-Intermezzo-

Sun Tzu nell’"Arte della guerra" affermava che il Tao della guerra
è -il Tao dell’inganno-.
Il Tao è qualcosa di indefinibile concettualmente. Sta al di là del
linguaggio. Si può usare il linguaggio per descriverlo come si può
utilizzare un dito per indicare la luna, ma già gli antichi cinesi ci
dicevano che lo stolto guarda il dito e non la luna.
Da occidentale intendo il Tao come il nucleo essenziale delle cose.

Una società di guerra è una società dell’inganno.
Per quanto lo scontro fisico possa stare lontano dai -confini-,
l’inganno, cioè l’essenza della guerra, sta dentro come fuori.
Per dirla in altro modo, ciò che si manifesta altrove come guerra si
manifesta qui come inganno.
Sarebbe sbagliato pensare le due cose come separate.

La fabbrica dell’inganno è delocalizzata. Ha i suoi centri direzionali
nei centri di produzione dell’informazione, ma la produzione è dentro il
cervello di ogni singolarità che compone la società.
Guy Debord, diceva che i media non danno informazioni distorte, danno
ordini.
La fabbrica dell’inganno lavora giorno e notte, non si ferma mai.

I cervelli elaborano questi ordini interpretandoli.
Guarda caso uno questi ordini è: -ingannati-. Se osserviamo la cosa
verso l’interno.
Oppure -fai la guerra a qualcosa-, se osserviamo la cosa verso
l’esterno. Che personalizzato diventa: -fai la guerra a qualcuno-.
Fai la tua guerra giusta. La tua personale guerra giusta.
Adesso ti verranno messi a disposizione dei -modelli- fra cui potrai
scegliere un nemico, altri verranno prodotti -dal basso-, e tu potrai
scegliere fra questi oppure adattarli alle tue personali esigenze. Puoi
anche creare dei modelli ibridi e costruirne di nuovi da mettere in
comune con altri tramite le tue reti di relazioni. Esiste un lato oscuro
della condivisione.

L’ordine principale è: -abbi paura-.
Non una paura razionale. Niente che si possa focalizzare su qualcosa di
reale. Una paura vaga -esistenziale-. Che è quasi sempre la paura di ciò
in cui ti potresti trasformare.
Una mattina al risveglio potresti scoprire di essere diventato uno
scarafaggio. E il tuo partner non ti riconoscerebbe, avrebbe paura e
disprezzo per te, tenterebbe di ucciderti. Sarebbe l’occasione che i
tuoi -amici-, i tuoi cari -amici- aspettavano da tempo per dire "l’avevo
sempre sospettato".
Oppure potresti diventare un povero. Un barbone. L’inadeguato. Lo
straniero. Il perdente. Lo sfigato. (Si leggono benissimo anche al
femminile questi termini).
Inizia subito la tua guerra. Aggrappati a chi puoi e cerca di sfruttarlo
fino in fondo. Perché fra poco non potresti più sapere chi sei. E gli
altri, non si lasceranno certo sfuggire una preda indebolita come te.
Sì certo, rifugiati pure in qualche bell’ambientino di bella gente che
si comunica soltanto che: "fra di noi siamo fra bella gente", ma questa
sensazione di oscuro disagio ti penetrerà dentro lo stesso come un
veleno.
La tua paura è reale. Potresti cadere in una sequenza di eventi che
portano alla tua disconnessione e potrebbe essere annullata la tua
esistenza.

Gianni C.

+ormoni para tod@s

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Frivolezze (1° parte)

Il mio sguardo più sincero sul mondo è uno sguardo frivolo.
Il mio occhio non ce la fa proprio a farmi vedere come bianco ciò che è
grigio chiaro e come nero ciò che è grigio scuro.
Certo si presentano situazioni nella vita in cui tutte le tonalità di
grigio chiaro è opportuno che stiano da una parte e quelle di grigio
scuro da un'altra. Va bene, però è bene sapere che il punto preso da
spartiacque è arbitrario e poi non c'è bisogno di convincersi che si
tratta di bianco e di nero.

Giovedì a Pisa prima che partisse la manifestazione studentesca contro i
decreti sfascia-istruzione del governo giravo con la mia telecamera in
mano e con addosso uno stato d'animo un po' annoiato. Sarà che i primi a
presentarsi al ritrovo sono stati i militanti del PD con le loro
bandiere tricoloreggianti di un'Italia sempre da salvare, sarà che si
trovavano proprio davanti a noi dall'altra parte della piazza... o forse
no, ero annoiato per qualche ragione sicuramente più frivola di quella
che riesco a portare alla coscienza.

Quando iniziarono ad arrivare studenti e studentesse e ricercatori e
ricercatrici di ogni ordine e grado la situazione si fece comunque meno
depressogena.
E' allora che vidi una studentessa con un seno prosperoso ben scollato
che portava attaccato al balconcino un cartello con scritto "Silvio
puppa".
Il mio occhio dette l'impulso a catturare quell'immagine con la
telecamera.
Brevemente, così, un'istantanea -perché tutti questi ricordi non vadano
persi come lacrime nella pioggia- avrebbe detto il blade runner.
Lei faceva finta di niente, era tranquilla e disinvolta. Quindi, che fosse

una buona idea o meno quella che ha avuto, era una che sapeva
quello che stava facendo.
Io però finita la ripresa rimasi un po' insoddisfatto e fu in quel
momento che ebbi la visione di me che presentandomi alla prosperosa
fanciulla le dicevo -Piacere, mi chiamo Silvio. Sono venuto a prendere
la poppata.-

Non avevo la confidenza necessaria per dirlo e non l'ho detto.
In altri tempi l'avrei detto lo stesso. Ma gli anni passano per tutti.
Anche per lei. E un giorno, magari racconterà di quel giorno che a Pisa
comparve una moltitudine di corpi desideranti in cammino sotto un cielo
gonfio di pioggia e arrabbiato come un governo incivile quando i sudditi
vogliono diventare cittadini. E forse racconterà anche del fatto che lei
aveva un cartello con scritto "Silvio puppa" sulle cioccie e un vecchio
porco le fece subito una ripresa appena arrivata in piazza.
O forse no, magari nemmeno se ne è accorta.

