La gioventù ed i giovani adulti.

Yuko Shimizu

Yuko Shimizu

Ricevo questo e lo posto sul blog…

La gioventù si rivolta contro i padri, o perché nauseata dalle relazioni “patriarcali”, che le appaiono ossificate, non dignitose, limitate e vuole cambiarle, oppure fa provocatoriamente intendere essere giunto ormai il tempo in cui i “vecchi” si facciano da parte e lascino i loro importanti posti alla generazione che avanza. In ciò consiste la differenza tra i giovani adulti e la gioventù: questa apporta il cambiamento, i giovani adulti non conoscono gioventù, si limitano a maturare negli uffici, nelle funzioni, nella somiglianza ai propri padri che sono riusciti, ma hanno superato i limiti di età. I giovani adulti si augurano di maturare il più rapidamente possibile in situazioni già pronte e di stabilirsi in esse come nel proprio regno. Non affacciano alcuna nuova idea, non abbondano in immaginazione, ma sono ambiziosi e impazienti. Da qui i loro ripetuti appelli agli adulti; affidate alle nostre mani le vostre già avviate imprese. Non conoscono il tormento della ricerca e del dubitare giovanili, non hanno incontrato la felicità della rivolta giovanile, la differenziazione, il disincanto. Dalla tenera età soffrono di saccenteria, gli piace ammaestrare, dinanzi a loro la realtà si dispiega come cosa data e utilizzabile. Ma con loro la sorte non è stata benigna: non ancora carichi di anni, sono vecchi anzitempo.

Karl Kosic

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Vento ghiaccio in Europa

The banality of the banality of evil - Bansky

The banality of the banality of evil – Bansky

No, via pensavo a questo: tira un vento ghiaccio in Europa. Le linee di lettura più importanti sarebbero tre (se qualcuno avesse voglia di approfondire). La prima è il fallimento del progetto di integrazione europeo, fallimento dovuto al fatto che non c’è mai stato nessun progetto di integrazione europeo, ma solo propaganda. Di fatto l’Europa è un feudo tedesco supportato dal sistema bancario finanziario. La seconda riguarda il fallimento dell’integrazione culturale fra le varie comunità. Fallimento che riguarda sia gli “autoctoni”, ma anche il rapporto tra le comunità di immigrati e la cultura europea, becerizzata e stereotipata al pari delle semplificazioni dell’estrema destra. In questo senso è curioso (ma evidente) il fatto che l’estrema destra e l’islamismo europeo siano in rapporto conflittuale ma “dialettico”. Conflittuale perché ognuno rivendica un’identità culturale che non ammette l’altro. Dialettico perché hanno in comune proprio di non ammettere l’altro… la rivendicazione appassionata di un primato etnico e religioso. In questo senso le manifestazioni contro i matrimoni gay in Francia sono state un esempio evidente. Hanno rappresentato lo spazio comune che ha visto la partecipazione sia dell’estrema destra e degli integralisti cristiani sia di moltissimi mussulmani. Evidentemente hanno trovato un terreno comune nella regressione sociale. Questo legame è sempre stato presente negli ambienti mistico-reazionari, ma in questo caso è diventato un fenomeno di massa ed è ben altra cosa il gruppo nazi rock che apre i concerti leggendo versetti del Corano rispetto ad un movimento capillare e reazionario che riesce a far fare dietro front al governo francese mobilitando una vandea interculturale. La terza linea riguarda l’incapacità delle classi subalterne di riconoscere il conflitto di classe nei periodi di recessione economica; questo alimenta di nuovo le linee di demarcazione etniche, familiari e di genere. Ognuno di questi punti rimanda agli altri due. Formano così un triangolo davvero poco esoterico e invero piuttosto deprimente. La buona notizia è che finché il vento gelido non raggiunge la Germania la situazione è ancora modificabile. Per ora non raggiunge la Germania per tre motivi: il primo è che l’estrema destra tedesca è arretrata e legata in maniera ossessiva al passato e quindi non è “attuale”, il secondo è che è divisa (a causa del primo motivo), il terzo è che la Germania comunque non vive una crisi economica al pari degli altri paesi europei.
Smetto di tediarvi e vi lascio agli esperti pagati. Un caro saluto.

