Un articolo da leggere

Un articolo davvero bello, chiaro e che non ha bisogno di scomodare alcun complotto per mettere a nudo le responsabilità e le sponsorizzazioni di questa ondata di barbarie globale.

L’Occidente e l’Islam dopo Charlie Hebdo, tutti i nodi vengono al pettine

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L’oroscopo di Gianni C.

Una cosa su cui non sono daccordo è che Parigi sia stata la strattonata finale. Credo che sia necessario almeno un altro attentato: Londra come ci dicono gli efficienti e puntuali servizi inglesi e forse anche Roma come ripetono alcuni diplomatici americani.

La domanda a cui nemmeno Chiesa da una risposta è: guerra contro chi?
L’unica risposta “geopolitica” è l’Iran, ma questo, almeno adesso, non torna.
Ma qui c’è forse un condizionamento di Giulietto Chiesa stesso (e anche nostro); cioè piuttosto che creare alibi per una guerra precisa, del tipo guerra mondiale, vengono create le condizioni per uno stato di guerra permanente in cui gli eserciti dell’occidente-ferito possono agire indisturbati di volta in volta. Si starebbero creando le condizioni per svincolare la NATO da ogni verifica logico formale. Dove ci siamo noi c’è il bene.
Che poi è il modello israeliano.

Anche perché la situazione in Petrolistan richiederà non pochi capovolgimenti di fronte e se è vero che il piano USA-Israele-Saudita punta ad una frammentazione di tutta l’area con la creazione di califfati sunniti cuscinetto formalmente antioccidentali ma militarmente appoggiati dall’occidente in funzione anti-Iraniana… c’è ancora molto lavoro da fare e alleanze da stringere e mollare. L’alternativa (sconveniente) sarebbe stato un attacco diretto di Israele all’Iran. Eventualità questa che ha visto in Israele la ferma opposizione degli alti dirigenti del mossad già da tempo in contrasto con lo stato maggiore dell’esercito sull’eventualità di un attacco diretto (e nucleare) di Israele. Poi c’è l’Africa di cui non so molto, ma in cui sta succedendo di tutto di più e può benissimo darsi che sia lì la soluzione del rebus.

Poi ricordiamoci sempre due cose: la prima è che la guerra non deve finire altrimenti finisce l’economia, la seconda è che nei delitti di mafia i mandanti sono sempre in prima fila ai funerali.

Comunque il mossad l’ho rammentato indi per cui potete benissimo darmi di complottista e pensare, come continuano a ripetere i giornalisti mainstream, che “gli USA sono da sempre nel mirino di Al Qaeda” ecc ecc
L’oroscopo di oggi è questo!

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Il giorno dopo Charlie

mitra_magritte

COMUNICATO (Si fa per comunicare…)
Adesso in Europa nessuno parla d’altro. Anche noi europei abbiamo avuto il nostro 11 Settembre.Quello di ieri è il primo attentato contro l’Europa e non contro un singolo paese.

A parte il solito sciacallaggio in cui i fautori di scontro tra civiltà si sono lanciati (di destra e di sinistra) e contro cui i nostri appelli all’uso dell’intelligenza non serviranno ad un cazzo; perché non si può chiedere a degli stupidi di usare l’intelligenza… in condizioni per di più straordinarie.

JE SUIS CHARLIE non perché apprezzassi in tutto e per tutto la linea editoriale di CE, di cui avevo letto un po’ di vignette online e basta, ma perché nessuno ha il diritto di fermare la libertà di pensiero. Se qualcuno fosse entrato in un giornale mussulmano famoso per fare delle vignette contro gli atei e li avessi ammazzati tutti io sarei quel giornale.

Lo so di solito gli atei sono più tolleranti mentre la religione non eccelle in tolleranza, anzi fa schifo, e in particolare fanno schifo le religioni teiste.
Ma se c’è una cosa che fa più schifo delle religioni teiste è la generalizzazione.

C’è stata una spaccatura fra la stampa anglosassone e quella… europea.
Per i giornali anglosassoni se la sono un po’ cercata quelli di Charlie. In sintesi, secondo gli anglosassoni, perché provocare il can che dorme? Dopotutto questo deriva da una tradizione coloniale ben consolidata: -fai che cazzo ti pare, ma comando io-. “Al dio degli inglesi non credere mai”. La citazione di De André ci sta a pennello.