Più avanti c'è un ragazzo con la maglietta "Silvio puppa". A lui non
gliela faccio la ripresa. Però mi chiedo. Ma che ci fanno questi corpi
che desiderano essere puppati da Silvio nella moltitudine?

Per uno frivolo come me questa non è una domanda da poco.
E' così disonorevole il -puppare-? Cioè il poppante è un essere
spregevole? Poi, non è che c'è un desiderio inconscio dietro queste
richieste.
Ma, soprattutto, avete mai pensato che atto di fiducia bisogna compiere
nel mettere parti del nostro corpo in bocca ad un altro essere umano?
Io il mio prezioso pisello in bocca a Silvio, tralasciando il disgusto,
non glielo metterei per motivi molto seri.
Della percezione degli esseri umani si trascurano gli scheletri. Non
quelli nell'armadio, quelli ricoperti di carne, nervi e sangue.
La cavità buccale ha il suo scheletro. Il pene no, e anche se ce lo
avesse non lo vorrei proprio mettere in bocca a Silvio.

Boh, comunque poco più avanti ci sono altre due ragazze con un cartello
con uno slogan che non ricordo bene su -Gelmini, bocconi, bocchini-.
Se fossero stati maschi qualcuna si sarebbe giustamente risentita e
magari avrebbe detto loro -maschio represso masturbati dentro il
cesso-.
Ora a una ragazza -masturbati- perché sei repressa non lo dice nessuno
anche perché di solito quando una è repressa non è neanche in grado di
masturbarsi con gioia, poi perché la maggior parte dei maschi (nel 2008)
non hanno ancora capito se le femmine si masturbano o no e come lo fanno
e poi un maschio è eccitato dall'idea che una femmina si masturbi e non
associa il gesto alla repressione anzi si eccita e corre a masturbarsi
pure lui.
Quindi che le dice? Nulla. Che volete che le dica. Tutti scappano quando
si parla di sesso.

Prendiamo la Carfagna. Sarà una stronza?
Vuole costringere delle donne che vendono sesso per vivere a
ghettizzarsi in situazioni controllate solo dal mercato. Però anche di
lei spesso si dice questa cosa che è bocchinara. Ma per me se una è un
ministro ed è bocchinara mi puo venire pure un moto di stima. Se una è
bocchinara e allora è un ministro il discorso cambia...
Dai, la Guzzanti c'ha visto giusto sull'argomento.

No, insomma tutto questo discorso per dire che un bocchino si fa in due,
e che Silvio, e chiunque abbia il potere è contento che gli si chiedano
pompini che non ci farà mai. Vuol dire che c'è chi lo identifica con una
potenziale fonte di piacere. Cioè la maggioranza.
La maggioranza sogna che Silvio puppa quando va a votare.
Insomma traspare anche nei peggiori discorsi da caserma che a chi puppa
gli si vuole un po' di bene anche se ci sta sul culo.
E non è né bello, né intelligente associare chi puppa, e magari lo fa
anche con passione, maestria e intelligenza  a certa gente. E' il limite
di ciò che è "popolare", la moltitudine è già oltre.

Certo se la chiesa fosse stata buttata fuori dalla nostra vita e dalla
nostra educazione e dalla nostra ESISTENZA le cose starebbero
diversamente. Invece la trovi dappertutto. Purtroppo è nel cervello di
quasi chiunque. Di chi la ama come di chi la contesta. A volte è più nel
cervello di chi la contesta che in quello di chi la ama.
Odiare è una forma di desiderio invertito.

Quindi io non la amo, né la odio e neppure mi illudo che non ci sia
quando non si vede.
Mi limito a constatare che se fosse in un posto molto molto lontano
sarebbe meglio. Le persone, da noi parlerebbero del sesso come di una
cosa bella e creativa nessuno si vergognerebbe dei propri desideri, né
sembrerebbe volgare metterli in comune. I giovani e le giovani
crescerebbero più sani, più intelligenti, senza sensi di colpa, vergogne
timidezze o sublimazioni di stimoli. Senza dover fare i personaggi per
nascondersi. Senza utilizzare i propri segretucci e la disinformazione
sessuale del prossimo per approfittarne.
Più sani di mente, se la chiesa fosse molto ma molto lontano.
Io non dico di bruciare il Vaticano. Ma almeno mandiamoli in esilio
dai... c'è la Cina che ci manda un sacco di merce. Mandiamogli qualcosa
pure noi. Mandiamogli il Vaticano. Senza distruggerlo, senza violenza.
I cinesi possono fare tutto oggi. Ti mandano anche delle squadre
specializzate con migliaia di ingegneri e milioni di operai che sono in
grado di smontare tutto il vaticano e ricostruirlo uguale in Cina.
Dai, un minimo di orgoglio nazionale lo vogliamo mettere solo nel
cantare Mameli quando c'è la partita? Invadiamo questo staterello e
vendiamolo. L'istruzione migliorerebbe di colpo.
Il Papa ha detto o vergini o peccatrici... si ma dove è? In Cina.
E allora!

[continua]

 
Gianni Casalini 
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Silvio dice