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Post otto marzo (cioè nove)

Yuko Shimizu

Yuko Shimizu

Ecco, sui social networks bisogna esserci per queste feste… Nel caso dell’otto marzo fiumi di commenti femminili. Alcuni nettamente in disaccordo tra loro. Milioni di -lotto da quando m’arzo- ecc. Quelli che ho apprezzato di più chiedevano più diritti e meno discorsi. Però  non ho niente nemmeno contro quelle che vanno a toccare i muscoli negli spogliarelli maschili. Ecco insomma sulle liturgie non ci metto bocca perché ognuno/a le vive come vuole e le interpreta a piacer suo.

Una cosa che non mi piace per niente è invece un certo tipo di pan-donnismo  dilagante, per cui tutto ciò che è donna è bello e le donne sono un insieme variegato e multiforme, ma sostanzialmente compatto e unito dall’essere -donna-. Quindi la precaria e la menager taglia teste della multinazionale sarebbero accomunabili in virtù di cosa? Del consumo di assorbenti? La militante pro-life e la femminista… La mussulmana convinta del ruolo subalterno del genere femminile e dell’inviolabilità della tradizione e quella che lotta per la libertà dei costumi sessuali. La femminista e la maschilista. La bigotta e la bisessuale… La fascista ultranazionalista e…

A parte il donnismo di stampo Renziano, di recente ho visto un bell’esempio nella pubblicità progresso che promette quote rosa nei ruoli direzionali del paese. A me una società delle quote fa cagare. Io voglio una società dei diritti.

Il pan-donnismo, non mette in discussione le fondamenta ed i rapporti di forza nella società. Chiede solo più rosa ovunque… più protagonismo (al posto dei diritti).

Questo pan-donnismo ha le sue basi culturali in una visione per cui le donne sono soggetti neutri che non creano la realtà e la società con il loro pensiero e la loro azione. Io penso che le donne creino la società per intero. Compresi gli errori e gli orrori. Alcune spingono la società in direzioni che condivido, altre spingono la società in direzioni che disprezzo. Le prime hanno il mio apprezzamento, le altre il mio disprezzo; che non ha niente a che vedere con il genere a cui appartengo o loro appartengono.

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Empoli, 8 marzo 1944 – 8 marzo 2014

Oggi è anche l’anniversario della deportazione di Empoli. Anche la festa della donna lo so. Sulla festa della donna lascio che tutte dicano la loro. A volte sono d’accordo a volte no, ma così vanno le cose. Su quest’altro anniversario triste voglio dire la mia. Insomma nonno oggi la tua morte è stata inutile due volte: la prima per gli ovvi motivi che restano purtroppo attuali e sono quelli della guerra, dell’infamia dei fascisti e della violenza degli eserciti. La seconda perché il progetto che ha portato alla tua terribile morte si è infine realizzato cinquanta anni dopo in modo molto meno appariscente rispetto alla storia tragica che hai vissuto. La Germania ha un ruolo egemone in Europa e tratta in maniera paritetica con USA e Gran Bretagna.In pratica l’Europa è un feudo tedesco. Questo era il progetto iniziale del nazionalsocialismo tedesco. Sia detto senza il minimo risentimento nei confronti del popolo tedesco che non può essere giudicato per le sue forme degenerate, come ogni altro popolo. Questo mi spinge a ricordarti anche quest’anno. Che il vento ti porti nei posti giusti.

Bruxelles, 8 marzo 2014

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La piccola bellezza

Yuko Shimizu

Yuko Shimizu

Non la sapevo questa cosa di Cat Stevens (cioè Yosuf Islam) ospite a San Remo finché non ho letto il commento entusiasta e commosso di Michele Serra, che paragonava Cat Stevens alla bellezza e Beppe Grillo alla rabbia priva di bellezza. A me Cat Stevens non ha mai detto un granché come cantautore. Forse sono insensibile. Di lui so che nel 1989 non prese le distanze da una fatwa lanciata dagli ayatollah iraniani nei confronti dello scrittore Salman Rushdie e assunse un atteggiamento quantomeno… ambiguo. Il che me lo fece archiviare come persona poco gradita. Michele Serra scrive delle cose che a volte mi divertono e a volte no! So che ha scritto un libro che si chiama -Gli sdraiati- dove parla delle ultime generazioni di giovani che a sentir lui sono sprofondati nel divano. L’esempio è suo figlio, naturalmente. Il libro è stato in cima alle classifiche italiane perché un certo pubblico di ceto medio-alto, di sinistra, tipo lettori di Repubblica/L’espresso, ci si è riconosciuto (e soprattutto ci ha riconosciuto i propri figli). Non l’ho letto, ma per caso ho sentito una trasmissione di Radio 3 dove in parecchi facevano notare che -sdraiati- saranno i figli di gente come Michele Serra, gli altri devono consegnare le pizze agli sdraiati anche se vogliono farcela a prendere un diploma. Ho trovato l’argomentazione pertinente. Di Beppe Grillo devo dire che non mi ha mai fatto ridere un gran che come comico e che mi perplime con certe uscite, ma è pure quello che in tempi recenti ha introdotto l’opposizione parlamentare in questo paese…