Ultimo ma non ultimo voglio dire che più passa il tempo più qualcosa non mi quadra. Io non ho mai creduto per un secondo alla versione ufficiale dell’11 settembre. Che fosse un lavoro coopartecipato di intelligence lo avrebbe capito anche un bambino. Invece ieri c’ho creduto.

Oggi ho qualche dubbio. Come l’ho avuto sull’attentato al museo ebraico di Bruxelles e come l’ho avuto sulla morte dei coloni adolescenti in Palestina.

Nessun dubbio sulla matrice dell’attentato incendiario di un anno fa. Ma quello di ieri mi lascia perplesso. Ha una modalità militare sempre più frequente nei fatti che contano e ci condizionano.

Poi magari sarò “smentito” dai fatti.

Voglio però ricordare i morti con un dubbio invece che con tante certezze.

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Uno zombie s’aggira per l’europa

Uno zombie si aggira per l’Europa.
Viviamo la fase nostalgica dello spettatore. Nostalgia per un mondo senza immigrati, per quando eravamo noi e solo noi, nostalgia per le grandi battaglie sindacali, nostalgia per la purezza dell’Islam delle origini, per i padri fondatori degli Stati Uniti e per i loro solidi valori, per Stalin e il suo pugno di ferro che simboleggia il cazzo, per quando le donne stavano all’acquaio e dovevano arrivare vergini al matrimonio, e c’erano i valori di una volta e le mignotte vere e botte a chi non era daccordo e per quando invece erano disinibite e tutti giravamo col culo di fuori. Nostalgia per quando non c’era internet, ma c’era il commodore 64 e stavamo sul muretto invece che a chattare. Nostalgia per la socialdemocrazia. Nostalgia dei brufoli e dei vecchi che erano vecchi e dei giovani che erano giovani (solo che allora eravamo noi ad essere giovani). Nostalgia per Hitler, Mussolini, per Falcone e Borsellino, per la questione morale, per le occupazioni ed i centri sociali. Per la mafia di una volta che secondo alcuni addirittura non era cattiva, anzi!
Nostalgia per Berlinguer. Nostalgia per il ‘900 troppo breve, che ci ha lasciato orfani. Nostalgia per il settarismo extraparlamentare. Nostalgia per il movimento operaio e per le sue conquiste.
Ogni nostalgia può essere smontata rimontata all’infinito, può essere assemblata con altre e fornire sempre un nuovo inutile modo di vedere il mondo, una suddivisione estetica; uno stile. Un vestito che qualunque furbetto si può cucire su misura.
La nostalgia è la meta-ideologia del nostro tempo.
Dio mio come saremmo stati rivoluzionari ai tempi di Lenin! Non ci rimane che fare il tifo per lui. O per qualcun’altro. L’importante è che sia morto da tempo.
Oppure c’è un’alternativa, che non è un’alternativa… si può fare il tifo per la restaurazione modernista di Renzi e Co. Quelli che fanno il tifo per i vivi!
“Sì è una carogna… ma oggi ci vuole questo!”.
Ah sì, se ne sentiva il bisogno? A chi ci vuole?
Riecco quello che rimette le cose a posto… Poi il tempo passa e niente è stato rimesso a posto. Ma anche questo è così contemporaneo. Soltanto un po’ più “classico”. Se ne presenta ciclicamente uno ogni venti anni di restauratori modernisti ben visti da chi conta e amati da chi non conta un cazzo. Ogni venti anni in Italia, secondo le mode del momento. E’ la nostalgia di quando potevamo essere pragmatici contrapposta alla nostalgia dei grandi traguardi ideali e delle utopie. Tutto ridotto in polpette, s’intende.
Come si decidono le candidature? E le primarie? E il congresso? E l’assemblea orizzontale dove decidono sempre gli stessi e quindi non è orizzontale per un cazzo? Che solide passioni. Davvero. Non c’è più spazio nemmeno per l’unità d’intenti nemmeno quando il pianeta sta per finire.
Troppo difficile elaborare criticamente le conquiste del tempo passato per renderle attuali e ampliarle. Troppo difficile pensare ancora uno stato sociale davvero sociale. Troppo difficile dire cosa cazzo vogliamo e cosa non vogliamo. E guai a chi avesse intenzione di farlo e guai a chi ne parla.
A volte mi sento davvero solo.

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Il lampo

Infine cadrà l’oblio,
anche sul mondo
e sulle cose che abbiamo creduto immortali.
Cadranno nell’oblio il dittatore e il santo;
cadranno nell’oblio Cesare e Annibale.
Cadrà Hitler con le sue truppe
inutilmente corazzate,
Churchill e il suo sigaro e l’ultimo soldato morto
per il nulla della storia.
Cadrà nell’oblio Dante coi suoi versi
e Blake
e Rimbaud
e l’odore del pane
e le cianfrusaglie
e Mickey e Minnie Mouse.