Silvio dice che c'è una tavola imbandita di merda e che se ci mettiamo a
tavola e ci mangiamo le nostre cucchiaiate -forse- non ci succede nulla
di peggiore.
Gli studenti invece dicono: -NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!-
C'è anche chi dice: "noi la VOSTRA crisi non la paghiamo".
E' giusto, ma non è esatto.
E' giusto perché la crisi è sicuramente la "vostra" e (di sicuro) non la
"nostra", ma neanche la "loro".
Non è esatto perché potrebbe far pensare che ce n'è una nostra.
E' VOSTRA di sicuro visto che -noi- siamo sistematicamente esclusi dai
processi decisionali.
Da quelli che riguardano la nostra vita. Tipo la gestione del gas,
dell'acqua, dell'aria, dei rifiuti, della merda, dell'istruzione, della
salute, del territorio e così via fino ad arrivare alla gestione del
piacere.
Da quelli che riguardano l'economia.
Chi decide che un territorio oggi è vocato all'agricoltura, magari di
qualità, al turismo, all'industria o a che cazzo gli pare a quelli che
ci vivono sopra? Chi decide quanto acciaio si produce?
E quanta informazione? E di che tipo?
I governi?
Gli stati?
I presidenti?
Chi? G. W. Bush ha deciso la guerra all'Irak?
No, davvero! Ma il senso del ridicolo dirà pure qualcosa?
A Silvio piace giocare coi giochi, ne ha pochi ma buoni.
Per illustrarvi il primo gioco di Berlusconi Silvio (il Berlusconi più
famoso d'Italia) mi avvarrò dell'aiuto del mio aiutante Gerard.
Gerard adesso vi mimerà la tecnica del giuoco:
*-Offesa alla mamma-*
Bene,
Silvio entra in casa nostra (perché ricordiamocelo che lui è in casa
nostra e non noi in casa sua) e dice ai legittimi proprietari che
l'abitano, cioè noi tutti che parliamo l'italiano, mangiamo e caghiamo
in Italia: -Vostra madre è così e cosà!-
Noi, che, magari, siamo i legittimi proprietari, lì per lì ci restiamo
un po' di stucco. E diciamo, magari: -Silvio ti si sta implodendo il
cervello?-
E Silvio ci risponde -No, scherzzzavo, ma che avete capito! Non l'ho mai
detto... Dalle mie parti si usa così!-
Mah! Sara vero?
Bisognerebbe fare tutti un salto dalle tue parti, per capire cosa
succede dalle tue parti.
Silvio cosa c'è di così terribile nel vivere a Milano?
Sono convinto che Milano è stata una bella città operaia, piena di
cultura e di vita ed innovazione & ricerca & donne affascinanti perse
nella nebbia coi loro cappotti di astrakan come in un film in bianco e
nero, prima che arrivasse la speculazione edilizia.
Sono gli speculatori che ti hanno reso l'infanzia difficile.
Quindi fuori da casa nostra Silvio. 
Grazie, ti puoi levare dai coglioni.
E', ma non è, così semplice.
Cazzo, è così evidente che hai detto QUELLA COSA!
Oggi tutti possiamo essere sicuri che tu hai detto QUELLA COSA E PROPRIO
QUELLA! Basta andare su internet!.
Bene adesso siete su internet, cercate il sito della rai, e andate a
vedere il video dove Silvio diceva proprio QUELLA COSA e, oh... dai è
assurdo... questo è PAZZO.
L'immagine è la PROVA della sua PAZZIA.
Punto a favore del Silvio se vi ha fatto pensare che è pazzo.
(Ma non è detto che ci siate cascati così. In fondo anche voi avete
sempre saputo che il Silvio c'aveva il trucchetto.)
Da uno che mantiene una -linea dura- tipo un Cossiga nei tempi d'oro,
per intendersi, ci si può aspettare repressione.
Da uno che dice: -vi romperete i coglioni- ci si può aspettare
repressione.
Da uno che oggi promette repressione, e domani dice io non l'ho mai
detto, ci si può aspettare di tutto.
Silvio... ma non è che ci vuoi fare paura?
-Meglio aver paura che toccarne (prenderne)!- Dice un proverbio toscano.
Sarà stato pure vero un tempo, ma nel mondo realmente rovesciato aver
paura equivale a toccarne.
Sì, ma perché Silvio gioca con questo gioco?
Perché così noi ci distraiamo e pensiamo che è la nostra crisi invece
che la vostra crisi? Anche senza ammetterlo cominciamo a pensare che
qualche colpa dobbiamo pure averla, ma non è che lo pensiamo davvero lo
pensiamo perché CONVIENE pensarlo. Ci insegnano così fin da piccoli.
Tu Silvio non devi far altro che osservare come siamo abituati a
"razionalizzare".
Poi perché il giorno dopo ancora Silvio dice CHE CI SONO DEI GRUPPI DI
FACINOROSI dentro la protesta degli studenti.
Perché Silvio è un bravo profeta e sa che se lui dice che ci saranno,
allora ci saranno e la repressione arriverà quasi come un evento
naturale. 
Come la crisi che visto che mette in pericolo -i risparmiatori- allora
gioco forza va pagata. Va pagata come se fosse un evento naturale; è
come se sei fuori mentre piove, ti bagni. E' naturale.
Le perdite? Si socializzano, è naturale.
[Accattivante questo tipo di democrazia che ti permette di scegliere il
motivo della tappezzeria.]
Ma te l'immagini, Silvio, se domani cominciano a dirlo tutti gli sfigati
e le sfigate di questo paese che la crisi non la pagano loro.
Fai i sondaggi e c'hai il 60 per cento (di coloro che andrebbero a
votare). Bella percentuale, falla pagare a loro la crisi delle banche e
della finanza. Falle pagare a loro le privatizzazioni.
Gianni Casalini
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Osservazioni sulla componente “democratica” dell’impero.

-Ma vita è cattiva, per questo hanno inventato rock’n roll!-
Tre Allegri Ragazzi Morti

-La politica è come il perizoma, ciò che mostra è interessante, ciò che
nasconde è vitale.- Anonimo in rete.

La più famosa spettacolocrazia al mondo si appresterebbe ad una svolta
"democratica", che in altri momenti sarebbe stato giusto definire
-epocale-: l’elezione di un afroamericano a presidente degli Stati Uniti
d’America.
Il condizionale è obbligatorio perché gli U.S.A. hanno già offerto
sorprese come nel caso dell’elezione dell’attuale presidente.
Infatti a seguito dei brogli (semiufficiali) con cui fu eletto G. W.
Bush lo stesso Partito Democratico impedì, di fatto, la richiesta di
impeachment. Cosa che sarebbe suonata strana anche nella più sgangherata
democrazia dell’america latina.

Comunque se tutti gli -indicatori sociologici-, sondaggi ect. non
mentono il prossimo presidente U.S.A. sarà Barak Obama.