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La staffetta in estrema sintesi.

fotografia di Sally Mann , three graces 1994

fotografia di Sally Mann , three graces 1994


Prima liquidiamo l’argomento: la staffetta tra Letta e Renzi è facile da capire. Avete presente i sondaggi? Di sicuro. Allora: di sondaggi ce ne sono due tipi, quelli da divulgare, da pubblicare sui giornali da far passare in TV, che servono affinché le cose accadono (o non accadono) e sono sostanzialmente falsi e quelli per le elites che ci governano, che invece fotografano la realtà per come è e non vengono divulgati. Su questi secondi vengono prese realmente le decisioni.
Uno di questi sondaggi è arrivato in mano a chi gestisce il “pilota automatico”. C’era scritto sopra la seguente cosa: prossime elezioni in Italia. Stop. Aumento vertiginoso dell’astensionismo. Stop. M5S primo partito con aumento del 5% circa dei consensi. Stop. Centro destra e centro sinistra in caduta libera. Buona affermazione personale di Renzi, ma inadeguata alla situazione. Stop. Situazione di massima instabilità. Nota: situazione potenzialmente eversiva o insurrezionale.
Questo in estrema sintesi. Se volevi sapere solo questo non c’è bisogno che continui a leggere.

Quindi la storia di Renzi un po’ ha funzionato, ma un po’… e -un po’- non basta.
Salto in dietro: a cosa serve (o dovrebbe servire) Renzi. Renzi serve a far prendere tempo alle elites neo-liberiste che ci governano. Un populismo soft pieno di battutine e ottimismo per lubrificare l’amara pillola delle scelte già fatte.

Certo il massimo sarebbe stato giocare la carta Renzi per via plebiscitaria. Così volevano fare, ma qualcosa non ha funzionato. Sul perché non ha funzionato non ho risposte precise, ma non occorre essere esperti di marketing per capire che il tanto sventolato esercizio di democrazia che sono le primarie non significa niente sui grandi numeri. Un successo alle primarie non significa molto perché il campione dell’elettorato interno non è assolutamente rappresentativo dell’elettorato reale. Invece c’è un certo rancore e disincanto legato alla situazione reale del paese che non riesce a essere imbrigliata più nel blaterio mediatico politico. Sai quella cosa per cui ti chiedono cosa ne pensi di quello che ha detto quello o quell’altro…

Situazione pericolosa. L’Italia dorme sodo, ma non è detto che il torpore duri per sempre. Per questo il sedativo Renzi era la carta giusta nel momento giusto. D’altronde siamo un paese in cui sta per finire la crisi e sta per cominciare la disperazione.
E’ saltata la via plebiscitaria, ecco servita -estrema ratio- la staffetta.
Questo era il leader che tutti desideravate… ve lo diamo di default. Non importa nemmeno che lo votiate. E’ omaggio!

La staffetta Renzi è il segno dei tempi e noi SIAMO UN PAESE ALL’AVANGUARDIA! Presto saremo imitati da tutto l’occidente.
Cercate di capire questo: l’ultimo presidente eletto in Italia è stato Berlusconi, da allora solo primi ministri e governi di fantasia eletti da chissà chi e chissà dove. Quindi è appurato che la massa è ormai una poltiglia informe regredita ad una adolescenza nevrotica ed è incapace di esprimere giudizi che escano dalle imposizioni marketing pubblicitario. Da allora solo presidenti del consiglio non eletti… Bene. Sappiamo che se facciamo votare gli italiani questi eleggono delinquenti e collusi con la mafia o ogni tipo di feccia e poi se ne lamentano. Ma sappiamo anche una cosa importante degli italiani: sono il primo popolo che non si ribella perché si rende conto di non sapere più decidere per se stesso.
Questo ha fatto dire a Noam Chomsky che in Italia c’è una crisi della democrazia. Il che mi pare evidente, quasi scontato per la verità. Ma non bastano le analisi sui governanti non eletti. La crisi della democrazia italiana è di ben altra portata e fa bene ad occuparsene Chomsky perché noi italiani facciamo (nel bene e nel male) tendenza.
Gli italiani hanno abdicato democraticamente alla democrazia, questo è ciò che sostengo. Quella che Chomsky chiama la fabbrica del consenso in Italia ha lavorato così bene da portare questo popolo al raggiungimento del suo stato finale. Non possiamo dimenticare che siamo il popolo che per primo ha scelto il fascismo storico… e con questo non intendo dire che stiamo tornando ad un fascismo storico, ma che siamo il campanello d’allarme per l’abiura democratica.
La forma di fascismo dominante in Italia (come ovunque) è in questo momento pre-politico.

