Ming attribuisce per tale termine ai grillini o al grillismo…

5. A questi punti mi sono posto una domanda: perché sono in gran parte daccordo con quanto scrive Wu Ming e allo stesso tempo lo trovo dissonante…? La risposta è semplice. L’esperienza. E’ dissonante con l’esperienza. Non è tanto la riflessione a non essere condivisibile è l’esperienza che diverge tra chi, come il collettivo di scrittori precari bolognesi, può contare sulla propria visibilità culturale e chi non ha nessun lasciapassare del genere. E’ completamente diverso il frame cognitivo (più che narrativo) con cui si esperiscono i luoghi, le strutture e le persone dei movimenti a seconda di chi sei e della notorietà che ti accompagna. Fra i tanti che sono transitati in questa esperienza senza nessun lasciapassare particolare si riesce a comunicare cose che con Wu Ming sarebbero difficili da spiegare.

6. Credo che la storia sarebbe molto diversa se qualunque militante di quell’area di sinistra, anti austerity ecc a cui fa riferimento Wu Ming fosse in grado di rispondere ad un eventuale interlocutore che chiedesse: -Sì, ma voi cosa volete fare?- con delle frasi contenenti un significato.

Conclusioni (si fa per dire).
E’ vero: non mi piace il linguaggio di Grillo. E su alcuni punti del suo programma non sono daccordo. Infatti non l’ho votato. E’ vero che buona parte di coloro che si sono buttati in questa storia fino ad ieri se ne sbattevano di qualunque cosa e oggi, come se fossero i primi uomini e le prime donne sulla terra sparano sentenze assolute. Ma non ho visto fare di meglio a chi si sentiva al sicuro nella propria riserva indiana o riparato al calduccio istituzionale del non-potevamo-fare-altro e adesso si sente tremare la terra sotto i piedi. Non riesco a nascondere un sottile compiacimento nell’assistere a questa scena.

Beh. Per la prima volta una forza contraria alla TAV è rappresentata in parlamento con il 25% dei voti. Adesso il reddito di cittadinanza è entrato con prepotenza nei palazzi e nella discussione pubblica. Qualcosa dovrà succedere.
A me questo fa piacere.

I voti come si prendono si perdono. O no?

[GC :::2013:::]

PS consiglio anche: La “Grillonomics”. Analisi del programma economico del MoVimento 5 Stelle