Io cadrò nell’oblio.
Noi.
Nessuno saprà più niente di ciò che fu
creduto eterno negli sbadigli dei discepoli
come nel fervore dei maestri.
Ogni eroe sparirà insieme al Dio delle preghiere,
all’ultima anonima comparsa.
Cadrà nell’oblio la vanità del mondo,
l’odio e il pianto,
e la più tenera e vibrante virtù.
Tutto cadrà nell’oblio.
Abramo il capostipite
e il Cristo dei pesci
con le sue lacrime,
e Muhammad con il cavallo alato,
a capo di schiere di profeti
vissuti innumerevoli epoche
nelle parole e nei versi
numerosi come i granelli di sabbia sulla riva del Gange.
Svanirà la parola.
Scenderà l’oblio sul Buddha immobile nel tempo
e su Brahma, architetto del creato.
Così cadrà l’orgoglio dei greci;
tutto quello che i lirici
e i furbi di ogni epoca
chiamarono amore
e la paura degli uomini
il sangue delle donne;
la fatica senza fine
finirà.

Infine piomberà l’oblio
sul sole,
sulla minuscola luna e sulle stelle.
Verrà il turno dello spazio e del tempo.
Nessun ricordo
nessuna traccia
di niente, in nessun luogo
mai.
Tutto sarà durato un lampo.

Eccolo il lampo!
Non è stato inutile.
Riesco ad immaginare
questo vuoto sconfinato
dentro ogni cosa che contiene,
mi perdo nella vertigine
infine
gettato fuori
assaporo la frenesia del corpo
ascolto il cane abbaiare
ti annuso i capelli
muovo un braccio
dico una parola,
osservo ammirato il volo degli uccelli
che annuncia di nuovo la pioggia.

-Il lampo- Gianni nov. 2014

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Il linguaggio è la fica dei popoli

Il discorso su cosa e quanto sia desiderabile (in) una società multiculturale è lungo e duro; per dirla con termini attribuibili alla migliore Moana Pozzi.
Io non sono fra coloro che hanno certezze. Non sono neanche certo che il conflitto sia evitabile, tante sono le forze che da ogni parte premono in quella direzione. Dico che la multiculturalità non sarà mai possibile come media statistica delle abitudini e dei costumi che vengono in contatto.
Dico che dall’altra parte non c’è un monolita de “la loro tradizione” da opporre alla “nostra tradizione”, e anche se è sempre possibile individuare delle macro aree culturali in ogni area è presente un conflitto in cui differenti visioni del mondo tendono all’egemonia. In altre parole io ed i giovani di casapound siamo entrambi occidentali, ma la visione del mondo mia e loro non converge. Dico anche -da sempre- che una delle classificazioni più in voga nell’epoca della globalizzazione: quella tra islam e occidente è il frutto della convergenza tra interessi reazionari in entrambi i campi. La vera divisione tra i gruppi di individui è la lingua. In questo non si fa nulla di significativo per superare le barriere. Anzi si accetta piuttosto passivamente la degenerazione di ogni linguaggio naturale, quando non si incentiva apertamente.
Quello della divisione religiosa come gap primario fra aree culturali diverse è una balla, se, tanto per fare un esempio, non fosse così il conflitto interno ai popoli islamici non sarebbe protagonista della scena da oltre cinquanta anni. Lo so che c’è chi butta benzina sul fuoco, ma sono consapevole che c’è anche il fuoco perché da sola la benzina non brucia… evapora. Infine io non sono daccordo, ma per lo stesso motivo, con quelli (e non son pochi) che pretendono una accettazione di pratiche e abitudini che condanno nella mia lingua, nella mia tradizione, nel mio paese, e tra la “mia” gente purché abbiano il “tag” di una cultura esotica. Trovo patetiche quelle persone che condannano la società patriarcale a casa propria, ma lo accettano in casa d’altri, come se altrove non si trattasse di oppressione. Le trovo degnamente speculari con quelle che invece auspicano una società oppressiva in casa propria per condannarla all’esterno. Con questo discorso bisogna sempre andarci coi piedi di piombo perché si rischia di non trovarsi in buona compagnia. E’ buona regola tenere a distanza coloro che fanno, nella nostra società, una bandiera delle libertà civili da contrapporre ad in-civiltà oscurantiste esterne che tentano di invaderci.
Dico che il partito della pagliuzza nell’occhio dell’altro è sempre di gran moda ed è, per paradosso, trasversale ad ogni cultura.
Perché sono gli stessi che si trovano quotidianamente impegnati/e sul versante della restaurazione, fanno battaglie contro le unioni civili, appoggiano i medici “obiettori di coscienza” e, in generale, auspicano ogni forma di cultura reazionaria e liberticida. Purché non provenga dalle moschee naturalmente.
Anche qui in altre parole, mi fa ridere che gli stessi e le stesse che hanno parteggiato fin’ora, e tuttora, per la repressione sessuale, la verginità al matrimonio e altre amenità del genere siano in prima fila nello sventolare la “naturale” propensione di “Noi” alla libertà dei costumi. A costo di essere banale voglio ripetere che la libertà dei costumi -con tutte le contraddizioni che pure contiene- è una conquista non un regalo e proviene dalle lotte di donne e uomini, non da concessioni che la civiltà cattolica-cristiano-occidentale ci avrebbe fatto.
Dico che per molti di coloro che sventolano le minigonne come feticcio di superiorità occidentale le donne avrebbero ancora la cintura di castità.
Magari c’è chi lo sa dire meglio. Io intanto lo dico.