Vi ricordate le 10 regole del controllo sociale di Chomsky? La più importante nella capacità di strutturare il controllo nel corpo sociale, a mio modo di vedere, è la 5: Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (“Armi silenziosi per guerre tranquille”).

“… un popolo rimasto allo stato d’infanzia – vale a dire incapace di vivere in democrazia –” espressione bellissima trovata in questo articolo

Nello stesso articolo trovo: Spinoza definisce la “melanconia”, nell’Etica, in maniera diametralmente inversa all’hilaritas. La melanconia è in effetti una depressione equilibrata, la perdita di ogni fede, di ogni fiducia e di ogni fedeltà nella vita quando tutte le parti di un corpo (e di uno spirito) sono egualmente affette dalla tristezza – e allora più niente permette la resistenza (Eth. III, 11 Scolio e IV, 42 dimostrazione). È un crollo – un crollo della potenza d’agire per perdita di fiducia essenziale e quindi per perdita di ogni punto d’appoggio alla resistenza. La melanconia è dunque la dinamica stessa del suicidio (TTP, XVII, 27-28).

Per tirare le fila parto da quello che avevo scritto su un mio stato fb: La calma che immobilizza la società italiana vista da quassù [Bruxelles] è surreale come un quadro di Magritte.. Non era per fare il classico italiano che dopo tre giorni che è all’estero non capisce più niente del proprio paese e monta in cattedra. La mia era proprio un’immagine alla Magritte, ma che non si sottrae per questo all’interpretazione.
L’Italia è un paese congelato perché sotto trauma. Nei vari comportamenti degli italiani si leggono tranquillamente tutte le reazioni post-traumatiche. L’impoverimento del paese e il saccheggio che ha spostato la ricchezza sempre più in mano di pochi ha scioccato il nostro paese e la mente dei suoi abitanti. Si è prodotto come evento traumatico. Il resto lo hanno fatto il fallimento del sistema educativo e la sua progressiva sostituzione con il sistema mediale pubblicitario, che notoriamente ha lo scopo di trasformare tutti in idioti (ma questo non è un dato solo italiano, purtroppo).

Nelle piazze italiane non c’è il fuoco non tanto perché non si sia ancora raggiunta la disperazione, ma perché resiste il sistema pensionistico (unica forma di stato sociale) e perché il popolo italiano non solo non si fida più di chi lo governa, ma non riesce a fidarsi nemmeno di chi governa la contestazione e in ultima analisi di se stesso.
E’ una crisi malinconica di desiderio che tiene congelata la situazione. Ma chi fa manutenzione al pilota automatico sa benissimo che si tratta di una polveriera mai disinnescata.
Le direzioni di una eventuale deflagrazione sarebbero incontrollabili allo stato attuale. Una parte del potere sta già lavorando da tempo per rivestirle di sentimenti indegni e fascistoidi. Come il popolo italiano non si fida di sé nell’urna, e per questo accetta forme di governo imposte, allo stesso modo sa che il principale sentimento candidato a protagonista di eventuali rivolte è il rancore becero e razzista.