Di Vilma Mazza su Global Project: Lo tsunami nell’urna

LO STALLO A 5 STELLE -Su il Corsaro-

GOLDMAN SACHS ENTUSIASTA DELLE ELEZIONI, POSITIVO IL M5S -ilcorsaro.info

La sconfitta dell’anti-Europa liberista comincia in Italia; BiFo

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Complimenti

Tramonto - Ponte a Elsa

Di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo.
F. Guccini

Volevo fare i complimenti. I complimenti a chi ha vinto di poco ma dice di aver portato comunque a casa tre punti. Complimenti ha chi pensa che sia solo una questione di look e di sex appeal insufficiente, come se venti anni di pseudo-opposizione non contassero nulla. Complimenti a chi pensa che chi-vota è un idiota e pure a chi pensa che chi-non-vota è un idiota. Complimenti a chi spazzerà via tutti (ci accontenteremmo di molto meno). I complimenti a chi doveva sparire dalla faccia politica della terra e invece è sempre lì. Complimentoni a chi gli ha dato fiducia. Complimenti a quegli elettori dell’Aquila che hanno fatto vincere il sirvione nazionale nella loro circoscrizione perché evidentemente non è stato abbastanza deludente nella gestione post terremoto. Complimenti a chi si è scoperto buono dopo le elezioni e perdona tutti coi discorsetti tipo stagista compiacente che ambisce al ruolo di madre Teresa di Calcutta nella prossima fiction rai. Complimenti ai Calabresi che hanno votato Lega Nord, ma anche ai lombardi. Complimenti ai mafiosi. Complimenti a chi ha venduto il proprio voto per venti euro. Complimenti ai giornalisti televisivi ed al candore con cui parlano di capitali permalosi che sono pronti a scappare dal paese per ogni possibile scenario non gradito o per ogni tentativo di regolamentazione delle rendite… -Magari la prossima volta senatori e parlamentari, li faremo eleggere direttamente a loro (ai capitali), per questa volta ci siamo fatti prendere la mano sull’onda dell’ipotesi entusiasmante di poter togliere di mezzo un noto faccione di plastica e siamo andati a votare. Così… Con tanto di molletta sul naso!- Complimenti anche agli astenuti. Sono il venticinque per cento della popolazione. Dieci milioni! Tutta gente che non è andata a votare non tanto perché era impegnata a mettere il record al videogioco/ ruzzare col gatto/ finire di vedere la serie di telefilm bulgari sottotitolati in tedesco di metà anni ’70 mai trasmessa in TV da noi vai a sapere perché/ scaricare terabyte di film porno/ masturbarsi/ consumare sostanze psicoattive o coadiuvanti dell’autostima in genere ecc. Niente di tutto questo. Dieci milioni di italiani/e che non delegano niente a nessuno che sono lì pronti alla resistenza attiva sulle montagne. Dieci milioni di italiani che stanno costruendo l’alternativa dal basso; oggi infatti li trovi sulle barricate mica a prendere il cappuccino al bar come tutti. Particolarmente numerosi nella provincia di Reggio Calabria e un po’ assenti a Reggio Emilia… ma si sa.. Comunque complimenti vivissimi agli anarchici-antagonistici-comunistici telematici che il giorno prima postano la frase con cui annulleranno la loro scheda o minacciano di stare tutto il giorno a grattarsi coglioni/passera e che nonostante nessuno si sia mai sognato di offenderli per questo pensan bene di chiamar -schiavi- i poveri illusi che vanno a votare (ma si sa che se uno è superiore qualche licenza deve pur prendersela) e che poi il giorno dopo inspiegabilmente postano la richiesta d’espatrio o chiedono asilo! -Personalmente spero che le loro intenzioni abbiano un seguito, perché viaggiare è talmente una gran bella esperienza, s’intende.- In ogni caso voglio bene anche a costoro e l’unica cosa che mi sento di consigliare è di accantonare una piccola quota dal budget destinato a psicotrope e alcool da destinare alla parcella di qualche seduta psicoterapeutica con un bravo analista. Sono un po’ care, ma credo che ne possa valere la pena. Complimenti a chi ha saputo dire soltanto che Grillo è un fascista. Complimenti davvero. Così quando verranno fuori i fascisti (quelli veri, con mazze coltelli e tutto il resto) l’opinione pubblica risponderà: -Ah, i fascisti… quelli che fanno le smorfie, urlano nelle piazze e dicono battutacce…- .

Complimenti – però sul serio- agli italiani che non hanno fatto entrare in parlamento i partiti dichiaratamene neo-fascisti. Caso più unico che raro in Europa.
-…

PS Di sicuro dovrei complimentarmi con molti altri e su molto altro ancora… invece per quanto riguarda lo scenario dopo-voto riporto per intero il commento di Lorenzo Zamponi che ritengo condivisibile: “Comunque Bersani avrebbe tutte le possibilità, ora, di fare quello che non fece Prodi nel 2006, cioè conquistarsi con l’azione riformatrice il consenso che non si è conquistato nelle urne. Potrebbe concordare con il M5S un’agenda radicale ma minima di poche riforme molto popolari (conflitto d’interessi, cancellazione dell’acquisto degli F35, taglio de costi della politica, patrimoniale, reddito minimo, abolizione della Gelmini), approvarle in pochi mesi e in autunno andare alle elezioni e stravincerle.
Ma ho come idea che non lo farà.”
-…

[GC :::2013:::]

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