Ad un primo colpo d’occhio viene da dire che viene eletto un presidente
afroamericano perché il presidente degli U.S.A. è una vedette come tutti
gli altri presidenti di stati nazione.
La sua funzione è quella di un funzionario che deve -mostrare- nel
migliore dei modi (o nel peggiore, dipende) decisioni che sono ormai
sopra la sfera della politica; e deve mostrarle non più a dei cittadini,
ma a dei -sudditi- di cui nemmeno lui è il sovrano.
Personalizzare ciò che è impersonale

Il fatto importante, a mio modo di vedere, è l’urgenza con cui la
componente "democratica" della costituzione imperiale deve bilanciare la
sovraesposizione delle altre. Quella oligarchico-finanziaria, che sta
esplodendo ciclicamente con delle bolle speculative che lo spettacolo
corrente cerca di classificare come -sfiga- o fornendo accostamenti di
facile consumo alla crisi del ’29. E quella mediatico-militare che nel
mantenimento della guerra permanente si presenta come un continuo
accumulo di emergenze senza soluzione.

Il fatto nuovo è, sempre a mio modo di vedere, l’urgenza con cui
l’impero deve fronteggiare l’inefficacia del discorso che produce su se
stesso.
Gli statunitensi sono chiamati, sempre più di frequente, a riempire dei
"buchi", che non riguardano la loro economia nazionale e di preciso
neanche l’economia reale.
Gli europei sono approdati alla stessa sorte con un po’ di ritardo. Già
era successo in Asia.

[-Finirà come in Argentina!- dicono i catastrofisti più o meno
informati. Non credo. L’Argentina ha rappresentato una situazione limite
in un momento in cui i processi di globalizzazione non erano completi.
Allo stato attuale sembra che la finanza produca delle crisi che
disconnettono selettivamente dei pezzi dell’economia che poi vengono
riconnessi in un secondo tempo. Mai tutti insieme. Può essere
pericoloso.]

Ciò che viene mostrato dell’impero è la guerra permanente, al terrore.
Ciò che nasconde è la permanenza della crisi.
La nasconde mostrandola continuamente.

[L’economia di guerra mostrata in 1984 da Orwell è una costruzione
letteraria definita dal piano di uno spettacolo centralizzato. Uno
stalinismo/fascismo ipertrofico. Lo spettacolare integrato cambia alcune
cose.
Lo squallore totalitario in cui Winston Smith si trova immerso non
conosce crisi. Decadenza ma non crisi.
Il "totalitarismo" nell’impero è -quasi- speculare a quello
descritto/profetizzato da Orwell.]

L’economia è perennemente in crisi, e più è in crisi più i nastri su cui
scorrono le merci nelle fabbriche reali e i flussi nella
fabbrica-territorio si velocizzano.
La fabbrica non rallenta. Caso mai si ferma. Di botto.
Per ripartire ristrutturata dove era o da un’altra parte.

-Hope- speranza. Non più o non solo -SICUREZZA- come chiedono eserciti,
polizie e televisioni. Ma adesso che la quasi totalità del nostro tempo
reale viene assorbito nel riempire le scarsità di merce-moneta che la
finanza genera, ciò di cui abbiamo bisogno è SPERANZA. Questa è la
parola d’ordine della componente democratica.
La parola chiave dell’oligarchia monetaria-finanziaria è invece
RESPONSABILITA’.

Importante per la stabilità del tutto è che la tensione sociale venga in
questo momento incanalata dentro i contenitori istituzionali. Anche
negli USA dove molti strati della società sono sempre stati tenuti
lontani dal gioco elettorale (quando la politica aveva comunque una
autonomia) oggi si punta al record dei votanti. Gli americani sono
chiamati a votare il voto.

Quindi? Quindi niente. Chi propaganda il non voto mi sembra come chi
propaganda il voto. Un propagandista.
Io osservo, non propagando. Ho delle crisi di coscienza perché faccio
pensieri erotici sul ministro Gelmini (sì è vero, ho sognato che
facevamo dei giochetti su un set e io facevo il maestro unico) e l’unica
cosa che mi sento di dire è attenzione a questi "democratici" che usano
il voto per riempire il vuoto. Attenzione e osservazione. E passione.
Ma il mondo non è pronto alla qualità?.. ancora qualche piccolo sforzo
cittadini e cittadine.

A presto
Gianni


							
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Golem

Golem
Un Golem ci perseguita per comunicarci qualcosa.
Oggi il Golem è diventato l’icona della guerra illimitata e della
distruzione indiscriminata: il simbolo della mostruosità della guerra.
Nella ricca tradizione del misticismo ebraico, la figura del Golem è
però molto più complessa. Il Golem è una creatura d’argilla, nata grazie
ad un rituale compiuto da un rabbino. Letteralmente “Golem” significa
materia informe e amorfa, la cui animazione replica -secondo l’antica
tradizione mistica della Cabbalah- il processo della creazione divina
del mondo narrata nel libro della Genesi. Dato che, secondo il mito
ebraico della creazione, il nome di Dio ha il potere di dare la vita, il
Golem può nascere nel momento in cui questo nome viene pronunciato sulla
figura di argilla con una complessa serie di permutazioni. Dopo che ogni
lettera dell’alfabeto è stata combinata con ciascuna lettera del
Tetragramma (YHWH), tutte le sillabe che ne risultano vanno pronunciate
in tutte le possibili variazioni fonetiche.

[···]

Forse dovremmo ascoltare con più attenzione il messaggio del Golem. In
effetti, in molte versioni moderne l’aspetto più importante della
leggenda non riguarda tanto la natura strumentale o la brutalità del
Golem, quanto i suoi bisogni emotivi e la sua capacità di amare. Il
Golem non vuole uccidere, vuole amare ed essere amato. La maggior parte
delle versioni della leggenda che si ispirano alla storia di rabbi Loew
sottolineano come le richieste di affetto da parte del Golem vengano
sistematicamente respinte dal rabbino e, inoltre, ci ricordano l’orrore,
il disgusto e il panico suscitati dalle esternazioni affettive del Golem
nei confronti della figlia del rabbino.