Un’altra interpretazione, che non contraddice quanto scritto prima ma lo rafforza, è la seguente: siamo così condizionati dal già pronto, siamo nell’epoca del cibo da infilare nel microonde, del premiscelato, dell’all-inclusive, che pare anacronistico ancora recarsi a scegliere qualcuno, che poi sostanzialmente è già stato scelto un livello o due sopra il livello democratico… alla fine l’idea di trovarsi un presidente del consiglio già fatto non dispiace ad un popolo così moderno e indaffarato. Poi se qualcuno è diventato famoso è come se già fosse stato eletto. Renzi potrebbe diventare il primo presidente eletto dai suoi (primarie) e dai media. Scelto da chi tira le fila.
Vi auguro di aver fatto bene i conti perché è l’ultima carta. Dopo c’è il fuoco e non sono sicuro nemmeno che sia fuoco “amico”.

Mi fermo qui perché sono convinto di essere poco letto da quelli che farebbero bene a leggermi e di essere letto da diversi che sarebbe meglio non mi leggessero.
Colgo l’occasione per salutare tutti.

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Reddito di personalità – una proposta rivoluzionaria

René Magritte - Ceci n'est pas une pipe

René Magritte – Ceci n’est pas une pipe


Ieri sera a Bruxelles, Matonge, quartiere africano; infatti sto mangiando in un ristorante africano. Siamo in tre, il tavolo è da almeno sette persone e siccome questo è un ristorante alla buona accanto a noi la cameriera fa accomodare due ragazze e un ragazzo. Italiani anche loro.

Giovani. Studenti Erasmus, nord Italia, forse lombardi. Si capisce subito che non parlano una parola di francese e infatti lui afferma perentorio che basta parlare in inglese; -Speak english!- afferma perentorio alla sua interlocutrice che ha tutta l’aria di essere anche la sua morosa.

Hanno l’età in cui è normale credersi molto ganzi, infatti si credono molto ganzi. Poi ogni tanto rimbalza un discorso dalla nostra parte e si capisce che fanno tipo un master di marketing o roba del genere. Bravi.

L’Erasmus è un programma di studio europeo che non serve a niente dal punto di vista dello studio, ma serve a chiavare e vedere posti nuovi. Che sono due cose non trascurabili dal punto di vista formativo.

Mi perdo volentieri quasi tutti i loro discorsi grazie anche al brusio del locale e al mio disinteresse personale. Poi ad un certo punto lui rivolge uno spedito discorso inglese alla cameriera nera che non capisce nulla di quello che le viene detto.Lei risponde sì annuendo con la testa e va via. Lui è convinto che lei abbia capito e si gira con espressione soddisfatta. Ha già la sicurezza del manager o qualcosa del genere… Non gli viene in mente che una cameriera a Bruxelles possa parlare solo francese come in Italia parlare solo italiano.

Mentre aspettiamo la metro, per qualche oscuro collegamento, mi viene in mente una proposta politico-economica di un certo livello. Piuttosto che proporre un reddito legato a concetti come -la cittadinanza- o -i diritti-… concetti alieni ad una popolazione sostanzialmente rincoglionita e ad una gioventù provinocratica, potremmo proporre un reddito di personalità. Un reddito legato al fatto che uno o una come te ha troppa personalità per restare senza reddito. Cioè, capisci, -la cittadinanza- è un concetto da sfigati, il -reddito minimo- non è adatto per chi come te vale il massimo… però in fondo hai sempre pensato di avere una grande personalità e che la tua grande personalità dovesse avere un riconoscimento… Hai sempre pensato che fra te e gli sfigati del pianeta ci fosse un gap incolmabile e che mentre loro possono essere retribuiti per la prestazione d’opera nell’unità di tempo (il meno possibile così la merce non costa un cazzo), un tale criterio è inadatto a chi ha una grande personalità… tipo te. Che è destinato al lavoro di relazione.

Non prenderla come se fosse una cosa da barboni mi raccomando. Piuttosto consideralo una specie di tributo che la società ti offre per il fatto di essere così spettacolare e per avere una personalità così spiccata e votata al successo. Una proposta rivoluzionaria.

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Indicatori di performance

Magritte -The false mirror  (1928)

Magritte -The false mirror (1928)

Brusselles angolo fra Rue Livingstone e Rue Kevin. Un uomo sopra un piccolo ponteggio sta dipingendo la vetrina di quella che diverrà un’osteria toscana. A due passi c’è la zona uffici degli eurocrati. Un crocevia molto trafficato.

Quell’uomo sono io.

Passano dei poliziotti a cavallo. Un uomo e una donna. Bei cavalli. Si fermano al semaforo ma i cavalli si agitano ed i due poliziotti devono fare fatica per tenerli a bada. L’autista dietro di loro li guarda preoccupato. Poi arriva il verde e se ne vanno non senza qualche incertezza equina.