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Senza pietà – Pro-vocazione per adolescenti in crisi

Alessandro Gottardo

Alessandro Gottardo

Senza pietà – Pro-vocazione per adolescenti in crisi

I “giovanissimi” hanno fatto uno strano (e tacito) patto generazionale. Papà e mamma pensano a non farli sentire poveri e loro pensano a non sentirsi perdenti. Sarebbe un errore pensare che solo i giovanissimi siano degli imbecilli. In realtà sono la continuazione dell’imbecillità dei genitori con altri mezzi. Il risultato è che saranno poveri e perdenti oltre che naturalmente imbecilli come sembrano. Questo per dire che le battaglie sociali non possono continuare ad essere portate avanti dagli ultraquarantenni e le piazze riempite dal sindacato pensionati. Primo perché non ho voglia di scendere in piazza perché tu (giovane teen ager) sei troppo impegnato a non capire un cazzo guardando X-factor e minchiate simili dalla mattina alla sera.
Il mio futuro non esiste. Al massimo ho un presente. Il tuo lo stanno sbranando (ho troppo rispetto dell’atto del -fottere- per usare questa parola a caso), ma a te non frega un cazzo. Ripeti slogan fascistoidi o banalità buoniste e ti preoccupi di come stroncarti di sostanze o apparire figo nella tua ignoranza. Ok, ti hanno dato un mondo a misura di imbecille in cui immergerti. Non te ne faccio una colpa. C’è un’industria che ci lavora giorno e notte.
Ogni generazione che si affaccia alla vita è preparata a puntino. Ma tu non sei solo la tua generazione… dovrai prima o poi anche dire IO. Tu questo lo puoi rifiutare. Cosa hai da perdere? Ok, lo so i tuoi coetanei continueranno a fare i versi che hanno sempre fatto, come scimmie ammaestrate… e ti sentirai anche un po’ solo. E’ già successo. Ad ogni generazione.
Sulla strada ti troverai davanti ogni sorta di adulto “scollinato” (ed è pieno di miei coetanei) che ha bisogno delle tue energie per nutrire il proprio ego e nascondere il proprio senso di fallimento; che, in un certo senso, ha bisogno di venderti qualcosa. Lasciali perdere nelle loro seghe mentali. Se qualcuno ti ha insegnato la cautela non ha sbagliato. Adesso devi capire su cosa e come essere cauto… Valuta tutto. Anche quello che ti sto dicendo.
Io ti sto invitando solo a pensare che davanti si sta presentando un’epoca buia che non farà sconti a nessuno/a. Un’epoca in cui sull’altare del profitto sarà macellato ogni residuo di umanità. I tuoi coetanei non se ne accorgeranno nemmeno quando accadrà perché semplicemente sono già dei cadaveri. Tu potresti arrivarci stanco o stanca, ma vivo.