[…]

Occorre prestare molta attenzione ai segni di pericolo del nostro mondo,
ma occorre anche saperne riconoscere le potenzialità. Il Golem moderno
porta ancora con sé tutti i misteri e la saggezza della Cabbalah:
insieme alla minaccia della distruzione, essi annunciano anche la
promessa del miracolo della creazione. Forse quello che i mostri come il
Golem cercano di insegnarci, sussurrandocela nel fragore del campo di
battaglia globale, è una lezione sulla mostruosità della guerra e sulla
nostra possibile redenzione attraverso l’amore.

Michael Hardt / Antonio Negri -Moltitudine-

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Mafiocrazia e spettacolo

 
*Scritto sabato di getto* 
 
"Italia: è emergenza emergenze."
Daniele Luttazzi.

"La gente è strana quando tu sei straniero"
The Doors

**
Il termine mafiocrazia non è mio, viene usato dai movimenti sociali
sudamericani per definire lo stato "democratico" dei loro paesi.

Mi è venuto in mente mentre leggevo il manifesto dopo la mattanza
spettacolare di ieri di sei migranti nella periferia devastata di
Napoli.

Alcune osservazioni sintetiche:

Questa orrenda storia viene scritta col piombo a pochi giorni di
distanza da una storia molto più "artigianale" e "fai da te". Quella di
Abdul, ammazzato a Milano a colpi di spranga per un pacco di biscotti.

Faccio un salto indietro per cercare di mettere insieme, come in un
mosaico, alcune stranezze e anomalie.

Ad un certo punto scoppia l'emergenza rifiuti a Napoli. Sul come e il
perché ad un certo punto una città si riempia di rifiuti sono stati
versati fiumi d'inchiostro e fiumi d'immagini. Ma è inchiostro che
rimanda ad altro inchiostro e immagini che rimandano ad altre immagini.
Della -realtà- si accenna ogni tanto per dire che deve pur esserci, ma è
fuori dalla nostra portata.

Ad un certo punto "ritorna" al governo Berlusconi.
Berlusconi -risolve- l'emergenza rifiuti a Napoli in pochi giorni e lo
annuncia in pompa magna.
Come la risolve?

Sarebbe interessante che il presidente del consiglio scrivesse un
"How-to" (come fare), proprio come ogni hacker scrive un how-to tutte le
volte che risolve un problema informatico.
Potrebbe essere una situazione che si ripete e il contributo del
presidente del consiglio potrebbe essere di aiuto anche in futuro.

Invece questo non è proponibile nella nostra "democrazia" delle
emergenze. Intanto perché è maleducazione chiedere a chi ha risolto
un'emergenza, come abbia fatto. E, soprattutto, non ha senso parlare di
un'emergenza che -non c'è più- mentre altre emergenze incombono
quotidianamente su di noi.

L'industria delle emergenze non conosce crisi, ma è strana.
Ad esempio i clan dei casalesi non erano un'emergenza, nonostante "un
giro d'affari di 30 miliardi di euro e interessi in Europa e America".
Poi ad un certo punto arriva Roberto Saviano e questi imprenditori
casertani finiscono sotto i riflettori e lo diventano.
La camorra è nominata e comincia ad esistere.

La microcriminalità rappresenta un'emergenza, nonostante i dati dicono
il contrario e anche i comuni della noiosa Toscana fanno a gara a pagare
vitto, alloggio e stipendi a tutori dell'ordine.

Mentre le economie criminali  si imprenditorializzano e le economie
imprenditoriali si criminalizzano lo schermo della nostra mente viene
affollato di tutto un filone di mostri provenienti dalla cronaca nera:
pedofili, satanici, scippatori, rom, romeni, guidatori in stato di
ebbrezza, consumatori di sostanze stupefacenti di origine oscura,
prostitute, frequentatori di rave, lavavetri, veline assassine, ultras,
misteriosi avvelenatori di acque minerali, depressi della porta accanto
e soprattutto e sempre STRANIERI (da segnalare la scomparsa dei
NO-Global dal ranking dei pericoli pubblici).

Non extracomunitari, né migranti, niente politicamente corretto;
stranieri. Gente strana. Gente estranea.
Insospettabili padri di famiglia sono pronti a giurare sulla testa dei
loro figli che il mondo era migliore prima che arrivassero questi
STRANIERI.

Succedono altri fatti bizzarri. Sempre a Napoli un quartiere in rivolta
contro un insediamento di -ZINGARI-. Le immagini sono quelle di
cittadini italiani, esasperati si capisce, che sputano in faccia a
bambini di pochi mesi tenuti in braccio alle loro madri impaurite mentre
scappano.

Succede a Napoli è vero, ma dopo una bella lubrificata di terrore
nazional-popolare. Dopo un'ondata emergenziale che coinvolge tutto lo
stivale, isole comprese.
Dietro, frange della destra e, si dice, la camorra. Ambiguo se non
sospetto il comportamento della polizia, che sulla scena dovrebbe
rappresentare lo Stato.

Poi un gruppo di -stranieri- occupano la basilica di Napoli e
cristianamente vengono sgomberati a manganellate con la benedizione
della curia.

Poi il curioso episodio degli Ultras del Napoli che agiscono pressoché
indisturbati, quasi come se fossero autorizzati a costruire una notizia
buona da mangiare almeno per una settimana.

E tutte le volte spunta fuori l'intervento dell'esercito, come opzione.

C'è una cosa che non mi torna dalla lettura dei giornali a proposito dei
fatti di Castelvolturno (tralasciando il 90 per cento della stampa che
in parole povere ha trovato -riprovevole- il comportamento di questi
-negri- che si incazzano e rovesciano cassonetti -sono loro che turbano
l'ordine pubblico-)...