Ora io sono di sicuro troppo italiano pizza, canzone, mandolino, amore lungo ecc… per riuscire a capire cosa significa la polizia a cavallo nel traffico di Brusselles.

Il mio pennello è carico di un grigio che tende al verde salvia. E’ un pennello molto piccolo. E’ un pennello da pittore e serve per le finiture e sopra di me c’è un cielo sereno come quelli di Magritte, tutto questo mentre in mezza Italia è allerta meteo. Si ferma una ragazza con una macchina fotografica e scatta una foto alla parte della vetrina già verniciata.

Le dico in un francese di fiducia che sarà meglio quando sarà finita. Sorride come se avesse capito e se ne va. Ma cosa ha fotografato? Scendo e mi metto al suo punto di vista. La luce trasforma il vetro incorniciato nel legno verniciato di verde salvia in uno specchio. Un autoritratto. Probabilmente.

Torno a dipingere. Passano una ragazza e un uomo sulla cinquantina tutti e due vestiti da lavoro d’ufficio. Vanno di un passo frettoloso tipo quello degli avvocati americani nei film americani. Parlano italiano (non è raro da queste parti) a voce molto alta e lei sta dicendo a lui: “…indicatori di performance!”. Lui prontamente risponde quello che chiunque avrebbe risposto al posto suo: “Quale performance?”. E lei ripete “…indicatori di performance”. Poi siccome sono troppo lontani non si sente più niente…

Peccato mi sarebbe tanto piaciuto sapere quale performance…

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Cosa ne pensi di quello che ha detto Renzi?

' Time to let go ' Sammy Slabbinck 2013

‘ Time to let go ‘ Sammy Slabbinck 2013

Cosa ne pensi di quello che ha detto Renzi?

Qualche giorno fa una giornalista del TG3 intervistò un portavoce del M5S a proposito della riforma elettorale e la domanda che gli pose fu (a memoria): -Cosa ne pensate della proposta di Renzi sulla riforma elettorale?-
Questo rispose (più o meno): -andate a vedere la nostra proposta pubblicata sul web- e poi dopo averla illustrata brevemente si mise a parlare di cose che secondo lui erano più importanti; tipo la Banca Centrale sotto controllo pubblico ecc.
La giornalista tentò più volte di riportare il grillino nel solco del -cosa ne pensi di quello che ha detto Renzi?-, ma lui continuava a rifiutare la domanda.

Lasciando stare la simpatia o meno del personaggio intervistato e senza fornire nessun giudizio sulla validità o meno delle sue proposte, ho parlato questo episodio perché mette in luce il meccanismo principale di controllo mentale delle masse attualmente in voga.
Porre le domande piuttosto che fornire le risposte.

Una risposta (cioè una affermazione) è contestabile. E’ qualcosa di già posto da altri. Il sistema del controllo mediale oggi evita il più possibile l’affermazione. Perché l’affermazione sviluppa resistenza. Preferisce porre domande e lo fa tramite le proprie vedette mediali; nel caso citato sopra: Matteo Renzi.

La domanda è usata anche per mettere sotto sforzo il cervello. Siamo bombardati da una quantità enorme di domande. Il sistema mediale-spettacolare è un domandodromo. Poi le domande le fa il padrone. I servi rispondono.
Tramite le domande si scrive l’agenda mentale di milioni di persone. In maniera apparentemente partecipata. Non impositiva.
-Cosa ne pensi di quello che ha detto Renzi?-
-Cosa ne pensi del flagello delle cagate di piccione?-

E ti fanno parlare. … parla parla… esprimi pure le tue opinioni. E tu lo fai ancora più volentieri perché è come se ti avessero messo in contatto con un personaggio famoso e una parte della sua fama si irradia su di te. Oppure vuoi parlare di un argomento da sfigati e con pochissimi followers?

Ma.. vedi, la propaganda totalitaria si preoccupava che le opinioni non fossero –tue-. Quella neo“democratica” si preoccupa che non siano –opinioni-.
Sarebbe un errore non disprezzarle entrambe. Non trovi?

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Guida essenziale al Paese delle Merdaviglie

' Some like it violent '  Sammy Slabbinck 2013

‘ Some like it violent ‘ Sammy Slabbinck 2013

Guida essenziale al Paese delle Merdaviglie.