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I tempi non stanno cambiando

Sammy Slabbinck

Sammy Slabbinck

Sarà un’impressione… Ho l’impressione che ebola sia una delle periodiche campagne di panico/rilassamento con cui vengono bombardi i sistemi nervosi degli spettatori. I continui 11/09 che passano nella narrazione dominante… Ho ideato un simpatico test: se vivi senza “informazione” e in particolare senza informazione televisiva, e scrivi quindici punti di cose che secondo te rappresentano un pericolo o un problema che, sempre secondo te, sarebbe urgente affrontare, ci ritrovi quelli che sono in testa all’agenda televisiva? E quanti ce ne trovi? La maggior parte dei problemi che dovete affrontare nella realtà non diventano televisione e la maggior parte dei problemi che considerate reali non esistono senza televisione. Ok, ora mi direte: come è possibile non essere irretiti dall’agenda televisiva? Domanda lecita. Infatti il test 1 è valido per chi non guarda mai o quasi mai la TV e seleziona l’informazione (pochissimi lo sanno fare). Allora propongo un test più verificabile e più adatto a chi segue il mainstream (cioè quasi tutti): scrivere dieci o quindici punti a distanza di tempo, ad esempio ogni mese o con cadenza bimestrale… fate voi. Metteteli da parte e verificate se (a) c’è qualcuno di questi punti che continua ad essere “importante” l’anno successivo (b) quanti punti continuano ad essere elencati quando non sono più nell’agenda mainstream; in altre parole: esistono sempre quando non se ne parla più? Il test 3 invece è più… tecnico e mi fu suggerito tempo fa da Alberto Gistri. Prendete dei titoli di giornali di qualche anno passato… e vedete quanti dei titoli di prima pagina hanno ancora un qualche significato paragonati con il presente. Non dico che si debba farlo davvero, anche se si può… una volta visualizzato il test e lo scopo, ci appare alla mente una risposta evidente, che andrebbe verificata, ma su cui abbiamo pochissimi dubbi.
Non pretendo di essere il primo a dire queste cose.

PS è curioso come il cambiamento climatico (problema politico, arco temporale medio e lungo) si trasforma nei vari TG in allarme meteo (problema meteorologico, arco temporale breve o brevissimo)… Che tempo fa? Appunto.

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Piccole profezie estive (Ita/Eng)

Adesso l'occidente è più sicuro./ Now the West is more secure.

(GAZA) – Adesso l’occidente è più sicuro (?)/ Now the West is more secure (?)

Italiano/English (Small prophecies summer)

[Italiano]
Le più alte cariche istituzionali di uno stato che viene considerato dal nostro governo -democratico- chiamano l’uccisione cruenta di duemila civili “taglio dell’erba”. Questo ci mostra due cose. La prima è che la maggior parte di voi ha perso il cervello e ripete filastrocche. La seconda è che invece una parte sempre più consistente non l’ha perso e sia Israele che gli USA (sì anche loro) cominciano a sentire il peso di un isolamento internazionale sempre più concreto. IN ALTRE PAROLE: l’effetto 11/09 sta mostrando segni di cedimento. Niente è eterno. Siccome sia gli USA che Israele e con loro tutto il capitalismo vincente mondiale, hanno bisogno di rialzare il livello del rumore di fondo con lo scontro di civiltà; ci sono validi motivi per supporre che qualcosa di altrettanto clamoroso dell’11/09 stia già bollendo in pentola. Altrimenti il prossimo “taglio dell’erba” potrebbe risultare piuttosto difficoltoso.

[English]
The top office government of a state that is considered by our government -democratic- name the bloody killing of two thousand civilians “mowing the lawn”. This shows us two things. The first is that most part of you, people, have lost the brain and repeating rhymes. The second is that instead an increasing part has not lost and both Israel and the USA (yes even them) are beginning to feel the weight of international isolation more concrete. IN OTHER WORDS: the effect of 9.11 is now showing signs of slowing down. Nothing is eternal. Since both the USA and Israel, and with them all the winning world capitalism, they need to raise the level of background noise with the clash of civilizations tale. There are good reasons to suppose that something equally resounding 11/09 is brewing again. Otherwise, the next “mowing the lawn” could be quite difficult.

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Cari “democratici”…

Cari “Democratici”, il sottoscritto rimane dell’opinione che un uomo che mette le mani sui meccanismi fondamentali di una democrazia repubblicana (tralasciando anche con chi lo fa) dovrebbe essere stato almeno eletto dal popolo di merda che siamo. Voi non siete daccordo e mangiate felici i vostri tortellini alla festa dell’unità. Che sia giunto di nuovo il momento di cambiare nome al vostro partito?
Un suggerimento… chiamatelo: Partito. Senza tanti aggettivi. Tanto di quello che segue non ve ne è mai fregato una benemerita sega.

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