C'è una cosa che non mi torna dalla lettura dei giornali ed è: il
movente.
Chi ha messo su una strage del genere cercava una notizia da prima
pagina e primo servizio sui tg nazionali.
Con un paio di morti la notizia sarebbe stata liquidata come
"regolamento di conti" fra spacciatori. Notizia sfuggente e da passare
di sfuggita.
Chi ha ucciso sei fratelli migranti con una scena alla Tarantino non lo
ha fatto per lanciare un avvertimento alla comunità africana di
Castelvolturno, ma, a mio modo di vedere, per creare una notizia
nazionale.
Quale migliore occasione che sparare all'impazzata su dei -negri-, e
quale momento migliore.

C'è un'oscura sinergia tra quanto è successo a Castelvolturno e il clima
generale di questo paese, costruito menzogna dopo menzogna, rancore dopo
rancore dai professionisti della prostituzione intellettuale.
C'è una strana convergenza tra la camorra, che tradizionalmente non ama
la pubblicità su di se, e ciò che consideriamo -non criminale- cioè
spettacolare.

Gianni Casalini

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Capitan Harlock

"Complessivamente a Empoli furono arrestate, oltre ai 26 operai della
vetreria Taddei, altre 30 persone delle quali, oltre a Nedo Nencioni e
Saffo Morelli ancora adolescenti, due  giovani non ancora ventenni:
Sirio Sostegni e Loris Valori.
I locali della caserma di via Carrucci furono presto saturi di uomini
arrestati nelle parti più diverse della città. Presto arrivò la notizia
che anche nei comuni vicini era accaduto qualcosa del genere. A
Montelupo avvenne l'operazione più consistente; ben 21 cittadini furono
arrestati e concentrati nella locale caserma dei carabinieri. A Limite
sull'Arno ne furono arrestati 11, a Vinci 7, a Fucecchio 9, a Cerreto
Guidi 7.
Un particolare accanimento i fascisti lo dimostrarono nei confronti
degli sfollati livornesi." La notte dell'odio, Alfio Dini.
Gaiezza: 30/07/2007  Capitan Harlock non è fascista
Ho appena visto su You Tube un montaggio con la sigla di Capitan
Harlock accompaganta con immagini di teste di minchia (chiedo scusa alla
minchia) che sfilavano inneggiando al Duce, commentando che "Harlock è
la nostra mascotte di diritto".
Sarò breve e concisa.
Anche se Harlock veste di nero, inneggia alla libertà e ha il Jolly
Roger dipinto sulla bandiera, ciò non fa di lui un fascista.
Non è un "camerata" poichè sull'Arcadia (o Alkadia) ognuno gira come
gli va, persino in mutande.
[...]
Il Comandante in seconda è una donna, la giovane Yuki. Una donna al
comando, quando mai si è vista? Non dovrebbe essere in cucina ad
aspettare il marito e a sopportarne le innumerevoli corna? :P
[...]
http://it.qoob.tv/users/blog_det.asp?post=15757
E sotto tutto un fioccare di fascistelli che si firmano Capitan Harlock,
che fanno i piacioni...
Mi ricordo una puntata in cui viene intimato ad Harlock di arrendersi a
quelli vestiti con le divise tutte uguali e lui che rispondeva al
megaschermo "Non mi arrenderò, la mia patria è l'universo, la mia legge
è la libertà...". 
-Capitan Harlock? 
-Sì, il cartone animato.
-...era tratto da qualcosa, da un romanzo francese.
Google dà in bella evidenza il punto com: molto commerciale, non emerge
nessuna parentela di tipo filiale con un romanzo... come si chiamava.
Niente.
Deve essere facile trovarlo su un motore di ricerca. Era un romanzo
d'avventura ed era ambientato per mare, non nello spazio e il pirata
però non mi ricordo se si chiamava Harlock oppure aveva un altro nome...
Si ispirava alle vicende di un pirata dei caraibi credo. Non l'ho letto.
Anzi a dire la verità non ho mai visto quel libro. Sapevo che c'era e
basta.
Ma dai motori di ricerca non appare.
Comunque, ecco, io mi ricordo chiaramente che il professore di italiano
delle superiori disse "Sì, capitan Harlock, lo vedevo con mia nipote,
che era piccola. E' un cartone animato che serve a capire il
romanticismo e l'anarchia. E' tratto da ... di ... Un romanzo
d'avventura, anarchico.".
E se non sbaglio compariva anche nella sigla.
Quello che ho notato invece dai risultati del motore di ricerca è che i
camerati si so' buttati a capofitto nel saccheggio simbolico di questo
personaggio.
Tutto un pullulare di cuori neri. 
D'altronde tutto il primo fascismo è un'espropriazione di simboli
anarchici e operai.
La bandiera pirata era un simbolo anarchico. 
Gl'ie' tutto un ruba ruba!
Infatti. Il banner del blog di azione giovani si presenta
con Capitan Harlock. Vabbé azione giovani...
Comunque si incitano i camerati a non mollare.
...e c'è anche lo stemma del comune.
"A niente di tutto questo pensarono quando si recarono a Ponte a Elsa,
presso le scuole di Brusciana dove vi era alloggiata la famiglia
Pensabene; [...]
Carabinieri e polizei si presentarono alle cinque del mattino del solito
8 marzo; chiesero di Pensabene Angiolo Francesco e senza riguardo lo
separarono dalla moglie, madre di numerosi figli ed in attesa
dell'ultimo. La tattica fu la solita:
-Dovrete fornire chiarimenti...-
E solita fu la buona fede e la convinzione che si trattasse di un
errore.
Di tutti i livornesi sfollati a Empoli o nei comuni vicini e deportati
in Germania, si salvarono solo in tre[...]". (1)
Gianni Casalini
Aprile 2008
--
Gaiezza
30/07/2007 Capitan Harlock non è fascista
http://it.qoob.tv/users/blog_det.asp?post=15757
Una descrizione concisa del cartoon:
http://www.hitparadeitalia.it/cartoni/serie/capitan_harlock.htm
Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Capitan_Harlock
(1) La notte dell'odio; Alfio Dini 
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Combattiamo contro l’oblio

"Combattiamo contro l’oblio"

Detto zapatista 

"Ricordare Nicola, fare in modo che la sua morte non venga immediatamente
cancellata, elaborata nella forma rassicurante del tradizionale rituale
antifascista, ha significato per noi, sabato 17 maggio, a Verona,
prenderci il centro di Verona e aprirlo alla vita. Un corteo partecipato
e commosso, fatto di migranti e precari, di studenti e gente comune: i
nuovi cittadini di Verona. [continua]" (*)
http://veronalibera.globalproject.info/



[***] 

Sabato 17 maggio a Verona. (GC)
Dentro il centro di Verona c'è un clima strano. Il meteo è grigio, non è
freddo, c'è molta umidità e ci si sente come sotto continua minaccia di
pioggia. Anche l'altro clima, quello umano, gli assomiglia.
-Quanti siamo?- è questa la domanda che appena scesi dai bus viaggia un
po' a mezza voce.