Se dovessi descrivere l’Italia ad un non-italiano da che parte mi rifarei? Ci sono innumerevoli punti di vista. Loro non ci capiscono. Ci considerano assurdi. Neanche noi ci capiamo e pure ci consideriamo assurdi. Ma se considerassimo l’italianità al pari di una regola grammaticale di una lingua diversa dalla nostra la troveremmo complicatissima, contorta… cavillosa. Allora occorre un -trucchetto- che permetta di descrivere questo paese in poche parole, un trucchetto che possa essere tenuto a mente senza disperdere l’attenzione.

Da che parte rifarsi? Quale inquadratura scegliere? Possiamo dire che questo è il paese dove un raccomandato passa sempre avanti ad un non raccomandato. Dove più di metà del territorio è controllato dalla criminalità organizzata. Il paradiso degli stronzi. Il paese più incolto fra quelli industrializzati. Il paese dove quelli che dovevano proteggere la popolazione dai terroristi hanno protetto i terroristi dalla popolazione. Dove più di metà dei dipendenti pubblici non fa un cazzo gravando sulle spalle di quelli che si fanno il culo. Ma mentre i primi sono sindacalizzati e protetti i secondi sono precari a progetto. Il paese industrializzato con la minore libertà per i giornalisti. Con il record di donne ammazzate.. e così via per ore, fino alla nausea. Ma è pure (come mi ha fatto notare un non italiano) il paese dove se parli con qualcuno non parli con una macchina…

Davvero, il nostro è un paese merdaviglioso nel senso che è pieno di cose meravigliose, ma si ostina a rimanere un paese di merda.
Allora cari forestieri benvenuti nel paese delle merdaviglie.

Ma quale è la regola aurea per capire il paese delle merdaviglie? La regola che se non ci nasci non potrai afferrare da solo… La regola che sintetizza l’Italia intera… Eccola: l’Italia è il paese dove vince SEMPRE l’ingiustizia. Sempre, ricordalo.

L’ingiustizia non vince solo in Italia è vero. Ma in Italia vince SEMPRE. In ogni caso. In molti paesi vince l’ingiustizia dei ricchi su quella dei poveri. Oppure l’ingiustizia di una etnia su un’altra… In Italia questo succede, ma il concetto è esteso. L’Italia ha democratizzato l’ingiustizia.
Se sei un delinquente non è detto nemmeno che tu debba essere ricco o potente; nei confronti di una persona onesta vinci tu… Poi se sei ricco è ancora più facile, chiaro. Più una cosa è ingiusta più funziona. Ecco tutto.

Per comprendere a pieno il sentimento di merdaviglia ci viene incontro la lingua inglese con un termine che ho imparato ieri: tantalizing. Che significa sì allettante, tentatore, stuzzicante… ma in qualche modo irraggiungibile. E’ questa opportunità di vivere in un paese meraviglioso che si ha sempre ad un palmo di mano e che fa di noi un paese merdaviglioso.

Gli scettici diranno: no troppo facile ! Esistono paesi dove l’ingiustizia è più palese che in Italia. Vero! Verissimo! In questi paesi l’ingiustizia è palese. Nel paese delle merdaviglie no! L’Italia ha la costituzione più bella del mondo, ma questo non crea problemi a nessuno tanto non deve essere rispettata. L’Italia è in grado di formulare i migliori pensieri di giustizia del mondo. Gli italiani sono fortissimi nelle rappresentazioni. Ma la giustizia per gli italiani rimane qualcosa tipo la virtù cattolica: qualcosa di lontano, di astratto… una favola per i bambini. E come nella “migliore” tradizione cattolica più si decantano celestiali virtù più ci si sente legittimati ad essere dei merdosi totali. Quindi, sì l’ipocrisia ci aiuta, ma non è questa la regola, ricordate, la regola è che: l’ingiustizia vince sempre o per vie legali o per vie illegali, per forza, per abitudine, per paura, per ignoranza o anche per amore.

Ecco, amici stranieri, extracomunitari o no, io non sono in grado di insegnarvi una lingua complessa come l’italiano in cinque minuti, ma l’Italia sì; basta questa semplice regoletta. Se vi aiutate con alcune caratteristiche che sono sicuro conoscerete anche dal vostro paese di origine (e tanto più è disastrato il vostro paese di origine tanto più risulterà semplice) non avrete alcuna difficoltà a capire il Paese delle Merdaviglie.

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