Mentre camminiamo verso piazza Bra, Momo mi spiega in breve la
situazione della città. In centro non si gira tranquilli se si può
sembrare di sinistra, alternativi, migranti, o qualsiasi cosa dia sui
nervi ai branchetti con le croci celtiche. Non è detto che succeda, ma
può succedere. Certo non oggi.
Invece noi andiamo col corteo verso Veronetta, un quartiere dove le
comunità di migranti autorganizzate hanno ricreato anche un tessuto
sociale vivo. Dove gli anziani del quartiere non vivono con  il sangue
salato dalla paura.

In piazza Bra viene aperto lo striscione blu con la scritta gialla
"Verona libera". Nessuna sigla. Nessuna bandiera.
Una presenza esplicita, ma non numerosa, di polizia.
Lello Voce declama una poesia zapatista e piano piano dalla periferia
della piazza e della galassia frammenti di asteroidi e corpi si
aggregano dietro lo striscione.
-Quanti siamo?- Siamo gli uomini e le donne di tutte le fughe, di tutte
le derive, di tutte le resistenze. Iniziamo un esodo.
Qualcuno dice: non siamo poi neanche così pochi.
In effetti. Stanno arrivando anche veronesi di origine italiana.
Poi il meticciato ci moltiplica.

Il corteo si muove e ben presto siamo vicini a Porta Leoni, dove è stato
ucciso Nicola. La musica si interrompe, inizia il silenzio. Dei bambini
portano uno striscione con scritto "Tutti uguali, tutti diversi" nel
punto in cui Nicola è stato assassinato.
Tutto intorno i messaggi di rabbia, fiori e frasi ingenue e quelle
tristi, a tappezzare.
Il centro continua il suo shopping serale.

Quando poi riprendiamo il percorso la musica si fa decisamente allegra e
gli speaker non hanno quasi più voce a forza di urlare che Verona deve
essere libera, libera per chiunque, libera dal pregiudizio, dalla
segregazione, dal razzismo, dal fascismo, dal sessismo, dalla violenza,
dall'esclusione. Che vogliamo dignità, rispetto, condivisione. Dignità,
e che la dignità è dei ribelli, non di quelli che hanno portato a spasso
i loro simboli di partito appena si è aperto il siparietto mediatico.

Avevano ragione, a Veronetta si gioca in casa. Un bel po' di persone si
uniscono al corteo. C'è anche chi applaude dalle finestre. Dai balconi.
Cade un po' di pioggia e si aprono gli ombrelli. I balconi sono pieni di
volti e qui è pieno di balconi. (GC)

"La nostra gioia l’abbiamo fatta uscire dai nostri cuori entrando a
Veronetta: non il quartiere del degrado denunciato da Tosi, ma il
laboratorio della città che viene. Quella parte di città in cui cresce
il meticciato e si incrociano desideri e cultura. Attraversando il
quartiere il nostro corteo si è ingrossato e colorato. La gente dalle
finestre lo applaudiva."(*)

(*) Comunicato sulla giornata di mobilitazione Verona libera:
Coordinamento Migranti Verona
Collettivo Metropolis
http://veronalibera.globalproject.info/?p=12

 Gianni Casalini

Maggio 2008 

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La passeggiata dello schizofrenico

 

-La passeggiata dello schizofrenico-
1. Assassini -Tupolev Gramophone-
2. In girum imus nocte -Tupolev Gramophone-
3. Toscana Addio -Gianni Casalini-
http://www.jamendo.com/it/album/29580"In Persia vidi che la poesia è fatta per esser messa in musica e
cantata o recitata -per un solo motivo- perché funziona.
Una giusta combinazione di immagine e melodia sprofonda il pubblico in
un hal (qualcosa a metà fra uno stato d'animo emozionale/estetico e una
trance di iperconsapevolezza), scoppi di pianto attacchi di ballo -
misurabile risposta fisica dell'arte.
Per noi, il legame tra corpo e poesia morì con l'era dei bardi- leggiamo
sotto l'effetto di un gas anestetico cartesiano."
Così descrive la poesia in musica Hakim Bey in uno scritto chiamato
"Pornografia", tratto da T.A.Z., Zone Temporaneamente Autonome.

Questo è il tentativo che i Tupolev Gramophone hanno fatto qualche anno
fa, fra Case del Popolo e feste di paese. Riuscito o meno non lo so.
Intanto l'hanno fatto e dall'unica registrazione dei Tupolev ho preso
due "brani" per inserirli in un mini album su Jamendo, la piattaforma di
condivisione per la musica Creative Commons.

Il primo è -Assassini- liberamente tratto dallo stesso T.A.Z. di Hakim
Bey e modificato da Fabio Casalini l'altra voce narrante del gruppo (una
voce è la mia).
Assassini è la descrizione poetico/immaginaria della setta degli
assassini appunto.
Non saprei dare una vera descrizione del pezzo, direi che tutto il pezzo
è un invito a navigare "le costellazioni d'eresia nella incurante aria
fredda del deserto".
La registrazione è stata fatta con due microfoni panoramici e un vecchio
Mac dedicato, alla CdP di Pagnana (Empoli), il volume è molto basso e va
alzato, detto questo la qualità non è malvagia.

Il secondo è -In girum imus nocte-, prima metà del famoso palindromo
latino "In girum imus nocte et consumimur igni". Si tratta di una
miscela di frammenti tratti dall'omonimo testo/film di Guy Debord e
dalla "Società dello spettacolo", dello stesso autore. Omaggio, tributo,
riconoscimento a Debord. Eredità del grande "dottore in nulla" parigino.
Stesso discorso sulla registrazione fatto sopra.
Colgo l'occasione per ringraziare SimonMago (Simone Alderighi) per la
registrazione e lo "staff" della CdP dell'epoca.

Il terzo brano -Toscana Addio- è scritto e recitato interamente da me.
E' un tributo al grande Remo Remotti e alla sua "Mamma Roma addio", da
cui "rubo" l'incipit e qualcos'altro.
Registrato artigianalmente da BART. Con microfono e tutto!
La musica è una campionatura dei Recycle (by BART) che sono gli autori
della parte musicale di "Mamma Roma addio".
Io la definisco una deterritorializzazione ipnotica.
Spero che si impatti sul sistema nervoso come da intenzione.

Buon ascolto.
Gianni

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Sympathy for the Devil

« Se mi incontra, sia cortese,
sia simpatico, e abbia buon gusto,
sia educato come le hanno insegnato bene
altrimenti disporrò che la sua anima sia dannata »
Sympathy for the Devil, Rolling Stones

Da piccolo ero un lettore accanito di fumetti. Mi piaceva il filone dei
paperi su topolino. L'antieroe Paperoga era il mio preferito, peccato
che fosse un outsider e le storie fossero piuttosto rare.

Poi c'era un fumetto tutto italiano che era divertente: Geppo, il
diavolo buono, fidanzato segretamente con la figlia di Satana,
Fiammetta. Geppo era un diavolo anticonformista e faceva sempre
incazzare gli altri diavoli e soprattutto Satana.
Geppo era quello che voleva essere e lottava ogni storia per questo; per
riaffermare se stesso a dispetto delle convenzioni infernali che lo
avrebbero voluto malvagio.
Geppo viveva all'inferno e non aveva nemici, né agiva per salvare un
ordine superiore dai malvagi, lui esprimeva una volontà di potenza che
gli altri non avevano.
Era unico.

Quelli che mi piacevano meno erano i fumetti della Marvel. Non riuscivo
ad appassionarmi alle loro saghe, ora direi che li trovavo stereotipati.
C'era sempre il buono, il cattivo. Il buono doveva sempre salvare la
città dai cattivi ect.
L'unico che mi ispirava simpatia era Devil.
I supereroi hanno tutti una doppia vita. Di solito l'alter dell'eroe è
un perdente, o comunque un anonimo a cui sono stati conferiti dei poteri
da qualche esperimento andato storto o da qualche incidente.
Certo nel caso di Superman le cose stanno diversamente, perché in quel
caso è Superman che si traveste da giornalista occhialuto per non
rivelare la sua identità. Ma Superman è un extraterrestre piovuto sulla
terra. Uno che ha sconfinato. Un migrante in un certo senso, ma di
quelli di lusso, con permesso di soggiorno e tutto.
C'è, in generale, un rapporto strano col potere da parte dei supereroi.
A volte vengono perseguitati o comunque devono difendersi dalla
diffidenza delle autorità. Anche se, infine, il rapporto diventa
accomodante e il giustizialismo trionfa.

Devil è il perdente assoluto. Un cieco. Non vedente, si direbbe oggi.
Il suo nome è Matt Murdock studente di N.Y. impacciato e "sempre
picchiato dai suoi coetanei e incapace di difendersi per non provocare
un dispiacere al padre, che non vuole che Matt usi i pugni nella vita,
vive la sua esistenza in modo disagiato."
Il padre di Matt è infatti un pugile, manco a dirlo, perdente per troppa
onestà.

"Un giorno Matt vede un cieco anziano che sta per essere investito da un
camion. Con un atto di coraggio Matt lo salva, ma quel camion, che
trasportava delle scorie radioattive, gli frena davanti e le scorie
nocive cadono sul volto del giovane. Matt diventa cieco, ma si accorge
ben presto che i suoi sensi rimanenti si sono sviluppati; primo fra
tutti il suo "senso radar" che, basato sul suo udito finissimo, gli
mostra il mondo che lo circonda in modo da sostituire la vista che ha
perduto."
C'è il trasferimento dell'handicap insieme all'acquisizione di nuovi
poteri.

La cosa interessante è che Devil non è un buonista. E' un personaggio
anche piuttosto sadico e vendicativo.
"Infatti in quegli anni (anni settanta) fece il suo ingresso nel mondo
dell'eroe il disegnatore e sceneggiatore Frank Miller che lo cambiò, lo
fece diventare un eroe dark e violento e lo rese uno dei personaggi di
punta dell'editore. Devil divenne in fretta famoso e uno «dei personaggi
più veri e crudeli che la Marvel avesse creato»."

Devil sembra piuttosto preso dai fatti suoi e i nemici, i combattimenti
(le gesta, l'armi e gli amori) riguardano molto la sua sfera personale
più che "il bene" e "il male".
Ha dei nemici originali ad esempio: "Typhoid Mary nemica di Devil, di
cui è anche innamorata, perché ha una personalità dissociata."
Oppure Kingpin il boss della malavita di New York.
E, cosa piuttosto strana in questi fumetti, Mefisto, il diavolo in
persona.

Sul versante sentimentale c'è il doppio femminile di Devil, Elektra, ma
anche Karen Page "innamorata di Matt da sempre, sua ex segretaria, poi
divenuta porno-star e drogata, che ha venduto l'identità segreta
dell'eroe a Kingpin per una dose di eroina."
Poi divorzi, abbandoni, suicidi e chi più ne ha più ne metta.

Fra gli amici contiamo il complessatissimo uomo ragno.
Inoltre per ben due volte Devil si rifiuta di entrare a far parte dei
Nuovi Vendicatori. Che non so bene cosa fossero, ma mi sa tanto di ronde
padane.

Gianni Casalini, 06/08/2008
http://it.wikipedia.org/wiki/Devil_(fumetto)
http://it.wikipedia.org/wiki/Geppo

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